La recente attribuzione del premio Nobel per la fisica al Prof. Giorgio Parisi ha avuto grande eco mediatica e ha suscitato, al pari delle recenti vittorie sportive, un moto d’orgoglio nazionale, ampiamente cavalcato dai mezzi di comunicazione. Già equiparare (quando va bene) un grande riconoscimento culturale come il Premio Nobel ad avvenimenti da stadio la dice lunga su quale sia la scala di valori cui la società italiana fa riferimento.
Tuttavia, al di là del clamore immediato suscitato dalla notizia della vincita del Nobel, quello che ha sicuramente avuto minore risonanza mediatica è il contenuto della lectio magistralis che Parisi ha tenuto, il giorno 22 novembre 2021, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università La Sapienza di Roma, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella[1].
Nel suo discorso Parisi ha fatto una impietosa, ma assolutamente realistica, analisi della situazione culturale italiana. Vista la chiarezza espositiva del neo premio Nobel, riportiamo di seguito ampi stralci del suo intervento, permettendoci di aggiungere qualche commento.
Ci sono forti tendenze antiscientifiche nella società attuale, il prestigio della scienza e la fiducia in essa stanno diminuendo velocemente. Insieme a un vorace consumismo tecnologico si diffondono largamente le pratiche astrologiche, omeopatiche e antiscientifiche (vedi per esempio No Vax) e sta per essere riconosciuta da una legge dello Stato italiano una pratica francamente stregonesca come l’agricoltura biodinamica, dove piccole quantità di letame vengono fatte maturare dentro le corna di vacche che hanno avuto almeno un figlio (l’indispensabile cornoletame).
La lucida denuncia di Parisi purtroppo non è però una novità. Il fisico e filosofo della scienza Giuliano Toraldo di Francia (1916-2011) (che è stato anche garante scientifico del CICAP[2]) già a metà degli anni Settanta affermava amaramente che l’Italia era ormai un paese in via di sottosviluppo[3]. Trent’anni dopo, il fisico e storico della scienza Enrico Bellone (1938-2011) (anche’egli amico del CICAP[4]) dava alle stampe un documentato pamphlet dal significativo titolo La scienza negata[5] in cui denunciava lo stato di totale abbandono e disinteresse politico e culturale in cui versava la ricerca scientifica italiana. «O investiamo risorse finanziarie e umane nella ricerca di base -affermava Bellone- oppure ci trasformiamo in una appendice turistica del mondo civile». Dopo qualche anno, lo storico della scienza Paolo Rossi (1923-2012) pubblicava un suo contributo, intitolato significativamente “La società internazionale dei nemici della scienza”[6], in cui venivano additati, quali esponenti di spicco di questa società, quegli scrittori di successo che attraverso i loro romanzi, venduti a milioni di copie in tutto il mondo, diffondevano un’immagine minacciosa e talvolta apocalittica delle conseguenze prodotte dalla scienza. In altri suoi interventi Paolo Rossi non mancò di denunciare anche la grande responsabilità di molti filosofi e correnti di pensiero alla moda nel diffondere sentimenti antiscientifici[7]. Purtroppo, l’intervento di Parisi conferma che in tutti questi anni ben poco è cambiato. Continua poi il premio Nobel nel suo intervento:
Non è facile capire fino a fondo l’origine di questo fenomeno; è possibile che questa sfiducia di massa nella scienza che arriva fino al nostro Parlamento sia dovuta anche ad una certa arroganza degli scienziati che presentano la scienza come sapienza assoluta, rispetto agli altri saperi opinabili, anche quando in realtà non lo è affatto. A volte l’arroganza consiste nel non cercare di far arrivare al pubblico le prove di cui si dispone, ma di chiedere un assenso incondizionato basato sulla fiducia negli esperti. Proprio il rifiuto di non accettare i propri limiti può indebolire il prestigio degli scienziati che a volte sbandierano un’eccessiva sicurezza che non è autentica, davanti a un’opinione pubblica che in qualche modo ne avverte la parzialità di vedute e i limiti.
