Gli esseri umani hanno da sempre bisogno di darsi una spiegazione di ciò che accade intorno a loro e che va oltre l’esperienza quotidiana. E più rarefatti sono gli strumenti di interpretazione della realtà, più si attingerà alle categorie del mistico, del divino, del metafisico o del paranormale.
Questo è particolarmente vero per gli eventi celesti. I nostri lontani antenati conoscevano bene gli astri e i fenomeni che potevano essere letti come indizi utili per scandire il tempo, prevedere l’arrivo delle piogge o i cambiamenti del vento. Ma la diffusione di tecnologie sempre più avanzate ci ha impigriti. Oggi non abbiamo più bisogno di orientarci con le stelle, non ci serve più distinguere un cumulonembo da un cirro od osservare la direzione dei venti. Di conseguenza, quando ci troviamo di fronte a un fenomeno celeste che ci appare misterioso o addirittura inquietante, spesso è solo perché abbiamo perso l’abitudine a guardare in alto.
In questa rubrica approfondirò alcuni dei fenomeni ottici atmosferici che è possibile osservare, servendomi della mia esperienza per offrire qualche strumento in più che aiuti a distinguere gli eventi naturali da quelli artificiali. Inoltre, analizzerò le vostre segnalazioni di fenomeni che non sembrano trovare una spiegazione scientifica, lavorando sulle immagini che ci invierete per capire se si tratta di difetti della fotocamera o di riflessi, oppure se sono il frutto di una manipolazione volontaria.
Inauguriamo quindi la rubrica con un fenomeno molto frequente ma non molto osservato: l’alone solare.
L’alone solare è il fenomeno atmosferico più comune, anche più dell’arcobaleno, rispetto al quale però è molto meno conosciuto. Il motivo è che l’arcobaleno è a “portata d’occhio” mentre l’alone solare è più difficile da osservare perché si trova nella porzione di cielo dove c’è anche il Sole e dove, in genere, non volgiamo lo sguardo per non restare abbagliati. Per questo, per osservarlo è necessario coprire in qualche modo il Sole e usare occhiali con le lenti oscurate. Indossati gli occhiali, stendiamo il braccio, copriamo il Sole con il palmo della mano, e poco sopra la punta delle nostre dita osserviamo, in corrispondenza, l’alone.
Gli occhiali con lenti scure sono un filtro minimo, non certo sufficiente per l’osservazione diretta del Sole. Usati in modo adeguato e prudente, però, creano un maggiore contrasto e consentono di vedere gli aloni, che altrimenti possono essere difficili da osservare.
L’alone solare si manifesta come un cerchio colorato intorno al Sole, ben distanziato. Si presenta più spesso con colorazioni meno accese e pertanto non sempre colpisce l’attenzione: solo poche volte mi è capitato di osservare un alone dai colori tanto netti e intensi da attirare la curiosità degli osservatori “più distratti” intorno a me.
Si tratta di un fenomeno del tutto naturale e che dovremmo osservare con stupore e meraviglia, ma che invece viene spesso indicato come la prova della “irrorazione dell’aria” con sostanze chimiche da parte di chi teorizza l’esistenza di scie chimiche e di complotti che vedrebbero coinvolti piloti, compagnie aeree e gruppi di potere occulti.
In realtà, la presenza degli aloni è testimoniata sin dai tempi in cui il traffico sui nostri cieli era un’esclusiva dei volatili. Ecco cosa scrisse in proposito l’astronomo ragusano Giovanni Battista Hodierna, che intorno al 1600 cercò di spiegarne la formazione: «L’Alone, o corona, che suol prodursi à guisa di corona intorno al Sole o della Luna, da noi detta Antiride, che sovvente ci presagisce futura Pioggia, altro non è che una seconda specie d’Iride, rappresentata all’occhio nostro dagl’Atomi vaporosi congregati in quella sfera vaporosa, mentre da quelli parti egualmente distanti intorno al Luminare, vien riflessa la Luce all’occhio nostro: ma perché quelle goccioline sono assai sottili, e perché lontani da noi, non possono così vivacemente rappresentare i colori dell’Iride» (Da La Scienza Nuova e Assoluta, a cura di Mario Pavone, Centro studi G. B. Hodierna, 1997).
La formazione dell’alone è connessa alla presenza di nubi dell’alta troposfera, i cirri, composti da piccoli cristalli di ghiaccio a forma di prisma allungati a base esagonale che, quando sono in caduta, si posizionano in modo tale, rispetto all’orizzonte, da riflettere e rifrangere la luce, generando un anello luminoso con strati di colori concentrici. Il colore rosso è rivolto verso il Sole.
Rispetto alla formazione dell’arcobaleno non siamo in presenza di gocce di forma sferica, ma di cristalli, prismi, poliedri su cui agisce la luce. Questi cristalli, che si muovono in caduta verso il basso, espongono la loro faccia e la base in maniera sempre differente rispetto all’orizzonte. Ciò fa sì che la luce che li attraversa subisce rifrazione e riflessione in maniera differente e quindi l’orientamento di questi cristalli di ghiaccio è fondamentale per la formazione degli aloni. In cielo possono anche esserci i cirri, ma se i cristalli non hanno l’orientamento in caduta favorevole, non avremo alcuna formazione o ne avremo di un tipo diverso dall’alone. Alcuni archi si formano, per esempio, con la base del prisma/cristallo parallela all’orizzonte. Nel caso dell’alone, l’orientamento dei cristalli non necessita di un ordine ben preciso ma è casuale ed è per questo che è anche il fenomeno più frequente.
