Che esistano e siano esistiti nella storia dei complotti mi pare evidente, da quello per assassinare Giulio Cesare, alla congiura delle polveri alla macchina infernale di Georges Cadoudal[1], sino ai complotti finanziari odierni per dare la scalata a qualche società per azioni. Ma la caratteristica dei complotti reali è che essi vengono immediatamente scoperti, sia che abbiano successo, vedi Giulio Cesare, sia che falliscano come il complotto dell’Orsini per uccidere Napoleone III. Quindi i complotti reali non sono misteriosi e in questa sede non ci interessano. Ci interessa invece il fenomeno della sindrome del complotto e del favoleggiamento di complotti talora cosmici di cui è popolato internet e che rimangono misteriosi e insondabili, perché hanno la stessa caratteristica del segreto secondo Simmel[2], segreto che è tanto più potente e seducente quanto sia vuoto: un segreto vuoto si erge minaccioso e non può essere né svelato né contestato, e proprio per questo diventa strumento di potere. Per tanto che altri ne abbia già parlato, sulla sindrome del complotto non posso che citare Karl Popper[3], che su questo argomento ha scritto pagine secondo me ancora ineguagliate. Scriveva Popper sin dagli anni Quaranta ne La società aperta e i suoi nemici: la teoria cospirativa della società risiede “nella convinzione che la spiegazione di un fenomeno sociale consista nella scoperta degli uomini o dei gruppi che sono interessati al verificarsi di tale fenomeno (talvolta si tratta di un interesse nascosto che dev’essere prima rivelato) e che hanno progettato e congiurato per promuoverlo. Questa concezione dei fini delle scienze sociali deriva, naturalmente, dall’erronea teoria che, qualunque cosa avvenga nella società – specialmente avvenimenti come la guerra, la disoccupazione, la povertà, le carestie, che la gente di solito detesta – è il risultato di diretti interventi di alcuni individui e gruppi potenti. Questa teoria ha molti sostenitori ed è anche più antica dello storicismo (che, come risulta dalla sua forma teistica primitiva, è un derivato della teoria della cospirazione). Nelle sue forme moderne esso è, come lo storicismo moderno e come un certo atteggiamento moderno nei confronti delle leggi naturali, il tipico risultato della secolarizzazione di una superstizione religiosa. La credenza negli dei omerici le cui cospirazioni spiegano la storia della guerra di Troia è morta. Gli dei sono stati abbandonati. Ma il loro posto è occupato da uomini o gruppi potenti – sinistri gruppi di pressione la cui perversità è responsabile di tutti i mali di cui soffriamo – come i famosi savi di Sion, o i monopolisti, o i capitalisti o gli imperialisti. Io non intendo affermare, con questo, che di cospirazioni non ne avvengano mai. Al contrario, esse sono tipici fenomeni sociali. Esse diventano importanti, per esempio, tutte le volte che pervengono al potere persone che credono nella teoria della cospirazione. E persone che credono sinceramente di sapere come si realizza il cielo in terra sono facili quant’altre mai ad adottare la teoria della cospirazione e a impegnarsi in una contro-cospirazione contro inesistenti cospiratori.”[4]
Fine di questa lunga citazione, ma ne devo aggiungere un’altra del 1963, sempre di Popper in Congetture e confutazioni: “Detta teoria, più primitiva di molte forme di teismo, è simile a quella rilevata in Omero. Questi concepiva il potere degli dei in modo che tutto quel che accadeva nella pianura davanti a Troia costituiva soltanto un riflesso delle molteplici cospirazioni tramate nell’Olimpo. La teoria sociale della cospirazione è in effetti una versione di questo teismo, della credenza, cioè, in una divinità i cui capricci o voleri reggono ogni cosa. Essa è una conseguenza del venire meno del riferimento a dio, e della conseguente domanda “chi c’è al suo posto?”. Quest’ultimo ora è occupato da diversi uomini e gruppi potenti - sinistri gruppi di pressione, cui si può imputare di aver organizzato la grande depressione e tutti i mali di cui soffriamo.”[5]
Ma dopo Popper la sindrome del complotto è stata studiata da molti altri autori. La bibliografia è immensa, citerei i libri recenti di Kate Tuckett Cospirazioni. Trame, complotti, depistaggi e altre inquietanti verità nascoste pubblicato da Castelvecchi, e quello di Daniel Pipes Il lato oscuro della storia, tradotto nel 2005 ma uscito in effetti nel 1997 con un titolo più esplicito: Conspiracy: How the Paranoid Style Flourishes and Where It Comes From (“Cospirazione: come fiorisce lo stile paranoico e da dove viene”). Il libro si apre con una splendida citazione di Metternich, che pare abbia detto apprendendo della morte dell’ambasciatore russo: “Quali saranno state le sue motivazioni?”.
L’umanità è sempre stata affascinata da complotti fantasmati. Popper citava Omero, ma venendo agli ultimi secoli ricordiamo l’abate Barruel, che aveva attribuito la rivoluzione francese a un complotto ordito dagli antichi templari sopravvissuti e confluiti nelle sette massoniche, per arrivare al completamento di quella sua teoria da parte di un misterioso capitan Simonini[6], che avrebbe introdotto nel quadro anche gli ebrei, così da porre le premesse per i venturi protocolli dei saggi anziani di Sion. Ma ripeto, basta navigare su internet per scoprire infinite rivelazioni di nuovi complotti.
Recentemente ho trovato su internet anche un sito che attribuisce ogni nefandezza degli ultimi due secoli ai gesuiti sulla base di un lungo testo: Le monde malade des jesuites di tale Joël Labruyère[7]. Come suggerisce il titolo si tratta di una rassegna di tutti gli eventi del mondo non solo contemporaneo dovuti al complotto universale dei gesuiti. I gesuiti del XIX secolo da padre Barruel alla nascita della civiltà cattolica ai romanzi di padre Bresciani sono stati tra i principali ispiratori della teoria del complotto giudaico massonico, ed era giusto che fossero ripagati della stessa moneta da parte di liberali mazziniani massoni anticlericali con la teoria del complotto gesuitico reso popolare non tanto da alcuni pamphlet o da libri famosi a partire dalle Provinciali di Pascal, o Il Gesuita moderno di Gioberti o gli scritti di Michelet e Quinet, ma dai romanzi di Eugène Sue, L’ebreo errante e I misteri del popolo. Niente di nuovo, quindi, ma il sito di Labruyère porta al parossismo l’ossessione dei gesuiti e leggo a volo d’uccello, perché la fantasia complottata di Labruyère è omerica: i Gesuiti sono sempre stati intesi a costituire un governo mondiale, controllando sia il Papa che i vari monarchi europei attraverso i famigerati Illuminati di Baviera, che i gesuiti avrebbero essi stessi organizzato denunciandoli poi come comunisti; hanno cercato di far cadere quei monarchi che avevano messo al bando la Compagnia di Gesù; sono stati i gesuiti a far affondare il Titanic, perché da quell’incidente è stato per loro possibile fondare la Federal Reserve Bank attraverso la mediazione dei Cavalieri di Malta (che essi controllano), e non a caso nel naufragio del Titanic sono morti i tre ebrei più ricchi del mondo (Astor, Guggenheim e Straus), che alla fondazione di quella banca si opponevano. Lavorando con la Federal Bank i gesuiti hanno poi finanziato le due guerre mondiali, che hanno prodotto chiaramente solo vantaggi per il Vaticano. Quanto all’assassinio di Kennedy, se non dimentichiamo che anche la CIA nasce come programma gesuitico ispirato agli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, e che i gesuiti controllavano la CIA attraverso la KGB sovietica, si capisce allora che Kennedy è stato ucciso dagli stessi che avevano mandato a fondo il Titanic. Naturalmente sono d’ispirazione gesuitica tutti i gruppi neonazisti e antisemiti, c’erano i gesuiti dietro Nixon e Clinton, sono stati i gesuiti a produrre il massacro di Oklahoma City, dai gesuiti era ispirato il cardinale Spellman che fomentava la guerra in Vietnam che alla Federal Bank gesuitica ha fruttato 220 milioni di dollari; naturalmente non può mancare nel quadro l’Opus Dei, che i gesuiti controllavano attraverso i Cavalieri di Malta.
