Questo interessante libro è fuori catalogo dal 9 agosto 2000, ma la sua reperibilità è ancora buona (si può provare anche presso il CDE - club degli editori, che ne ha la licenza edi-toriale: www.clubdeglieditori.com). Fin dalla prima sua uscita in lingua inglese, nel 1994, "The Phisics of Immorta-lity" è stato molto citato in svariati modi, sia per avallare te-si filosofiche che per incollare ragionamenti scientifici, e anche solo al fine di riferirsi a qualcosa di molto estremo. Sì, perché la proposizione sostenuta da Tipler è una delle cose più eccentriche che si possano trovare nel campo della fisica. L'autore, Frank J. Tipler, divulgatore scientifico per le maggiori riviste del settore, è un fisico che si interessa di relatività generale e che insegna fisica matematica in Loui-siana, alla Tulane University; possiede quindi i refeere che necessitano per non catalogarlo subito nel girone dei cial-troni. Egli sostiene la (ormai) famosa Teoria del Punto Omega, vale a dire quella secondo la quale si accetta la prova sperimentale dell'esistenza di un dio il quale in un remoto futuro farà risorgere ciascuno di noi. Detta così, la teoria sembra il frutto di una mentalità scientifica "contaminata" da illazioni religiose (un po' come un Zichichi d'oltre oceano). Pur tuttavia i concetti ebraico-cristiani che Tipler maneggia (l'onnipresenza, l'onniscenza, il corpo spirituale, il paradiso) sono presentati quali princìpi di fisica teorica, e già questo dà all'opera un'atmosfera tutt'altro che mistica, anzi molto pragmatica. La resurrezione universale non è un prodotto della filosofia ma un meccanismo fin troppo concreto; la stessa scienza fisica, dice Tipler, ha come obiettivo la scoperta della realtà, e se dio è reale, non può non scoprirlo. Il libro ricorre alle disci-pline più varie (cosmologia, informatica, biologia, teoria dei giochi, e naturalmente fisica delle particelle) per costruire un modello matematico di dio. Ci riesce? Ovviamente, que-sto tipo di modelli si possono pure costruire, ma la loro fun-zionalità è destinata a rimanere sospesa. Quello che riesce a Tipler è l'offerta di una disamina verosimile del problema, è l'offerta di argomentazioni nient'affatto scadenti, anzi molto ben equilibrate e convincenti. Particolarmente curiosa è la speciale applicazione che l'autore fa del concetto di simula-zione. La codifica di tutte le informazioni digitalizzate relative a un essere umano è uguale a 3x1045 bit. Un limite per il momento troppo lontano dalla capacità di calcolo dei nostri computers. Ma Tipler estrapola su un tempo in cui i computers di allora saranno capaci di tali calcoli, quindi di riprodurre perfettamente un essere umano. Le implicazioni e i dettagli li lascio volentieri al lettore, assieme al gusto di assaggiare per un attimo la concreta possibilità di rimanere coscienti per sempre