In tre articoli precedenti[1],[2],[3], abbiamo seguito una linea che ha mostrato un collegamento fra CICADA 3301 e QAnon e ne abbiamo anche approfondito le connessioni e molti dettagli attraverso un’intervista[4],[5] ad Arturo Tafoya. Continuiamo questi approfondimenti su QAnon con un’intervista a Laura Dilley, che ha scritto un articolo scientifico in cui esamina i tweet degli account coinvolti nell’orchestrazione di QAnon e analizza le loro connessioni su Twitter. Le conclusioni di questo studio di Laura Dilley portano altri elementi a supporto dell’ipotesi che abbiamo precedentemente delineato.
I nostri lettori conoscono le tue ricerche e il tuo articolo su QAnon che ho menzionato[6] durante questa mia indagine, ma siamo curiosi di saperne di più e siamo felici di poter approfondire il tema in questa intervista, grazie.
Ci dici qualcosa su di te e sul tuo background universitario?
Grazie per questa opportunità. Sono Associated Professor presso la Michigan State University[7]. Studio comunicazione dal punto di vista del parlato, del linguaggio e del cervello. Ho iniziato il mio percorso presso il Massachusetts Institute of Technology in scienze cognitive e linguistiche prima di approfondire la prospettiva biomedica sul parlato e sul linguaggio presso l’Università di Harvard dove ho conseguito il mio titolo di Ph.D. Questi argomenti sono alquanto lontani dai temi della mia ricerca attuale ma d’altro canto mi consentono di avere una visione unica e peculiare su ciò di cui mi occupo.
Come mai hai cominciato ad occuparti del fenomeno QAnon?
Durante la mia carriera di ricercatrice ho procurato numerosi contratti di ricerca dal valore di diversi milioni di dollari, per le università per cui ho lavorato. Se da un lato i traguardi medico-scientifici di questo lavoro sono stati altamente motivanti per me, con il raggiungimento di promozioni e carriera mi sono via via focalizzata sempre di più su argomenti di ricerca che ritengo impellenti per il nostro tempo e che alcuni considerano rischiosi o controversi. Penso che possiamo concordare sul fatto che l’enorme abuso degli strumenti tecnologici per la comunicazione online siano uno dei problemi più pressanti e forse anche esistenziali per il genere umano. Ci troviamo di fronte a una situazione pericolosa in cui milioni di persone in tutto il mondo credono a cose che non sono basate sulla realtà, cose che sostanzialmente sono artefatte; questo perché le falsità sono state diffuse arbitrariamente su internet tramite i mezzi di comunicazione principalmente per ottenerne un vantaggio politico. Ciò ha portato così tante persone ad avere una mentalità orientata verso la cospirazione QAnon.
Anche se i lettori che ci seguono conoscono bene QAnon, puoi provare a riassumere in poche parole che cos’è questo fenomeno?
Come sappiamo, QAnon è una teoria del complotto che ha avuto origine negli USA con dei post anonimi sul portale internet 4chan nel 2017. Il nucleo principale della narrazione è che gli appartenenti alle élite e i membri del Partito Democratico sarebbero pedofili satanisti, ma per fortuna l’eroe Donald Trump in segreto avrebbe salvato il mondo da questi cattivi. Essendo cresciuta nella cosiddetta area della Bible Belt negli USA, mi sono molto familiari le narrazioni che dipingono i Democratici come il diavolo.
Quando ho preso coscienza della narrazione QAnon, mi sono molto preoccupata perché mi è subito sembrata il tipo di narrazione falsa che può attecchire facilmente e, come la Storia ha dimostrato in passato, anche sfociare in genocidi. Chi può rappresentare l'élite nell’impostazione di QAnon? È ad esempio qualcuna con un titolo di Ph.D. come me? In tempi di agitazioni politiche, la polarizzazione e la retorica disumanizzante possono facilmente portare le persone verso la violenza. Pensiamo ad esempio a quello che è successo in Cambogia con i Khmer rossi che purificarono il paese dagli intellettuali.
Quindi questa tua preoccupazione ti ha in qualche modo incoraggiato ad approfondire il fenomeno QAnon?