E la trama dell’Opus Dei ci rinvia a Il Codice da Vinci di Dan Brown, un romanzo che della sindrome del complotto ha fatto la sua materia prima, obbligando legioni di lettori creduli ad andare a visitare luoghi in Francia e Inghilterra dove ovviamente non si trovavano le cose descritte da Dan Brown. Sono infiniti gli svarioni di cui Brown costella allegramente la sua narrazione, come quando dice che il Priorato di Sion era stato fondato a Gerusalemme da un re francese chiamato Goffredo di Buglione, quando è noto che Goffredo non aveva mai accettato il titolo di re, o che il papa Clemente V per eliminare i templari aveva inviato ordini segreti sigillati che dovevano essere aperti contemporaneamente dai suoi soldati in tutta Europa il venerdì 13 ottobre 1307, quando è materia storica che i messaggi ai balivi e ai siniscalchi del regno di Francia erano stati inviati non dal Papa, ma da Filippo il Bello e non è chiaro come il Papa avesse soldati in tutta Europa. O quando Brown confonde i manoscritti ritrovati a Qumran nel 1947, che non parlano affatto della vera storia del Graal, con i manoscritti di Nag Hammâdi che contengono alcuni vangeli gnostici. O come quando infine parla di una meridiana nella chiesa di Saint Sulpice a Parigi dicendo che si tratta del resto di un tempio pagano che sorgeva un tempo in quel punto esatto, e dove apparirebbe una “linea della rosa” che corrisponderebbe al meridiano di Parigi, linea che proseguirebbe sotterraneamente fino ai sotterranei del Louvre e al di sotto della cosiddetta piramide rovesciata si troverebbe l’ultima dimora del Santo Graal. Ed ecco che ancora oggi numerosi cercatori di misteri vanno in pellegrinaggio a Saint Sulpice a cercare la linea della rosa, tanto che i reggenti della chiesa erano stati costretti ad apporre un avviso che pare poi abbiano tolto, che diceva: “La meridiana costituita dalla linea in ottone incastonata nel pavimento della chiesa è parte di uno strumento scientifico costruito durante il XVIII secolo. Ciò fu fatto in pieno accordo con l’autorità ecclesiastica dagli astronomi dell’Osservatorio di Parigi ed essi usarono suddetta linea per definire vari parametri dell’orbita terrestre. Contrariamente a quanto fantasiosamente dichiarato in un recente romanzo di successo, non si tratta delle vestigia di un tempio pagano, per altro mai esistito in questo luogo, non è mai stata chiamata Linea della rosa, non coincide con il meridiano che attraversa il centro dell’Osservatorio di Parigi e che serve da riferimento per le mappe dove le longitudini sono misurate in gradi ad est e a ovest di Parigi. Nessuna nozione mistica può essere derivata da questo strumento astronomico a eccezione della coscienza che Dio il Creatore è il Signore del tempo. Si noti anche che le lettere P e S nelle piccole finestre circolari ed entrambi gli estremi del transetto si riferiscono a Pietro e a Sulpice, i santi patroni della chiesa, e non all’immaginario Priorato di Sion.”
Massimo Polidoro, uno dei più attivi collaboratori del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, aveva pubblicato per le Edizioni Piemme Rivelazioni. Il libro dei segreti e dei complotti, uno dei suoi vari volumi sulle varie bufale che circolano sui mass media e persino nella testa di persone che riteniamo di solito responsabili. Polidoro ricorda che il presunto complotto all’origine dell’omicidio di Kennedy, i vari racconti sulla vera fine di Hitler, i segreti di Rennes-le-Château dove Gesù sposa la Maddalena, altro non sono che bufale. Ma perché le bufale hanno successo? Perché promettono un sapere negato agli altri, e per tante altre ragioni per cui Polidoro si rifà naturalmente al saggio di Popper. Ma cita anche gli studi di Richard Hofstadter in The Paranoid Style in American Politics, per cui il gusto dei complotti va interpretato applicando le teorie della psichiatria al pensiero sociale. Si tratta di due fenomeni di paranoia, salvo che il paranoico psichiatrico vede il mondo intero che complotta contro di lui, mentre il paranoico sociale ritiene che la persecuzione da parte di poteri occulti sia volta contro il proprio gruppo, la propria nazione, la propria religione. Il paranoico sociale è, direi, più pericoloso di quello psichiatrico perché vede le sue ossessioni condivise da altri milioni di persone e ha l’impressione di agire contro il complotto in modo disinteressato, il che spiega molte cose che avvengono anche oggi nel mondo, oltre alle tante avvenute ieri. Polidoro citava anche Pasolini, che una volta ha detto che “il complotto ci fa delirare perché ci libera dal peso di doverci confrontare con la verità.”
Ora, che il mondo sia pieno di complottardi potrebbe lasciarci indifferenti, e se uno ritiene che gli americani non siano andati sulla Luna peggio per lui. Ma recenti studi hanno concluso che l’esposizione a informazioni che favoriscono la teoria del complotto riduce l’intenzione di impegnarsi in politica rispetto a chi è esposto a informazioni che confutano le teorie del complotto. Infatti se si è convinti che la storia del mondo sia diretta da società segrete, siano gli Illuminati o il gruppo Bilderberg, che stanno per instaurare un nuovo ordine mondiale, che cosa posso fare io? Mi arrendo, e al massimo mi rodo. Per cui ogni teoria della cospirazione indirizza la pubblica immaginazione verso pericoli immaginari distogliendola dalle minacce autentiche, come una volta ha suggerito Chomsky immaginando quasi un complotto delle teorie del complotto. A trarre maggior beneficio dalle fantasticherie su un presunto complotto sono proprio le istituzioni che la teoria del complotto vorrebbe colpire. Il che vale a dire che a immaginare che a far crollare le due torri sia stato Bush per giustificare l’intervento in Iraq, ci si muove tra varie allucinazioni e si smette di analizzare le ragioni vere per cui Bush è intervenuto in Iraq e l’influenza che su di lui e la sua politica hanno avuto i neoconservatori.
Ma quello di cui vorrei occuparmi ora non è tanto la diffusione della sindrome del complotto, che è sotto gli occhi di tutti, ma delle tecniche vorrei dire pseudo-semiotiche con cui i complotti vengono provati e giustificati. Venticinque anni fa mi ero soffermato nel mio I limiti dell’interpretazione[8] su quello che chiamavo un “cancro dell’interpretazione”, che andavo a individuare in quella che definivo la “deriva ermetica” ovvero il modo disinvolto con cui i maestri dell’occultismo riuscivano a trovare rapporti tra eventi sconnessi sulla base di analogie e similitudini discutibili. Allora mi occupavo degli alchimisti e dei deliri di René Guénon[9], per non parlare di quel campione del fascismo ermetico che era stato Julius Evola[10]. Ma anche se non posso riprendere qui tutti quegli argomenti, vorrei mostrare come gli stessi procedimenti disinvolti siano eseguiti dai teorici del complotto.
