Nella notte del 29 giugno 2023 si è spento a Torino, all’età di 105 anni, Francesco De Bartolomeis. È difficile definire esattamente cosa sia stato De Bartolomeis. Nella sua lunga vita, infatti, si è occupato di tante cose: dalla pedagogia alla storia dell’arte, dalla politica al cinema.
Nato a Pelezzano, in provincia di Salerno, il 20 gennaio 1918, negli anni '30 studiò a Firenze, dove fu allievo del pedagogista e filosofo Ernesto Codignola (1885-1965), che lo avvicinò alle teorie pedagogiche di John Dewey (1859-1952). Si laureò in pedagogia e scrisse alcuni articoli sulla rivista Il Ponte diretta da Piero Calamandrei (1889-1956). Adriano Olivetti (1901-1960) lesse questi articoli e prese contatto con lui. In tal modo De Bartolomeis iniziò a collaborare con la rivista Comunità. Giornale mensile di politica e cultura, fondata e diretta dallo stesso Olivetti, insieme ai sociologi Franco Ferrarotti e Luciano Gallino, gli scrittori Leonardo Sinisgalli, Franco Fortini e Paolo Volponi e l’artista-designer Ettore Sottsass.
Nel 1944, spinto da Benedetto Croce (1866-1952), pubblicò il libro Esistenzialismo e idealismo[1]. Lo stesso Croce recensì il libro e questo contribuì a dare una certa notorietà al giovane autore.
De Bartolomeis insegnò per qualche tempo a Firenze e nel 1956 si trasferì a Torino, dove iniziò a collaborare con la casa editrice Loescher, per la quale tradusse molti autori che avevano fornito contributi innovativi in campo pedagogico. Collaborò inoltre all’apertura della sede torinese del Movimento di Cooperazione Educativa, che comprendeva insegnanti, pedagogisti e operatori della formazione che si ispirano alla metodologia della pedagogia popolare del francese Célestin Freinet (1896-1966). A Torino proseguì inoltre la carriera universitaria che lo portò a essere professore ordinario di pedagogia fino al 1988 e successivamente professore emerito.
In ambito universitario nel 1972 avviò un’originale sperimentazione di laboratori didattici con lo scopo di mettere a punto «strategie per avviare e sviluppare innovazioni nella scuola ordinaria». Per sottolineare però la sua distanza dalla pedagogia teorica del mondo accademico, spostò i laboratori anche fuori dall’università. Nell’ambito di tali attività invitò a tenere i corsi anche l’amico pittore Piero Simondo (1928-2020).
Nella sua lunga attività editoriale pubblicò più di 50 libri che hanno rappresentato tappe importanti della ricerca pedagogica. Tra questi ricordiamo: La pedagogia come scienza (1953), Il bambino da tre a sei anni e la nuova scuola infantile (1968), La ricerca come antipedagogia (1969), Il sistema dei laboratori (1978), Riflessioni intorno al sistema formativo (2004).
Nel suo La ricerca come antipedagogia[2], De Bartolomeis critica un certo tipo di ricerca pedagogica che restava chiusa in una concezione e in una pratica puramente didattica, senza tenere conto né del contesto istituzionale della scuola, né delle forze che agiscono nella società. Tale ricerca è infatti incapace di modificare efficacemente i metodi tradizionali di insegnamento e di apprendimento. L’antipedagogia da lui proposta, al contrario, deve convogliare nella scuola le risorse culturali e sociali più avanzate e le migliori metodologie dei vari settori del sapere, tenendo conto delle diverse situazioni reali. Uscito in epoca di contestazioni studentesche, il libro condivide con il movimento studentesco la necessità di svecchiare i sistemi educativi ma, al tempo stesso, rivendica l’importanza del ruolo della cultura per il raggiungimento di tali obiettivi.
