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Le critiche alla sindone di Garlaschelli
A quasi due anni dalla riproduzione della sindone di Garlaschelli, mi chiedevo quali fossero le maggiori critiche che avete sentito a riguardo della sua riproduzione.
A me sembra che non sia stata molto presa in considerazione, specie dalla comunità scientifica. Mi chiedo il perché e lo chiedo anche a voi, visto che per quanto mi riguarda a me sembra un risultato piuttosto convincente. Una delle critiche più ripetute che ho letto è che non ha tutte le caratteristiche chimiche e fisiche dell’originale. Questo rilievo mi convince solo in parte perché l’ingiallimento delle fibre, caratteristica principale della sindone, è stato raggiunto, e una certa tridimensionalità anche. Certo forse il disegno non è proprio uguale, ma non penso c’entri molto. Sono sicuro che se Garlaschelli si fosse fatto aiutare da un artista l’immagine sarebbe venuta meglio.
Ho poi sentito una critica relativa al sangue che è stato dipinto dopo, mentre sull’originale l’immagine non è presente sotto le macchie di sangue. Infine c’è chi accusa Garlaschelli di poca scientificità perché, invece di sottoporre a una rivista scientifica il suo lavoro prima di darne notizia ai media, lo ha fatto dopo.
Mario Ascierto
Risponde Luigi Garlaschelli
Gentile sig. Ascierto, la ringraziamo per l'interesse nei confronti delle nostre attività.
Mi pare che all'interno della "comunità scientifica" - che è un termine molto vago - vi sia un certo numero di persone, scienziati più o meno seri, che se ne sono occupati, sia per lodarla, che per criticarla.
Siccome la maggioranza di costoro sono anche "autenticisti", direi che le critiche sono state più numerose delle lodi. Ma non importa, il messaggio che la Sindone è stata riprodotta è arrivato anche al grande pubblico.
Circa le critiche, quello che mi ha maggiormente sorpreso è che fino al giorno prima si ripeteva continuamente che certe caratteristiche dell'immagine (pseudo-negatività, superficialità, informazioni 3D, mancanza di deformazioni, assenza di pigmento, ingiallimento delle fibre, ecc.) erano inspiegabili e irriproducibili.
Nel momento in cui ho dimostrato che, con una tecnica quasi banale, tutte queste caratteristiche potevano essere ottenute in un colpo solo... da allora, dicevo, nessuno le ha più citate, e si è passato a criticare altri aspetti (per esempio, si cita sempre il problema delle macchie di sangue). Al di là di quello, si è molto insistito sul fatto che a livello microscopico certe caratteristiche sono diverse. Ma questo è quello che ho spiegato anch'io fin dall'inizio. La tecnica ha certamente qualche punto migliorabile. In particolare, l'immagine non è abbastanza sfumata, poiché nel passaggio dello "strofinamento" ho usato una pappetta di pigmento e di acido, e non una polvere secca. E poi, l'invecchiamento artificiale per riscaldamento di alcune ore non può sicuramente essere equivalente a un invecchiamento naturale durato decenni o secoli. Inoltre, nessun oggetto può essere riprodotto in maniera assolutamente identica! Facciamo un esempio: se Leonardo da Vinci tornasse in vita, e gli si chiedesse di ridipingere la Gioconda, il risultato sarebbe comunque leggermente diverso: spessore e direzione delle singole pennellate, ecc ecc. Dovremmo allora forse dire che la Gioconda non è opera umana? Circa il problema delle macchie di sangue, ho detto che non me ne ero ancora occupato. Ho qualche idea, ma si vedrà... Per ora, mi ero limitato all'immagine. Per quanto riguarda il modo in cui i risultati sono stati presentati, la critica mi ha sorpreso e mi pare pretestuosa, finalizzata solo a impressionare chi non sa come si svolge davvero la ricerca scientifica.
Non è affatto insolito che un gruppo di ricerca ottenga dei risultati, magari parziali, e li esponga durante convegni di settore sotto forma di comunicazioni orali brevi, o poster, ecc. E solo in seguito viene pubblicato il "Full paper". Mi pare di avere fatto più o meno cosi: ho presentato un'anticipazione durante il Convegno CICAP di Abano terme nel 2009, e qualche mese dopo è comparso l'articolo su una rivista "peer review", il Journal of Imaging Science and Technology.
Apparizioni mariane a Zeitoun
Sapreste informarmi in merito alla Madonna di Zeitoun?
Francesco Lombardo
Risponde Armando de Vincentiis
Intorno al 1968 in una cittadina vicino alla città egiziana del Cairo, Zeitoun, vi furono una serie di avvistamenti di carattere religioso: delle strane apparizioni sul tetto della chiesa ortodossa di San Marco, interpretate come figura mariana.
Nubi luminose, bagliori che, sotto gli occhi di numerosi testimoni, cominciavano ad assumere sembianze umane dalle caratteristiche “femminili” fino a raggiungere la classica sagoma interpretabile come figura mariana.