Il fascino delle coincidenze conquista molti all’insegna del detto di Forster: “only connect”. Tanto per fare qualche esempio, ecco una bella serie di coincidenze che se non sono degenerate in teorie del complotto se ne trovano alle soglie: leggo in internet che Lincoln è stato eletto al Congresso nel 1846, Kennedy è stato eletto nel 1946, Lincoln è stato Presidente nel 1860, Kennedy nel 1960; entrambe le loro mogli hanno perduto un bambino mentre risiedevano alla Casa Bianca, entrambi sono stati colpiti alla testa da un sudista, di venerdì; il segretario di Lincoln si chiamava Kennedy e il segretario di Kennedy si chiamava Lincoln, il successore di Lincoln fu Johnson nato nel 1808, e Lindon Johnson, successore di Kennedy, era nato nel 1908, John Wilkes Booth, che ha assassinato Lincoln, era nato nel 1839, Lee Harvey Oswald nel 1939; Lincoln fu colpito al Ford Theatre, Kennedy fu colpito in un’automobile “Lincoln” prodotta dalla Ford; Lincoln è stato colpito in un teatro e il suo assassino è andato a nascondersi in un magazzino, l’assassino di Kennedy ha sparato da un magazzino ed è andato a nascondersi in un teatro, sia Booth che Oswald sono stati uccisi prima del processo. Ciliegina (volgaruccia) sulla torta, che però funziona bene solo in inglese: una settimana prima di essere ucciso Lincoln era stato “in Monroe, Maryland”, una settimana prima di essere ucciso Kennedy era stato “in Monroe, Marilyn”.
Ma vorrei terminare ricostruendo un complotto fasullo che però ha ossessionato e ossessiona l’immaginazione di molti. Un complotto non da poco, perché mette in gioco persino la persona di Gesù Cristo e perché conduce ancora oggi migliaia di curiosi nel villaggio di Rennes-le-Château; un complotto che si basa sull’idea che Cristo si sia sposato con Maria Maddalena fondando la dinastia dei Merovingi e quindi un fantomatico Priorato di Sion ancora attivo oggi. Esso è legato, e non poteva essere che così, al mistero del Graal, che c’entra sempre con i templari.
La leggendaria reliquia ha compiuto tortuosi percorsi trovandosi ora in un luogo ora in un altro, e una delle leggende più recenti dovute ai libri del nazista Otto Rahn[11] lo voleva a Montségur nella Francia del sud, ai confini con la Spagna, vicino a quel luogo che si chiama Saintes-Maries-de-la-Mer nella Camargue, dove una leggenda diceva che le Marie e Maria Maddalena fossero sbarcate dalla Palestina (ma mai nessuna leggenda ha mai menzionato Gesù come loro compagno di viaggio). Il pretesto per la costruzione di questo complotto è stata la vicenda dell’abate Bérenger Saunière, parroco dal 1885 al 1909 del comune di Rennes-le-Château, piccolo villaggio a una quarantina di chilometri da Carcassonne. Ai suoi tempi si parlava di una possibile relazione con la perpetua, Marie Denarnaud, ma la cosa non è mai stata provata. Quello che si sa è che Saunière aveva restaurato all’esterno e all’interno la chiesa locale, aveva costruito una villa (Villa Bethania) in cui vivere, e una torre sulla collina chiamata Torre di Magdala, che richiamava la Torre di Davide a Gerusalemme, cosa non da poco. Tutte opere estremamente dispendiose: si è calcolato che il costo corrispondesse a circa duecento anni di stipendio di un prete di provincia, e naturalmente si era cominciato a mormorare, tanto che il vescovo di Carcassonne aveva iniziato un’indagine e aveva poi trasferito Saunière ad altra parrocchia. Saunière si era rifiutato e si era ritirato poi a vita privata, morendo nel 1917. In effetti Saunière (che era un mascalzone) aveva trovato un favoloso tesoro: in realtà l’astuto parroco attraverso annunci pubblicitari su giornali e riviste di carattere religioso sollecitava l’invio di denaro promettendo di dire messa per i defunti del donatore, accumulando così denaro per centinaia di messe che in effetti non aveva mai celebrato, e proprio per questo era stato messo sotto processo dal vescovo di Carcassonne. Ma dopo la sua morte nasceva una ridda di ipotesi: si diceva che durante i lavori di ristrutturazione della parrocchia Saunière si fosse imbattuto in un sepolcro trovato sotto il pavimento della chiesa e che vi avesse trovato un contenitore di oggetti preziosi (probabilmente si trattava di qualche oggetto di modesto valore lasciato sul posto dal parroco di Rennes durante la Rivoluzione Francese, prima di fuggire in Spagna). Su questi fievoli indizi si era cominciato a favoleggiare che Saunière avesse trovato un favoloso tesoro. Alla sua morte aveva lasciato tutto quanto aveva costruito alla perpetua, la quale per conferire valore alle proprietà ereditate aveva continuato ad alimentare la leggenda del tesoro. Ereditate le proprietà dalla perpetua, tale Noël Corbu aveva poi aperto nel villaggio un ristorante disseminando sulla stampa locale notizie sul mistero del “Curato dei miliardi”, e stimolando l’arrivo di alcuni cacciatori di tesori che avevano fatto scavi nel territorio.
Entrava a questo punto in gioco Pierre Plantard (e poi ditemi se acquistereste un’auto usata da quest’uomo). Personaggio che aveva svolto attività politica in gruppi di estrema destra, aveva fondato gruppi antisemiti, all’età di diciassette anni aveva dato vita ad “Alpha Galates”, un movimento schierato con il regime di Vichy[12] (questo non gli aveva impedito dopo la liberazione di presentare le sue organizzazioni come gruppi di resistenza partigiana). Nel dicembre 1953, dopo sei mesi di carcere per abuso di fiducia (più tardi sarebbe stato condannato a un anno per corruzione di minori), Plantard presentava il suo Priorato di Sion, registrando ufficialmente l’associazione alla sottoprefettura di St-Julien-en-Genevois, ma vantando per il suo Priorato quasi due millenni di antichità sulla base di documenti che Saunière avrebbe scoperto nel corso della ristrutturazione della chiesa. Questi documenti dimostravano la sopravvivenza della linea dei sovrani Merovingi, e Plantard asseriva di discendere da Dagoberto II. La truffa di Plantard si era incrociata con il libro di Géraud de Sède, che nel 1962 aveva scritto un libro sui misteri del castello di Gisors in Normandia, dove, ritiratosi dopo alcune delusioni letterarie ad allevare maiali, aveva conosciuto Roger Lhomoy, personaggio tra il barbone e lo spiritato, che aveva un tempo lavorato come giardiniere presso il castello e poi aveva dedicato due anni a scavare nottetempo nei suoi sotterranei per ritrovare antiche gallerie. Egli diceva di essere entrato in una sala dove avrebbe visto sotto una volta romana lunga trenta metri un altare in pietra e sulle pareti le immagini di Gesù e dei dodici apostoli, e lungo le pareti al suolo dei sarcofagi di pietra e trenta casse in metallo prezioso. Il particolare interessante è che tutte le ricerche fatte in seguito stimolate da de Sède, pur avendo individuato qualche galleria, non avevano mai condotto alla sala favolosa. Ma nel frattempo de Sède era stato avvicinato da Plantard, che asseriva non solo di avere documenti segreti che “purtroppo” non poteva mostrare (come i tanti documenti rosacrociani), ma anche una mappa della sala misteriosa. In effetti Plantard l’aveva disegnata lui stesso seguendo le dichiarazioni del solito Lhomoy, ma questo aveva incoraggiato de Sède a scrivere il suo libro e a ipotizzare nella vicenda lo zampino dei templari. Nel 1967 de Sède pubblicava L’oro di Rennes, con cui si impone definitivamente all’attenzione dei media il mito del Priorato di Sion, compresa la riproduzione delle false pergamene che frattanto Plantard era riuscito a disseminare in varie biblioteche e che in realtà (come poi lo stesso Plantard avrebbe confessato) erano state disegnate da Philippe de Chérisey, umorista della radio francese e attore, che nel 1979 dichiarò infine di essere l’autore dei falsi e di averne copiato la scrittura onciale da documenti trovati