Il motto del CICAP è “esploriamo i misteri per raccontare la scienza”, ma che cosa significa esattamente “raccontare la scienza”? Quali aspetti della scienza ci interessa raccontare? La stessa parola “scienza” può essere usata per esprimere concetti differenti, anche se legati tra loro, provocando così equivoci e incomprensioni.
Prendiamo l’esempio degli OGM. Potremmo raccontare la “scienza degli OGM” in molti modi diversi.
Per esempio, potremmo spiegare quali sono le tecniche di ingegneria genetica che permettono di trasferire geni tra specie diverse, aggiungendo poi che la manipolazione genetica non è certo nata con gli OGM ma è sempre esistita e oggi si è semplicemente arricchita di nuove tecniche.
Potremmo spiegare come si svolgono gli studi scientifici sugli OGM, che caratteristiche hanno quelli osservazionali e quelli sperimentali, e che tutti questi studi mostrano che non c’è differenza tra gli effetti sulla salute degli alimenti OGM e non OGM.
Potremmo sottolineare che chi sostiene la pericolosità degli OGM ha il dovere di dimostrarla nei fatti e che l’opposizione di numerose associazioni ambientaliste non significa di per sé che gli OGM siano pericolosi.
Potremmo ricordare che tutte le principali associazioni scientifiche concordano nel ritenere gli OGM non pericolosi per la salute umana.
Infine, potremmo ricordare i vantaggi offerti dagli OGM, come la possibilità di sviluppare piante più resistenti alle malattie, che richiedono meno pesticidi o che forniscono livelli nutrizionali più elevati.
Tutte queste affermazioni sono corrette e possono essere appropriate in un dibattito sugli OGM, ma ognuna di esse fa riferimento a un diverso significato della parola “scienza”.
Le tecniche di ingegneria genetica rientrano nelle conoscenze scientifiche. In questo caso per “scienza” intendiamo un insieme di conoscenze acquisite, come quelle che si trovano sui manuali dei corsi universitari.
Gli studi sugli effetti degli OGM possono illustrare il metodo usato dalla scienza, che è quello sperimentale, e che prevede diversi accorgimenti per evitare di farci condizionare dai nostri pregiudizi[1].
La necessità di dimostrare le proprie affermazioni è uno dei valori della scienza, cioè delle norme morali di comportamento che deve seguire chi vuole far parte della comunità scientifica.
Il parere delle associazioni scientifiche permette di parlare del consenso scientifico: nella scienza non esistono “verità ufficiali”, ma soltanto conclusioni provvisorie, fondate sulle evidenze disponibili, sulle quali concorda la maggioranza della comunità scientifica. Praticamente tutte le teorie scientifiche, per quanto consolidate, hanno qualche oppositore all’interno della comunità scientifica: non è una debolezza ma un punto di forza, perché proprio questa provvisorietà garantisce che a lungo andare le teorie inadeguate vengano corrette e le frodi siano scoperte.
Parlando dei benefici degli OGM arriviamo infine alle applicazioni tecnologiche della scienza, che possono essere vantaggiose oppure no: le stesse conoscenze possono essere usate per realizzare una nuova medicina o magari un’arma batteriologica. In alcuni casi, tra cui proprio quello degli OGM, la distinzione tra scienza e tecnologia non è ben definita, ma in ogni caso è possibile distinguere tra applicazioni utili che vanno perseguite e applicazioni pericolose che vanno limitate o regolamentate.
Tutti questi aspetti sono importanti, ma ciò non significa che siano di uguale interesse per il CICAP. Io penso che chi promuove lo spirito critico e la mentalità scientifica debba concentrarsi soprattutto sui metodi e sui valori della scienza, perché sono quelli che hanno prodotto la rivoluzione scientifica e che segnano le distinzioni più importanti tra la scienza e la pseudoscienza.
Come Marco Ciardi ha spiegato su queste pagine, infatti, la rivoluzione scientifica è stata resa possibile non soltanto dall’adozione del metodo sperimentale ma anche dal passaggio dalla mentalità esoterica della magia a quella trasparente della scienza, cioè da un sapere per definizione occulto, riservato solo agli iniziati, a un sapere pubblico, controllabile e verificabile da tutti, perché universale e fondato sul rifiuto del principio di autorità[2]. Ma il pensiero scientifico è controintuitivo e richiede una formazione specifica e uno sforzo intellettuale non indifferente, perciò i metodi e i valori della scienza non sono acquisiti una volta per sempre e vanno tutelati costantemente. Educare alla mentalità scientifica significa anche insegnare a valutare le affermazioni indipendentemente da chi le ha fatte, a pretendere sempre che tali affermazioni vengano dimostrate, a riconoscere la possibilità di avere torto e di essere corretti dagli altri.
