Di tanto in tanto, sul web emergono video ripresi in luoghi di culto o di apparizioni in cui la gente crede di vedere qualcosa di straordinario nel cielo. In effetti, se si osserva a lungo il cielo periodo, ci sono buone probabilità che accada qualcosa di “miracoloso”, se per miracolo intendiamo gli effetti che la natura ci concede. Per quel che riguarda il cosiddetto “miracolo del Sole” a Fatima, per esempio, la scienza ha spiegato che si tratta di un fenomeno poco conosciuto dal grande pubblico ma ben comprensibile per coloro che studiano i fenomeni ottici atmosferici: il parelio.
Altri effetti possono essere attribuiti all’uso di un dispositivo che tutti noi abbiamo a portata di mano: il cellulare. Qui ci occuperemo in particolare del cosiddetto “Sole che pulsa”. (Prima di esplorare questa anomalia, però, ricordiamo sempre che non si deve mai guardare direttamente il Sole, poiché ciò può causare gravi danni alla vista).
I video che presenterebbero il fenomeno sono tutti ripresi in pieno giorno, quando l’occhio umano non può verificare se ciò che viene ripreso attraverso lo schermo del cellulare è reale. Questi video sono realizzati puntando verso il Sole e mostrano una palla luminosa che sembra prima ingrandirsi, poi ridimensionarsi e improvvisamente apparire più grande di prima. Che cosa sta succedendo? Per comprenderlo, facciamo un esperimento. Riprendiamo il Sole con una fotocamera e scattiamo una sequenza di tre foto, modificando solo, per esempio, i tempi di esposizione, cioè il tempo in cui l’obiettivo rimane aperto per catturare la luce. Più tempo rimane aperto, più luce viene catturata; meno tempo rimane aperto, meno luce viene catturata.
L’immagine qui sotto mostra il risultato di queste tre foto.
Si nota che nella prima foto non riusciamo a percepire le reali dimensioni del disco solare e se dovessimo stimarne la grandezza, probabilmente potremmo immaginare che sia grande quanto il cerchio grigio mostrato al di sopra. Tuttavia, diminuendo i tempi di esposizione, nel secondo scatto, ci accorgiamo che l’ipotesi sulle dimensioni del Sole che avevamo formulato era errata, poiché ora la stima ci dà un cerchio più piccolo: ciò che fa sembrare il Sole più grande o più piccolo è il bagliore che lo circonda. Nella terza foto, scattata in sequenza senza spostare la fotocamera, ho applicato un filtro specifico per le osservazioni del Sole: un filtro al mylar. Questo filtro annulla il bagliore e ci rivela le dimensioni reali del Sole come lo vediamo dal nostro pianeta.
Tornando alle riprese del “Sole pulsante”, ciò che i telefoni cellulari hanno registrato è un effetto che non si è manifestato nel cielo, ma è prodotto proprio dal loro automatismo. Infatti, molti utilizzano la fotocamera dei loro dispositivi in modalità “automatica”. Una volta inquadrato il soggetto da riprendere o fotografare, il meccanismo interno della fotocamera si occupa della messa a fuoco e, in base alla quantità di luce ricevuta, regola automaticamente i tempi di esposizione e l’apertura del diaframma. Queste impostazioni automatiche sono scelte dalla fotocamera stessa, mentre in modalità manuale sono selezionate dal fotografo in base alle sue valutazioni personali e alle esigenze della ripresa.
Quando si inquadra per una registrazione una porzione di cielo in cui è presente il Sole, la fotocamera inizia ad avere difficoltà a scegliere l’esposizione e a mettere a fuoco, poiché la luce solare è “abbagliante” anche per i suoi obiettivi. È una fonte di luce troppo intensa per essere gestita automaticamente e gli altri parametri partecipano a questi tentativi di regolazione.
Ciò comporta che, al termine della ripresa, otteniamo un video che, oltre all’oggetto inquadrato, mostra i vari sforzi della fotocamera nel tentativo di autoregolarsi durante la registrazione, creando fotogrammi alternati con un Sole più grande e uno più piccolo, come negli esempi dei primi due scatti dell’esperimento precedente. In pratica, il “Sole che pulsa” è la reazione della fotocamera a un’inquadratura che non riesce a gestire. Il "Sole che pulsa" potrebbe quindi essere ripreso ovunque, dall’uscita del supermercato al balcone di casa o mentre facciamo la fila alle poste.
L’unico momento in cui possiamo talvolta osservare le dimensioni reali del Sole è il tramonto. Durante il tramonto, infatti, quando il Sole si avvicina all’orizzonte, attraversa un’atmosfera densa che ne riduce notevolmente la luminosità, tanto da permetterci di osservarne anche il contorno e di percepirne una colorazione rossa/gialla/arancione. In pratica, l’atmosfera funge da filtro astrosolare.
In questi momenti si ha l’illusione che il Sole sia gigantesco. Ed è lo stesso fenomeno ottico che riguarda la cosiddetta “illusione della Luna”, che si verifica quando la Luna o il Sole sono vicini all’orizzonte. Questo effetto può essere attribuito a diversi fattori, tra cui la percezione visiva, che svolge un ruolo importante in questa illusione. Quando la Luna è alta nel cielo, non abbiamo alcun punto di riferimento per valutarne le dimensioni, quindi la percepiamo come relativamente piccola.
