Siamo a Praga, Vienna o forse a Zurigo. Una ragazza di poco più di vent'anni entra in un anonimo caseggiato d'inizio Novecento, sale una scala e si trova di fronte ad Albert Einstein. "Ha un'età apparente di 55 o 6O anni, i caratteristici folti baffi e i lunghi capelli quasi bianchi, gli ocelli scuri dalle palpebre pesanti che cadono da un lato, la fronte alta e rugosa. Un volto che tutti conoscono." È l'inizio di un incontro impossibile e straordinario tra la ragazza che sembra venire dal futuro e un uomo che arriva dal passato. "Lei ha detto che il tempo non esiste e io l'ho presa in parola", dice l'allieva rivolta al maestro quasi per giustificare la propria visita. Attraverso una conversazione d'intensità crescente, sospesa tra sogno e realtà, Jean-Claude Carrière ci accompagna nell'universo intellettuale di Einstein e ci racconta, con lucida semplicità, i punti cruciali della sua rivoluzione scientifica: dalla relatività alla meccanica quantistica, dalla fisica classica alla nascita della bomba atomica, ripercorrendo idealmente alcuni momenti importanti della sua vita, la passione , per il violino, gli amori, il nazismo. Carrière muove i suoi personaggi come su un set cinematografico e mette in scena — con una grazia che è stataparagonata a quella del "romanzo f ilosofico" di Gaarder, il mondo di Sofia — un viaggio suggestivo nel mondo della scienza alla ricerca di risposte alle più intime e drammatiche domande dell'uomo.
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