Allo stesso modo, ciò che distingue uno scienziato come Galileo da un mago come Paracelso non è il fatto che le affermazioni del primo fossero giuste e quelle del secondo fossero sbagliate: anche alcune delle idee di Galileo erano sbagliate, come quelle sulle maree o sulle comete. Le affermazioni di Galileo, però, non erano fondate su un sapere occulto, ma su esperimenti e calcoli matematici che chiunque poteva verificare pubblicamente. Anche oggi il problema delle pseudoscienze o delle teorie del complotto non è tanto di fare affermazioni sbagliate, visto che questo succede anche alle teorie scientifiche, ma di rifiutare di correggerle in base alle prove sperimentali.
Naturalmente ci capita anche di diffondere conoscenze scientifiche, ma credo che questo obiettivo sia strumentale rispetto a quello di spiegare i metodi e i valori della scienza, per diverse ragioni: perché ci interessa far capire che cosa sta alla base della mentalità scientifica e non accumulare una collezione di conoscenze; e anche perché ci sono già altri individui e enti specializzati nella divulgazione delle conoscenze scientifiche e non sta in questo la specificità del CICAP.
Allo stesso modo non credo spetti al CICAP rappresentare il punto di vista della comunità scientifica, che è soltanto una delle componenti della società, insieme ad altre che hanno gli stessi diritti e che hanno le loro associazioni di riferimento. Credo che il CICAP non debba rappresentare uno specifico settore della società in contrapposizione agli altri, ma promuovere una mentalità che possa essere seguita da tutti.
Per quanto riguarda la tecnologia, credo che l’obiettivo debba essere adoperarsi affinché la discussione sia fondata sui fatti e ispirata ai valori e ai metodi della scienza, non schierarsi “a favore” o “contro” una nuova tecnologia, perché questa decisione non dipende soltanto dagli aspetti scientifici, ma anche da quelli etici, politici e sociali e quindi esula dalle nostre competenze specifiche[3].
Infine, una discussione intellettualmente onesta non deve confondere i diversi significati della parola “scienza”. Per esempio, sostenere che non bisogna fidarsi della scienza con l’argomento che essa ha prodotto i disastri di Hiroshima e Chernobyl non è un ragionamento corretto, perché confonde il piano della conoscenza con quello della tecnologia. Ma sarebbe altrettanto sbagliato sostenere, poniamo, l’opportunità della clonazione umana con l’argomento che non bisogna porre limiti alla conoscenza, perché di nuovo si confonderebbe il piano delle conoscenze scientifiche con quello delle applicazioni tecnologiche.
Anche confondere la scienza intesa come insieme di conoscenze con la scienza intesa come comunità può causare ragionamenti errati. Nel campo medico, per esempio, gli omeopati a volte usano l’argomento che nella comunità scientifica avvengono errori e persino frodi per mettere in dubbio l’intero impianto delle conoscenze scientifiche che bocciano l’omeopatia. Questo ragionamento è errato perché le conoscenze teoriche e le prove sperimentali che mostrano l’inefficacia dell’omeopatia sono così robuste e consolidate da rendere inverosimile che consistano in una sequenza pressoché infinita di errori o di frodi. D’altra parte, sarebbe sbagliato trattare come un ingiusto attacco alla scienza qualsiasi critica circostanziata ai limiti e ai difetti della comunità scientifica, che in quanto impresa umana può essere soggetta a condizionamenti di vario genere. Per esempio, per restare nel campo medico, l’insufficiente trasparenza nel pubblicare i risultati degli studi clinici è un vero problema che può far apparire i farmaci più efficaci di quanto siano effettivamente[4]. Questo problema è stato sollevato da medici e scienziati come Ben Goldacre e Sergio Della Sala, che hanno proposto soluzioni concrete, ed è tuttora oggetto di dibattito.
In conclusione, credo che il modo migliore di sostenere la scienza sia difenderla più sul piano delle idee che su quello delle persone o delle tecnologie; più promuovendo la mentalità scientifica che schierandosi a priori con gli scienziati o con le innovazioni tecnologiche; e più ancora mettendo in pratica i metodi e i valori della scienza che limitandosi a enunciarli astrattamente. In questo senso è fondamentale applicare lo spirito critico anche alla scienza stessa: non presentare la scienza come infallibile e gli scienziati come supereroi, ma discutere apertamente degli errori commessi dagli scienziati, dei problemi presenti nella comunità scientifica e delle possibili soluzioni.
Prendiamo l’esempio degli OGM. Potremmo raccontare la “scienza degli OGM” in molti modi diversi.