Sì, ero molto preoccupata dalla retorica estrema legata alla narrativa QAnon e dall’implicita disumanizzazione. Mi faceva tornare in mente quel tipo di retorica che con tutta probabilità accompagnò lo svolgimento del processo alle streghe di Salem. Ascoltavo tutto questo nel contesto in cui come accademica mi ero occupata della propaganda computazionale di Donald Trump messa in atto durante le elezioni presidenziali americane del 2016 e successivamente della BREXIT e dello scandalo che coinvolse Facebook con Cambridge Analytica. Pertanto, cominciai seriamente a occuparmi di quest’area di ricerca nel 2020 subito dopo l’inizio della pandemia, quando il mondo intero fu costretto al lockdown. Come tante altre persone spendevo molto tempo online e continuavo a vedere non solo tutta questa bizzarra propaganda pro Trump, ma anche narrazioni palesemente false e affermazioni legate a variazioni sulla retorica QAnon. Il traffico su Twitter e le modalità con cui gli account alimentavano questi temi mi sembravano molto pianificati e sistematici e quindi cominciai a studiare la diffusione della propaganda QAnon su Twitter. Questo impegno si è poi trasformato in un articolo di ricerca accademica che ha raccolto diversi studi sulla propaganda QAnon su Twitter prendendo in esame tweet da circa metà estate del 2020 fino al 6 gennaio 2021, giorno dell’assalto a Capitol Hill negli USA.
Prima di fare qualche approfondimento sui contenuti del tuo articolo, proviamo a risolvere un mistero ad esso legato. La terza parte della mia indagine che lo cita contiene un URL[8] che però ora non è più funzionante, ci puoi spiegare il motivo?
Sì certo. Il mio articolo esamina le reti di influencer che hanno contribuito alla diffusione di QAnon su Twitter ed è stato inviato alla rivista open-access Frontiers in Communication nel marzo del 2021. Successivamente l’articolo è passato attraverso il processo di peer-review ed è stato accettato per la pubblicazione a metà settembre del 2021. Dopo un paio di giorni dall’accettazione, l’URL a cui tu fai riferimento venne reso disponibile al pubblico e in quella pagina internet si poteva leggere l’abstract dell’articolo che a quel punto iniziò il processo che l’avrebbe portato alla stampa.
Quella pagina internet indicava che l’articolo completo sarebbe apparso al più presto. Ciò scatenò molto interesse da parte della stampa e del pubblico e così rilasciai diverse interviste, ad esempio a Rolling Stone, Business Insider e Financial Times.
Nel frattempo, l’articolo attraversava il normale processo di correzione tipografica. Il 14 ottobre 2021 inviai la versione definitiva alla rivista e questo è normalmente l’ultimo passaggio prima della pubblicazione finale che, in base alle mie esperienze precedenti, avviene circa in 48 ore. Ad ogni modo il giorno successivo, cioè il 15 ottobre 2021, feci la prima presentazione al pubblico della mia ricerca su QAnon e questa fu resa disponibile su internet[9]. Entro 24 ore da questa divulgazione, una persona che risponde al nome di Trevor FitzGibbon tramite un messaggio diretto via Twitter minacciò di farmi causa, ma questo era solo l’inizio.
FitzGibbon lo abbiamo già citato[10] anche noi. Ma perché dici che era solo l’inizio?
Dopo questo intervento, diversi account misero in atto in tempi brevi minacce e false accuse nei miei confronti. Ho buone ragioni per ritenere che alcuni di questi account siano legati alla propaganda russa o a profili allineati con essa. Questo mi porta a ritenere che i contenuti del mio articolo in via di pubblicazione avessero veramente centrato il segno. Questa serie di interventi contro di me vennero inviati prima agli editor della rivista e poi anche al Direttore dell’intera collana delle riviste Frontiers. E così dopo quasi due mesi di attesa, Frontiers mi contattò per dirmi che si erano consultati con i propri legali e che non avrebbero pubblicato il mio articolo per evitare qualsiasi problema; un vero colpo alla scienza rivolta al pubblico interesse, a mio avviso. L’abstract fu rimosso da internet e questo è il motivo per cui ora appare il messaggio “404 Not Found” anche se per fortuna la copia di quella pagina è archiviata su http://web.archive.org/ . Come nota a margine, nel periodo in cui quella pagina era disponibile, si classificò nella fascia dei primi 1-5% considerando le misurazioni online di influenza della rivista.
Altri dettagli su questa bizzarra storia?
Sì, senza entrare troppo nei particolari, qualche giorno dopo la divulgazione della mia ricerca che stava per essere pubblicata, ho ricevuto il contatto di una persona di nome Sean O’Brien il quale mi chiedeva una copia del mio articolo. Ritenendo che fosse un accademico in base al dominio del suo indirizzo e-mail, gli inviai quello che mi aveva richiesto.