L’evento, ripetutosi nell’arco di un paio di anni, fu accompagnato da testimonianze di guarigioni inspiegabili e di conversioni su cui indagarono apposite commissioni di studi. Insomma tutto ciò che un copione non scritto prevede nei casi di visioni collettive della Madonna in particolari contesti fortemente suggestivi.
In pratica, esperienze simili sono avvenute in tutti i luoghi in cui la “Vergine” sarebbe apparsa: Medjugorje, Fatima, Lourdes e in moltissimi altri luoghi riconosciuti dalle istituzioni ecclesiastiche nel corso degli anni, quali la Madonna di Beauraing in Belgio, la Madonna del Rosario di San Nicola in Argentina, la Madonna di Guadalupe in Messico e così via.
Com’è possibile spiegare tutte queste apparizioni? Da un punto di vista psicologico aspettative, bisogni e interpretazioni cognitive sono i cardini essenziali del processo, secondo lo schema Stimolo di partenza - aspettativa e/o bisogno - interpretazione.
Ciò significa che, in un particolare contesto religioso, qualcuno (un singolo o un gruppo ristretto) percepisce uno stimolo (un’ombra, un’immagine, una sagoma ecc.), lo interpreta in base a dei criteri soggettivi (fede, cultura, credenze) e dà l’allarme, suggerendo, in questo modo, cosa osservare e attribuendo già un significato allo stimolo: “Guardate, è apparsa la Madonna”.
Gli altri presenti rispondono a questo allarme ed osservano l’oggetto con l’aspettativa della figura mariana già formatasi nella mente grazie al fatto che essa è stata nominata ed indicata.
L’osservazione di quell’oggetto e la credenza in questa possibilità fanno sì che quella sagoma, qualunque essa sia, venga interpretata come una figura mariana (anche se è nel cervello che la forma comincia a definirsi).
Tale fenomeno prende il nome tecnico di pareidolia.
Nei giorni successivi intervengono i media che confermano l’esistenza del fenomeno dal momento che diverse persone ne hanno fatto esperienza. A questo punto chi va ad assistere all'evento si è già formato l’idea di dover osservare una certa figura e puntualmente, grazie al processo psicologico sopra descritto, la osserva. La registrazione dell’evento mediante telecamere o macchine fotografiche non muta la natura del processo: l’immagine ha preso forma mediante la nostra interpretazione e l’esperienza è quindi ripetibile anche osservando una pellicola.
La stessa logica scientifica può essere applicata alla comprensione delle presunte guarigioni che vengono messe in relazione a queste visioni. Attribuire un valore miracoloso a quelle guarigioni significa infatti stabilire un rapporto di causa-effetto senza considerare la possibilità che esse si sarebbero verificate anche in assenza del fenomeno.
L’uovo che non marcisce
Vorrei sottoporre alla vostra attenzione un fatto curioso che riguarda una pratica (ormai poco conosciuta) dell'antica tradizione sarda. Questa prevede che si conservi un uovo di gallina deposto il giorno 25 marzo, data che nel calendario della chiesa cattolica e di quella ortodossa si fa corrispondere all'Annunciazione del Signore. Sorprendente è che che quest'uovo si può conservare tranquillamente in credenza senza correre il rischio che questo marcisca. Nella mia famiglia ne abbiamo alcuni esemplari conservati, uno risale addirittura al 1997, e tutti presentano le stesse caratteristiche: restano lucidi nel guscio come se avessero trasudato, e all'interno la materia presente è come se si seccasse andando a depositarsi tutta sul fondo, in base alla posizione in cui ciascun uovo è stato riposto. Per dovere di cronaca: pare che nell'antica "medicina sarda" quest'uovo, dopo aver subito l'essiccazione, venisse grattugiato e usato come rimedio a dolori ossei e cartilaginei. Come dicevo, di questa usanza resta poco e non ho trovato riscontri all'infuori della mia famiglia. Vorrei capire da quale fenomeno fisico o chimico è interessato l'uovo.
Alberto Corda
Risponde Silvano Fuso
Il fenomeno da Lei descritto ricorda quello che ci era capitato di analizzare qualche anno fa e che viene illustrato dal Dott. Garlaschelli in un video che potrà trovare all’indirizzo http://www.cicap.org/new/multimedia.php?id=273513
Un uovo aperto, lasciato all'aria, si disidrata spontaneamente e difficilmente marcisce. Dopo circa dieci giorni, l'albume appare simile a plexiglass e il tuorlo assume una consistenza gommosa. Col tempo la disidratazione procede fino a far assumere a entrambi una consistenza solida e piuttosto dura, priva di ogni odore sgradevole.
Un processo analogo può accadere anche all'uovo intero, visto che il guscio è piuttosto poroso e consente quindi la fuoriuscita dell'umidità. Nelle uova commerciali, tuttavia, il guscio viene reso impermeabile mediante trattamento con soluzioni di silicato di sodio o paraffina fusa, quindi il discorso vale solo per le uova appena deposte e non trattate. Come lei stesso afferma, si tratta di una tradizione antica e le uova utilizzate erano certamente di questo tipo.
