Non finisce mai di stupirci la Sindonologia, nemmeno dopo la celebre datazione del lenzuolo di Torino eseguita nel 1988 con il metodo del C-14 e che, come si sa, ha fornito un’età inconciliabile con l’ipotesi che quel lenzuolo abbia potuto avvolgere il corpo di Gesù.
Come si ricorderà, il verdetto indusse a un’onesta rassegnazione il cardinale di Torino Ballestrero, ma non gli oltranzisti dell’autenticità. E incominciarono subito critiche feroci sulla validità della datazione, sulle modalità del prelievo dei campioni, sulla professionalità degli operatori, sulla possibilità di un complotto internazionale anticattolico e via discorrendo. Un libro di O. Petrosillo e E. Marinelli, uscito nel '90 ed intitolato La Sindone - Un enigma alla prova della scienza è in sostanza un catalogo di improbabili errori ed implausibili frodi. Con un’inaccettabile operazione giornalistica, gli autori trasformano volutamente il problema del "giallo della datazione". E non si fermano nemmeno alla grottesca ipotesi che sia cambiato nel tempo il valore numerico della costante universale di Fermi, che governa il decadimento beta del Carbonio 14.
Le ultime novità
Ma in questi mesi ci sono due novità:
- Il chimico russo Dimitri Kouznetsov sostiene che l’incendio che danneggiò la Sindone nel '500 potrebbe avere apportato carbonio "nuovo", facendola "ringiovanire". E avrebbe qualche dato sperimentale riguardante simulazioni da lui eseguite;
- All’università del Texas avrebbero analizzato il Dna contenute in tracce su un frammento di Sindone. Ciò non stupisce proprio nessuno e nemmeno il fatto che il Dna sarebbe maschile. Il punto è semmai che il Dna sarebbe "vecchio" molto più vecchio dell’età della Sindone risultata dalla datazione: e non si era mai sentito che lo stato del Dna potesse fornire un valido metodo di datazione! Non è proprio il caso di discutere qui e ora i pro e i contro di queste questioni così tecniche ed apprese solo per sentito dire. In attesa della pubblicazione su riviste scientifiche accreditate, volevo limitarmi a qualche considerazione su alcuni " fondamenti di Sindonologia" che ancora oggi vengono riproposti (per esempio nelle conferenze che Kouznetsov ha tenuto poco tempo fa in giro per l’Italia);
- l’immagine sindonica sarebbe sorprendentemente "negativa", cioè con lo scambio dei chiari con gli scuri;
- la scienza non avrebbe ancora compreso come la Sindone possa esistere, perché nessun essere umano potrebbe averla fatta;
- l’esistenza sul lenzuolo dell’impronta delle monete dell’imperatore Tiberio, coniate al tempo di Gesù e poste sulle palpebre del cadavere, secondo un’usanza palestinese dell’epoca.
E’ veramente strano che ci si dimentichi del professor Vittorio Pesce Delfino che nel suo libro E l’uomo creò la Sindone (Dedalo, 1982) confuta in modo tanto convincente le basi della Sindonologia. Riassumo brevemente le argomentazioni di Pesce Delfino:
- l’immagine sindonica di Torino non può essere stata provocata da un corpo avvolto, né morto né vivo né sudato né spalmato né dipinto, né emanante qualunque forma di un’improbabile radiazione. E ciò per una semplice ragione di geometria euclidea: l’impronta del volto (limitiamoci a questo) stesa su un piano apparirebbe deformata, poiché il modello non era piano.
Il volto in bronzo
E siccome l’impronta non è deformata, allora doveva essere deformato il modello. Un bassorilievo in bronzo sarebbe andato benissimo.
E’ tanto assurda l’esistenza della Sindone che Pesce Delfino produce sindoni... a piacere. Come? Da una foto di quella di Torino ha tradotto col computer in chiaroscuro in una mappa di profondità (solo il volto). E poi ha commissionato ad uno scultore un volto in bronzo con le precise sembianze della mappa: guarda caso, ne risultò un bassorilievo. E il gioco è fatto, perché posando un drappo sullo stampo di bronzo, scaldato a poco più di 200 gradi, ne risulta un’impronta con un’intensità che dipende dalla durata del riscaldamento.
Manco a dirlo, l’impronta è del tutto simile a quella di Torino, indeformata e naturalmente... negativa, nel senso che, per esempio sull’occhio, il drappo è un po’ più lontano
dal bronzo che non sul naso e allora l’occhio apparirà chiaro e il naso scuro, al contrario che su una foto.
Per l’improponibile questione delle monetine di Tiberio, basterà ricordare che tutti noi, soprattutto in età prescolare, abbiamo riconosciuto nelle nubi le sembianze del nonno di Pinocchio e di un elefante (vedi anche Cicap, IV, o. 2, pag. 36).
Volevo dire che ancor prima della datazione del 1988 c’erano argomentazioni molto convincenti per ritenere che la Sindone di Torino non possa avere avvolto il cadavere di Gesù, ne di nessun altro. Quindi non basterà alla tesi dell’autenticità che Kouznetsov e il laboratorio del Texas sollevino dubbi, ancorché documentati, sulla validità della datazione, o dimostrino addirittura che la Sindone è stata fabbricata prima della morte di Gesù.
