Durante la ricerca di materiale per il mio libro Final Séance: The Story of the Strange Friendship Between Houdini and Conan Doyle (Prometheus Books, 2001) ho provato più volte a rintracciare alcuni dei parenti della medium “Margery”, in particolare coloro che avevano avuto un ruolo fondamentale sia durante l’amicizia tra Houdini e Doyle che durante la fase in cui erano i due erano diventati nemici.
Il fatto che il mago Houdini fosse un membro del Comitato dello SA aveva però spaventato i malintenzionati disposti a imbrogliare pur di vincere il premio.
La storia delle indagini dello Scientific American e i successivi scontri tra Houdini e Margery sono diventati leggendari tra gli studiosi di storia della ricerca psichica. Per questo motivo molti sono sempre alla ricerca di vicende o informazioni “nuove” che possano riguardare tali avvenimenti.
Sapevo che Margery aveva avuto un figlio e che probabilmente era ancora vivo, ma, nonostante avessi provato più volte a contattarlo, non ho mai ricevuto risposta. Alla fine, quando arrivò il giorno della consegna, terminai il libro senza avere le informazioni che mi sarebbe piaciuto aggiungere.
Poi, nel marzo del 2002, ricevetti una e-mail da Anna Thurlow, che si presentò così: «Sono la pronipote di Margery, lei era mia bis-nonna». Prego? Era vero o era forse uno scherzo di qualche amico burlone? No, era proprio vero e lo scoprii presto. Anna mi scriveva perché aveva letto una mia recensione per lo Skeptical Inquirer del libro di Ken Silverman dedicato a Houdini (Polidoro, 1997 -. Vol. 21, 3 - maggio / giugno). Mi disse che riteneva il libro “eccezionale”, anche se tenne a «precisare che non era mai stato dimostrato se Mina avesse effettivamente offerto “favori sessuali” ai membri del circolo delle sedute spiritiche. Lo stesso Ken lo sottolinea accuratamente. Era stato Bird (Malcolm Bird, Segretario della Commissione dello Scientific American) a dirlo, ma secondo me un uomo disposto a fare commenti su faccende personali nel disperato tentativo di salvare la propria reputazione, forse non è una fonte di informazioni molto attendibile».
Ero emozionato all’idea di potere parlare con la nipote di Margery e credevo che sarebbe stato molto interessante conoscere il punto di vista di un membro della famiglia che non fosse coinvolto nel caso quanto il dottor Crandon. Sembrava quasi che, 80 anni dopo, i “rappresentanti” contemporanei di Margery e di Houdini avessero l’occasione di incontrarsi e parlare di ciò che era successo durante quelle famose sedute spiritiche di Boston. Era come fare un passo indietro nel tempo e ascoltare una conversazione tra due persone che erano state molto vicine a questi due grandi personaggi.
Massimo Polidoro: Anna, devo ammettere di essere un ammiratore di Margery e credo che la sua idea di falsificare i fenomeni fosse più che altro dovuta alla difficile relazione con suo marito piuttosto che a un tentativo di ingannare il pubblico. Cosa ne pensi?
Anna Crankshaw: Innanzitutto, non avere timore di offendermi in merito alla sua "autenticità" o meno – io non credo nei fenomeni soprannaturali anche se mi affascinano le loro rappresentazioni fastose e rituali. Qualsiasi sia stato il motivo che l’abbia spinta a iniziare (e sono d’accordo con te, neanche io credo che volesse raggirare le persone, ma piuttosto credo ci fossero motivi psicologici più seri), alla fine si è trovata coinvolta mentalmente. Dopo la morte del dottor Crandon (anche se lui era il mio bisnonno lo abbiamo sempre chiamato "Dottor Crandon") ha continuato la scrittura automatica da sola, come se fosse la sua unica compagnia, cosa che ritengo sia abbastanza triste.
MP: Hai mai avuto modo di conoscere Mina personalmente da bambina?
AC: Né io né mia madre l’abbiamo mai conosciuta perché Mina morì molto giovane, a causa del suo alcolismo. Mina ha avuto una grande influenza su mio nonno, John Crandon (figlio di Mina e padre di mia madre) e lo ha plasmato molto. Mio nonno era un uomo molto infelice, ossessionato da sua madre, della quale provava vergogna. In famiglia se ne parlava raramente, ma nonostante questo mia madre sapeva molte cose e me le ha raccontate. Mi incuriosiva sapere se queste storie fossero vere, e in alcuni casi sono riuscita a dimostrare che lo erano. In ogni caso, l'impatto psicologico dovuto alle stranezze dei miei bisnonni e il conflitto con Houdini avevano profondamente segnato la mia famiglia.
MP: John è ancora vivo?
