Si è appena concluso il Convegno nazionale dedicato ai primi venticinque anni del CICAP, e come di consueto è stata una festa: un’occasione di approfondire i temi che più ci appassionano, ma anche di incontrare gli amici di altre regioni e condividere idee e nuovi progetti.
Nel contesto del convegno è stata presentata la ricerca sociologica “Diamoci del Noi”, che il CICAP ha lanciato a fine 2013 per capire che cosa i suoi sostenitori si aspettano dal Comitato. I risultati erano già stati pubblicati sul nostro sito nel corso del 2014, ma questa è stata la prima occasione per parlarne di persona nel contesto del convegno, e il relatore Matteo Granziero ha ricevuto parecchie domande. Trovate qui sotto un’intervista ad Andrea Ferrero, responsabile della formazione e membro del Consiglio Direttivo, che ha partecipato all’analisi dei risultati con Matteo Granziero e con il gruppo di sociologi indipendenti che ha condotto la ricerca.
Un’altra importante novità è la modifica in corso allo Statuto che permetterà ai rappresentanti dei gruppi locali di partecipare insieme ai soci effettivi alle decisioni che riguardano la gestione del CICAP: ne riparleremo più nel dettaglio nel prossimo numero di Query.
Infine, come di consueto durante i convegni del CICAP, a Cesena si è svolta anche una riunione dei gruppi locali, in cui si è parlato delle novità descritte sopra, degli obiettivi per il futuro e anche delle difficoltà comuni. Tra queste, una delle principali è il rischio di perdere volontari fino a trovarsi nell’impossibilità di realizzare nuove iniziative, come sta accadendo al momento in Lazio. Più avanti trovate un'intervista apposita.
Intervista ad Andrea Ferrero sull’iniziativa “Diamoci del noi”
Ciao Andrea, ci spieghi di che iniziativa si tratta e perché è stata fatta?
“Diamoci del noi” è una ricerca che abbiamo proposto per capire sia le ragioni del calo di iscrizioni registrato nel periodo 2008-2013 sia più in generale che cosa soci e simpatizzanti del CICAP si aspettando da noi, e cosa possiamo migliorare. L'indagine è stata condotta da Se.Ri.So., una rete di professionisti della ricerca sociale che ha garantito la corretta somministrazione dei questionari e l’obiettività della valutazione.
Che tipo di risposta è stata ottenuta? Il campione sembra rappresentativo dei nostri soci?
L’indagine è stata subito molto ben accolta e ha avuto una partecipazione anche maggiore del previsto. Hanno risposto al questionario più della metà dei soci, oltre a quasi 1000 persone non iscritte al Comitato (ex soci e simpatizzanti), per un totale di 1700 persone.
La risposta dei soci corrisponde piuttosto bene alla loro distribuzione geografica e per genere, con più soci nelle regioni del nord rispetto a quelle del sud, e un maggior numero di uomini rispetto alle donne.
Quale è il profilo di “cicappino” che emerge?
L'età di chi ha risposto rispecchia abbastanza quella della popolazione italiana, il che fa pensare a una penetrazione del CICAP omogenea per fasce anagrafiche. Il tasso di scolarizzazione è invece più alto rispetto alla media italiana: sembra quindi che non riusciamo ancora a parlare proprio a tutti i tipi di pubblico, anche se siamo diventati un riferimento per le fasce più istruite. I motivi principali per aderire al CICAP sono risultati la volontà di promuovere il metodo scientifico e di contrastare l’irrazionalità.
Secondo i risultati di questa ricerca, i soci e simpatizzanti sono soddisfatti delle attività divulgative del Comitato?
Sì, chi segue il CICAP è mediamente soddisfatto delle modalità di comunicazione del Comitato. Abbiamo registrato un particolare gradimento per la rivista cartacea Query e per la sua versione online Query online, mentre riscuotono meno apprezzamenti la nostra presenza sui social network (Facebook e Twitter) e il sito internet www.cicap.org: questi sono importanti spunti per cercare di fare meglio.
Quali richieste o desideri dei soci e simpatizzanti sono emerse?
I due aspetti più importanti emersi sono stati la richiesta di occuparci di temi di attualità e di risonanza sociale come i vaccini, il caso Stamina, eccetera, e la voglia di partecipazione. Indipendentemente da dove si abiti e dal tipo di legame col CICAP, la soddisfazione è apparsa legata in modo importante all’aspetto dell’aggregazione (partecipare agli eventi, essere coinvolti nell’organizzazione, sentirsi parte di una comunità). Emergono dunque aspetti sociali, oltre che culturali, nella spiegazione della soddisfazione.
E si è trovata la causa del calo delle iscrizioni?
Grazie a questa ricerca è stato possibile chiarire che non c’è un singolo, specifico motivo del calo di iscrizioni (per esempio qualche malcontento comune), ma che questo è dipeso da più fattori: semplici dimenticanze, difficoltà economiche, nuovo interesse verso altre associazioni... Non dobbiamo quindi concentrarci su un singolo aspetto, ma cercare di migliorare in tutto quello che facciamo.
