Le "misteriose" fosse di Linmere

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  • 04-10-2023
  • di Matteo Boccadamo
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Alcune delle fosse scoperte a Linmere. © Museum of London Archaeology (MOLA)
Lo scorso luglio a Linmere, Bedfordshire, nel Regno Unito, sono state scoperte 25 “misteriose” fosse nel suolo di un sito preistorico[1]. Le cosiddette “fosse di Linmere” sono cavità di origine antropica ricavate nel banco calcareo, larghe fino a 5 metri e profonde fino a 1,85 metri. Alcune hanno restituito reperti faunistici, per lo più di uro (un bovino estinto), e pochi frammenti di altre specie. Le datazioni al radiocarbonio indicano una cronologia compresa tra 7700 e 8500 anni fa (Mesolitico).

La prima particolarità della scoperta risiede nella rarità di contesti coevi simili, per numero, grandezza e distribuzione. Ma la questione principale è legata all’utilizzo: a cosa servivano? La prima ipotesi è che fossero espedienti di caccia, interpretabili come trappole, ma non tutti ne sono convinti. C’è chi dubita potessero risultare efficaci per prede di così grossa taglia, data la loro scarsa profondità e il profilo delle pareti poco scosceso. Ma è soprattutto la loro disposizione a destare interrogativi. Le fosse si trovano infatti a poca distanza dal fiume Ouzel Brook, da cui scaturivano antichi canali (ormai prosciugati, ma riconoscibili); proprio lungo tre di questi paleocanali si sviluppano le fosse, allineate in rettilinei lunghi fino a 500 metri. Perché questo insolito allineamento e tanto sforzo manuale per rimuovere tale quantità di materiale roccioso?

In assenza di argomentazioni più concrete, non può essere scartata l’ipotesi di un qualche ruolo simbolico: le fosse, o l’area stessa, potrebbero avere funzione cultuale o rituale. “Valenza cultuale” è un’etichetta che si applica spesso frettolosamente a contesti archeologici di cui conosciamo poco, ma in questo caso si può operare un confronto interessante, addirittura a Stonehenge!

Lì le indagini geofisiche hanno individuato più di 400 fosse simili a quelle di Linmere, e oltre un migliaio di piccole dimensioni, diffuse in un’area di 2,5 chilometri quadrati attorno al monumento[2]. Il dato in sé non sorprende (più di 1000 all’anno sono scoperte solo in Inghilterra), ma lo scavo di una ventina, alcune delle quali con tracce mesolitiche e resti faunistici riferibili ad attività di caccia, ha fatto emergere un risultato importante. Dall’analisi palinologica (dei pollini) e del DNA di resti botanici si evince una frequentazione dell’area reiterata per millenni ben prima della costruzione del cromlech. I gruppi umani che hanno interagito col paesaggio hanno contribuito a modificarne aspetto e funzioni fino a renderlo un polo d’aggregazione di utilità socio-culturale per più comunità. Questo ruolo si sarebbe consolidato nel Mesolitico e nel Neolitico fino ad assumere contorni religiosi e cultuali, ragion per cui vi sarebbe poi sorto il monumento preistorico più famoso[3]. Anche il paesaggio di Linmere potrebbe aver sperimentato un fenomeno analogo.

Mistero risolto quindi? Niente affatto. Si tratta di ipotesi avanzate con tutte le cautele del caso in attesa di ulteriori dati. Parlare di “mistero” e “ritualità” in contesti così complessi può fuorviare e dare adito a interpretazioni fantasiose. Ma in archeologia dichiarare la misteriosità di un’evidenza significa semplicemente ammettere le difficoltà di comprenderla.

Note

2) De Smedt P. et al, 2022. “Novel insights into prehistoric land use at Stonehenge by combining electromagnetic and invasive methods with a semi-automated interpretation scheme”, in Journal of Archaeological Science, vol. 14
3) Hudson L. et al., 2022. “Life before Stonehenge: The hunter-gatherer occupation and environment of Blick Mead revealed by sedaDNA, pollen and spore”, in Plos ONE, vol. 17, n. 4
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