AC: Sì, mio nonno è ancora vivo anche se mentalmente incapace. Anche prima, comunque, ha sempre respinto qualsiasi richiesta di contatto con la famiglia – ecco perché non saresti mai riuscito a trovarci. Mia madre, invece, era affascinata da Mina e si stava preparando per scrivere un libro sulle donne, sulla spiritualità e sulla società di Boston, in cui Mina aveva un ruolo centrale. Mia madre è morta di cancro nel 1995, poco prima dell’uscita del libro di Ken che avrebbe letto con entusiasmo perché l’avrebbe aiutata a scoprire molte cose in più di quelle che già sapeva. Sono grata a Ken per avermi fornito risposta a molte domande alle quali mio nonno non ha mai voluto rispondere.
MP: Credi di portare a termine il libro di tua madre?
AC: Ci ho pensato (ad essere sincera mia madre mi aveva fatto promettere che lo avrei finito io al suo posto). Purtroppo, il mio lavoro non mi lascia molto tempo libero. Sono risk-manager di una grande banca privata. Mi piacerebbe sfruttare questa attività come diversivo per liberare la mente da cose abbastanza noiose sulle quali lavoro tutto il giorno. Al momento sono ancora nella fase di smistamento del materiale che mia madre mi ha lasciato. Cerco di partecipare alla seduta annuale di Houdini, che trovo molto interessante, ed è proprio grazie alla possibilità che ho avuto di assistere sia a sedute interessanti che a sedute poco coinvolgenti, che adesso apprezzo la capacità che aveva Mina di creare l’atmosfera giusta.
MP: Quali altri membri della tua famiglia sono ancora vivi?
AC: Siamo rimasti solo io e il fratello di mia madre, Alan. Alan è sposato e ha un bambino e si prende cura di mio nonno a Boston. Ha vissuto tra Singapore e il Vietnam negli ultimi 25 anni quindi non è stato così coinvolto in questa situazione anche se gli avrebbe fatto piacere parlare con te.
MP: Mi puoi aiutare a tracciare un quadro più preciso di Mina e della tua famiglia?
AC: Con piacere. Ti avviso, sarà una risposta lunga! Inizierò spiegando il mio albero genealogico perché mi rendo conto che può creare confusione. Allora, Mina era sposata con il signor Rand, un droghiere appartenente alla classe operaia di Boston e hanno avuto un figlio di nome Alan Rand. Quando Mina fu operata di appendicite, si innamorò del suo chirurgo, il dottor Leroi Crandon. Divorziò da suo marito e sposò il dottor Crandon. Anche il dottor Crandon era sposato e aveva già divorziato una volta, prima di incontrare Mina. Il dottor Crandon aveva una figlia di nome Mary che a un certo punto ha diseredato e nessuno della mia famiglia ha mai più saputo cosa le fosse successo. Quando Mina e il dottor Crandon si sposarono, Alan aveva più o meno 9 o 10 anni. Il suo nome fu cambiato in John Crandon e fu adottato legalmente dal dottor Crandon, che aveva sempre desiderato un figlio maschio.
John Crandon sposò Dorothy Tebbe e insieme hanno avuto due bambini, Mary e Alan. John Crandon seguì le orme del dottor Crandon, proprio come lui desiderava, e divenne chirurgo. Mary è mia madre, ha sempre odiato il suo nome e per questo tutti, tranne i miei nonni, la chiamavano “Libbet”. Alan è mio zio e attualmente vive a Boston con mio nonno (mia nonna è morta nel 1991). Sua moglie si chiama Van e hanno un bambino di nome Randy Crandon.
Non credo sia stata una decisione consapevole quella di ripetere i nomi di generazione in generazione. Il mio nome non appartiene a nessun componente della mia famiglia, mia madre lo ha scelto perché era il nome della tata che lei e lo zio hanno avuto da bambini.
MP: Non deve essere stato facile per un bambino come tuo nonno John vivere in una casa in cui accadevano tutte queste cose strane. Cosa pensava della celebrità di sua madre?
AC: L’idea di parlare di Mina lo innervosiva molto (la famiglia dalla parte di Rand la conosceva solo come Mina, mentre le persone al di fuori della famiglia o gli studiosi di Houdini l’hanno sempre chiamata Margery, io e mia madre usiamo entrambi i nomi). Qualche anno fa gli chiesi cosa ne pensasse di tutta questa faccenda, e lui mi rispose di essersi reso conto che quando iniziò le sedute spiritiche c’era qualcosa in lei che non andava, a livello mentale. Ma pochi minuti dopo si volse verso di me dicendomi in un modo che mi fece rizzare i capelli: "Non sapevano con cosa avevano a che fare. Il gioco era molto pericoloso”. La sua stanza di Lime Street 10 era proprio accanto alla sala della seduta, e lui sentiva tutto. Lo chiudevano nella stanza ogni notte (così come facevano con i domestici) per dimostrare ai partecipanti che il gruppo della seduta era tenuto sotto controllo. Penso che avesse dodici anni all’incirca. Quindi credo che, per quanto lui fosse razionale, deve essere stato veramente orribile. Vederlo rivivere quei momenti per me è stato agghiacciante al punto che non ho più fatto simili domande.