Quando invece è vicina all’orizzonte, abbiamo molti punti di riferimento come edifici, alberi, colline e montagne che possono ingannare la nostra percezione della sua dimensione, facendola sembrare molto più grande di quanto sia in realtà. Quindi, molti dei fenomeni apparentemente miracolosi o insoliti legati all’osservazione del Sole o di altri oggetti celesti possono essere spiegati attraverso principi scientifici e ottici. È importante considerare il contesto e avere una comprensione approfondita di tali fenomeni per evitare fraintendimenti o conclusioni erronee.
Altri effetti possono essere attribuiti all’uso di un dispositivo che tutti noi abbiamo a portata di mano: il cellulare. Qui ci occuperemo in particolare del cosiddetto “Sole che pulsa”. (Prima di esplorare questa anomalia, però, ricordiamo sempre che non si deve mai guardare direttamente il Sole, poiché ciò può causare gravi danni alla vista).
I video che presenterebbero il fenomeno sono tutti ripresi in pieno giorno, quando l’occhio umano non può verificare se ciò che viene ripreso attraverso lo schermo del cellulare è reale. Questi video sono realizzati puntando verso il Sole e mostrano una palla luminosa che sembra prima ingrandirsi, poi ridimensionarsi e improvvisamente apparire più grande di prima. Che cosa sta succedendo? Per comprenderlo, facciamo un esperimento. Riprendiamo il Sole con una fotocamera e scattiamo una sequenza di tre foto, modificando solo, per esempio, i tempi di esposizione, cioè il tempo in cui l’obiettivo rimane aperto per catturare la luce. Più tempo rimane aperto, più luce viene catturata; meno tempo rimane aperto, meno luce viene catturata.
L’immagine qui sotto mostra il risultato di queste tre foto.
Si nota che nella prima foto non riusciamo a percepire le reali dimensioni del disco solare e se dovessimo stimarne la grandezza, probabilmente potremmo immaginare che sia grande quanto il cerchio grigio mostrato al di sopra. Tuttavia, diminuendo i tempi di esposizione, nel secondo scatto, ci accorgiamo che l’ipotesi sulle dimensioni del Sole che avevamo formulato era errata, poiché ora la stima ci dà un cerchio più piccolo: ciò che fa sembrare il Sole più grande o più piccolo è il bagliore che lo circonda. Nella terza foto, scattata in sequenza senza spostare la fotocamera, ho applicato un filtro specifico per le osservazioni del Sole: un filtro al mylar. Questo filtro annulla il bagliore e ci rivela le dimensioni reali del Sole come lo vediamo dal nostro pianeta.
Tornando alle riprese del “Sole pulsante”, ciò che i telefoni cellulari hanno registrato è un effetto che non si è manifestato nel cielo, ma è prodotto proprio dal loro automatismo. Infatti, molti utilizzano la fotocamera dei loro dispositivi in modalità “automatica”. Una volta inquadrato il soggetto da riprendere o fotografare, il meccanismo interno della fotocamera si occupa della messa a fuoco e, in base alla quantità di luce ricevuta, regola automaticamente i tempi di esposizione e l’apertura del diaframma. Queste impostazioni automatiche sono scelte dalla fotocamera stessa, mentre in modalità manuale sono selezionate dal fotografo in base alle sue valutazioni personali e alle esigenze della ripresa.
Quando si inquadra per una registrazione una porzione di cielo in cui è presente il Sole, la fotocamera inizia ad avere difficoltà a scegliere l’esposizione e a mettere a fuoco, poiché la luce solare è “abbagliante” anche per i suoi obiettivi. È una fonte di luce troppo intensa per essere gestita automaticamente e gli altri parametri partecipano a questi tentativi di regolazione.
Luna bassa sulla campagna di Modica (RG). La presenza di alberi e case la fa sembrare più grande di quanto sia in realtà
Ciò comporta che, al termine della ripresa, otteniamo un video che, oltre all’oggetto inquadrato, mostra i vari sforzi della fotocamera nel tentativo di autoregolarsi durante la registrazione, creando fotogrammi alternati con un Sole più grande e uno più piccolo, come negli esempi dei primi due scatti dell’esperimento precedente. In pratica, il “Sole che pulsa” è la reazione della fotocamera a un’inquadratura che non riesce a gestire. Il "Sole che pulsa" potrebbe quindi essere ripreso ovunque, dall’uscita del supermercato al balcone di casa o mentre facciamo la fila alle poste.
Luna bassa sulla campagna di Modica (RG). La presenza di alberi e case la fa sembrare più grande di quanto sia in realtà
In questi momenti si ha l’illusione che il Sole sia gigantesco. Ed è lo stesso fenomeno ottico che riguarda la cosiddetta “illusione della Luna”, che si verifica quando la Luna o il Sole sono vicini all’orizzonte. Questo effetto può essere attribuito a diversi fattori, tra cui la percezione visiva, che svolge un ruolo importante in questa illusione. Quando la Luna è alta nel cielo, non abbiamo alcun punto di riferimento per valutarne le dimensioni, quindi la percepiamo come relativamente piccola.
La Luna alta in cielo e distante da elementi terrestri è percepita come relativamente piccola. Qui, la Luna sull'Isola dei Conigli a Lampedusa
La Luna alta in cielo e distante da elementi terrestri è percepita come relativamente piccola. Qui, la Luna sull'Etna in eruzione
Tutte le foto della rubrica sono di Marcella Giulia Pace. L’indirizzo a cui inviare immagini e segnalazioni è [email protected]