L’autocritica che Parisi rivolge alla comunità scientifica è quanto mai opportuna. Una corretta comunicazione della scienza non può prescindere da una chiara sottolineatura dei propri limiti, che spesso molti ricercatori dimenticano di fare. E non ne sono estranei neppure i divulgatori: continua infatti Parisi:
A volte cattivi divulgatori presentano i risultati della scienza quasi come una superiore stregoneria le cui motivazioni sono comprensibili solo agli iniziati. In questo modo chi non è scienziato può essere spinto in una posizione irrazionale di fronte a una scienza percepita come magia inaccessibile e quindi a preferire altre speranze irrazionali: se la scienza diventa una pseudomagia, perché non scegliere la magia vera?
Il pericolo evidenziato da Parisi, ricordiamolo, era già stato denunciato da Umberto Eco (1932-2016) (altro garante del CICAP) in un celebre articolo del 2002, intitolato significativamente “Il mago e lo scienziato”[8].
E veniamo ora ai temi che più direttamente interessano questa rubrica. Parisi afferma.
Se consideriamo anche il lento decadere della scuola pubblica, il disinvestimento dell’impegno finanziario del governo italiano nei beni culturali (basti dire che il restauro del Colosseo è stato fatto con fondi privati) ci rendiamo conto che tutte le attività culturali italiane sono in lento, ma costante, declino.
Bisogna difendere la cultura italiana su tutti i fronti, dobbiamo evitare di perdere la nostra capacità di trasmetterla alle nuove generazioni. Se gli italiani perdono la loro cultura cosa resta del Paese? Bisogna costituire un fronte comune di tutti gli operatori culturali italiani (dagli insegnanti degli asili alle accademie, dai programmatori ai poeti) per affrontare e risolvere l’attuale emergenza culturale. La scienza deve essere difesa non solo per i suoi aspetti pratici, ma anche per il suo valore culturale.
Il ruolo della scuola è essenziale e giustamente Parisi denuncia lo stato di abbandono in cui versano le nostre istituzioni scolastiche e il cronico disinteresse nei loro confronti manifestato indistintamente da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi decenni. Continua poi Parisi:
Per affermare la scienza come cultura, bisogna rendere la popolazione (almeno quella colta) consapevole di cosa è la scienza, di come la scienza e la cultura si intreccino l’una con l’altra, sia nel loro sviluppo storico sia nella pratica dei nostri giorni. Bisogna spiegare in maniera non magica cosa fanno gli scienziati viventi, quali sono le sfide dei nostri giorni. Non è facile, specialmente per le scienze dure dove la matematica gioca un ruolo essenziale; ma, con un certo sforzo si possono ottenere ottimi risultati.
[...] Abbiamo il dovere di promuovere una cultura basata sui fatti e impedire che si diffonda una pseudoscienza che possa indurre a scelte sbagliate. Non basta capire, trovare la strada, ma bisogna anche riuscire a comunicare, a spiegare non solo i risultati ma anche la metodologia seguita, per poter essere convincenti in maniera duratura. Non è facile farlo, ma è possibile farlo. Basta guardarsi intorno per capire che quello che si fa non basta. Bisogna fare di più, molto di più, e se non lo faremo, non potremo sfuggire alle nostre responsabilità.
C’è poco da aggiungere all’accorato appello del Prof. Parisi. In questa rubrica abbiamo più volte sottolineato l’importanza di un corretto insegnamento delle discipline scientifiche e di far comprendere a tutti gli aspetti metodologici della scienza, al di là dei contenuti disciplinari. Come afferma Parisi, “Non è facile farlo, ma è possibile farlo”. E se è possibile farlo occorre a tutti costi farlo. Le istituzioni dovrebbero finalmente cominciare a fare la loro parte, prestando maggiore attenzione alla scuola e agli enormi problemi che essa quotidianamente deve affrontare. Ma anche ognuno di noi deve cominciare a svolgere la sua parte nel lavoro quotidiano. Si tratta di un lavoro lento i cui risultati si vedranno solamente in futuro e non nell’immediato. Ma se vogliamo cominciare a modificare un po’ il desolante quadro delineato da Giorgio Parisi, è l’unica strada percorribile.
Tuttavia, al di là del clamore immediato suscitato dalla notizia della vincita del Nobel, quello che ha sicuramente avuto minore risonanza mediatica è il contenuto della lectio magistralis che Parisi ha tenuto, il giorno 22 novembre 2021, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università La Sapienza di Roma, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella[1].