Curiosamente qualche ora dopo, lo stesso O’Brien mi scrisse ancora per richiedere un altro documento; questa volta si trattava di una mia proposta del 2014 relativa ad esperimenti sull’apprendimento della percezione di differenti accenti del parlato. Era una proposta non pubblicata e che nessuno aveva chiesto prima, si trattava dell’unico tentativo che avessi mai fatto per ottenere fondi di ricerca da parte della CIA. Ritenni che quella richiesta fosse alquanto strana e quindi non gli inviai il documento; credo di aver fatto bene. Curiosamente solo poche ore dopo su Twitter si cominciò a parlare del fatto che io fossi un agente della CIA, affermazione assolutamente ridicola in quanto non ho mai lavorato per la CIA. Come se non bastasse, anche l’autore del software che avevo utilizzato per l’analisi informatica nel mio articolo subì degli attacchi e quando infine divenne palese che i contenuti del mio articolo erano in pericolo, diverse persone e gruppi scrissero lettere di sostegno al board editoriale della rivista, esortandoli a resistere alla pressione. Queste lettere di sostegno arrivarono ad esempio anche da un Ph.D. esperto in estremismi e propaganda le cui ricerche erano state anche colpite dalla stessa rete che attaccava me, ma di fatto ciò non ha prodotto i risultati desiderati.
Puoi riassumere i punti salienti del tuo articolo senza ovviamente entrare troppo nei dettagli?
Ci provo. L’articolo utilizza metodi rigorosi e quantitativi per studiare gli influencer e le connessioni dietro la diffusione di QAnon su Twitter sia prima che dopo le elezioni presidenziali del 2020 negli USA e fino alle insurrezioni del 6 gennaio 2021. Ho lavorato a questo articolo con William Welna, programmatore di grande talento, e Faith Foster, un’eccellente studentessa universitaria; relativamente al periodo temporale dell’analisi abbiamo trovato numerose evidenze di digital astroturfing, cioè amplificazione artificiale di account QAnon come parte di una campagna di disinformazione ben strutturata e coordinata. Astroturfing è il termine che usiamo per indicare quando si è in presenza di un presunto consenso proveniente dal basso ma che in realtà è qualcosa di costruito artificialmente e suggerito in maniera non trasparente dall’alto. Il termine opposto sarebbe grassroots (Politica dal basso).
Una sezione dell’articolo riporta un insieme di Twitter handle[11] i quali, cito l’articolo, erano «individui e organizzazioni note per, o sospettate di, precedente o ancora attiva promozione della propaganda QAnon, sulla base di evidenze convergenti». Alcuni di questi Twitter handle sono riferibili a nomi che compaiono negli articoli che hai pubblicato in precedenza. Non da ultimo abbiamo anche trovato evidenze quantitative e qualitative del coinvolgimento di account riconducibili alla propaganda russa nel promuovere QAnon.
Inoltre, l’applicazione della data science e i metodi di analisi della rete di connessioni mostrano addirittura che un paio di account Twitter erano un grande snodo e nucleo di connessione tra numerose tipologie di altri account con un gran traffico di dati tra tutti questi. Come tipologie orbitanti intorno a questo nucleo posso citare ad esempio account Twitter legati a culti come “I AM” o ad esso vicini, account a supporto di QAnon amplificati in maniera artificiale, account di troll che promuovevano disinformazione e ARG (Alternate Reality Game fra cui CICADA 3301), account di estremisti di estrema destra e antisemiti, e come già citato, account legati o allineati alla propaganda russa.
Nel concludere questa intervista e nel ringraziarti ancora per la tua disponibilità, ti incoraggiamo a proseguire in questi sforzi e vogliamo chiederti: quando verrà pubblicato il tuo articolo? Sei a conoscenza di altre pubblicazioni in arrivo che in qualche modo convergono verso i tuoi risultati?
Mi sono impegnata a pubblicare la mia ricerca in modalità open-access da quando era in fase di stampa presso la rivista Frontiers, così che il lavoro potesse essere liberamente accessibile a chiunque nel mondo fosse interessato. In sostanza però non ci sono tante opzioni convenienti di pubblicazione open-press che possano accettare un articolo lungo come il mio contenente diversi studi; le riviste preferiscono lavori più corti. Dunque, al momento in cui scrivo, luglio 2022, ho deciso di rendere disponibile sulla piattaforma arxiv.org[12] la versione pre-print del mio articolo peer-reviewed.