Come di giorno si può osservare l’alone solare, così di notte possiamo osservare l’alone lunare, la cui formazione è legata alla fase della Luna. In prossimità del plenilunio (da tre giorni prima a tre giorni dopo), la luminosità del nostro satellite potrà essere tale da favorire la formazione di aloni, se in cielo sono presenti contemporaneamente i cirri e le condizioni sopra esposte.
Anche per fotografare gli aloni è consigliabile collocarsi in modo da coprire il Sole, con monumenti, edifici, lampioni o alberi (vedi foto). Proteggere lo strumento fotografico dalla luce solare favorisce il contrasto dei colori dell’alone. Per riprendere contemporaneamente l’alone e il paesaggio, uso una lente grandangolare (8 mm o 11 mm). Le impostazioni consigliate per una reflex o mirrorless: ISO 80; f/8; 1/1200 sec.
Se non si ha la possibilità di coprire il Sole e quindi si deve scattare esposti direttamente a esso, allora le impostazioni sono ISO 100; f/22; 1/400 sec, e in fase di post produzione si elabora schiarendo le parti in ombra.
Se durante l’osservazione si ha con sé solo lo smartphone e lo si usa in modalità automatica, bisogna toccare lo schermo in corrispondenza della parte più luminosa del cielo per la messa a fuoco e per regolare la luminosità ed evitare sovraesposizioni. Se lo smartphone consente di impostare tempi, diaframmi e ISO, possono essere usate le stesse impostazioni suggerite per le reflex e le mirrorless.
Per fotografare l’alone lunare bisogna mettere i nostri strumenti su cavalletti e scattare con il telecomando o utilizzare l’autoscatto per evitare micromovimenti durante il tempo di esposizione. Le impostazioni consigliate sono ISO 100; f/3; 20 sec; ma se state osservando un alone lunare ricordatevi anche di godervi l’osservazione: sta accadendo qualcosa di insolito e meraviglioso!
Questo è particolarmente vero per gli eventi celesti. I nostri lontani antenati conoscevano bene gli astri e i fenomeni che potevano essere letti come indizi utili per scandire il tempo, prevedere l’arrivo delle piogge o i cambiamenti del vento. Ma la diffusione di tecnologie sempre più avanzate ci ha impigriti. Oggi non abbiamo più bisogno di orientarci con le stelle, non ci serve più distinguere un cumulonembo da un cirro od osservare la direzione dei venti. Di conseguenza, quando ci troviamo di fronte a un fenomeno celeste che ci appare misterioso o addirittura inquietante, spesso è solo perché abbiamo perso l’abitudine a guardare in alto.
In questa rubrica approfondirò alcuni dei fenomeni ottici atmosferici che è possibile osservare, servendomi della mia esperienza per offrire qualche strumento in più che aiuti a distinguere gli eventi naturali da quelli artificiali. Inoltre, analizzerò le vostre segnalazioni di fenomeni che non sembrano trovare una spiegazione scientifica, lavorando sulle immagini che ci invierete per capire se si tratta di difetti della fotocamera o di riflessi, oppure se sono il frutto di una manipolazione volontaria.
L’indirizzo a cui inviare immagini e segnalazioni è [email protected]
Inauguriamo quindi la rubrica con un fenomeno molto frequente ma non molto osservato: l’alone solare.
L’alone solare è il fenomeno atmosferico più comune, anche più dell’arcobaleno, rispetto al quale però è molto meno conosciuto. Il motivo è che l’arcobaleno è a “portata d’occhio” mentre l’alone solare è più difficile da osservare perché si trova nella porzione di cielo dove c’è anche il Sole e dove, in genere, non volgiamo lo sguardo per non restare abbagliati. Per questo, per osservarlo è necessario coprire in qualche modo il Sole e usare occhiali con le lenti oscurate. Indossati gli occhiali, stendiamo il braccio, copriamo il Sole con il palmo della mano, e poco sopra la punta delle nostre dita osserviamo, in corrispondenza, l’alone.
Gli occhiali con lenti scure sono un filtro minimo, non certo sufficiente per l’osservazione diretta del Sole. Usati in modo adeguato e prudente, però, creano un maggiore contrasto e consentono di vedere gli aloni, che altrimenti possono essere difficili da osservare.
L’alone solare si manifesta come un cerchio colorato intorno al Sole, ben distanziato. Si presenta più spesso con colorazioni meno accese e pertanto non sempre colpisce l’attenzione: solo poche volte mi è capitato di osservare un alone dai colori tanto netti e intensi da attirare la curiosità degli osservatori “più distratti” intorno a me.