presso la Bibliothèque Nationale. De Sède trovava nei documenti un inquietante riferimento a un quadro di Poussin dove (come era già accaduto in un quadro del Guercino) alcuni pastori scoprivano una tomba con sopra la dicitura: “Et in Arcadia ego”. Si trattava di un classico memento mori, con cui la Morte afferma di essere presente anche nella felice Arcadia. Ma Plantard aveva sostenuto che la frase appariva nello stemma della sua famiglia sin dal tredicesimo secolo, cosa improbabile visto che Plantard era figlio di un cameriere; che il paesaggio che appare nei quadri evoca quello di Rennes-le-Château mentre Poussin era nato in Normandia e Guercino non era mai stato in Francia; che le tombe nei quadri di Poussin e del Guercino assomigliavano a un sepolcro visibile fino agli anni Ottanta in una strada tra Rennes-le-Château e Rennes-les-Bains (ma purtroppo è stato provato che la tomba era stata costruita solo nel ventesimo secolo). In ogni caso si traeva la prova che i quadri erano stati commissionati al Guercino e a Poussin dal Priorato di Sion. Ma la decifrazione del quadro di Poussin non si fermava lì: anagrammando “Et in Arcadia ego” si trovava l’ingiunzione “I Tego Arcana Dei”, vale a dire: “Vattene, io celo i misteri di Dio”, da cui poi la dimostrazione che la tomba fosse quella di Gesù. Altre ipotesi inquietanti erano state fatte da de Sède su alcuni aspetti della chiesa restaurata da Saunière. Per esempio, vi appare l’iscrizione: “Terribilis est locus iste”, che ha fatto fremere gli appassionati di misteri. In effetti si tratta di una citazione dalla Genesi che appare in moltissime chiese e che si riferisce alla visione di Giacobbe che sogna di salire al cielo e svegliatosi dice, nella versione della vulgata: “Come è terribile questo luogo”; ma in latino “terribilis” significa anche “degno di venerazione”, e quindi capace di incutere timore reverenziale, e l’espressione non ha nulla di minaccioso. Nella chiesa l’acquasantiera è retta da un demone inginocchiato interpretato come Asmodeo, ma si potrebbe dire che molte chiese romaniche hanno raffigurazioni di diavoli. Infine, Asmodeo è sormontato dalla raffigurazione di quattro angeli sotto i quali è incisa la frase: “Par ce signe tu le vaincras”, che potrebbe rinviare a “In hoc signo vinces”, ma l’aggiunta di quel “le” ha indotto i cacciatori di misteri a conteggiare le lettere della frase, che sono ventidue, così come i denti del teschio posto all’entrata del cimitero, come i merli della Torre di Magdala, come i gradini delle due scalinate che portano alla Torre. Le lettere del “le” sono poi la tredicesima e la quattordicesima della frase, e 1314 è la data dell’esecuzione sul rogo di san Giacomo de Molay, il Gran Maestro dei Templari. Con i numeri si può fare tutto quello che si vuole. Venendo poi alle altre statue, tenendo conto delle iniziali dei santi che rappresentano Germana, Rocco, Antonio Eremita, Antonio da Padova e Luca si otterrebbe la parola “Graal”.
La leggenda di Rennes-le-Château si sarebbe forse smontata poco a poco se il libro di de Sède non avesse colpito un giornalista, Henry Lincoln, che aveva dedicato a Rennes-le-Château tre documentari per la BBC (ci era andato in visita anche Mitterrand). Nel corso di questo lavoro Lincoln aveva collaborato con Richard Leigh, altro appassionato di misteri e occulto, e con il giornalista Michael Baigent, e i tre ebbero l’idea di promulgare un libro, Il Santo Graal, che in breve aveva raggiunto altissime tirature. In sintesi, il libro riprendeva tutte le notizie diffuse da de Sède e Plantard, romanzandole ulteriormente, e presentando il tutto come indiscussa verità storica faceva discendere i fondatori del Priorato di Sion a Gesù Cristo, che non sarebbe morto in croce, bensì si sarebbe sposato con la Maddalena fuggendo in Francia e dando origine alla dinastia Merovingia. Quello che Saunière aveva trovato non era affatto un tesoro, bensì una serie di documenti che provavano quale fosse stata la discendenza di Gesù, “sangue reale”, e quindi “sang réal”, poi deformato in “santo graal”. Le ricchezze di Saunière sarebbero state originate dall’oro pagato dal Vaticano perché tenesse nascosta questa terribile scoperta. Inoltre già Plantard aveva asserito che nel Priorato di Sion avevano fatto parte nel corso dei secoli anche Sandro Botticelli, Leonardo da Vinci, Robert Boyle, Robert Fludd, Isaac Newton, Victor Hugo, Claude Debussy, Jean Cocteau. Mancava solo Asterix.
Tutti questi falsi documenti hanno rafforzato il mito di Rennes-le-Château, rendendola meta di molti pellegrinaggi. Gli unici che in fondo non ci avevano mai creduto erano stati proprio gli iniziatori della faccenda. Quando la vicenda era ormai stata romanzescamente gonfiata da Baigent e colleghi, de Sède in un libro del 1988 denunciava le varie truffe imbastite intorno al villaggio di Saunière, e nel 1989 anche Pierre Plantard rinnegava tutto quanto aveva affermato in precedenza, e proponeva una seconda versione della leggenda secondo la quale il Priorato era nato solo nel 1781. Inoltre aveva rivisto qualcuno dei suoi falsi documenti e aggiunto alla lista dei Grandi Maestri del Priorato Roger-Patrice Pelat, amico di François Mitterrand, poi condannato per illecito per azioni borsistiche. Plantard, convocato come testimone, aveva ammesso sotto giuramento di aver inventato tutta la storia del Priorato e in una perquisizione presso il suo domicilio erano stati trovati molti falsi documenti; ormai nessuno lo prendeva più sul serio.
Però nel 2003 appariva Il Codice da Vinci di Dan Brown, chiaramente ispirato a de Sède, Baigent, Leigh e Lincoln, e a numerosa altra letteratura occultistica. Però Brown ha affermato che tutte le notizie che egli fornisce sono storicamente vere. La cosa più interessante è che Lincoln, Baigent e Leigh hanno fatto causa a Brown per plagio. Ora, la prefazione de Il Santo Graal presenta tutto il contenuto del libro come verità storica; pertanto se qualcuno stabilisce la verità di un fatto storico, per esempio che Cesare è stato ucciso alle Idi di marzo, dal momento in cui la verità storica viene resa pubblica diventa di proprietà collettiva, e quindi non può essere accusato di plagio chi racconti delle ventitré pugnalate inferte a Cesare in senato. Invece Baigent, Leigh e Lincoln facendo causa a Brown per plagio hanno ammesso pubblicamente che tutto quello che avevano venduto come verità storica era frutto di fantasia, e dunque solo loro proprietà letteraria. È vero che per allungare le mani su parte del malloppo miliardario di Brown qualcuno sarebbe stato disposto a mettere su carta bollata che non è figlio del proprio padre legittimo bensì di qualcuno delle decine di marinai che frequentavano abitualmente la propria mamma, e Baigent, Leigh e Lincoln dovrebbe avere tutta la nostra più sentita comprensione. Ma la cosa ancora più curiosa è che nel corso del processo Brown ha sostenuto che non aveva mai letto il libro di Lincoln e colleghi, contraddittoria difesa per un autore che asseriva di aver tratto tutte le sue notizie da fonti attendibili, che dicevano esattamente quello che avevano detto gli autori di The Holy Grail.
È questo un complotto? Certamente, alle spalle dei turisti e dei devoti che continuano ad andare là: Rennes-le-Château è ancora meta di pellegrinaggi. Il caso di Rennes-le-Château ci dice non solo quanto sia facile creare ex-novo una leggenda, ma come essa si imponga anche quando storici, tribunali e altre istituzioni abbiano riconosciuto la sua natura mendace, tanto da farci pensare a un aforisma attribuito a Chesterton: “Quando gli uomini non credono più in Dio, non è che non credono a nulla, credono a tutto”, che è una delle osservazioni di Popper, se ve ne ricordate, e mi pare giusta epigrafe per una riflessione sulla sindrome del complotto.
