In un articolo pubblicato nel 1999 sul Giornale Italiano di Psicologia (XXVI/3, il Mulino, pp.453-466) e dedicato a una valutazione critica della parapsicologia, proponevo che la psicologia allargasse il suo ambito di studio anche alle "esperienze anomale".
Mi riferivo in particolare a tutte quelle esperienze insolite (sogni premonitori, "flash" telepatici, déjà-vu...) che ognuno di noi può vivere ma che molti, a torto o a ragione, ritengono inspiegabili.
Si tratta invece di esperienze che possono avere una miriade di spiegazioni "normali" ma che, dato il loro forte impatto emotivo, possono apparire come "paranormali" a un pubblico che non dispone degli strumenti interpretativi necessari. Un gran numero di sondaggi ha, infatti, dimostrato come esperienze personali di questo tipo rappresentino la principale motivazione per la credenza nei fenomeni paranormali.
Chi vive questo tipo di esperienze, non trovando spiegazioni facilmente accessibili presso chi dovrebbe fornirgliele - gli psicologi, per esempio - si rivolge alla parapsicologia. Qui ottiene molte "spiegazioni" a base di ESP o PK che, tuttavia, non spiegano nulla veramente e lasciano intatto il mistero che circonda l'esperienza in questione.
D'altra parte, gli stessi psicologi non sono immuni da confusione e disinformazione. Una serie di sondaggi condotti annualmente dal prof. Guido Petter sugli studenti del primo anno di psicologia a Padova rivela, per esempio, che ogni anno la percentuale di coloro che ritengono la telepatia un fenomeno fondato si aggira intorno al 55%, mentre solo il 10% si dichiara scettico.
Da qui la necessità, anche per noi italiani, di riunire sotto un unico cappello le conoscenze psicologiche e neuro-psicologiche relative a fenomeni considerati anomali, come: esperienze di apparente ESP, visioni di fantasmi, ipnosi, esperienze "fuori dal corpo" ed esperienze "ai confini della morte". Altri filoni di studio possono invece essere rivolti a comprendere non solo come si verifica questo tipo di esperienze ma anche perché le persone sono portate a interpretarle come paranormali.
Nei paesi anglosassoni questa branca di studio esiste già e si chiama "Anomalistic Psychology" (Psicologia delle anomalie). Personalmente, proponevo un più orecchiabile "Psicologia dell'insolito".
Ebbene, oggi siamo stati accontentati.
Il corso che parte a Milano si propone appunto di fornire agli studenti di psicologia quelle competenze di base, anche metodologiche, per affrontare in maniera scientifica ciò che sembra paranormale.
È un evento significativo che vede riconosciuta, anche in ambito accademico, l'importanza di non ignorare ma di occuparsi in modo rigoroso delle credenze sul paranormale.