Gli avvoltoi del lutto

Cosi' maghi e medium danneggiano chi ha perso una persona cara

  • In Articoli
  • 03-12-2003
  • di Matteo Rampin

L'esperienza del lutto rappresenta un momento critico nella vita degli esseri umani. La perdita di una persona cara attiva programmi biocomportamentali la cui finalità adattiva è il superamento del lutto stesso (Bowlby, 1978).

La persona colpita dal lutto è estremamente vulnerabile. Nella società attuale le antiche ritualità codificate culturalmente come mezzo per far fronte alla sofferenza sono andate in gran parte perdute, e la loro funzione di contenimento psicologico non è stata vicariata da altre forme di adattamento sociale. Quindi oggi gli individui sono più predisposti a sviluppare forme di sofferenza mentale cronica o sintomi di interesse psichiatrico in conseguenza della perdita di persone care: il cosiddetto "lutto complicato".

Si ha una condizione di lutto complicato quando la persona non riesce a ritornare a modelli di comportamento funzionali entro un anno dall'evento luttuoso e/o quando, in seguito della perdita, compaiono sintomi psicopatologici (come per esempio pensieri ossessivi, sensi di colpa a carattere delirante, pensiero magico, allucinazioni, tentativi di suicidio).

È bene notare che alcuni dei comportamenti tipici del lutto normale sono di per sè abnormi, se li confrontiamo con il comportamento della vita di tutti i giorni: chi è colpito dalla perdita di una persona amata sviluppa depressione, ritiro sociale, comportamenti tendenti a "mantenere in vita la persona scomparsa" (come per esempio apparecchiare la tavola per la persona defunta, stirarne i vestiti, metterne da parte la posta e così via), vissuti di colpa (i quali, in fondo, sono sempre un modo per "tenere in vita" il defunto: parlarne significa renderlo presente, e i sensi di colpa sono un ottimo pretesto per parlarne); particolarmente significativo è il dato che più del 50% dei vedovi e delle vedove presentano allucinazioni (Olson e Suddeth, 1985), a volte anche complesse (tipica è vedere la persona scomparsa aggirarsi per la casa). Tuttavia, solitamente questi comportamenti non sono tanto pervasivi da impedire il funzionamento della persona in tutti i campi della sua esistenza, inoltre essi normalmente tendono a ridursi nel tempo. Nei casi di lutto non complicato, il dolore per la perdita viene superato attraverso un lento reinvestimento della progettualità nelle cose delle vita quotidiana. L'irreversibilità della morte viene alla fine accettata, i sensi di colpa vengono abbandonati, la persona ritorna alle occupazioni della vita precedente.

Il lutto diventa "complicato" quando questo lento e graduale processo di reinvestimento viene interrotto. Tale interruzione può derivare dall'interferenza di figure che (volontariamente o meno) alimentano gli aspetti abnormi (fisiologicamente presenti, come visto) della sofferenza mentale: è il caso degli "operatori del paranormale". Il terreno per un intervento psicopatogeno da parte di queste figure è infatti estremamente fertile: nel lutto la frequenza dei sensi di colpa nei confronti del defunto è elevatissima, così come lo sono la depressione (presente nel 99% dei casi secondo Vargas et Al., 1989), il bisogno di controllare gli eventi ricorrendo a rituali, il bisogno di rispondere a domande profonde di carattere esistenziale che può assumere la forma di ruminazioni e idee ossessive. Ciascuno di questi elementi (in se stessi naturali, ma che dovrebbero scomparire con il tempo) è un punto sul quale può facilmente fare leva chi lucra sulla sofferenza altrui.

I sensi di colpa esigono espiazione? Il mago propone rituali "di riparazione".

La depressione esige consolazione? Il ciarlatano dispensa - a pagamento - la calda accoglienza che una volta veniva somministrata dalla collettività.

Le alterazioni sensoriali (allucinazioni, sogni, confusione) gettano nello sgomento? I maghi hanno pronte le "spiegazioni" del caso.

Predomina il bisogno di sapere "perché" è mancata la persona e "dove" è andata? Ecco pronto l'intero repertorio dei contatti medianici: scrittura automatica, voci di Raudive, sedute spiritiche e via delirando (e ingannando).

In questi casi, l'illusione di mantenere i rapporti con la persona scomparsa impedisce l'accesso a modalità adulte di pensiero, e il conseguente superamento della sofferenza. La frequentazione delle pratiche occultistiche induce una dipendenza psicologica estremamente resistente alla critica, e contro la quale si trova a lottare il terapeuta che dovrà prendere in carico la persona affetta da lutto complicato. Il ricorso alle forme illusorie di comunicazione con l'aldilà può protrarsi per decenni, e avere ripercussioni di portata drammatica (ci si consulta con il defunto per questioni lavorative, economiche, di salute, per scelte esistenziali quali sposarsi o mettere al mondo figli).

In tutte queste situazioni viene fortemente incoraggiato il pensiero magico, modalità arcaica di ideazione che emerge in situazioni connotate da forte stress emotivo.

La persona che ha la sventura di incappare nell'"aiuto" di operatori del paranormale vede svanire la possibilità di recuperare la fiducia nelle proprie risorse e di superare la sofferenza provocata dalla perdita.

Spesso, inoltre, il lutto complicato, dovuto all'intervento dell'operatore dell'occulto, si trasforma in forme severe di malattia mentale: depressione psicotica, forme deliranti, disturbi ossessivo-compulsivi, suicidio.

I casi di lutto complicato dovuti all'intervento degli occultisti costituiscono esempi di sofferenza tra i più dolorosi nella pratica psichiatrica e psicoterapeutica.

È un preciso dovere civico impegnarsi perchè nessuno sfrutti l'angoscia provocata dalla morte di persone care. Si tratta di un'azione di psicoprofilassi e di igiene mentale (oltrechè di psichiatria sociale) tra le più alte e irrinunciabili.

Bibliografia

1) Bowlby J. (1978), Attaccamento e perdita. La separazione, Boringhieri, Torino.

2) Olson P.R., Suddeth J.A. et Al. (1985), "Hallucinations of widowhood", Journal of American Geriatric Society, 33: 543-547.

3) Vargas L.A., Loya F., Hodde-Vargas J. (1989), "Exploring the multidimensional aspects of grief reactions", American Journal of Psychiatry, 146: 1494-1488.

Matteo Rampin

Psichiatra. Con Giorgio Nardone è autore di Terapie apparentemente magiche. L'analisi illusionistica dello stratagemma terapeutico

(McGraw-Hill, 2002).

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