Coerente con la sua idea che la pedagogia deve essere strettamente legata alla realtà sociale è stato il suo impegno politico. Nel 1975 De Bartolomeis viene candidato per il Consiglio comunale, come indipendente dal Partito Comunista torinese. Eletto, collabora con l’assessore all’istruzione Gianni Dolino per avviare il tempo pieno a scuola e realizzare mense scolastiche nelle scuole torinesi. Nello stesso periodo contribuisce alla realizzazione dell’avveniristica scuola dell’infanzia in Emilia-Romagna. Venne poi rieletto consigliere comunale nel 1980, ma si dimise per potersi dedicare alla ricerca e all’insegnamento.
Grande appassionato d’arte, insieme ai suoi amici artisti tra cui Lucio Fontana (1899-1968), Giacomo Soffiantino (1929-2013) e il già citato Simondo, assume posizioni originali e spesso critiche nei confronti delle concezioni artistiche dominanti. Molto interessato anche al cinema, contribuisce alla creazione del Festival Cinema Giovani e del Torino Film Festival.
Attivissimo fino a tarda età (andava regolarmente a nuotare in piscina fino a poco prima della morte), tra il 2022 e l’inizio del 2023 De Bartolomeis ha pubblicato ben cinque libri per le Edizioni ZeroSei. Questi libri sono una sorta di compendio delle sue concezioni pedagogiche e artistiche, e da essi emerge chiaramente la concezione che ha costantemente guidato la sua vita: l’idea che la ricerca non abbia mai fine e che possa costantemente migliorare. Come lui stesso ha affermato, tuttavia, «il fatto che le ricerche non si fermino mai non vuol dire che tutto è incompiuto e di passaggio»[3].
L’ultimo suo libro[4] è stato pubblicato a metà aprile 2023 e si intitola Parliamone. Educazione, arte e altro. In esso De Bartolomeis, sottolineando naturalmente la centralità degli allievi nel processo di apprendimento, richiama la necessità di attirare l’attenzione anche sugli insegnanti, spesso costretti a operare tra mille difficoltà. La pedagogia deve dimostrare la sua validità sia che operi nelle istituzioni formative sia che, attraverso ricerche specialistiche, contribuisca a fare progredire la teoria della formazione. Quella dell’educatore è un’arte difficile che può però dare piacere perché sviluppa tutti gli aspetti della personalità, muovendosi in una molteplicità di eventi, di condizioni e di scelte che consentono un accordo tra le materie di studio e i bisogni e gli interessi degli allievi. Il volume contiene anche un contributo di Rita Margaira sull’importanza dell’educazione musicale.
Insignito di importanti onorificenze, De Bartolomeis mostrò sempre un certo disinteresse verso di esse. L’ultima risale all’autunno 2022, quando venne nominato membro onorario dell’International Center for Studies on Educational Methodologies (ICSEM). Lo stesso ICSEM nel 2023 organizzò a Torino un seminario presso la Biblioteca Civica Centrale a cui De Bartolomeis partecipò il 14 marzo 2023 con un lucidissimo intervento, naturalmente tenuto a braccio. Fu la sua ultima apparizione pubblica.
In una delle sue ultime interviste[5], aveva aspramente criticato l’elogio dell’umiliazione come fattore di crescita espresso dall’attuale ministro dell’Istruzione e merito Giuseppe Valditara. A tale proposito aveva dichiarato all’intervistatore: «Scambiare l’umiltà con l’umiliazione! Lei si sentirebbe di umiliare una persona e poi dire che l’ha migliorata? È una frase molto significativa per la sua mancanza di senso». Nella stessa intervista ha infine affermato: «Nella mia esperienza non ho mai incontrato dei rifiuti perché la mia offerta educativa si basava fondamentalmente sul rispetto di chi era protagonista della formazione: gli studenti».