Si tratta di un fenomeno del tutto naturale e che dovremmo osservare con stupore e meraviglia, ma che invece viene spesso indicato come la prova della “irrorazione dell’aria” con sostanze chimiche da parte di chi teorizza l’esistenza di scie chimiche e di complotti che vedrebbero coinvolti piloti, compagnie aeree e gruppi di potere occulti.
Prima che il Sole tramontasse sulla campagna modicana, uno strato di cirri persistente ha generato un alone solare che di notte ha lasciato il posto all’alone lunare
In realtà, la presenza degli aloni è testimoniata sin dai tempi in cui il traffico sui nostri cieli era un’esclusiva dei volatili. Ecco cosa scrisse in proposito l’astronomo ragusano Giovanni Battista Hodierna, che intorno al 1600 cercò di spiegarne la formazione: «L’Alone, o corona, che suol prodursi à guisa di corona intorno al Sole o della Luna, da noi detta Antiride, che sovvente ci presagisce futura Pioggia, altro non è che una seconda specie d’Iride, rappresentata all’occhio nostro dagl’Atomi vaporosi congregati in quella sfera vaporosa, mentre da quelli parti egualmente distanti intorno al Luminare, vien riflessa la Luce all’occhio nostro: ma perché quelle goccioline sono assai sottili, e perché lontani da noi, non possono così vivacemente rappresentare i colori dell’Iride» (Da La Scienza Nuova e Assoluta, a cura di Mario Pavone, Centro studi G. B. Hodierna, 1997).
La formazione dell’alone è connessa alla presenza di nubi dell’alta troposfera, i cirri, composti da piccoli cristalli di ghiaccio a forma di prisma allungati a base esagonale che, quando sono in caduta, si posizionano in modo tale, rispetto all’orizzonte, da riflettere e rifrangere la luce, generando un anello luminoso con strati di colori concentrici. Il colore rosso è rivolto verso il Sole.
Rispetto alla formazione dell’arcobaleno non siamo in presenza di gocce di forma sferica, ma di cristalli, prismi, poliedri su cui agisce la luce. Questi cristalli, che si muovono in caduta verso il basso, espongono la loro faccia e la base in maniera sempre differente rispetto all’orizzonte. Ciò fa sì che la luce che li attraversa subisce rifrazione e riflessione in maniera differente e quindi l’orientamento di questi cristalli di ghiaccio è fondamentale per la formazione degli aloni. In cielo possono anche esserci i cirri, ma se i cristalli non hanno l’orientamento in caduta favorevole, non avremo alcuna formazione o ne avremo di un tipo diverso dall’alone. Alcuni archi si formano, per esempio, con la base del prisma/cristallo parallela all’orizzonte. Nel caso dell’alone, l’orientamento dei cristalli non necessita di un ordine ben preciso ma è casuale ed è per questo che è anche il fenomeno più frequente.
Come di giorno si può osservare l’alone solare, così di notte possiamo osservare l’alone lunare, la cui formazione è legata alla fase della Luna. In prossimità del plenilunio (da tre giorni prima a tre giorni dopo), la luminosità del nostro satellite potrà essere tale da favorire la formazione di aloni, se in cielo sono presenti contemporaneamente i cirri e le condizioni sopra esposte.
Anche per fotografare gli aloni è consigliabile collocarsi in modo da coprire il Sole, con monumenti, edifici, lampioni o alberi (vedi foto). Proteggere lo strumento fotografico dalla luce solare favorisce il contrasto dei colori dell’alone. Per riprendere contemporaneamente l’alone e il paesaggio, uso una lente grandangolare (8 mm o 11 mm). Le impostazioni consigliate per una reflex o mirrorless: ISO 80; f/8; 1/1200 sec.
Se non si ha la possibilità di coprire il Sole e quindi si deve scattare esposti direttamente a esso, allora le impostazioni sono ISO 100; f/22; 1/400 sec, e in fase di post produzione si elabora schiarendo le parti in ombra.
Se durante l’osservazione si ha con sé solo lo smartphone e lo si usa in modalità automatica, bisogna toccare lo schermo in corrispondenza della parte più luminosa del cielo per la messa a fuoco e per regolare la luminosità ed evitare sovraesposizioni. Se lo smartphone consente di impostare tempi, diaframmi e ISO, possono essere usate le stesse impostazioni suggerite per le reflex e le mirrorless.
Per fotografare l’alone lunare bisogna mettere i nostri strumenti su cavalletti e scattare con il telecomando o utilizzare l’autoscatto per evitare micromovimenti durante il tempo di esposizione. Le impostazioni consigliate sono ISO 100; f/3; 20 sec; ma se state osservando un alone lunare ricordatevi anche di godervi l’osservazione: sta accadendo qualcosa di insolito e meraviglioso!
MARCELLA GIULIA PACE è astrofotografa e insegnante di scuola primaria e gestisce un sito di divulgazione scientifica sui fenomeni ottici atmosferici (https://greenflash.photo). Le sue immagini sono state scelte più volte dalla NASA come foto del giorno e sono state pubblicate su importanti riviste di astronomia italiane e internazionali. Tutte le foto della rubrica sono di Marcella Giulia Pace.