Lectio Magistralis in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa in “Comunicazione e Culture dei Media” all’Università di Torino
Trascrizione di Marta Massini.
Fine di questa lunga citazione, ma ne devo aggiungere un’altra del 1963, sempre di Popper in Congetture e confutazioni: “Detta teoria, più primitiva di molte forme di teismo, è simile a quella rilevata in Omero. Questi concepiva il potere degli dei in modo che tutto quel che accadeva nella pianura davanti a Troia costituiva soltanto un riflesso delle molteplici cospirazioni tramate nell’Olimpo. La teoria sociale della cospirazione è in effetti una versione di questo teismo, della credenza, cioè, in una divinità i cui capricci o voleri reggono ogni cosa. Essa è una conseguenza del venire meno del riferimento a dio, e della conseguente domanda “chi c’è al suo posto?”. Quest’ultimo ora è occupato da diversi uomini e gruppi potenti - sinistri gruppi di pressione, cui si può imputare di aver organizzato la grande depressione e tutti i mali di cui soffriamo.”[5]
Ma dopo Popper la sindrome del complotto è stata studiata da molti altri autori. La bibliografia è immensa, citerei i libri recenti di Kate Tuckett Cospirazioni. Trame, complotti, depistaggi e altre inquietanti verità nascoste pubblicato da Castelvecchi, e quello di Daniel Pipes Il lato oscuro della storia, tradotto nel 2005 ma uscito in effetti nel 1997 con un titolo più esplicito: Conspiracy: How the Paranoid Style Flourishes and Where It Comes From (“Cospirazione: come fiorisce lo stile paranoico e da dove viene”). Il libro si apre con una splendida citazione di Metternich, che pare abbia detto apprendendo della morte dell’ambasciatore russo: “Quali saranno state le sue motivazioni?”.
L’umanità è sempre stata affascinata da complotti fantasmati. Popper citava Omero, ma venendo agli ultimi secoli ricordiamo l’abate Barruel, che aveva attribuito la rivoluzione francese a un complotto ordito dagli antichi templari sopravvissuti e confluiti nelle sette massoniche, per arrivare al completamento di quella sua teoria da parte di un misterioso capitan Simonini[6], che avrebbe introdotto nel quadro anche gli ebrei, così da porre le premesse per i venturi protocolli dei saggi anziani di Sion. Ma ripeto, basta navigare su internet per scoprire infinite rivelazioni di nuovi complotti.
Recentemente ho trovato su internet anche un sito che attribuisce ogni nefandezza degli ultimi due secoli ai gesuiti sulla base di un lungo testo: Le monde malade des jesuites di tale Joël Labruyère[7]. Come suggerisce il titolo si tratta di una rassegna di tutti gli eventi del mondo non solo contemporaneo dovuti al complotto universale dei gesuiti. I gesuiti del XIX secolo da padre Barruel alla nascita della civiltà cattolica ai romanzi di padre Bresciani sono stati tra i principali ispiratori della teoria del complotto giudaico massonico, ed era giusto che fossero ripagati della stessa moneta da parte di liberali mazziniani massoni anticlericali con la teoria del complotto gesuitico reso popolare non tanto da alcuni pamphlet o da libri famosi a partire dalle Provinciali di Pascal, o Il Gesuita moderno di Gioberti o gli scritti di Michelet e Quinet, ma dai romanzi di Eugène Sue, L’ebreo errante e I misteri del popolo. Niente di nuovo, quindi, ma il sito di Labruyère porta al parossismo l’ossessione dei gesuiti e leggo a volo d’uccello, perché la fantasia complottata di Labruyère è omerica: i Gesuiti sono sempre stati intesi a costituire un governo mondiale, controllando sia il Papa che i vari monarchi europei attraverso i famigerati Illuminati di Baviera, che i gesuiti avrebbero essi stessi organizzato denunciandoli poi come comunisti; hanno cercato di far cadere quei monarchi che avevano messo al bando la Compagnia di Gesù; sono stati i gesuiti a far affondare il Titanic, perché da quell’incidente è stato per loro possibile fondare la Federal Reserve Bank attraverso la mediazione dei Cavalieri di Malta (che essi controllano), e non a caso nel naufragio del Titanic sono morti i tre ebrei più ricchi del mondo (Astor, Guggenheim e Straus), che alla fondazione di quella banca si opponevano. Lavorando con la Federal Bank i gesuiti hanno poi finanziato le due guerre mondiali, che hanno prodotto chiaramente solo vantaggi per il Vaticano. Quanto all’assassinio di Kennedy, se non dimentichiamo che anche la CIA nasce come programma gesuitico ispirato agli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, e che i gesuiti controllavano la CIA attraverso la KGB sovietica, si capisce allora che Kennedy è stato ucciso dagli stessi che avevano mandato a fondo il Titanic. Naturalmente sono d’ispirazione gesuitica tutti i gruppi neonazisti e antisemiti, c’erano i gesuiti dietro Nixon e Clinton, sono stati i gesuiti a produrre il massacro di Oklahoma City, dai gesuiti era ispirato il cardinale Spellman che fomentava la guerra in Vietnam che alla Federal Bank gesuitica ha fruttato 220 milioni di dollari; naturalmente non può mancare nel quadro l’Opus Dei, che i gesuiti controllavano attraverso i Cavalieri di Malta.
E la trama dell’Opus Dei ci rinvia a Il Codice da Vinci di Dan Brown, un romanzo che della sindrome del complotto ha fatto la sua materia prima, obbligando legioni di lettori creduli ad andare a visitare luoghi in Francia e Inghilterra dove ovviamente non si trovavano le cose descritte da Dan Brown. Sono infiniti gli svarioni di cui Brown costella allegramente la sua narrazione, come quando dice che il Priorato di Sion era stato fondato a Gerusalemme da un re francese chiamato Goffredo di Buglione, quando è noto che Goffredo non aveva mai accettato il titolo di re, o che il papa Clemente V per eliminare i templari aveva inviato ordini segreti sigillati che dovevano essere aperti contemporaneamente dai suoi soldati in tutta Europa il venerdì 13 ottobre 1307, quando è materia storica che i messaggi ai balivi e ai siniscalchi del regno di Francia erano stati inviati non dal Papa, ma da Filippo il Bello e non è chiaro come il Papa avesse soldati in tutta Europa. O quando Brown confonde i manoscritti ritrovati a Qumran nel 1947, che non parlano affatto della vera storia del Graal, con i manoscritti di Nag Hammâdi che contengono alcuni vangeli gnostici. O come quando infine parla di una meridiana nella chiesa di Saint Sulpice a Parigi dicendo che si tratta del resto di un tempio pagano che sorgeva un tempo in quel punto esatto, e dove apparirebbe una “linea della rosa” che corrisponderebbe al meridiano di Parigi, linea che proseguirebbe sotterraneamente fino ai sotterranei del Louvre e al di sotto della cosiddetta piramide rovesciata si troverebbe l’ultima dimora del Santo Graal. Ed ecco che ancora oggi numerosi cercatori di misteri vanno in pellegrinaggio a Saint Sulpice a cercare la linea della rosa, tanto che i reggenti della chiesa erano stati costretti ad apporre un avviso che pare poi abbiano tolto, che diceva: “La meridiana costituita dalla linea in ottone incastonata nel pavimento della chiesa è parte di uno strumento scientifico costruito durante il XVIII secolo. Ciò fu fatto in pieno accordo con l’autorità ecclesiastica dagli astronomi dell’Osservatorio di Parigi ed essi usarono suddetta linea per definire vari parametri dell’orbita terrestre. Contrariamente a quanto fantasiosamente dichiarato in un recente romanzo di successo, non si tratta delle vestigia di un tempio pagano, per altro mai esistito in questo luogo, non è mai stata chiamata Linea della rosa, non coincide con il meridiano che attraversa il centro dell’Osservatorio di Parigi e che serve da riferimento per le mappe dove le longitudini sono misurate in gradi ad est e a ovest di Parigi. Nessuna nozione mistica può essere derivata da questo strumento astronomico a eccezione della coscienza che Dio il Creatore è il Signore del tempo. Si noti anche che le lettere P e S nelle piccole finestre circolari ed entrambi gli estremi del transetto si riferiscono a Pietro e a Sulpice, i santi patroni della chiesa, e non all’immaginario Priorato di Sion.”