Nato a Pelezzano, in provincia di Salerno, il 20 gennaio 1918, negli anni '30 studiò a Firenze, dove fu allievo del pedagogista e filosofo Ernesto Codignola (1885-1965), che lo avvicinò alle teorie pedagogiche di John Dewey (1859-1952). Si laureò in pedagogia e scrisse alcuni articoli sulla rivista Il Ponte diretta da Piero Calamandrei (1889-1956). Adriano Olivetti (1901-1960) lesse questi articoli e prese contatto con lui. In tal modo De Bartolomeis iniziò a collaborare con la rivista Comunità. Giornale mensile di politica e cultura, fondata e diretta dallo stesso Olivetti, insieme ai sociologi Franco Ferrarotti e Luciano Gallino, gli scrittori Leonardo Sinisgalli, Franco Fortini e Paolo Volponi e l’artista-designer Ettore Sottsass.
Nel 1944, spinto da Benedetto Croce (1866-1952), pubblicò il libro Esistenzialismo e idealismo[1]. Lo stesso Croce recensì il libro e questo contribuì a dare una certa notorietà al giovane autore.
De Bartolomeis insegnò per qualche tempo a Firenze e nel 1956 si trasferì a Torino, dove iniziò a collaborare con la casa editrice Loescher, per la quale tradusse molti autori che avevano fornito contributi innovativi in campo pedagogico. Collaborò inoltre all’apertura della sede torinese del Movimento di Cooperazione Educativa, che comprendeva insegnanti, pedagogisti e operatori della formazione che si ispirano alla metodologia della pedagogia popolare del francese Célestin Freinet (1896-1966). A Torino proseguì inoltre la carriera universitaria che lo portò a essere professore ordinario di pedagogia fino al 1988 e successivamente professore emerito.
In ambito universitario nel 1972 avviò un’originale sperimentazione di laboratori didattici con lo scopo di mettere a punto «strategie per avviare e sviluppare innovazioni nella scuola ordinaria». Per sottolineare però la sua distanza dalla pedagogia teorica del mondo accademico, spostò i laboratori anche fuori dall’università. Nell’ambito di tali attività invitò a tenere i corsi anche l’amico pittore Piero Simondo (1928-2020).
Nella sua lunga attività editoriale pubblicò più di 50 libri che hanno rappresentato tappe importanti della ricerca pedagogica. Tra questi ricordiamo: La pedagogia come scienza (1953), Il bambino da tre a sei anni e la nuova scuola infantile (1968), La ricerca come antipedagogia (1969), Il sistema dei laboratori (1978), Riflessioni intorno al sistema formativo (2004).
Nel suo La ricerca come antipedagogia[2], De Bartolomeis critica un certo tipo di ricerca pedagogica che restava chiusa in una concezione e in una pratica puramente didattica, senza tenere conto né del contesto istituzionale della scuola, né delle forze che agiscono nella società. Tale ricerca è infatti incapace di modificare efficacemente i metodi tradizionali di insegnamento e di apprendimento. L’antipedagogia da lui proposta, al contrario, deve convogliare nella scuola le risorse culturali e sociali più avanzate e le migliori metodologie dei vari settori del sapere, tenendo conto delle diverse situazioni reali. Uscito in epoca di contestazioni studentesche, il libro condivide con il movimento studentesco la necessità di svecchiare i sistemi educativi ma, al tempo stesso, rivendica l’importanza del ruolo della cultura per il raggiungimento di tali obiettivi.
Coerente con la sua idea che la pedagogia deve essere strettamente legata alla realtà sociale è stato il suo impegno politico. Nel 1975 De Bartolomeis viene candidato per il Consiglio comunale, come indipendente dal Partito Comunista torinese. Eletto, collabora con l’assessore all’istruzione Gianni Dolino per avviare il tempo pieno a scuola e realizzare mense scolastiche nelle scuole torinesi. Nello stesso periodo contribuisce alla realizzazione dell’avveniristica scuola dell’infanzia in Emilia-Romagna. Venne poi rieletto consigliere comunale nel 1980, ma si dimise per potersi dedicare alla ricerca e all’insegnamento.