Nel frattempo, cominciano ad apparire altri articoli che convergono verso l’astroturfing come modalità di sviluppo di QAnon e alcuni dei legami con l’Alt-right. Il fatto però che il mio articolo metta in luce in maniera più granulare attività su Twitter di specifici influencer della vita reale lo rende assolutamente unico.
Grazie ancora per l’opportunità di questa intervista, è stato un piacere.
I nostri lettori conoscono le tue ricerche e il tuo articolo su QAnon che ho menzionato[6] durante questa mia indagine, ma siamo curiosi di saperne di più e siamo felici di poter approfondire il tema in questa intervista, grazie.
Ci dici qualcosa su di te e sul tuo background universitario?
Grazie per questa opportunità. Sono Associated Professor presso la Michigan State University[7]. Studio comunicazione dal punto di vista del parlato, del linguaggio e del cervello. Ho iniziato il mio percorso presso il Massachusetts Institute of Technology in scienze cognitive e linguistiche prima di approfondire la prospettiva biomedica sul parlato e sul linguaggio presso l’Università di Harvard dove ho conseguito il mio titolo di Ph.D. Questi argomenti sono alquanto lontani dai temi della mia ricerca attuale ma d’altro canto mi consentono di avere una visione unica e peculiare su ciò di cui mi occupo.
Come mai hai cominciato ad occuparti del fenomeno QAnon?
Durante la mia carriera di ricercatrice ho procurato numerosi contratti di ricerca dal valore di diversi milioni di dollari, per le università per cui ho lavorato. Se da un lato i traguardi medico-scientifici di questo lavoro sono stati altamente motivanti per me, con il raggiungimento di promozioni e carriera mi sono via via focalizzata sempre di più su argomenti di ricerca che ritengo impellenti per il nostro tempo e che alcuni considerano rischiosi o controversi. Penso che possiamo concordare sul fatto che l’enorme abuso degli strumenti tecnologici per la comunicazione online siano uno dei problemi più pressanti e forse anche esistenziali per il genere umano. Ci troviamo di fronte a una situazione pericolosa in cui milioni di persone in tutto il mondo credono a cose che non sono basate sulla realtà, cose che sostanzialmente sono artefatte; questo perché le falsità sono state diffuse arbitrariamente su internet tramite i mezzi di comunicazione principalmente per ottenerne un vantaggio politico. Ciò ha portato così tante persone ad avere una mentalità orientata verso la cospirazione QAnon.
Anche se i lettori che ci seguono conoscono bene QAnon, puoi provare a riassumere in poche parole che cos’è questo fenomeno?
Come sappiamo, QAnon è una teoria del complotto che ha avuto origine negli USA con dei post anonimi sul portale internet 4chan nel 2017. Il nucleo principale della narrazione è che gli appartenenti alle élite e i membri del Partito Democratico sarebbero pedofili satanisti, ma per fortuna l’eroe Donald Trump in segreto avrebbe salvato il mondo da questi cattivi. Essendo cresciuta nella cosiddetta area della Bible Belt negli USA, mi sono molto familiari le narrazioni che dipingono i Democratici come il diavolo.
Quando ho preso coscienza della narrazione QAnon, mi sono molto preoccupata perché mi è subito sembrata il tipo di narrazione falsa che può attecchire facilmente e, come la Storia ha dimostrato in passato, anche sfociare in genocidi. Chi può rappresentare l'élite nell’impostazione di QAnon? È ad esempio qualcuna con un titolo di Ph.D. come me? In tempi di agitazioni politiche, la polarizzazione e la retorica disumanizzante possono facilmente portare le persone verso la violenza. Pensiamo ad esempio a quello che è successo in Cambogia con i Khmer rossi che purificarono il paese dagli intellettuali.
Quindi questa tua preoccupazione ti ha in qualche modo incoraggiato ad approfondire il fenomeno QAnon?