La data del 25 marzo non ha alcuna influenza. Per verificarlo è sufficiente utilizzare altre uova, deposte in data diversa, e conservarle esattamente nello stesso modo. Se le condizioni di temperatura e umidità sono le stesse, alla fine non si dovrebbe notare alcuna differenza.
Ricordiamo anche che le uova marciscono difficilmente, a dispetto dei microorganismi presenti nell’ambiente in cui vengono deposte, purché intatte. L’uovo è provvisto di un’elevata quantità di agenti antimicrobici fisici e chimici che la natura ha molto probabilmente predisposto per proteggere l’embrione.
Riguardo alle presunte proprietà terapeutiche del contenuto dell'uovo essiccato, ritengo non vi sia alcuna evidenza della loro reale esistenza.
Quando il cartomante ti rovina la vita
Vi scrivo da Milano e vi disturbo più per una testimonianza che per altro. Sono sempre stato una persona molto scettica su tutto fino a quando ho affrontato un problema piuttosto duro dal punto di vista sentimentale. In realtà lo sto attraversando anche ora. Preso dalla disperazione mi sono rivolto ad un cartomante, il mitico Absea (lo conoscerete magari), che per ben 150 euro mi ha detto che la relazione in cui speravo con la donna che amo non avrà mai inizio. Il fatto è che da quel giorno non riesco più a vivere serenamente perché continuo a pensare a quelle parole.
Io non so se esiste qualcuno che può dire a questo mondo di conoscere il futuro, io so solo che a me hanno rovinato la vita. E soprattutto non riesco ad essere sereno perché quelle parole continuano a vagare nella mia testa.
Lettera firmata
Risponde Fara Di Maio
La questione sottoposta dal lettore è di natura molto delicata. Le persone in difficoltà, spesso, si rivolgono ad un mago o a un cartomante come ultima risorsa.
Hanno bisogno di conferme, di sostegno, di ascolto, e in molti casi e per varie ragioni non possono ottenerli dai propri cari. Il mago, il cartomante, ascoltano e soprattutto osservano il loro cliente. In maniera più o meno conscia utilizzano una tecnica psicologica molto nota, conosciuta con il nome di “cold reading”, o lettura a freddo. La conoscenza di alcune nozioni di base, la pratica, l’istinto, aiutano questi personaggi a ottenere da chi li incontra molte più informazioni di quel che di solito si è consapevoli di fornire.
Piccoli dettagli, risposte a particolari domande, gli importantissimi indizi forniti dal linguaggio del corpo li aiutano a comprendere lo stato d’animo del cliente, i suoi veri sentimenti, quel che vorrebbe sentirsi dire o quel che ha bisogno di sentirsi dire. Anche da questa breve lettera, ad esempio, è possibile dedurre - tra l'altro - che Matteo è una persona molto timida e delicata: esordisce infatti affermando “vi disturbo”, e gli confermiamo che le lettere dei nostri lettori non sono mai un disturbo.
Nel suo caso, molto probabilmente, il lettore stesso non è convinto della buona riuscita del rapporto con la donna che ama, anche perché altrimenti, se ne avesse previsto un felice sviluppo, non avrebbe scelto di parlarne con un mago. Questi ha probabilmente intuito la sfiducia iniziale e profondamente radicata del suo cliente, e ha avuto buon gioco nel pronosticare un esito negativo. In questo, il mago è corroborato dall’atteggiamento sfiduciato del suo cliente: sa che un responso di questo genere anche da parte sua non farà che scoraggiarlo ancora di più, portandolo verso un sicuro insuccesso.
Come il lettore stesso scrive “le sue parole continuano a vagare nella mia testa”.
In questo modo, il cartomante potrà un giorno affermare di aver avuto ragione ancora una volta.
Nessuno però conosce il futuro (tranne che per la certezza, che ha il cartomante all’inizio della seduta, di poter guadagnare 150 euro in pochi minuti), e di questo possiamo rassicurare Matteo.
Come abbiamo più volte sottolineato, questa rubrica non è pensata per dare ai nostri lettori consigli per gli acquisti, ma non possiamo non invitarli ad approfondire l’argomento leggendo il volumetto “Manuale di cold reading” di Ray Hyman (edito dal CICAP e acquistabile dal nostro sito). In esso vengono descritte le tecniche più diffuse e ci auguriamo che Matteo possa tranquillizzarsi, scoprendo che non vi è nulla di sovrannaturale nel vaticinio che ha ricevuto.
Nel suo caso - come in tanti altri casi - sarebbe preferibile ricorrere ad un supporto psicologico professionale, che possa aiutare a recuperare la fiducia in se stessi e a vivere serenamente quel che la vita ci propone ogni giorno.
A Matteo vanno tutti i nostri auguri.