Nel suo discorso Parisi ha fatto una impietosa, ma assolutamente realistica, analisi della situazione culturale italiana. Vista la chiarezza espositiva del neo premio Nobel, riportiamo di seguito ampi stralci del suo intervento, permettendoci di aggiungere qualche commento.
Ci sono forti tendenze antiscientifiche nella società attuale, il prestigio della scienza e la fiducia in essa stanno diminuendo velocemente. Insieme a un vorace consumismo tecnologico si diffondono largamente le pratiche astrologiche, omeopatiche e antiscientifiche (vedi per esempio No Vax) e sta per essere riconosciuta da una legge dello Stato italiano una pratica francamente stregonesca come l’agricoltura biodinamica, dove piccole quantità di letame vengono fatte maturare dentro le corna di vacche che hanno avuto almeno un figlio (l’indispensabile cornoletame).
La lucida denuncia di Parisi purtroppo non è però una novità. Il fisico e filosofo della scienza Giuliano Toraldo di Francia (1916-2011) (che è stato anche garante scientifico del CICAP[2]) già a metà degli anni Settanta affermava amaramente che l’Italia era ormai un paese in via di sottosviluppo[3]. Trent’anni dopo, il fisico e storico della scienza Enrico Bellone (1938-2011) (anche’egli amico del CICAP[4]) dava alle stampe un documentato pamphlet dal significativo titolo La scienza negata[5] in cui denunciava lo stato di totale abbandono e disinteresse politico e culturale in cui versava la ricerca scientifica italiana. «O investiamo risorse finanziarie e umane nella ricerca di base -affermava Bellone- oppure ci trasformiamo in una appendice turistica del mondo civile». Dopo qualche anno, lo storico della scienza Paolo Rossi (1923-2012) pubblicava un suo contributo, intitolato significativamente “La società internazionale dei nemici della scienza”[6], in cui venivano additati, quali esponenti di spicco di questa società, quegli scrittori di successo che attraverso i loro romanzi, venduti a milioni di copie in tutto il mondo, diffondevano un’immagine minacciosa e talvolta apocalittica delle conseguenze prodotte dalla scienza. In altri suoi interventi Paolo Rossi non mancò di denunciare anche la grande responsabilità di molti filosofi e correnti di pensiero alla moda nel diffondere sentimenti antiscientifici[7]. Purtroppo, l’intervento di Parisi conferma che in tutti questi anni ben poco è cambiato. Continua poi il premio Nobel nel suo intervento:
Non è facile capire fino a fondo l’origine di questo fenomeno; è possibile che questa sfiducia di massa nella scienza che arriva fino al nostro Parlamento sia dovuta anche ad una certa arroganza degli scienziati che presentano la scienza come sapienza assoluta, rispetto agli altri saperi opinabili, anche quando in realtà non lo è affatto. A volte l’arroganza consiste nel non cercare di far arrivare al pubblico le prove di cui si dispone, ma di chiedere un assenso incondizionato basato sulla fiducia negli esperti. Proprio il rifiuto di non accettare i propri limiti può indebolire il prestigio degli scienziati che a volte sbandierano un’eccessiva sicurezza che non è autentica, davanti a un’opinione pubblica che in qualche modo ne avverte la parzialità di vedute e i limiti.
L’autocritica che Parisi rivolge alla comunità scientifica è quanto mai opportuna. Una corretta comunicazione della scienza non può prescindere da una chiara sottolineatura dei propri limiti, che spesso molti ricercatori dimenticano di fare. E non ne sono estranei neppure i divulgatori: continua infatti Parisi:
A volte cattivi divulgatori presentano i risultati della scienza quasi come una superiore stregoneria le cui motivazioni sono comprensibili solo agli iniziati. In questo modo chi non è scienziato può essere spinto in una posizione irrazionale di fronte a una scienza percepita come magia inaccessibile e quindi a preferire altre speranze irrazionali: se la scienza diventa una pseudomagia, perché non scegliere la magia vera?
Il pericolo evidenziato da Parisi, ricordiamolo, era già stato denunciato da Umberto Eco (1932-2016) (altro garante del CICAP) in un celebre articolo del 2002, intitolato significativamente “Il mago e lo scienziato”[8].
E veniamo ora ai temi che più direttamente interessano questa rubrica. Parisi afferma.