Mia madre mi disse che vi fu un moto di indignazione pubblica per questa situazione e che fu tale da costringere Mina a mandare via mio nonno ad Andover (un collegio). Quando una volta gli chiesi come facevano, lui mi rispose, «Trucchi con gli specchi». Ma non ha aggiunto altro.
MP: Hai avuto altre occasioni per parlare di Mina con John?
AC: Ho chiesto molte volte a mio nonno di raccontarmi di Mina, ma lui detestava davvero parlarne. La conversazione di cui ti dicevo ebbe luogo nel 1997, credo, poco prima del suo crollo mentale, lui avrà avuto poco più di 80 anni, mentre io ne avevo quasi 30. La faccenda degli specchi venne fuori quello stesso giorno. Gli ho chiesto se credeva che Mina fosse una medium (mi rispose di no), come facevano (disse che usavano gli specchi) e cosa si provava a stare nella stanza accanto (su questo ha preferito non esprimersi). Era molto scosso e l'infermiera mi ha detto che aveva avuto degli incubi durante tutta quella notte. Sid Radner (un fan di Houdini e il più grande collezionista al mondo di cimeli che gli erano appartenuti, sostiene di riuscire a mettersi in contatto con il grande illusionista grazie a delle sedute spiritiche N.d.R.) era molto desideroso di parlare con lui, ma dopo quell’episodio, ebbi la netta impressione che i ricordi di mio nonno non sarebbero stati sufficienti a giustificare il profondo turbamento emotivo che la conversazione avrebbe certamente provocato.
MP: Il dottor Crandon morì nel 1939 (a proposito, sai come è morto?) e Mina nel 1941, ma sappiamo che era in depressione e che beveva molto. Come ha vissuto questi ultimi due anni da sola?
AC: Dopo la morte del dottor Crandon (non so come sia morto, forse per cause naturali), Mina ebbe una relazione con il loro avvocato, il signor Button e credo che si sia trasferita da lui a New York. Ma mia madre e mia nonna (mia nonna era piuttosto inorridita da tutto ciò e non sapeva davvero come comportarsi con Mina) lo hanno sempre odiato. Non so perché, forse mio nonno credeva che Button le rubasse i soldi o comunque che si approfittasse di lei. Sicuramente Button appoggiava i suoi continui "esperimenti" quindi non mi stupirebbe scoprire che lui sperava di ricreare la stessa notorietà avuta nel passato. Ad ogni modo, non sono mai riuscita a trovare nulla che confermasse che fosse una cattiva persona, quindi non posso sbilanciarmi. Mina comunque beveva moltissimo ed è per questo che è morta poco più che cinquantenne (anche se l’alcol e la depressione, da quanto ho capito, la facevano sembrare molto più vecchia). Comunque sì, mio nonno si vergognava moltissimo di lei, come penso la maggior parte dei figli di alcolisti, anche senza che tutto il mondo conoscesse i suoi fatti privati. Quando è morta, mio nonno era già sposato.
MP: Il Button al quale ti riferisci potrebbe essere W.H. Button, l'allora presidente della American Society for Psychical Research, la Società per la Ricerca Parapsicologica?
AC: Hai ragione! Sono rimasta sconvolta quando mi sono resa conto che Button era il presidente della ASPR – mia madre pensava fosse un avvocato. Button ha sistemato, archiviato e messo da parte tutti i documenti dell’ultimo periodo della vita di Mina – tutte le buste hanno il suo nome e il suo indirizzo. Sono proprio curiosa di sapere quando ha iniziato l'archiviazione rispetto al dottor C – non ci ho mai pensato, ma i documenti del dottor C sembrano esaurirsi intorno al 1926 (probabilmente nel periodo in cui il dottor Crandon non credeva più in Margery?) sebbene egli non morisse prima del 1938. Mi chiedo se la loro relazione non sia iniziata proprio perché Button “prese a cuore la questione". Si era trasferita a New York per stare con lui. Per inciso, ha vissuto nella 116ma strada ovest, e naturalmente Houdini aveva vissuto nella 113ma strada ovest. Anche io e mia madre abbiamo vissuto nella 113ma ovest, per quasi 15 anni, a 2 soli isolati di distanza!
