La parola “Comenius” ai più ricorda giustamente il programma europeo per lo sviluppo e la formazione scolastica. Suo obiettivo è aiutare gli studenti e il personale docente a comprendere meglio le culture europee, le diverse realtà linguistiche e i relativi valori.
Comenius riguarda tutto l’arco dell’istruzione scolastica, dalla scuola dell’infanzia fino al termine degli studi secondari superiori. Tra le attività previste dal programma ricordiamo la mobilità degli individui (scambi di alunni e docenti), i partenariati (progetti di cooperazione scolastica bilaterali), i progetti multilaterali, la costituzione di reti e i cosiddetti e-Twinning (progetti collaborativi tra scuole mediante l’impiego di nuove tecnologie). Il progetto Comenius fa parte del programma dell’Unione Europea in materia d’istruzione denominato “Socrates”, la cui nascita risale al 1995[1].
La scelta del nome del progetto ha voluto essere un omaggio a un grande personaggio europeo che ha fornito fondamentali contributi all’educazione e alla pedagogia. Si tratta di Giovanni Amos Comenio[2] (1592-1670) (in ceco Jan Amos Komenský, latinizzato in Iohannes Amos Comenius), teologo, pedagogista, filosofo, grammatico, scrittore, educatore e insegnante ceco.
Comenio nacque il 28 marzo 1592, nel villaggio di Nivnice, nella regione della Slovacchia morava (odierna Repubblica Ceca). La sua famiglia apparteneva all’Unione dei Fratelli Boemi, un gruppo religioso cristiano che rappresenta la prima e più antica confessione protestante tuttora esistente.
All’età di 16 anni iniziò a frequentare la scuola latina di Prerov, nel 1612 si iscrisse all’accademia di Herborn e, successivamente, all’università di Heidelberg. Dal 1614 divenne direttore della scuola latina in cui aveva studiato e tenne l’incarico fino al 1616, quando fu ordinato pastore della comunità protestante alla quale apparteneva.
A causa delle persecuzioni che colpirono la sua comunità religiosa, fu costretto a ritirarsi in esilio in Polonia, dove diresse un ginnasio. Viaggiò tuttavia a lungo in Europa. Nel 1642 si recò in Svezia, dove contribuì alla riorganizzazione delle scuole. A partire dal 1650 visse in Ungheria, dove insegnò nel Collegio Calvinista di Sárospatak. Nel 1654 ritornò in Polonia. Oltre al sofferto esilio, funestarono la sua esistenza la morte della moglie e dei due figli a causa della peste. Nel 1656, a Leszno (Polonia) un incendio distrusse tutto il suo patrimonio, compreso il manoscritto del grande dizionario ceco-latino su cui stava lavorando da moltissimi anni. Affranto, errò per la Slesia, Stettino e Amburgo. Infine accettò l’invito di un amico di trasferirsi ad Amsterdam dove, potendo contare su un vitalizio, riuscì a continuare a studiare e a scrivere.
Morì ad Amsterdam il 15 novembre del 1670.
Comenio fu un autore piuttosto prolifico. L’opera più conosciuta è sicuramente Orbis Pictus (Il mondo illustrato) (1658), che rappresenta il primo libro illustrato per l’infanzia. Anche Janua linguarum reserata (La porta delle lingue aperta) (1631) è un’opera illustrata che doveva aiutare gli allievi a stabilire un rapporto tra la lingua nazionale e le espressioni di quella latina. Tra le altre opere[3] ricordiamo Didactica magna (La grande didattica) (1633-1638), De bono unitatis et ordinis (Sulla buona unità e ordine) (1660), Linguae Bohemicae thesaurus, hoc est lexicon plenissimum, grammatica accurata, idiotismorum elegantiae et enfases adagiaque (Dizionario della lingua ceca) (1612-1656) e Labyrint sveta a ráj srdce (Il Labirinto del Mondo e il Paradiso del Cuore), in lingua boema.
In tutta la sua vita Comenio si concentrò su due principali temi: la pedagogia e lo studio sistematico della lingua nazionale. Ebbe tuttavia una visione unitaria della cultura e coniò a tale proposito il termine “pansofia” per indicare una scienza universale che comprendesse, in maniera sistemica, tutte le discipline, delineando al contempo l’oggetto e lo scopo della didattica.
Comenio è il primo autore moderno a parlare espressamente di didattica, intesa come tecnica e arte del buon insegnamento. Egli inoltre fu il primo a porsi il problema della valutazione dei metodi didattici, che doveva evidentemente essere indipendente dalla qualità dei discenti.
Il motto che animò l’intera opera di Comenio fu Omnia omnibus omnino che potremmo tradurre in “insegnare tutto a tutti interamente”. In perfetta coerenza con il suo ideale “pansofico”, il pedagogista ceco sottolineò l’importanza di estendere l’istruzione a tutte le classi sociali, senza distinzione di ceto e di sesso. Con straordinaria modernità incluse tra i destinatari dell’istruzione anche i soggetti in situazione di handicap. Secondo la sua visione religiosa, infatti, tutti sono creature di Dio, dotati di un’anima che può arricchirsi grazie all’apprendimento.