Massimo Polidoro, uno dei più attivi collaboratori del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, aveva pubblicato per le Edizioni Piemme Rivelazioni. Il libro dei segreti e dei complotti, uno dei suoi vari volumi sulle varie bufale che circolano sui mass media e persino nella testa di persone che riteniamo di solito responsabili. Polidoro ricorda che il presunto complotto all’origine dell’omicidio di Kennedy, i vari racconti sulla vera fine di Hitler, i segreti di Rennes-le-Château dove Gesù sposa la Maddalena, altro non sono che bufale. Ma perché le bufale hanno successo? Perché promettono un sapere negato agli altri, e per tante altre ragioni per cui Polidoro si rifà naturalmente al saggio di Popper. Ma cita anche gli studi di Richard Hofstadter in The Paranoid Style in American Politics, per cui il gusto dei complotti va interpretato applicando le teorie della psichiatria al pensiero sociale. Si tratta di due fenomeni di paranoia, salvo che il paranoico psichiatrico vede il mondo intero che complotta contro di lui, mentre il paranoico sociale ritiene che la persecuzione da parte di poteri occulti sia volta contro il proprio gruppo, la propria nazione, la propria religione. Il paranoico sociale è, direi, più pericoloso di quello psichiatrico perché vede le sue ossessioni condivise da altri milioni di persone e ha l’impressione di agire contro il complotto in modo disinteressato, il che spiega molte cose che avvengono anche oggi nel mondo, oltre alle tante avvenute ieri. Polidoro citava anche Pasolini, che una volta ha detto che “il complotto ci fa delirare perché ci libera dal peso di doverci confrontare con la verità.”
Ora, che il mondo sia pieno di complottardi potrebbe lasciarci indifferenti, e se uno ritiene che gli americani non siano andati sulla Luna peggio per lui. Ma recenti studi hanno concluso che l’esposizione a informazioni che favoriscono la teoria del complotto riduce l’intenzione di impegnarsi in politica rispetto a chi è esposto a informazioni che confutano le teorie del complotto. Infatti se si è convinti che la storia del mondo sia diretta da società segrete, siano gli Illuminati o il gruppo Bilderberg, che stanno per instaurare un nuovo ordine mondiale, che cosa posso fare io? Mi arrendo, e al massimo mi rodo. Per cui ogni teoria della cospirazione indirizza la pubblica immaginazione verso pericoli immaginari distogliendola dalle minacce autentiche, come una volta ha suggerito Chomsky immaginando quasi un complotto delle teorie del complotto. A trarre maggior beneficio dalle fantasticherie su un presunto complotto sono proprio le istituzioni che la teoria del complotto vorrebbe colpire. Il che vale a dire che a immaginare che a far crollare le due torri sia stato Bush per giustificare l’intervento in Iraq, ci si muove tra varie allucinazioni e si smette di analizzare le ragioni vere per cui Bush è intervenuto in Iraq e l’influenza che su di lui e la sua politica hanno avuto i neoconservatori.
Ma quello di cui vorrei occuparmi ora non è tanto la diffusione della sindrome del complotto, che è sotto gli occhi di tutti, ma delle tecniche vorrei dire pseudo-semiotiche con cui i complotti vengono provati e giustificati. Venticinque anni fa mi ero soffermato nel mio I limiti dell’interpretazione[8] su quello che chiamavo un “cancro dell’interpretazione”, che andavo a individuare in quella che definivo la “deriva ermetica” ovvero il modo disinvolto con cui i maestri dell’occultismo riuscivano a trovare rapporti tra eventi sconnessi sulla base di analogie e similitudini discutibili. Allora mi occupavo degli alchimisti e dei deliri di René Guénon[9], per non parlare di quel campione del fascismo ermetico che era stato Julius Evola[10]. Ma anche se non posso riprendere qui tutti quegli argomenti, vorrei mostrare come gli stessi procedimenti disinvolti siano eseguiti dai teorici del complotto.
Il fascino delle coincidenze conquista molti all’insegna del detto di Forster: “only connect”. Tanto per fare qualche esempio, ecco una bella serie di coincidenze che se non sono degenerate in teorie del complotto se ne trovano alle soglie: leggo in internet che Lincoln è stato eletto al Congresso nel 1846, Kennedy è stato eletto nel 1946, Lincoln è stato Presidente nel 1860, Kennedy nel 1960; entrambe le loro mogli hanno perduto un bambino mentre risiedevano alla Casa Bianca, entrambi sono stati colpiti alla testa da un sudista, di venerdì; il segretario di Lincoln si chiamava Kennedy e il segretario di Kennedy si chiamava Lincoln, il successore di Lincoln fu Johnson nato nel 1808, e Lindon Johnson, successore di Kennedy, era nato nel 1908, John Wilkes Booth, che ha assassinato Lincoln, era nato nel 1839, Lee Harvey Oswald nel 1939; Lincoln fu colpito al Ford Theatre, Kennedy fu colpito in un’automobile “Lincoln” prodotta dalla Ford; Lincoln è stato colpito in un teatro e il suo assassino è andato a nascondersi in un magazzino, l’assassino di Kennedy ha sparato da un magazzino ed è andato a nascondersi in un teatro, sia Booth che Oswald sono stati uccisi prima del processo. Ciliegina (volgaruccia) sulla torta, che però funziona bene solo in inglese: una settimana prima di essere ucciso Lincoln era stato “in Monroe, Maryland”, una settimana prima di essere ucciso Kennedy era stato “in Monroe, Marilyn”.
Ma vorrei terminare ricostruendo un complotto fasullo che però ha ossessionato e ossessiona l’immaginazione di molti. Un complotto non da poco, perché mette in gioco persino la persona di Gesù Cristo e perché conduce ancora oggi migliaia di curiosi nel villaggio di Rennes-le-Château; un complotto che si basa sull’idea che Cristo si sia sposato con Maria Maddalena fondando la dinastia dei Merovingi e quindi un fantomatico Priorato di Sion ancora attivo oggi. Esso è legato, e non poteva essere che così, al mistero del Graal, che c’entra sempre con i templari.