Un’ultima domanda: il CICAP è composto da volontari e non ha grandi disponibilità economiche. Come ha potuto permettersi una indagine sociologica professionale come questa?
Grazie ad uno dei nostri soci più attivi, Ivo Maistrelli, abbiamo avuto modo di farci conoscere da Se.Ri.So, una rete di sociologi indipendenti che ha generosamente deciso di donarci questo lavoro da parte loro come forma di sostegno all’attività del CICAP: cogliamo l’occasione per ringraziarli ancora una volta. Grazie!
Un appello per il CICAP Lazio
Oggi il gruppo locale della regione Lazio è in serie difficoltà e il rischio è quello di chiudere. Per questo vi proponiamo un’intervista a Enrico Speranza, 40 anni, informatico, coordinatore dimissionario del CICAP Lazio e padre da poco di una splendida bimba di nome Cecilia.
Ci racconteresti in breve la storia del gruppo Lazio?
Nel 2002 esisteva già da alcuni anni il CICAP Roma di cui facevano parte soci di lunga data come Pierluigi Morosini, Riccardo Mancini e Max Vellucci. Fu in quel periodo che il gruppo cambiò nome in CICAP Lazio e ricordo ancora la telefonata che feci a Fabio Cilia per avere informazioni ed entrare a farne parte. Ci fu poi il lavoro insostituibile di Erika Galli come Coordinatrice, di Rosalba Portelli e Mirco Corridori con mille iniziative. Nel 2009 ci fu il passaggio di testimone da Erika a me come coordinatore, mentre Pierluigi Morosini fu nominato Presidente. Dopo la tragica morte di Riccardo Mancini nel 2007 e di Pierluigi Morosini nel 2008 abbiamo avuto una breve pausa, ma con l’arrivo di Andrea Proietti Lupi e Gabriella Cannito siamo ripartiti con riunioni mensili ed altri eventi.
Quali sono le iniziative più riuscite che avete fatto in quegli anni?
Ne potrei citare tantissime: dalle cene con delitto che hanno avuto ottimi risultati grazie soprattutto al meraviglioso lavoro di Erika, Rosalba e Max, al Corso per Investigatori tenutosi a Roma nel 2006. E poi conferenze nelle scuole superiori, all’università o in varie associazioni culturali e circoli, con invitati come Andrea Ferrero, Diego Verdegiglio, Francesco Grassi e tanti altri relatori. Per non parlare della misurazione con teodolite della famosa salita in discesa di Ariccia, degli spettacoli di mentalismo con Max Vellucci, e dell’”Archivio Stampa e Documentazione del CICAP” tenuto da Andrea Proietti Lupi e altri volontari.
E poi cosa è successo?
Negli ultimi anni molti volontari hanno dovuto trasferirsi in altre città per problemi lavorativi e tanti altri hanno avuto bambini o si sono sposati, dedicandosi meno all’associazione. Anche per me non è ovviamente facile avere del tempo con una bimba piccola. La tragica ed inaspettata morte di Pierluigi e Riccardo ha dato inoltre il colpo finale su tanti progetti ed iniziative: ho ancora adesso nel cassetto i dati di uno studio clinico randomizzato sulla presunta efficacia dell’”Acqua Diamantina” che volevamo pubblicare con Pierluigi per vincere l’IgNobel!
Ci sono secondo te delle difficoltà specifiche legate alla città di Roma o al Lazio?
Roma è una città molto difficile in cui gli spostamenti sono un problema giornaliero per migliaia di lavoratori. Avere una sede poi è praticamente impossibile, per i prezzi molto elevati degli affitti. Ci sono inoltre ogni giorno centinaia di manifestazioni, conferenze e iniziative di varo tipo, fra le quali finora siamo riusciti ad avere una visibilità molto limitata.
Quali strade avete già tentato per migliorare la situazione?
Abbiamo provato a cercare nuovi volontari organizzando incontri informali di presentazione, oppure facendo delle conferenze in altre associazioni, ma i risultati sono stati praticamente nulli. Bisogna poi fare molta attenzione a chi si fa avanti con i progetti più disparati: qualcuno è arrivato persino a pensare, stravolgendo il nostro stesso mandato, che il CICAP sia una sorta di “Ente di Certificazione” di presunti “veri” fenomeni paranormali! Anche i Social Network non sono stati molto utili: condividere un link o premere “Mi piace” costa veramente poco: cosa ben diversa è organizzare una conferenza o magari passare il sabato mattina alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma alla ricerca di un articolo fondamentale per una ricerca.
Cosa possono fare i soci e i lettori di Query per dare una mano?
Il mio appello è semplice: fatevi avanti per organizzare un paio di eventi l’anno, rifondando il gruppo. Magari anche solo per tenere e portare avanti l’”Archivio Stampa e Documentazione del CICAP”. Il mio personale sogno a questo riguardo è far diventare Roma e il CICAP Lazio l’archivio storico del CICAP: dobbiamo essere consapevoli che non siamo eterni e che tutto il materiale raccolto da tanti di noi non può disperdersi.