Sì, ero molto preoccupata dalla retorica estrema legata alla narrativa QAnon e dall’implicita disumanizzazione. Mi faceva tornare in mente quel tipo di retorica che con tutta probabilità accompagnò lo svolgimento del processo alle streghe di Salem. Ascoltavo tutto questo nel contesto in cui come accademica mi ero occupata della propaganda computazionale di Donald Trump messa in atto durante le elezioni presidenziali americane del 2016 e successivamente della BREXIT e dello scandalo che coinvolse Facebook con Cambridge Analytica. Pertanto, cominciai seriamente a occuparmi di quest’area di ricerca nel 2020 subito dopo l’inizio della pandemia, quando il mondo intero fu costretto al lockdown. Come tante altre persone spendevo molto tempo online e continuavo a vedere non solo tutta questa bizzarra propaganda pro Trump, ma anche narrazioni palesemente false e affermazioni legate a variazioni sulla retorica QAnon. Il traffico su Twitter e le modalità con cui gli account alimentavano questi temi mi sembravano molto pianificati e sistematici e quindi cominciai a studiare la diffusione della propaganda QAnon su Twitter. Questo impegno si è poi trasformato in un articolo di ricerca accademica che ha raccolto diversi studi sulla propaganda QAnon su Twitter prendendo in esame tweet da circa metà estate del 2020 fino al 6 gennaio 2021, giorno dell’assalto a Capitol Hill negli USA.
Prima di fare qualche approfondimento sui contenuti del tuo articolo, proviamo a risolvere un mistero ad esso legato. La terza parte della mia indagine che lo cita contiene un URL[8] che però ora non è più funzionante, ci puoi spiegare il motivo?
Sì certo. Il mio articolo esamina le reti di influencer che hanno contribuito alla diffusione di QAnon su Twitter ed è stato inviato alla rivista open-access Frontiers in Communication nel marzo del 2021. Successivamente l’articolo è passato attraverso il processo di peer-review ed è stato accettato per la pubblicazione a metà settembre del 2021. Dopo un paio di giorni dall’accettazione, l’URL a cui tu fai riferimento venne reso disponibile al pubblico e in quella pagina internet si poteva leggere l’abstract dell’articolo che a quel punto iniziò il processo che l’avrebbe portato alla stampa.
Quella pagina internet indicava che l’articolo completo sarebbe apparso al più presto. Ciò scatenò molto interesse da parte della stampa e del pubblico e così rilasciai diverse interviste, ad esempio a Rolling Stone, Business Insider e Financial Times.
Nel frattempo, l’articolo attraversava il normale processo di correzione tipografica. Il 14 ottobre 2021 inviai la versione definitiva alla rivista e questo è normalmente l’ultimo passaggio prima della pubblicazione finale che, in base alle mie esperienze precedenti, avviene circa in 48 ore. Ad ogni modo il giorno successivo, cioè il 15 ottobre 2021, feci la prima presentazione al pubblico della mia ricerca su QAnon e questa fu resa disponibile su internet[9]. Entro 24 ore da questa divulgazione, una persona che risponde al nome di Trevor FitzGibbon tramite un messaggio diretto via Twitter minacciò di farmi causa, ma questo era solo l’inizio.
FitzGibbon lo abbiamo già citato[10] anche noi. Ma perché dici che era solo l’inizio?
Dopo questo intervento, diversi account misero in atto in tempi brevi minacce e false accuse nei miei confronti. Ho buone ragioni per ritenere che alcuni di questi account siano legati alla propaganda russa o a profili allineati con essa. Questo mi porta a ritenere che i contenuti del mio articolo in via di pubblicazione avessero veramente centrato il segno. Questa serie di interventi contro di me vennero inviati prima agli editor della rivista e poi anche al Direttore dell’intera collana delle riviste Frontiers. E così dopo quasi due mesi di attesa, Frontiers mi contattò per dirmi che si erano consultati con i propri legali e che non avrebbero pubblicato il mio articolo per evitare qualsiasi problema; un vero colpo alla scienza rivolta al pubblico interesse, a mio avviso. L’abstract fu rimosso da internet e questo è il motivo per cui ora appare il messaggio “404 Not Found” anche se per fortuna la copia di quella pagina è archiviata su http://web.archive.org/ . Come nota a margine, nel periodo in cui quella pagina era disponibile, si classificò nella fascia dei primi 1-5% considerando le misurazioni online di influenza della rivista.
Altri dettagli su questa bizzarra storia?
Sì, senza entrare troppo nei particolari, qualche giorno dopo la divulgazione della mia ricerca che stava per essere pubblicata, ho ricevuto il contatto di una persona di nome Sean O’Brien il quale mi chiedeva una copia del mio articolo. Ritenendo che fosse un accademico in base al dominio del suo indirizzo e-mail, gli inviai quello che mi aveva richiesto.
