Le piramidi di Giza rispecchiano la posizione delle stelle nella cintura di Orione?
Questa teoria fantarcheologica è di origine piuttosto recente: è stata presentata per la prima volta nel 1989, in un articolo dello scrittore belga Robert Bauval, che l’ha poi rielaborata più volte, anche in collaborazione con i fantarcheologi inglesi Graham Hancock e Adrian Gilbert.
Secondo Bauval, la posizione delle tre piramidi della necropoli di Giza (Cheope, Chefren e Micerino) riproduce quella delle stelle nella cintura di Orione (Alnitak, Alnilam e Mintaka, ovvero d, e, z Orionis) e per di più rappresenta la loro posizione non all’epoca della loro costruzione ma in un momento molto più antico: il 10.500 a.C. Gli Egizi avrebbero fatto questa scelta perché in quel periodo la Terra avrebbe attraversato l’era astrologica del Leone (rappresentato dalla Sfinge) e negli stessi anni sarebbe avvenuta la distruzione della mitica civiltà di Atlantide (almeno stando al medium americano Edgar Cayce).
A seconda delle versioni della teoria, infine, altre piramidi minori rappresenterebbero altre stelle della costellazione di Orione, mentre il fiume Nilo rappresenterebbe la Via Lattea e la Sfinge la costellazione del Leone.
La affermazioni di Bauval sono state messe alla prova da due astronomi che hanno lavorato in maniera indipendente, lo statunitense Ed Krupp e il sudafricano Anthony Fairall, i quali hanno trovato un grande numero di incongruenze e di forzature.
Per cominciare, non è affatto vero che la figura formata dalle tre piramidi coincida esattamente con quella formata dalle tre stelle della cintura di Orione. La linea formata dalle tre piramidi è leggermente piegata verso nord, mentre quella della cintura di Orione è piegata verso sud. Per rendere somiglianti le due figure, quindi, una delle due deve essere ruotata. Nel libro di Bauval e Gilbert The Orion Mystery pubblicato nel 1994 è stato fatto proprio questo, cioè la mappa della piana di Giza è stata riprodotta con il sud in alto (anziché il nord, come si fa normalmente nelle carte geografiche, per convenzione), mentre la mappa della cintura di Orione è stata riportata con il nord verso l’alto, senza informare il lettore di questa difformità. Inoltre, l’angolo formato dalla direzione delle tre stelle con il nord nel 10500 a.C. era di 47-50 gradi, non di 38 come quello delle piramidi.
Non corrisponde nemmeno la posizione della Sfinge, che dovrebbe rappresentare la costellazione del Leone (costellazione che peraltro gli antichi Egizi non usavano affatto, secondo quanto risulta agli storici). Infatti la Via Lattea si trova tra le costellazioni di Orione e del Leone, mentre il Nilo non si trova tra la Sfinge e la Piramidi, che sono dalla stessa parte rispetto al fiume.
Se poi si considerano anche altre piramidi per rappresentare una parte più grande della costellazione di Orione, la somiglianza tra i due disegni diminuisce ancora e soprattutto mancano, stranamente, proprio le piramidi corrispondenti alle due stelle più luminose di tutta la costellazione: Betelgeuse e Rigel.
Lo stesso Bauval ha preso atto di queste critiche e nelle pubblicazioni successive ha fatto una parziale marcia indietro.
La somiglianza tra le due figure, che nel testo del 1994 aveva una “sorprendente precisione” (“uncanny precision”) e nel 1995 rappresentava una “mappa terrestre incredibilmente precisa delle tre stelle della cintura di Orione” (“unbelievably precise terrestrial map of the three stars of Orion’s belt”), nel 1999 si era ridotta a una “somiglianza simbolica” che non doveva essere presa sul piano letterale, ma piuttosto su quello “intuitivo e spirituale”.
La retromarcia fatta da Bauval ricorda molto le giustificazioni accampate dagli astrologi ogni volta che vengono sorpresi a fare previsioni sbagliate. Di fatto non c’è motivo di pensare che le piramidi di Giza rappresentino la cintura di Orione. Ma il fascino e l’ammirazione suscitati da queste architetture straordinare sono tali che ogni epoca vi proietta le proprie speranze: la rivelazione biblica per Piazzi Smyth, l’esistenza di civiltà avanzatissime per i fantarcheologi di oggi.
