Johansson e colleghi[1][2] hanno recentemente sviluppato un paradigma sperimentale in cui le relazioni tra la scelta comportamentale del soggetto e il risultato della scelta sono manipolate furtivamente. Ai soggetti venivano mostrate due immagini di donne ed era loro chiesto di scegliere quale faccia tra le due trovassero più attraente.
In alcune prove, ai partecipanti veniva anche chiesto di descrivere le ragioni dietro la loro scelta. Senza farsi vedere dai soggetti, i ricercatori a volte scambiavano una faccia con l'altra dopo che il soggetto aveva fatto la sua scelta.
Per compiere gli scambi, i ricercatori hanno imparato le tecniche del gioco di prestigio (la manovra della doppia carta) da un mago professionista (Peter Rosengren). Dopo l'intervento manipolatorio dello sperimentatore, la figura scelta dai soggetti era quella che in realtà essi avevano inizialmente scartato.
Curiosamente, solo il 26 per cento di tutte le prove manipolate venne scoperto dai soggetti. Ancora più sorprendente, quando in questi casi ai soggetti venne chiesto di spiegare le ragioni dietro la loro scelta, essi costruivano una giustificazione della loro scelta, che era alla fine l'opposto della loro scelta reale. Johansson e colleghi chiamano questo fenomeno "cecità alla scelta".
In aggiunta alle importanti implicazioni del paradigma della cecità alla scelta per le scienze cognitive, questi studi sono anche pionieri nell'incipiente dialogo tra neuroscienza cognitiva e tecniche magiche.
In alcune prove, ai partecipanti veniva anche chiesto di descrivere le ragioni dietro la loro scelta. Senza farsi vedere dai soggetti, i ricercatori a volte scambiavano una faccia con l'altra dopo che il soggetto aveva fatto la sua scelta.
Per compiere gli scambi, i ricercatori hanno imparato le tecniche del gioco di prestigio (la manovra della doppia carta) da un mago professionista (Peter Rosengren). Dopo l'intervento manipolatorio dello sperimentatore, la figura scelta dai soggetti era quella che in realtà essi avevano inizialmente scartato.
Curiosamente, solo il 26 per cento di tutte le prove manipolate venne scoperto dai soggetti. Ancora più sorprendente, quando in questi casi ai soggetti venne chiesto di spiegare le ragioni dietro la loro scelta, essi costruivano una giustificazione della loro scelta, che era alla fine l'opposto della loro scelta reale. Johansson e colleghi chiamano questo fenomeno "cecità alla scelta".
In aggiunta alle importanti implicazioni del paradigma della cecità alla scelta per le scienze cognitive, questi studi sono anche pionieri nell'incipiente dialogo tra neuroscienza cognitiva e tecniche magiche.
Bibliografia
1) Johansson P., Hall L., Sikstrom S., Tarning B., Lind A., “How something can be said about telling more than we can know: on choice blindness and introspection”, Conscious. Cogn., n. 15, 2006, pp. 673-692.
2) Johansson P., Hall L., Sikstrom S., Olsson A., “Failure to detect mismatches between intention and outcome in a simple decision task”, Science, n. 310, 2005, pp. 116-119.