Mostrandosi un sostenitore ante litteram del lifelong learning (apprendimento permanente), Comenio sottolineò inoltre come il processo di istruzione debba necessariamente durare tutta la vita, in una continua ricerca del sapere che stimola efficacemente la mente.
Superando filosoficamente il dualismo cartesiano tra mente e corpo, Comenio fu un fautore dell’unità dell’uomo, in cui convivono l’intelletto razionale e le emozioni. Questa visione unitaria si ripercuote sulle sue concezioni pedagogiche secondo le quali “educare è vivere”. L’uomo va formato sia sul piano spirituale che su quello civile e da qui deriva l’importanza che egli attribuisce all’istruzione per il miglioramento della società. Secondo le concezioni del pedagogista ceco, è necessario che tutti imparino «a conoscere il fondamento, la ragione, il fine di tutte le cose principali - naturali e artificiali - perché chiunque viene al mondo vi è messo non solo perché faccia da spettatore, ma anche da attore...»[4].
Comenio analizza le facoltà di apprendimento degli individui a seconda della loro età e sostiene che il sapere debba raggiungere, sulla base di esse, diversi livelli di approfondimento. Per questo motivo ipotizza un corso di studi suddiviso in quattro cicli, denominati rispettivamente: scuola del grembo materno (infanzia), scuola di lingua nazionale (fanciullezza), scuola di latino (adolescenza) e accademia (giovinezza). Ogni ciclo riprende e approfondisce i contenuti trattati in quello precedente in un percorso a spirale. Se ci pensiamo bene, ancora oggi il nostro sistema di istruzione si basa sostanzialmente su questa concezione elaborata da Comenio.
Comenio è uno strenuo sostenitore dell’unità del sapere ed è contrario a ogni sua frantumazione. Per questo motivo suggerisce la necessità di ricercare concatenazioni tra insegnamenti di discipline differenti, mediante collegamenti logici. In questo, purtroppo, la nostra scuola non ha molto seguito le sue indicazioni. Nonostante il gran parlare di inter (e multi) disciplinarità, spesso la nostra scuola fornisce infatti un’idea frammentaria delle varie discipline, che vengono spesso recepite dallo studente come se fossero del tutto separate le une dalle altre. E, come più volte richiamato anche nelle pagine di questa rubrica, la principale, e sicuramente più dannosa, frammentazione è quella tra la cosiddetta cultura umanistica e quella scientifica[5].
Comenius riguarda tutto l’arco dell’istruzione scolastica, dalla scuola dell’infanzia fino al termine degli studi secondari superiori. Tra le attività previste dal programma ricordiamo la mobilità degli individui (scambi di alunni e docenti), i partenariati (progetti di cooperazione scolastica bilaterali), i progetti multilaterali, la costituzione di reti e i cosiddetti e-Twinning (progetti collaborativi tra scuole mediante l’impiego di nuove tecnologie). Il progetto Comenius fa parte del programma dell’Unione Europea in materia d’istruzione denominato “Socrates”, la cui nascita risale al 1995[1].
La scelta del nome del progetto ha voluto essere un omaggio a un grande personaggio europeo che ha fornito fondamentali contributi all’educazione e alla pedagogia. Si tratta di Giovanni Amos Comenio[2] (1592-1670) (in ceco Jan Amos Komenský, latinizzato in Iohannes Amos Comenius), teologo, pedagogista, filosofo, grammatico, scrittore, educatore e insegnante ceco.
Comenio nacque il 28 marzo 1592, nel villaggio di Nivnice, nella regione della Slovacchia morava (odierna Repubblica Ceca). La sua famiglia apparteneva all’Unione dei Fratelli Boemi, un gruppo religioso cristiano che rappresenta la prima e più antica confessione protestante tuttora esistente.
All’età di 16 anni iniziò a frequentare la scuola latina di Prerov, nel 1612 si iscrisse all’accademia di Herborn e, successivamente, all’università di Heidelberg. Dal 1614 divenne direttore della scuola latina in cui aveva studiato e tenne l’incarico fino al 1616, quando fu ordinato pastore della comunità protestante alla quale apparteneva.
A causa delle persecuzioni che colpirono la sua comunità religiosa, fu costretto a ritirarsi in esilio in Polonia, dove diresse un ginnasio. Viaggiò tuttavia a lungo in Europa. Nel 1642 si recò in Svezia, dove contribuì alla riorganizzazione delle scuole. A partire dal 1650 visse in Ungheria, dove insegnò nel Collegio Calvinista di Sárospatak. Nel 1654 ritornò in Polonia. Oltre al sofferto esilio, funestarono la sua esistenza la morte della moglie e dei due figli a causa della peste. Nel 1656, a Leszno (Polonia) un incendio distrusse tutto il suo patrimonio, compreso il manoscritto del grande dizionario ceco-latino su cui stava lavorando da moltissimi anni. Affranto, errò per la Slesia, Stettino e Amburgo. Infine accettò l’invito di un amico di trasferirsi ad Amsterdam dove, potendo contare su un vitalizio, riuscì a continuare a studiare e a scrivere.