Curiosamente qualche ora dopo, lo stesso O’Brien mi scrisse ancora per richiedere un altro documento; questa volta si trattava di una mia proposta del 2014 relativa ad esperimenti sull’apprendimento della percezione di differenti accenti del parlato. Era una proposta non pubblicata e che nessuno aveva chiesto prima, si trattava dell’unico tentativo che avessi mai fatto per ottenere fondi di ricerca da parte della CIA. Ritenni che quella richiesta fosse alquanto strana e quindi non gli inviai il documento; credo di aver fatto bene. Curiosamente solo poche ore dopo su Twitter si cominciò a parlare del fatto che io fossi un agente della CIA, affermazione assolutamente ridicola in quanto non ho mai lavorato per la CIA. Come se non bastasse, anche l’autore del software che avevo utilizzato per l’analisi informatica nel mio articolo subì degli attacchi e quando infine divenne palese che i contenuti del mio articolo erano in pericolo, diverse persone e gruppi scrissero lettere di sostegno al board editoriale della rivista, esortandoli a resistere alla pressione. Queste lettere di sostegno arrivarono ad esempio anche da un Ph.D. esperto in estremismi e propaganda le cui ricerche erano state anche colpite dalla stessa rete che attaccava me, ma di fatto ciò non ha prodotto i risultati desiderati.
Puoi riassumere i punti salienti del tuo articolo senza ovviamente entrare troppo nei dettagli?
Ci provo. L’articolo utilizza metodi rigorosi e quantitativi per studiare gli influencer e le connessioni dietro la diffusione di QAnon su Twitter sia prima che dopo le elezioni presidenziali del 2020 negli USA e fino alle insurrezioni del 6 gennaio 2021. Ho lavorato a questo articolo con William Welna, programmatore di grande talento, e Faith Foster, un’eccellente studentessa universitaria; relativamente al periodo temporale dell’analisi abbiamo trovato numerose evidenze di digital astroturfing, cioè amplificazione artificiale di account QAnon come parte di una campagna di disinformazione ben strutturata e coordinata. Astroturfing è il termine che usiamo per indicare quando si è in presenza di un presunto consenso proveniente dal basso ma che in realtà è qualcosa di costruito artificialmente e suggerito in maniera non trasparente dall’alto. Il termine opposto sarebbe grassroots (Politica dal basso).
Una sezione dell’articolo riporta un insieme di Twitter handle[11] i quali, cito l’articolo, erano «individui e organizzazioni note per, o sospettate di, precedente o ancora attiva promozione della propaganda QAnon, sulla base di evidenze convergenti». Alcuni di questi Twitter handle sono riferibili a nomi che compaiono negli articoli che hai pubblicato in precedenza. Non da ultimo abbiamo anche trovato evidenze quantitative e qualitative del coinvolgimento di account riconducibili alla propaganda russa nel promuovere QAnon.
Inoltre, l’applicazione della data science e i metodi di analisi della rete di connessioni mostrano addirittura che un paio di account Twitter erano un grande snodo e nucleo di connessione tra numerose tipologie di altri account con un gran traffico di dati tra tutti questi. Come tipologie orbitanti intorno a questo nucleo posso citare ad esempio account Twitter legati a culti come “I AM” o ad esso vicini, account a supporto di QAnon amplificati in maniera artificiale, account di troll che promuovevano disinformazione e ARG (Alternate Reality Game fra cui CICADA 3301), account di estremisti di estrema destra e antisemiti, e come già citato, account legati o allineati alla propaganda russa.
Nel concludere questa intervista e nel ringraziarti ancora per la tua disponibilità, ti incoraggiamo a proseguire in questi sforzi e vogliamo chiederti: quando verrà pubblicato il tuo articolo? Sei a conoscenza di altre pubblicazioni in arrivo che in qualche modo convergono verso i tuoi risultati?
Mi sono impegnata a pubblicare la mia ricerca in modalità open-access da quando era in fase di stampa presso la rivista Frontiers, così che il lavoro potesse essere liberamente accessibile a chiunque nel mondo fosse interessato. In sostanza però non ci sono tante opzioni convenienti di pubblicazione open-press che possano accettare un articolo lungo come il mio contenente diversi studi; le riviste preferiscono lavori più corti. Dunque, al momento in cui scrivo, luglio 2022, ho deciso di rendere disponibile sulla piattaforma arxiv.org[12] la versione pre-print del mio articolo peer-reviewed.
Nel frattempo, cominciano ad apparire altri articoli che convergono verso l’astroturfing come modalità di sviluppo di QAnon e alcuni dei legami con l’Alt-right. Il fatto però che il mio articolo metta in luce in maniera più granulare attività su Twitter di specifici influencer della vita reale lo rende assolutamente unico.
Grazie ancora per l’opportunità di questa intervista, è stato un piacere.