Questa teoria fantarcheologica è di origine piuttosto recente: è stata presentata per la prima volta nel 1989, in un articolo dello scrittore belga Robert Bauval, che l’ha poi rielaborata più volte, anche in collaborazione con i fantarcheologi inglesi Graham Hancock e Adrian Gilbert.
Secondo Bauval, la posizione delle tre piramidi della necropoli di Giza (Cheope, Chefren e Micerino) riproduce quella delle stelle nella cintura di Orione (Alnitak, Alnilam e Mintaka, ovvero d, e, z Orionis) e per di più rappresenta la loro posizione non all’epoca della loro costruzione ma in un momento molto più antico: il 10.500 a.C. Gli Egizi avrebbero fatto questa scelta perché in quel periodo la Terra avrebbe attraversato l’era astrologica del Leone (rappresentato dalla Sfinge) e negli stessi anni sarebbe avvenuta la distruzione della mitica civiltà di Atlantide (almeno stando al medium americano Edgar Cayce).
A seconda delle versioni della teoria, infine, altre piramidi minori rappresenterebbero altre stelle della costellazione di Orione, mentre il fiume Nilo rappresenterebbe la Via Lattea e la Sfinge la costellazione del Leone.
La affermazioni di Bauval sono state messe alla prova da due astronomi che hanno lavorato in maniera indipendente, lo statunitense Ed Krupp e il sudafricano Anthony Fairall, i quali hanno trovato un grande numero di incongruenze e di forzature.
Per cominciare, non è affatto vero che la figura formata dalle tre piramidi coincida esattamente con quella formata dalle tre stelle della cintura di Orione. La linea formata dalle tre piramidi è leggermente piegata verso nord, mentre quella della cintura di Orione è piegata verso sud. Per rendere somiglianti le due figure, quindi, una delle due deve essere ruotata. Nel libro di Bauval e Gilbert The Orion Mystery pubblicato nel 1994 è stato fatto proprio questo, cioè la mappa della piana di Giza è stata riprodotta con il sud in alto (anziché il nord, come si fa normalmente nelle carte geografiche, per convenzione), mentre la mappa della cintura di Orione è stata riportata con il nord verso l’alto, senza informare il lettore di questa difformità. Inoltre, l’angolo formato dalla direzione delle tre stelle con il nord nel 10500 a.C. era di 47-50 gradi, non di 38 come quello delle piramidi.
Non corrisponde nemmeno la posizione della Sfinge, che dovrebbe rappresentare la costellazione del Leone (costellazione che peraltro gli antichi Egizi non usavano affatto, secondo quanto risulta agli storici). Infatti la Via Lattea si trova tra le costellazioni di Orione e del Leone, mentre il Nilo non si trova tra la Sfinge e la Piramidi, che sono dalla stessa parte rispetto al fiume.
Se poi si considerano anche altre piramidi per rappresentare una parte più grande della costellazione di Orione, la somiglianza tra i due disegni diminuisce ancora e soprattutto mancano, stranamente, proprio le piramidi corrispondenti alle due stelle più luminose di tutta la costellazione: Betelgeuse e Rigel.
Lo stesso Bauval ha preso atto di queste critiche e nelle pubblicazioni successive ha fatto una parziale marcia indietro.
La somiglianza tra le due figure, che nel testo del 1994 aveva una “sorprendente precisione” (“uncanny precision”) e nel 1995 rappresentava una “mappa terrestre incredibilmente precisa delle tre stelle della cintura di Orione” (“unbelievably precise terrestrial map of the three stars of Orion’s belt”), nel 1999 si era ridotta a una “somiglianza simbolica” che non doveva essere presa sul piano letterale, ma piuttosto su quello “intuitivo e spirituale”.
La retromarcia fatta da Bauval ricorda molto le giustificazioni accampate dagli astrologi ogni volta che vengono sorpresi a fare previsioni sbagliate. Di fatto non c’è motivo di pensare che le piramidi di Giza rappresentino la cintura di Orione. Ma il fascino e l’ammirazione suscitati da queste architetture straordinare sono tali che ogni epoca vi proietta le proprie speranze: la rivelazione biblica per Piazzi Smyth, l’esistenza di civiltà avanzatissime per i fantarcheologi di oggi.