Morì ad Amsterdam il 15 novembre del 1670.
Comenio fu un autore piuttosto prolifico. L’opera più conosciuta è sicuramente Orbis Pictus (Il mondo illustrato) (1658), che rappresenta il primo libro illustrato per l’infanzia. Anche Janua linguarum reserata (La porta delle lingue aperta) (1631) è un’opera illustrata che doveva aiutare gli allievi a stabilire un rapporto tra la lingua nazionale e le espressioni di quella latina. Tra le altre opere[3] ricordiamo Didactica magna (La grande didattica) (1633-1638), De bono unitatis et ordinis (Sulla buona unità e ordine) (1660), Linguae Bohemicae thesaurus, hoc est lexicon plenissimum, grammatica accurata, idiotismorum elegantiae et enfases adagiaque (Dizionario della lingua ceca) (1612-1656) e Labyrint sveta a ráj srdce (Il Labirinto del Mondo e il Paradiso del Cuore), in lingua boema.
In tutta la sua vita Comenio si concentrò su due principali temi: la pedagogia e lo studio sistematico della lingua nazionale. Ebbe tuttavia una visione unitaria della cultura e coniò a tale proposito il termine “pansofia” per indicare una scienza universale che comprendesse, in maniera sistemica, tutte le discipline, delineando al contempo l’oggetto e lo scopo della didattica.
Comenio è il primo autore moderno a parlare espressamente di didattica, intesa come tecnica e arte del buon insegnamento. Egli inoltre fu il primo a porsi il problema della valutazione dei metodi didattici, che doveva evidentemente essere indipendente dalla qualità dei discenti.
Il motto che animò l’intera opera di Comenio fu Omnia omnibus omnino che potremmo tradurre in “insegnare tutto a tutti interamente”. In perfetta coerenza con il suo ideale “pansofico”, il pedagogista ceco sottolineò l’importanza di estendere l’istruzione a tutte le classi sociali, senza distinzione di ceto e di sesso. Con straordinaria modernità incluse tra i destinatari dell’istruzione anche i soggetti in situazione di handicap. Secondo la sua visione religiosa, infatti, tutti sono creature di Dio, dotati di un’anima che può arricchirsi grazie all’apprendimento.
Mostrandosi un sostenitore ante litteram del lifelong learning (apprendimento permanente), Comenio sottolineò inoltre come il processo di istruzione debba necessariamente durare tutta la vita, in una continua ricerca del sapere che stimola efficacemente la mente.
Superando filosoficamente il dualismo cartesiano tra mente e corpo, Comenio fu un fautore dell’unità dell’uomo, in cui convivono l’intelletto razionale e le emozioni. Questa visione unitaria si ripercuote sulle sue concezioni pedagogiche secondo le quali “educare è vivere”. L’uomo va formato sia sul piano spirituale che su quello civile e da qui deriva l’importanza che egli attribuisce all’istruzione per il miglioramento della società. Secondo le concezioni del pedagogista ceco, è necessario che tutti imparino «a conoscere il fondamento, la ragione, il fine di tutte le cose principali - naturali e artificiali - perché chiunque viene al mondo vi è messo non solo perché faccia da spettatore, ma anche da attore...»[4].
Comenio analizza le facoltà di apprendimento degli individui a seconda della loro età e sostiene che il sapere debba raggiungere, sulla base di esse, diversi livelli di approfondimento. Per questo motivo ipotizza un corso di studi suddiviso in quattro cicli, denominati rispettivamente: scuola del grembo materno (infanzia), scuola di lingua nazionale (fanciullezza), scuola di latino (adolescenza) e accademia (giovinezza). Ogni ciclo riprende e approfondisce i contenuti trattati in quello precedente in un percorso a spirale. Se ci pensiamo bene, ancora oggi il nostro sistema di istruzione si basa sostanzialmente su questa concezione elaborata da Comenio.
Comenio è uno strenuo sostenitore dell’unità del sapere ed è contrario a ogni sua frantumazione. Per questo motivo suggerisce la necessità di ricercare concatenazioni tra insegnamenti di discipline differenti, mediante collegamenti logici. In questo, purtroppo, la nostra scuola non ha molto seguito le sue indicazioni. Nonostante il gran parlare di inter (e multi) disciplinarità, spesso la nostra scuola fornisce infatti un’idea frammentaria delle varie discipline, che vengono spesso recepite dallo studente come se fossero del tutto separate le une dalle altre. E, come più volte richiamato anche nelle pagine di questa rubrica, la principale, e sicuramente più dannosa, frammentazione è quella tra la cosiddetta cultura umanistica e quella scientifica[5].
Note
2) https://bit.ly/30x4lnl ; B. Bellerate (Ed.), Comenio sconosciuto, Pellegrini Editore, Cosenza 1984.
3) G.A. Comenio, Opere (a cura di M. Fattori), UTET, Torino 1970.
4) A. Baroni, La pedagogia e i suoi problemi nella storia del pensiero, La Scuola, Brescia 1981, (vol. II, p.137).
5) C.P. Snow , Le due culture, Marsilio, Venezia 2005.