La leggendaria reliquia ha compiuto tortuosi percorsi trovandosi ora in un luogo ora in un altro, e una delle leggende più recenti dovute ai libri del nazista Otto Rahn[11] lo voleva a Montségur nella Francia del sud, ai confini con la Spagna, vicino a quel luogo che si chiama Saintes-Maries-de-la-Mer nella Camargue, dove una leggenda diceva che le Marie e Maria Maddalena fossero sbarcate dalla Palestina (ma mai nessuna leggenda ha mai menzionato Gesù come loro compagno di viaggio). Il pretesto per la costruzione di questo complotto è stata la vicenda dell’abate Bérenger Saunière, parroco dal 1885 al 1909 del comune di Rennes-le-Château, piccolo villaggio a una quarantina di chilometri da Carcassonne. Ai suoi tempi si parlava di una possibile relazione con la perpetua, Marie Denarnaud, ma la cosa non è mai stata provata. Quello che si sa è che Saunière aveva restaurato all’esterno e all’interno la chiesa locale, aveva costruito una villa (Villa Bethania) in cui vivere, e una torre sulla collina chiamata Torre di Magdala, che richiamava la Torre di Davide a Gerusalemme, cosa non da poco. Tutte opere estremamente dispendiose: si è calcolato che il costo corrispondesse a circa duecento anni di stipendio di un prete di provincia, e naturalmente si era cominciato a mormorare, tanto che il vescovo di Carcassonne aveva iniziato un’indagine e aveva poi trasferito Saunière ad altra parrocchia. Saunière si era rifiutato e si era ritirato poi a vita privata, morendo nel 1917. In effetti Saunière (che era un mascalzone) aveva trovato un favoloso tesoro: in realtà l’astuto parroco attraverso annunci pubblicitari su giornali e riviste di carattere religioso sollecitava l’invio di denaro promettendo di dire messa per i defunti del donatore, accumulando così denaro per centinaia di messe che in effetti non aveva mai celebrato, e proprio per questo era stato messo sotto processo dal vescovo di Carcassonne. Ma dopo la sua morte nasceva una ridda di ipotesi: si diceva che durante i lavori di ristrutturazione della parrocchia Saunière si fosse imbattuto in un sepolcro trovato sotto il pavimento della chiesa e che vi avesse trovato un contenitore di oggetti preziosi (probabilmente si trattava di qualche oggetto di modesto valore lasciato sul posto dal parroco di Rennes durante la Rivoluzione Francese, prima di fuggire in Spagna). Su questi fievoli indizi si era cominciato a favoleggiare che Saunière avesse trovato un favoloso tesoro. Alla sua morte aveva lasciato tutto quanto aveva costruito alla perpetua, la quale per conferire valore alle proprietà ereditate aveva continuato ad alimentare la leggenda del tesoro. Ereditate le proprietà dalla perpetua, tale Noël Corbu aveva poi aperto nel villaggio un ristorante disseminando sulla stampa locale notizie sul mistero del “Curato dei miliardi”, e stimolando l’arrivo di alcuni cacciatori di tesori che avevano fatto scavi nel territorio.
Entrava a questo punto in gioco Pierre Plantard (e poi ditemi se acquistereste un’auto usata da quest’uomo). Personaggio che aveva svolto attività politica in gruppi di estrema destra, aveva fondato gruppi antisemiti, all’età di diciassette anni aveva dato vita ad “Alpha Galates”, un movimento schierato con il regime di Vichy[12] (questo non gli aveva impedito dopo la liberazione di presentare le sue organizzazioni come gruppi di resistenza partigiana). Nel dicembre 1953, dopo sei mesi di carcere per abuso di fiducia (più tardi sarebbe stato condannato a un anno per corruzione di minori), Plantard presentava il suo Priorato di Sion, registrando ufficialmente l’associazione alla sottoprefettura di St-Julien-en-Genevois, ma vantando per il suo Priorato quasi due millenni di antichità sulla base di documenti che Saunière avrebbe scoperto nel corso della ristrutturazione della chiesa. Questi documenti dimostravano la sopravvivenza della linea dei sovrani Merovingi, e Plantard asseriva di discendere da Dagoberto II. La truffa di Plantard si era incrociata con il libro di Géraud de Sède, che nel 1962 aveva scritto un libro sui misteri del castello di Gisors in Normandia, dove, ritiratosi dopo alcune delusioni letterarie ad allevare maiali, aveva conosciuto Roger Lhomoy, personaggio tra il barbone e lo spiritato, che aveva un tempo lavorato come giardiniere presso il castello e poi aveva dedicato due anni a scavare nottetempo nei suoi sotterranei per ritrovare antiche gallerie. Egli diceva di essere entrato in una sala dove avrebbe visto sotto una volta romana lunga trenta metri un altare in pietra e sulle pareti le immagini di Gesù e dei dodici apostoli, e lungo le pareti al suolo dei sarcofagi di pietra e trenta casse in metallo prezioso. Il particolare interessante è che tutte le ricerche fatte in seguito stimolate da de Sède, pur avendo individuato qualche galleria, non avevano mai condotto alla sala favolosa. Ma nel frattempo de Sède era stato avvicinato da Plantard, che asseriva non solo di avere documenti segreti che “purtroppo” non poteva mostrare (come i tanti documenti rosacrociani), ma anche una mappa della sala misteriosa. In effetti Plantard l’aveva disegnata lui stesso seguendo le dichiarazioni del solito Lhomoy, ma questo aveva incoraggiato de Sède a scrivere il suo libro e a ipotizzare nella vicenda lo zampino dei templari. Nel 1967 de Sède pubblicava L’oro di Rennes, con cui si impone definitivamente all’attenzione dei media il mito del Priorato di Sion, compresa la riproduzione delle false pergamene che frattanto Plantard era riuscito a disseminare in varie biblioteche e che in realtà (come poi lo stesso Plantard avrebbe confessato) erano state disegnate da Philippe de Chérisey, umorista della radio francese e attore, che nel 1979 dichiarò infine di essere l’autore dei falsi e di averne copiato la scrittura onciale da documenti trovati presso la Bibliothèque Nationale. De Sède trovava nei documenti un inquietante riferimento a un quadro di Poussin dove (come era già accaduto in un quadro del Guercino) alcuni pastori scoprivano una tomba con sopra la dicitura: “Et in Arcadia ego”. Si trattava di un classico memento mori, con cui la Morte afferma di essere presente anche nella felice Arcadia. Ma Plantard aveva sostenuto che la frase appariva nello stemma della sua famiglia sin dal tredicesimo secolo, cosa improbabile visto che Plantard era figlio di un cameriere; che il paesaggio che appare nei quadri evoca quello di Rennes-le-Château mentre Poussin era nato in Normandia e Guercino non era mai stato in Francia; che le tombe nei quadri di Poussin e del Guercino assomigliavano a un sepolcro visibile fino agli anni Ottanta in una strada tra Rennes-le-Château e Rennes-les-Bains (ma purtroppo è stato provato che la tomba era stata costruita solo nel ventesimo secolo). In ogni caso si traeva la prova che i quadri erano stati commissionati al Guercino e a Poussin dal Priorato di Sion. Ma la decifrazione del quadro di Poussin non si fermava lì: anagrammando “Et in Arcadia ego” si trovava l’ingiunzione “I Tego Arcana Dei”, vale a dire: “Vattene, io celo i misteri di Dio”, da cui poi la dimostrazione che la tomba fosse quella di Gesù. Altre ipotesi inquietanti erano state fatte da de Sède su alcuni aspetti della chiesa restaurata da Saunière. Per esempio, vi appare l’iscrizione: “Terribilis est locus iste”, che ha fatto fremere gli appassionati di misteri. In effetti si tratta di una citazione dalla Genesi che appare in moltissime chiese e che si riferisce alla visione di Giacobbe che sogna di salire al cielo e svegliatosi dice, nella versione della vulgata: “Come è terribile questo luogo”; ma in latino “terribilis” significa anche “degno di venerazione”, e quindi capace di incutere timore reverenziale, e l’espressione non ha nulla di minaccioso. Nella chiesa l’acquasantiera è retta da un demone inginocchiato interpretato come Asmodeo, ma si potrebbe dire che molte chiese romaniche hanno raffigurazioni di diavoli. Infine, Asmodeo è sormontato dalla raffigurazione di quattro angeli sotto i quali è incisa la frase: “Par ce signe tu le vaincras”, che potrebbe rinviare a “In hoc signo vinces”, ma l’aggiunta di quel “le” ha indotto i cacciatori di misteri a conteggiare le lettere della frase, che sono ventidue, così come i denti del teschio posto all’entrata del cimitero, come i merli della Torre di Magdala, come i gradini delle due scalinate che portano alla Torre. Le lettere del “le” sono poi la tredicesima e la quattordicesima della frase, e 1314 è la data dell’esecuzione sul rogo di san Giacomo de Molay, il Gran Maestro dei Templari. Con i numeri si può fare tutto quello che si vuole. Venendo poi alle altre statue, tenendo conto delle iniziali dei santi che rappresentano Germana, Rocco, Antonio Eremita, Antonio da Padova e Luca si otterrebbe la parola “Graal”.