Per esempio, potremmo spiegare quali sono le tecniche di ingegneria genetica che permettono di trasferire geni tra specie diverse, aggiungendo poi che la manipolazione genetica non è certo nata con gli OGM ma è sempre esistita e oggi si è semplicemente arricchita di nuove tecniche.
Potremmo spiegare come si svolgono gli studi scientifici sugli OGM, che caratteristiche hanno quelli osservazionali e quelli sperimentali, e che tutti questi studi mostrano che non c’è differenza tra gli effetti sulla salute degli alimenti OGM e non OGM.
Potremmo sottolineare che chi sostiene la pericolosità degli OGM ha il dovere di dimostrarla nei fatti e che l’opposizione di numerose associazioni ambientaliste non significa di per sé che gli OGM siano pericolosi.
Potremmo ricordare che tutte le principali associazioni scientifiche concordano nel ritenere gli OGM non pericolosi per la salute umana.
Infine, potremmo ricordare i vantaggi offerti dagli OGM, come la possibilità di sviluppare piante più resistenti alle malattie, che richiedono meno pesticidi o che forniscono livelli nutrizionali più elevati.
Tutte queste affermazioni sono corrette e possono essere appropriate in un dibattito sugli OGM, ma ognuna di esse fa riferimento a un diverso significato della parola “scienza”.
Le tecniche di ingegneria genetica rientrano nelle conoscenze scientifiche. In questo caso per “scienza” intendiamo un insieme di conoscenze acquisite, come quelle che si trovano sui manuali dei corsi universitari.
Gli studi sugli effetti degli OGM possono illustrare il metodo usato dalla scienza, che è quello sperimentale, e che prevede diversi accorgimenti per evitare di farci condizionare dai nostri pregiudizi[1].
La necessità di dimostrare le proprie affermazioni è uno dei valori della scienza, cioè delle norme morali di comportamento che deve seguire chi vuole far parte della comunità scientifica.
Il parere delle associazioni scientifiche permette di parlare del consenso scientifico: nella scienza non esistono “verità ufficiali”, ma soltanto conclusioni provvisorie, fondate sulle evidenze disponibili, sulle quali concorda la maggioranza della comunità scientifica. Praticamente tutte le teorie scientifiche, per quanto consolidate, hanno qualche oppositore all’interno della comunità scientifica: non è una debolezza ma un punto di forza, perché proprio questa provvisorietà garantisce che a lungo andare le teorie inadeguate vengano corrette e le frodi siano scoperte.
Parlando dei benefici degli OGM arriviamo infine alle applicazioni tecnologiche della scienza, che possono essere vantaggiose oppure no: le stesse conoscenze possono essere usate per realizzare una nuova medicina o magari un’arma batteriologica. In alcuni casi, tra cui proprio quello degli OGM, la distinzione tra scienza e tecnologia non è ben definita, ma in ogni caso è possibile distinguere tra applicazioni utili che vanno perseguite e applicazioni pericolose che vanno limitate o regolamentate.
Tutti questi aspetti sono importanti, ma ciò non significa che siano di uguale interesse per il CICAP. Io penso che chi promuove lo spirito critico e la mentalità scientifica debba concentrarsi soprattutto sui metodi e sui valori della scienza, perché sono quelli che hanno prodotto la rivoluzione scientifica e che segnano le distinzioni più importanti tra la scienza e la pseudoscienza.
Come Marco Ciardi ha spiegato su queste pagine, infatti, la rivoluzione scientifica è stata resa possibile non soltanto dall’adozione del metodo sperimentale ma anche dal passaggio dalla mentalità esoterica della magia a quella trasparente della scienza, cioè da un sapere per definizione occulto, riservato solo agli iniziati, a un sapere pubblico, controllabile e verificabile da tutti, perché universale e fondato sul rifiuto del principio di autorità[2]. Ma il pensiero scientifico è controintuitivo e richiede una formazione specifica e uno sforzo intellettuale non indifferente, perciò i metodi e i valori della scienza non sono acquisiti una volta per sempre e vanno tutelati costantemente. Educare alla mentalità scientifica significa anche insegnare a valutare le affermazioni indipendentemente da chi le ha fatte, a pretendere sempre che tali affermazioni vengano dimostrate, a riconoscere la possibilità di avere torto e di essere corretti dagli altri.
Allo stesso modo, ciò che distingue uno scienziato come Galileo da un mago come Paracelso non è il fatto che le affermazioni del primo fossero giuste e quelle del secondo fossero sbagliate: anche alcune delle idee di Galileo erano sbagliate, come quelle sulle maree o sulle comete. Le affermazioni di Galileo, però, non erano fondate su un sapere occulto, ma su esperimenti e calcoli matematici che chiunque poteva verificare pubblicamente. Anche oggi il problema delle pseudoscienze o delle teorie del complotto non è tanto di fare affermazioni sbagliate, visto che questo succede anche alle teorie scientifiche, ma di rifiutare di correggerle in base alle prove sperimentali.