Ma allora chi avrebbe fatto la Sindone? A mio avviso, un falsario del 1300!
Come si ricorderà, il verdetto indusse a un’onesta rassegnazione il cardinale di Torino Ballestrero, ma non gli oltranzisti dell’autenticità. E incominciarono subito critiche feroci sulla validità della datazione, sulle modalità del prelievo dei campioni, sulla professionalità degli operatori, sulla possibilità di un complotto internazionale anticattolico e via discorrendo. Un libro di O. Petrosillo e E. Marinelli, uscito nel '90 ed intitolato La Sindone - Un enigma alla prova della scienza è in sostanza un catalogo di improbabili errori ed implausibili frodi. Con un’inaccettabile operazione giornalistica, gli autori trasformano volutamente il problema del "giallo della datazione". E non si fermano nemmeno alla grottesca ipotesi che sia cambiato nel tempo il valore numerico della costante universale di Fermi, che governa il decadimento beta del Carbonio 14.
Le ultime novità
Ma in questi mesi ci sono due novità:
- Il chimico russo Dimitri Kouznetsov sostiene che l’incendio che danneggiò la Sindone nel '500 potrebbe avere apportato carbonio "nuovo", facendola "ringiovanire". E avrebbe qualche dato sperimentale riguardante simulazioni da lui eseguite;
- All’università del Texas avrebbero analizzato il Dna contenute in tracce su un frammento di Sindone. Ciò non stupisce proprio nessuno e nemmeno il fatto che il Dna sarebbe maschile. Il punto è semmai che il Dna sarebbe "vecchio" molto più vecchio dell’età della Sindone risultata dalla datazione: e non si era mai sentito che lo stato del Dna potesse fornire un valido metodo di datazione! Non è proprio il caso di discutere qui e ora i pro e i contro di queste questioni così tecniche ed apprese solo per sentito dire. In attesa della pubblicazione su riviste scientifiche accreditate, volevo limitarmi a qualche considerazione su alcuni " fondamenti di Sindonologia" che ancora oggi vengono riproposti (per esempio nelle conferenze che Kouznetsov ha tenuto poco tempo fa in giro per l’Italia);
- l’immagine sindonica sarebbe sorprendentemente "negativa", cioè con lo scambio dei chiari con gli scuri;
- la scienza non avrebbe ancora compreso come la Sindone possa esistere, perché nessun essere umano potrebbe averla fatta;
- l’esistenza sul lenzuolo dell’impronta delle monete dell’imperatore Tiberio, coniate al tempo di Gesù e poste sulle palpebre del cadavere, secondo un’usanza palestinese dell’epoca.
E’ veramente strano che ci si dimentichi del professor Vittorio Pesce Delfino che nel suo libro E l’uomo creò la Sindone (Dedalo, 1982) confuta in modo tanto convincente le basi della Sindonologia. Riassumo brevemente le argomentazioni di Pesce Delfino:
- l’immagine sindonica di Torino non può essere stata provocata da un corpo avvolto, né morto né vivo né sudato né spalmato né dipinto, né emanante qualunque forma di un’improbabile radiazione. E ciò per una semplice ragione di geometria euclidea: l’impronta del volto (limitiamoci a questo) stesa su un piano apparirebbe deformata, poiché il modello non era piano.
Il volto in bronzo
E siccome l’impronta non è deformata, allora doveva essere deformato il modello. Un bassorilievo in bronzo sarebbe andato benissimo.
E’ tanto assurda l’esistenza della Sindone che Pesce Delfino produce sindoni... a piacere. Come? Da una foto di quella di Torino ha tradotto col computer in chiaroscuro in una mappa di profondità (solo il volto). E poi ha commissionato ad uno scultore un volto in bronzo con le precise sembianze della mappa: guarda caso, ne risultò un bassorilievo. E il gioco è fatto, perché posando un drappo sullo stampo di bronzo, scaldato a poco più di 200 gradi, ne risulta un’impronta con un’intensità che dipende dalla durata del riscaldamento.
Manco a dirlo, l’impronta è del tutto simile a quella di Torino, indeformata e naturalmente... negativa, nel senso che, per esempio sull’occhio, il drappo è un po’ più lontano
dal bronzo che non sul naso e allora l’occhio apparirà chiaro e il naso scuro, al contrario che su una foto.
Per l’improponibile questione delle monetine di Tiberio, basterà ricordare che tutti noi, soprattutto in età prescolare, abbiamo riconosciuto nelle nubi le sembianze del nonno di Pinocchio e di un elefante (vedi anche Cicap, IV, o. 2, pag. 36).
Volevo dire che ancor prima della datazione del 1988 c’erano argomentazioni molto convincenti per ritenere che la Sindone di Torino non possa avere avvolto il cadavere di Gesù, ne di nessun altro. Quindi non basterà alla tesi dell’autenticità che Kouznetsov e il laboratorio del Texas sollevino dubbi, ancorché documentati, sulla validità della datazione, o dimostrino addirittura che la Sindone è stata fabbricata prima della morte di Gesù.
Ma allora chi avrebbe fatto la Sindone? A mio avviso, un falsario del 1300!