La leggenda di Rennes-le-Château si sarebbe forse smontata poco a poco se il libro di de Sède non avesse colpito un giornalista, Henry Lincoln, che aveva dedicato a Rennes-le-Château tre documentari per la BBC (ci era andato in visita anche Mitterrand). Nel corso di questo lavoro Lincoln aveva collaborato con Richard Leigh, altro appassionato di misteri e occulto, e con il giornalista Michael Baigent, e i tre ebbero l’idea di promulgare un libro, Il Santo Graal, che in breve aveva raggiunto altissime tirature. In sintesi, il libro riprendeva tutte le notizie diffuse da de Sède e Plantard, romanzandole ulteriormente, e presentando il tutto come indiscussa verità storica faceva discendere i fondatori del Priorato di Sion a Gesù Cristo, che non sarebbe morto in croce, bensì si sarebbe sposato con la Maddalena fuggendo in Francia e dando origine alla dinastia Merovingia. Quello che Saunière aveva trovato non era affatto un tesoro, bensì una serie di documenti che provavano quale fosse stata la discendenza di Gesù, “sangue reale”, e quindi “sang réal”, poi deformato in “santo graal”. Le ricchezze di Saunière sarebbero state originate dall’oro pagato dal Vaticano perché tenesse nascosta questa terribile scoperta. Inoltre già Plantard aveva asserito che nel Priorato di Sion avevano fatto parte nel corso dei secoli anche Sandro Botticelli, Leonardo da Vinci, Robert Boyle, Robert Fludd, Isaac Newton, Victor Hugo, Claude Debussy, Jean Cocteau. Mancava solo Asterix.
Tutti questi falsi documenti hanno rafforzato il mito di Rennes-le-Château, rendendola meta di molti pellegrinaggi. Gli unici che in fondo non ci avevano mai creduto erano stati proprio gli iniziatori della faccenda. Quando la vicenda era ormai stata romanzescamente gonfiata da Baigent e colleghi, de Sède in un libro del 1988 denunciava le varie truffe imbastite intorno al villaggio di Saunière, e nel 1989 anche Pierre Plantard rinnegava tutto quanto aveva affermato in precedenza, e proponeva una seconda versione della leggenda secondo la quale il Priorato era nato solo nel 1781. Inoltre aveva rivisto qualcuno dei suoi falsi documenti e aggiunto alla lista dei Grandi Maestri del Priorato Roger-Patrice Pelat, amico di François Mitterrand, poi condannato per illecito per azioni borsistiche. Plantard, convocato come testimone, aveva ammesso sotto giuramento di aver inventato tutta la storia del Priorato e in una perquisizione presso il suo domicilio erano stati trovati molti falsi documenti; ormai nessuno lo prendeva più sul serio.
Però nel 2003 appariva Il Codice da Vinci di Dan Brown, chiaramente ispirato a de Sède, Baigent, Leigh e Lincoln, e a numerosa altra letteratura occultistica. Però Brown ha affermato che tutte le notizie che egli fornisce sono storicamente vere. La cosa più interessante è che Lincoln, Baigent e Leigh hanno fatto causa a Brown per plagio. Ora, la prefazione de Il Santo Graal presenta tutto il contenuto del libro come verità storica; pertanto se qualcuno stabilisce la verità di un fatto storico, per esempio che Cesare è stato ucciso alle Idi di marzo, dal momento in cui la verità storica viene resa pubblica diventa di proprietà collettiva, e quindi non può essere accusato di plagio chi racconti delle ventitré pugnalate inferte a Cesare in senato. Invece Baigent, Leigh e Lincoln facendo causa a Brown per plagio hanno ammesso pubblicamente che tutto quello che avevano venduto come verità storica era frutto di fantasia, e dunque solo loro proprietà letteraria. È vero che per allungare le mani su parte del malloppo miliardario di Brown qualcuno sarebbe stato disposto a mettere su carta bollata che non è figlio del proprio padre legittimo bensì di qualcuno delle decine di marinai che frequentavano abitualmente la propria mamma, e Baigent, Leigh e Lincoln dovrebbe avere tutta la nostra più sentita comprensione. Ma la cosa ancora più curiosa è che nel corso del processo Brown ha sostenuto che non aveva mai letto il libro di Lincoln e colleghi, contraddittoria difesa per un autore che asseriva di aver tratto tutte le sue notizie da fonti attendibili, che dicevano esattamente quello che avevano detto gli autori di The Holy Grail.
È questo un complotto? Certamente, alle spalle dei turisti e dei devoti che continuano ad andare là: Rennes-le-Château è ancora meta di pellegrinaggi. Il caso di Rennes-le-Château ci dice non solo quanto sia facile creare ex-novo una leggenda, ma come essa si imponga anche quando storici, tribunali e altre istituzioni abbiano riconosciuto la sua natura mendace, tanto da farci pensare a un aforisma attribuito a Chesterton: “Quando gli uomini non credono più in Dio, non è che non credono a nulla, credono a tutto”, che è una delle osservazioni di Popper, se ve ne ricordate, e mi pare giusta epigrafe per una riflessione sulla sindrome del complotto.
Lectio Magistralis in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa in “Comunicazione e Culture dei Media” all’Università di Torino
Trascrizione di Marta Massini.
Note
1) Georges Cadoudal (Kerléano, Auray, 1771 - Parigi 1804): rappresentante del realismo antirivoluzionario, uno dei capi della chouannerie; dopo la fine di questa rivolta (1800), e nonostante i tentativi di Napoleone per attirarlo dalla sua parte, organizzò nel dic. 1800 l’attentato detto della “macchina infernale”, contro il primo console, poi nel 1803 organizzò la congiura per rapire Napoleone. Arrestato il 9 marzo 1804, fu condannato a morte (fonte: Treccani).
2) Georg Simmel (Berlino, 1º marzo 1858 – Strasburgo, 28 settembre 1918): filosofo e sociologo tedesco.
3) Sir Karl Raimund Popper (Vienna 1902 - Croydon 1994): filosofo della scienza, noto come filosofo politico difensore della democrazia contro ogni forma di totalitarismo, ma anche per le sue riflessioni sulla scienza e per il suo “razionalismo critico”.
4) K. R. Popper, La società aperta e i suoi nemici, vol. II, trad. it. di D. Antiseri, Armando, Roma, 1973-1974, pagg. 125-129
5) Karl R. Popper. Congetture e confutazioni. Bologna, Il Mulino, 1972, p 212-213.
6) Il falsario e agente segreto Simone Simonini è un personaggio realmente esistito, ma è anche il protagonista del romanzo di Umberto Eco Il Cimitero di Praga (Bompiani, 2010).
7) Attualmente il testo è rintracciabile all’indirizzo: https://tinyurl.com/lpebhjk
8) Edizioni La nave di Teseo, 2016.
9) René Jean-Marie-Joseph Guénon (Blois, 15 novembre 1886 – Il Cairo, 7 gennaio 1951): scrittore ed esoterista francese.
10) Julius Evola (Roma, 19 maggio 1898 – Roma, 11 giugno 1974): filosofo, pittore, poeta, scrittore ed esoterista italiano. Era ammirato da Mussolini per alcune idee quali il ritorno alla romanità e una teoria spirituale sulla razza.
11) Otto Rahn (Michelstadt, 18 febbraio 1904 – Söll, 13 marzo 1939): ufficiale delle SS ma anche ricercatore specializzato in storia medievale. Pubblicò il libro Crociata contro il Graal, destando l’attenzione di alcuni membri del partito Nazionalsocialista come Heinrich Himmler (da sempre appassionato di esoterismo). In seguito si distaccò dall’ideale nazionalsocialista arrivando a dimettersi dalle SS. Nel 1939 fu trovato morto congelato sul fianco di una montagna vicino a Söll, nel Tirolo austriaco, in circostanze poco chiare che facevano pensare a un suicidio.
12) Cioè il governo collaborazionista nato a Vichy in seguito alla sconfitta della Francia da parte della Germania nazista nel 1940.