Naturalmente ci capita anche di diffondere conoscenze scientifiche, ma credo che questo obiettivo sia strumentale rispetto a quello di spiegare i metodi e i valori della scienza, per diverse ragioni: perché ci interessa far capire che cosa sta alla base della mentalità scientifica e non accumulare una collezione di conoscenze; e anche perché ci sono già altri individui e enti specializzati nella divulgazione delle conoscenze scientifiche e non sta in questo la specificità del CICAP.
Allo stesso modo non credo spetti al CICAP rappresentare il punto di vista della comunità scientifica, che è soltanto una delle componenti della società, insieme ad altre che hanno gli stessi diritti e che hanno le loro associazioni di riferimento. Credo che il CICAP non debba rappresentare uno specifico settore della società in contrapposizione agli altri, ma promuovere una mentalità che possa essere seguita da tutti.
Per quanto riguarda la tecnologia, credo che l’obiettivo debba essere adoperarsi affinché la discussione sia fondata sui fatti e ispirata ai valori e ai metodi della scienza, non schierarsi “a favore” o “contro” una nuova tecnologia, perché questa decisione non dipende soltanto dagli aspetti scientifici, ma anche da quelli etici, politici e sociali e quindi esula dalle nostre competenze specifiche[3].
Infine, una discussione intellettualmente onesta non deve confondere i diversi significati della parola “scienza”. Per esempio, sostenere che non bisogna fidarsi della scienza con l’argomento che essa ha prodotto i disastri di Hiroshima e Chernobyl non è un ragionamento corretto, perché confonde il piano della conoscenza con quello della tecnologia. Ma sarebbe altrettanto sbagliato sostenere, poniamo, l’opportunità della clonazione umana con l’argomento che non bisogna porre limiti alla conoscenza, perché di nuovo si confonderebbe il piano delle conoscenze scientifiche con quello delle applicazioni tecnologiche.
Anche confondere la scienza intesa come insieme di conoscenze con la scienza intesa come comunità può causare ragionamenti errati. Nel campo medico, per esempio, gli omeopati a volte usano l’argomento che nella comunità scientifica avvengono errori e persino frodi per mettere in dubbio l’intero impianto delle conoscenze scientifiche che bocciano l’omeopatia. Questo ragionamento è errato perché le conoscenze teoriche e le prove sperimentali che mostrano l’inefficacia dell’omeopatia sono così robuste e consolidate da rendere inverosimile che consistano in una sequenza pressoché infinita di errori o di frodi. D’altra parte, sarebbe sbagliato trattare come un ingiusto attacco alla scienza qualsiasi critica circostanziata ai limiti e ai difetti della comunità scientifica, che in quanto impresa umana può essere soggetta a condizionamenti di vario genere. Per esempio, per restare nel campo medico, l’insufficiente trasparenza nel pubblicare i risultati degli studi clinici è un vero problema che può far apparire i farmaci più efficaci di quanto siano effettivamente[4]. Questo problema è stato sollevato da medici e scienziati come Ben Goldacre e Sergio Della Sala, che hanno proposto soluzioni concrete, ed è tuttora oggetto di dibattito.
In conclusione, credo che il modo migliore di sostenere la scienza sia difenderla più sul piano delle idee che su quello delle persone o delle tecnologie; più promuovendo la mentalità scientifica che schierandosi a priori con gli scienziati o con le innovazioni tecnologiche; e più ancora mettendo in pratica i metodi e i valori della scienza che limitandosi a enunciarli astrattamente. In questo senso è fondamentale applicare lo spirito critico anche alla scienza stessa: non presentare la scienza come infallibile e gli scienziati come supereroi, ma discutere apertamente degli errori commessi dagli scienziati, dei problemi presenti nella comunità scientifica e delle possibili soluzioni.
Note
1) Naturalmente questa è una definizione sintetica e in realtà le cose sono un po’ più complicate: per quanto riguarda il fatto che non sempre le discipline scientifiche si basano sul metodo sperimentale rimando al mio articolo “Mettere alla prova le teorie”, in Query n. 4, inverno 2010
2) Rimando in particolare a “Questioni di metodo”, in Query n. 9, primavera 2012.
3) Ho parlato specificamente di questo problema nell’articolo “Dai fantasmi agli OGM: affrontare la complessità”, in Query n. 21, primavera 2015.
4) Di questo aspetto si è occupato Stefano Bagnasco. Si veda per esempio “Publication Bias: la scomparsa degli studi ‘negativi’”, in Query n. 20, inverno 2014.