Povero Bacone!

L'insistenza sul fatto che Bacone abbia teorizzato una mascolinizzazione dello scienziato in modo che questi diventasse il padre di

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Ritratto di Bacon di Frans Pourbous, è conservato a Varsavia
©wikipedia.org
In ambito accademico circola una simpatica storiella: «Due professori universitari si incontrano. Il più giovane chiede al collega più anziano ormai prossimo alla pensione: "E ora che cosa farai?". Risposta: "Finalmente avrò il tempo di leggere tutti i libri che ho recensito». È vero, molto spesso le persone (e anche i professori universitari) parlano di libri che non hanno mai letto. Oppure fanno riferimento a tali libri semplicemente basandosi sull'opinione di altre persone. Non è infrequente, quindi, imbattersi in personaggi caratterizzati anche da una certa autorevolezza che emettono sentenze o formulano giudizi sommari, spesso inesatti sotto il profilo storico, agevolando la diffusione di luoghi comuni e miti storiografici (di questo ci siamo già occupati anche in Query n. 14 e n. 20).

Prendiamo il caso di Vandana Shiva. Nel suo libro Making peace with the Earth (2012) si può leggere: «Secondo Bacone, padre riconosciuto della scienza moderna, "la natura delle cose si svela più subitamente sotto lo schiaffo dell'arte che nella sua libertà naturale". Il rigore delle conoscenze scientifiche e le conseguenti invenzioni meccaniche non si limitano a "guidare con grazia il corso della natura, ma hanno il potere di conquistarla e sottometterla, di scuoterne le fondamenta". Nel Temporis partus masculus Bacone si riprometteva di creare una razza eletta di eroi e superuomini che avrebbero assoggettato natura e società» (la sottolineatura è mia, ci sarà utile tra breve)[1]. Naturalmente l'autrice non riporta alcuna indicazione bibliografica, che ci permetta di verificare esattamente in quale luogo Bacone abbia fatto simili affermazioni. Avrà Vandana Shiva veramente letto il libro da lei citato del filosofo inglese? Analizzando il testo nel suo complesso, ci si accorge che la fonte dell'autrice non è Bacone, ma corrisponde a un paio di testi pubblicati da studiose americane (entrambe nate nel 1936): The Death of Nature. Women, Ecology and the Scientific Revolution (1980) di Carolyn Merchant, e Reflections on Gender and Science (1985) di Evelyn Fox Keller. Purtroppo, come tutti gli storici della scienza sanno, questi due volumi non rappresentano il frutto di una approfondita e metodologicamente corretta ricerca storica, ma costituiscono il prodotto di un approccio ideologico alla filosofia di Bacone. Per chi volesse entrare nei dettagli di tale questione storiografica, rimando all'ottimo articolo scritto da Ferdinando Abbri sull'argomento (e citato in bibliografia). In questa sede sarà sufficiente mostrare come false interpretazioni storiche possano basarsi su clamorosi errori materiali, che a loro volta danno vita a veri e propri miti storiografici (simili in tutto e per tutto a quelli metropolitani).

Come abbiamo già visto in molte altre occasioni, il primo compito dello storico è quello di riuscire a interpretare il contesto dell'epoca studiata, ricostruendo un altro presente, e non guardando al passato con gli occhi della contemporaneità, attribuendo così agli uomini e alle donne di età diverse dalla nostra intenzioni e motivazioni che mai si sono sognati di avere. Scrive Abbri: «La Fox Keller si sofferma molto sulla questione, per lei cruciale, dei supermen, progenie del santo, casto matrimonio che Bacone vuole celebrare tra gli uomini e le cose nel Temporis partus masculus. Il problema è semplicemente testuale, poiché nella traduzione inglese di Farrington usata si parla di una "blessed race of Heroes or Supermen", ma nel testo originale vi è traccia solo di una "fortunata prole di Eroi", non di "Supermen"». Dunque, «l'insistenza sul fatto che Bacone abbia teorizzato una mascolinizzazione dello scienziato in modo che questi diventasse il padre di "Heroes and Supermen" è frutto di una traduzione disinvolta e datata, di un mancato ricorso alla fonte testuale originale e di un vero e proprio fraintendimento filosofico del passo baconiano[2]».

