© Oleg Tkachev/iStock Le cospirazioni? Sono sempre quelle degli altri, mai le nostre. Una ricerca dell’Università dell'Illinois pubblicata ad aprile su PLOS One[1] ha messo in luce un interessante meccanismo alla base delle teorie del complotto.
La domanda di partenza era questa: perché, se tutte le ricerche indicano che la maggior parte degli americani crede a qualche forma di teoria del complotto, in generale i complottisti hanno una pessima reputazione? Julia P. Prims, docente di psicologia e autrice dello studio, ha avanzato un’ipotesi: esiste una sorta di “cecità della cospirazione” (conspiracy blindness), che fa sì che sia molto difficile etichettare un’idea come cospirazionista se si tratta di qualcosa in cui crediamo.
Per mettere in luce questo meccanismo, Prims ha condotto due esperimenti, ognuno con circa 250 partecipanti[...]
La domanda di partenza era questa: perché, se tutte le ricerche indicano che la maggior parte degli americani crede a qualche forma di teoria del complotto, in generale i complottisti hanno una pessima reputazione? Julia P. Prims, docente di psicologia e autrice dello studio, ha avanzato un’ipotesi: esiste una sorta di “cecità della cospirazione” (conspiracy blindness), che fa sì che sia molto difficile etichettare un’idea come cospirazionista se si tratta di qualcosa in cui crediamo.
Per mettere in luce questo meccanismo, Prims ha condotto due esperimenti, ognuno con circa 250 partecipanti[...]
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