Saqqara, poco a sud del Cairo al confine con il deserto occidentale, è indubbiamente uno dei luoghi più ricchi di meraviglie dell'intero Egitto. Sorta come necropoli di Menfi, capitale del regno ai tempi della I Dinastia (3000 a.C. circa), fu usata per secoli come luogo di sepoltura di faraoni e ricchi cittadini. Il vasto e ricco sito archeologico può vantare undici piramidi principali tra cui la famosa Piramide a Gradoni del faraone Zoser, oggi considerata la più antica d'Egitto, e il suo primo grande monumento in pietra. La necropoli ospita anche il Serapeo, un dedalo sotterraneo di gallerie associate al culto del dio Serapide, e un gran numero di tombe mastaba in pietra o mattoni, dalla tipica forma di piramide tronca. Un particolare interessante, che l'archeologia ufficiale vorrebbe tenere nascosto, è la raffigurazione, in una di queste massicce costruzioni, di un presunto volto alieno, portata spesso come prova del contatto fra gli antichi egizi e una civiltà extraterrestre. L'iconografia somiglia a quella classica degli alieni "grigi": testa allungata, grandi occhi scuri, aria poco amichevole. Sarà vero?
Immaginiamo di raggiungere Saqqara e, visitata la Piramide a Gradoni, di allontanarci dal complesso funerario di Zoser in direzione nord-ovest, verso il Serapeo. Circa a metà strada si trova la mastaba di Akhet-hotep e Ptah-hotep. Rispettivamente padre e figlio, furono entrambi sovrintendenti dei sacerdoti e dignitari di prestigio alla fine della V dinastia, nel 2400-2300 a.C. circa. La loro mastaba comprende varie stanze. Nelle camere sepolcrali, di oltre 4000 anni fa, potremo contemplare alcuni tra i più bei rilievi dipinti dell'antico Egitto. Le decorazioni mostrano scene di mietitura, di caccia con la rete, di vita del defunto, e i due stessi dignitari nell'atto di ricevere offerte comprendenti animali, frutta e numerosi altri doni. Secondo i bene informati, nella fascia più bassa quello che dovremmo trovare in mezzo alle figure umane si intravede nelle figure 2 e 3 nella pagina seguente: si vedono benissimo i grandi occhi a mandorla dall'espressione minacciosa.
Ci sono misteri davvero difficili da svelare, reperti archeologici di cui è tuttora ignota l'esatta funzione, spesso catalogati nei musei come "oggetti cerimoniali". Altre volte è necessaria una complessa interpretazione simbolica per capire cosa significhi una raffigurazione artistica: è il caso, ad esempio, delle famose "Lampade di Dendera" di cui parliamo a pag. 26.
In questo caso non è neppure necessario rivolgersi a un archeologo: basta usare una foto ad alta risoluzione al posto della piccola immagine sgranata e poco nitida mostrata di solito. Forse è un po' una delusione, ma viene fuori che l'alieno è semplicemente… un vaso di fiori (vedi figura 4). I grandi occhi allungati, in particolare, corrispondono alle foglie verde scuro, mentre la fronte è probabilmente un fiore di loto schiuso. La composizione floreale fa parte delle numerose offerte al defunto nel contesto del banchetto rituale, e si ritrova anche in altri punti della mastaba di Ptah-hotep, così come in altre tombe egizie. Un portatore ha addirittura in mano un piccolo vaso della stessa forma del presunto alieno.
Insomma: il mistero è risolto ancora prima di incominciare, e non è sicuramente tra i più intricati. In compenso, il visitatore potrà dire di aver visitato uno dei siti archeologici più antichi e affascinanti dell'Egitto!
Immaginiamo di raggiungere Saqqara e, visitata la Piramide a Gradoni, di allontanarci dal complesso funerario di Zoser in direzione nord-ovest, verso il Serapeo. Circa a metà strada si trova la mastaba di Akhet-hotep e Ptah-hotep. Rispettivamente padre e figlio, furono entrambi sovrintendenti dei sacerdoti e dignitari di prestigio alla fine della V dinastia, nel 2400-2300 a.C. circa. La loro mastaba comprende varie stanze. Nelle camere sepolcrali, di oltre 4000 anni fa, potremo contemplare alcuni tra i più bei rilievi dipinti dell'antico Egitto. Le decorazioni mostrano scene di mietitura, di caccia con la rete, di vita del defunto, e i due stessi dignitari nell'atto di ricevere offerte comprendenti animali, frutta e numerosi altri doni. Secondo i bene informati, nella fascia più bassa quello che dovremmo trovare in mezzo alle figure umane si intravede nelle figure 2 e 3 nella pagina seguente: si vedono benissimo i grandi occhi a mandorla dall'espressione minacciosa.
Ci sono misteri davvero difficili da svelare, reperti archeologici di cui è tuttora ignota l'esatta funzione, spesso catalogati nei musei come "oggetti cerimoniali". Altre volte è necessaria una complessa interpretazione simbolica per capire cosa significhi una raffigurazione artistica: è il caso, ad esempio, delle famose "Lampade di Dendera" di cui parliamo a pag. 26.
In questo caso non è neppure necessario rivolgersi a un archeologo: basta usare una foto ad alta risoluzione al posto della piccola immagine sgranata e poco nitida mostrata di solito. Forse è un po' una delusione, ma viene fuori che l'alieno è semplicemente… un vaso di fiori (vedi figura 4). I grandi occhi allungati, in particolare, corrispondono alle foglie verde scuro, mentre la fronte è probabilmente un fiore di loto schiuso. La composizione floreale fa parte delle numerose offerte al defunto nel contesto del banchetto rituale, e si ritrova anche in altri punti della mastaba di Ptah-hotep, così come in altre tombe egizie. Un portatore ha addirittura in mano un piccolo vaso della stessa forma del presunto alieno.
Insomma: il mistero è risolto ancora prima di incominciare, e non è sicuramente tra i più intricati. In compenso, il visitatore potrà dire di aver visitato uno dei siti archeologici più antichi e affascinanti dell'Egitto!