Se consideriamo anche il lento decadere della scuola pubblica, il disinvestimento dell’impegno finanziario del governo italiano nei beni culturali (basti dire che il restauro del Colosseo è stato fatto con fondi privati) ci rendiamo conto che tutte le attività culturali italiane sono in lento, ma costante, declino.
Bisogna difendere la cultura italiana su tutti i fronti, dobbiamo evitare di perdere la nostra capacità di trasmetterla alle nuove generazioni. Se gli italiani perdono la loro cultura cosa resta del Paese? Bisogna costituire un fronte comune di tutti gli operatori culturali italiani (dagli insegnanti degli asili alle accademie, dai programmatori ai poeti) per affrontare e risolvere l’attuale emergenza culturale. La scienza deve essere difesa non solo per i suoi aspetti pratici, ma anche per il suo valore culturale.
Il ruolo della scuola è essenziale e giustamente Parisi denuncia lo stato di abbandono in cui versano le nostre istituzioni scolastiche e il cronico disinteresse nei loro confronti manifestato indistintamente da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi decenni. Continua poi Parisi:
Per affermare la scienza come cultura, bisogna rendere la popolazione (almeno quella colta) consapevole di cosa è la scienza, di come la scienza e la cultura si intreccino l’una con l’altra, sia nel loro sviluppo storico sia nella pratica dei nostri giorni. Bisogna spiegare in maniera non magica cosa fanno gli scienziati viventi, quali sono le sfide dei nostri giorni. Non è facile, specialmente per le scienze dure dove la matematica gioca un ruolo essenziale; ma, con un certo sforzo si possono ottenere ottimi risultati.
[...] Abbiamo il dovere di promuovere una cultura basata sui fatti e impedire che si diffonda una pseudoscienza che possa indurre a scelte sbagliate. Non basta capire, trovare la strada, ma bisogna anche riuscire a comunicare, a spiegare non solo i risultati ma anche la metodologia seguita, per poter essere convincenti in maniera duratura. Non è facile farlo, ma è possibile farlo. Basta guardarsi intorno per capire che quello che si fa non basta. Bisogna fare di più, molto di più, e se non lo faremo, non potremo sfuggire alle nostre responsabilità.
C’è poco da aggiungere all’accorato appello del Prof. Parisi. In questa rubrica abbiamo più volte sottolineato l’importanza di un corretto insegnamento delle discipline scientifiche e di far comprendere a tutti gli aspetti metodologici della scienza, al di là dei contenuti disciplinari. Come afferma Parisi, “Non è facile farlo, ma è possibile farlo”. E se è possibile farlo occorre a tutti costi farlo. Le istituzioni dovrebbero finalmente cominciare a fare la loro parte, prestando maggiore attenzione alla scuola e agli enormi problemi che essa quotidianamente deve affrontare. Ma anche ognuno di noi deve cominciare a svolgere la sua parte nel lavoro quotidiano. Si tratta di un lavoro lento i cui risultati si vedranno solamente in futuro e non nell’immediato. Ma se vogliamo cominciare a modificare un po’ il desolante quadro delineato da Giorgio Parisi, è l’unica strada percorribile.
Note
1) Qui il testo integrale dell’intervento: https://tinyurl.com/ycydsezr .
2) Per un ricordo di G. Toraldo di Francia si veda: https://bit.ly/33riLXw .
3) AA.VV., Scienza e potere, Feltrinelli, Milano 1975.
4) Per un ricordo di E. Bellone si veda: https://bit.ly/3zQ6TKQ .
5) E. Bellone, La scienza negata. Il caso italiano, Codice, Torino 2005.
6) P. Rossi, “La Società internazionale dei nemici della scienza” in Scienza e filosofia alle soglie del XXI secolo, atti del convegno organizzato a Milano il 6 ottobre 1995 a cura della rivista Le Scienze, Le Scienze Milano 1996.
7) P. Rossi, “Daedalus sive mechanicus: humankind and machines”, Convegno Internazionale “Robotics: A New Science”, Accademia Nazionale dei Lincei, 20 febbraio 2008. Il testo della relazione è disponibile qui: https://bit.ly/3Gp6Wjo .
8) U. Eco, “Il mago e lo scienziato”, la Repubblica, 10 novembre 2002.