Perciò, riepilogando, Vandana Shiva ha basato le sue affermazioni su un testo sbagliato, che riprende in maniera distorta (trasformando or in and) una traduzione che già in origine era errata (perché introduceva il termine supermen, inesistente in Bacone). Il fatto non è di poco conto, perché nei libri di Merchant e Fox Keller la distorsione del pensiero baconiano viene presa a pretesto per scagliare un attacco contro la scienza moderna, in favore di modalità di pensiero tipiche del mondo della magia e dell'alchimia, più vicine – secondo le due studiose – all'idea di un'immagine della natura organica e non meccanicistica, buona e incontaminata, dimostrando così di ignorare completamente la complessità dei rapporti storici tra scienza e magia, tra il tema del meccanicismo e quello dell'unità della natura[3].

Per quanto riguarda il nostro, povero Francis Bacon, ricorderemo soltanto che, a proposito del rapporto dell'uomo con la natura, egli ha sempre proposto un approccio molto articolato e di difficile riduzione a stereotipi o facili slogan[4]. Stesso discorso va fatto per il ruolo della scienza e della tecnica in relazione agli scopi e al destino dell'uomo. Bacone ha sempre e solo parlato di «ragionevoli speranze» e non ha mai propugnato alcuna fede cieca nel progresso.

Per il filosofo inglese non esisteva affatto un rapporto necessario fra aumento del sapere-potere e crescita morale. Ed era perfettamente consapevole del fatto che la tecnica ha una natura 'ambigua': i suoi effetti positivi o negativi, infatti, dipendono esclusivamente dalle scelte dell'uomo. Soltanto con la comparsa del positivismo, nel corso dell'Ottocento, si sarebbe affermata nella cultura occidentale una particolare concezione dell'idea di progresso, qualificabile come una vera e propria fede nel progresso: una fede secondo la quale scienza e tecnica sono la principale fonte del progresso politico e di quello morale e costituiscono la conferma di tale progresso.

Niente di tutto questo appartiene al pensiero di Bacone, né ai padri fondatori della scienza moderna, ma soltanto a una tradizione filosofica specifica, quella del positivismo, che successivamente si sarebbe innestata all'interno di una delle linee dominanti del pensiero economico occidentale, quella dell'economia neoclassica[5]. Non comprendere queste differenze (mancata comprensione che spesso ha caratterizzato l'opera di molti filosofi del Novecento), effettuando dei processi sommari a tutta la scienza moderna da Galileo in poi, sulla base di interpretazioni storiche inconsistenti e materialmente errate, non può che avere un risultato: favorire lo sviluppo di una mentalità magica e di atteggiamenti pseudoscientifici.

Al tempo stesso, anche tutti coloro che credono nei valori della scienza moderna devono però tenere sempre ben presente che il sapere scientifico attuale è il risultato di una storia complessa e di tradizioni di ricerca spesso in contrapposizione fra loro, animate da diverse e talvolta inconciliabili immagini del mondo e della natura. Altrimenti come facciamo a spiegare a Vandana Shiva che sta dicendo un sacco di cose sbagliate e che sarebbe meglio che si leggesse direttamente Bacone?

Note

1) V. Shiva. 2012. Fare pace con la Terra, Milano: Feltrinelli, p. 20.
2) F. Abbri. 1995. Dalla storia delle idee alla storia sociale: il <>, in Storia della filosofia. Storia della scienza. Saggi in onore di Paolo Rossi, a cura di A. La Vergata e A. Pagnini, Firenze: La Nuova Italia, pp. 51-52. Cfr. B. Farrington. 1951. Temporis partus masculus. An Untranslated Writing of Francis Bacon, in Centaurus, 1, pp. 193-205.
3) M. Ciardi. 2014. Galileo e Harry Potter. La magia può aiutare la scienza?, Roma: Carocci.
4) Cfr. P. Rossi. 2004. Francesco Bacone. Dalla magia alla scienza (1957), Bologna: Il Mulino, 2004.
5) M. Ciardi. 2013. Terra. Storia di un'idea, Roma-Bari: Laterza.
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