Grande appassionato d’arte, insieme ai suoi amici artisti tra cui Lucio Fontana (1899-1968), Giacomo Soffiantino (1929-2013) e il già citato Simondo, assume posizioni originali e spesso critiche nei confronti delle concezioni artistiche dominanti. Molto interessato anche al cinema, contribuisce alla creazione del Festival Cinema Giovani e del Torino Film Festival.
Attivissimo fino a tarda età (andava regolarmente a nuotare in piscina fino a poco prima della morte), tra il 2022 e l’inizio del 2023 De Bartolomeis ha pubblicato ben cinque libri per le Edizioni ZeroSei. Questi libri sono una sorta di compendio delle sue concezioni pedagogiche e artistiche, e da essi emerge chiaramente la concezione che ha costantemente guidato la sua vita: l’idea che la ricerca non abbia mai fine e che possa costantemente migliorare. Come lui stesso ha affermato, tuttavia, «il fatto che le ricerche non si fermino mai non vuol dire che tutto è incompiuto e di passaggio»[3].
L’ultimo suo libro[4] è stato pubblicato a metà aprile 2023 e si intitola Parliamone. Educazione, arte e altro. In esso De Bartolomeis, sottolineando naturalmente la centralità degli allievi nel processo di apprendimento, richiama la necessità di attirare l’attenzione anche sugli insegnanti, spesso costretti a operare tra mille difficoltà. La pedagogia deve dimostrare la sua validità sia che operi nelle istituzioni formative sia che, attraverso ricerche specialistiche, contribuisca a fare progredire la teoria della formazione. Quella dell’educatore è un’arte difficile che può però dare piacere perché sviluppa tutti gli aspetti della personalità, muovendosi in una molteplicità di eventi, di condizioni e di scelte che consentono un accordo tra le materie di studio e i bisogni e gli interessi degli allievi. Il volume contiene anche un contributo di Rita Margaira sull’importanza dell’educazione musicale.
Insignito di importanti onorificenze, De Bartolomeis mostrò sempre un certo disinteresse verso di esse. L’ultima risale all’autunno 2022, quando venne nominato membro onorario dell’International Center for Studies on Educational Methodologies (ICSEM). Lo stesso ICSEM nel 2023 organizzò a Torino un seminario presso la Biblioteca Civica Centrale a cui De Bartolomeis partecipò il 14 marzo 2023 con un lucidissimo intervento, naturalmente tenuto a braccio. Fu la sua ultima apparizione pubblica.
In una delle sue ultime interviste[5], aveva aspramente criticato l’elogio dell’umiliazione come fattore di crescita espresso dall’attuale ministro dell’Istruzione e merito Giuseppe Valditara. A tale proposito aveva dichiarato all’intervistatore: «Scambiare l’umiltà con l’umiliazione! Lei si sentirebbe di umiliare una persona e poi dire che l’ha migliorata? È una frase molto significativa per la sua mancanza di senso». Nella stessa intervista ha infine affermato: «Nella mia esperienza non ho mai incontrato dei rifiuti perché la mia offerta educativa si basava fondamentalmente sul rispetto di chi era protagonista della formazione: gli studenti».
Note
1) F. De Bartolomeis, 1944. Esistenzialismo e idealismo, Ricciardi.
2) F. De Bartolomeis, 1983. La ricerca come antipedagogia, Feltrinelli
3) P. Bianucci, "De Bartolomeis, maestro ed eterno allievo: addio al decano dei pedagogisti italiani, aveva 105 anni", in La Stampa, 1° luglio 2023
4) F. De Bartolomeis, 2003. Parliamone. Educazione, arte e altro, Zerosei Edizioni
5) D.M. De Luca, "Parla il decano dei formatori De Bartolomeis: «Valditara? Assolutamente inadeguato»", in Domani, 27 novembre 2022
SILVANO FUSO è dottore di ricerca in scienze chimiche, docente di chimica e si occupa di didattica e divulgazione scientifica. Collabora con diverse riviste e siti Internet e ha pubblicato numerosi libri. È socio effettivo del CICAP; il suo sito si trova a: www.silvanofuso.it