MP: Dal momento che si parla di case... Durante la ricerca di materiale e informazioni per il mio libro mi sono recato a Boston e ha cercato di individuare la casa in cui Mina ha vissuto e dove hanno avuto luogo le famose sedute spiritiche con Houdini e il team dello Scientific American. Ma non sono riuscito a trovarla, anche per mancanza di tempo. Mi chiedevo se la casa esiste ancora.
AC: Sì, 10 Lime Street è ancora là. Si trova a sud di Charles street vicino a Walnut street e ad altre strade con nomi di cibi. Non è una casa molto interessante. Ho scritto ai proprietari per chiedere se potevo incontrarli ma non hanno mai risposto. Non ho neanche nominato Mina – ho solo detto che mia madre è nata lì e mi sarebbe piaciuto visitare la casa per motivi personali – ma non ci sono riuscita. So che recentemente è stata ristrutturata e morivo dalla voglia di sapere se avevano trovato passaggi segreti o cose simili. Un piccolo particolare, una delle foto più conosciute di mia madre (quella in cui è in piedi davanti ad un portone) in realtà è stata scattata nella casa vicina. Il 10 di Lime Street non ha ingressi rientranti. So che la foto è stata scattata da Houdini e ho letto una nota da qualche parte in cui gli si chiedeva di mantenere questo fatto segreto per via della loro "reputazione" – credo che siano riusciti ad andare d’accordo per così tanto tempo solo perché dovevano mantenere il segreto della foto! Secondo me li accomunava il fatto di provenire dalla stessa classe sociale, quella operaia, e di essere riusciti a surclassare tanta gente soddisfatta di sé nonostante la loro provenienza. E poi avevano entrambi qualcosa che la società respingeva – lui era ebreo e lei era una donna. Nessuna di queste due cose era tenuta in gran considerazione dalla maggior parte dei partecipanti, per quanto ne so io. Riguardo a mia madre, invece, credo che fosse nata lì, ma sul suo certificato di nascita l'indirizzo è diverso - comunque si trasferirono da Lime Street 10 proprio in quel periodo. Mio zio forse è nato lì. Sono rimasti a Lime Street 10 fino a quel momento (inizi degli anni ’40). Speravo che il mio fosse un buon motivo per voler vedere la casa, senza dover tirare fuori tutta la storia delle sedute, visto che spesso l’argomento tende a innervosire la gente.
MP: Parlando di immagini e documenti antichi, nel settembre 2000 venne messa all’asta su eBay una collezione molto interessante: era un archivio su Margery che comprendeva 350 fotografie originali (di cui 6 di Houdini mai viste prima) e molte altre scattate durante l’esperienza allo Scientific American. E poi c’erano molti libri rari e opuscoli, probabilmente tutto ciò che esisteva su Margery. Quando ho inviato la mia offerta, la collezione era già stata venduta! Sai qualcosa a riguardo? Sembrava appartenere a un membro molto vicino alla famiglia di Mina.
AC: Ecco la lettera di Bird a cui mi riferivo (in realtà, si tratta di due lettere, nessuna delle quali datata. Sono apparentemente consecutive, anche se non sono certa dell’ordine in cui vadano lette). Quando scriveva lettere formali ai miei bisnonni, Bird utilizzava la carta da lettera intestata di Scientific American. Includeva spesso appunti personali dattiloscritti, destinati sia al Dr LRG che a Mina, su fogli particolari, di carta gialla, il cui formato era grande la metà di quello normale da lettera. Quelle che vedi sono proprio due di quelle annotazioni. Mi interesserebbe molto sapere cosa ne pensi. C’è qualcosa, nel tono, nella presentazione, che mi disturba alquanto (un indizio relativo al tradimento di Houdini nella Lettera n°1; un promemoria del fatto che è lui stesso in condizione di tradire Mina, nella lettera n°2). Forse tutta quella pubblicità gli aveva dato un po’ alla testa. Comunque, non ho idea di chi sia “il cugino Carl”. E ignoro anche chi sia Alfred Grey.
Lettera 1
Caro Dottore: Mi pare che il punto successivo da tenere in considerazione sia come sono messe le cose per Lei, con il Comitato, e come intende procedere con loro. Ha qualche richiesta da fare, di qualsiasi genere (riguardante la decisione, le sedute, o qualsiasi altra cosa); o vuole stare tranquillo fino a che il Comitato non farà la prossima mossa? Vuole presentare una dichiarazione formale contro Houdini, mettere in discussione la sua presenza o la sua qualità di membro, o qualcos'altro del genere? In questo caso, non crede sia meglio attendere che l'ingaggio di Houdini a Boston gli dia modo di dire o fare qualcosa di sconveniente che possa ulteriormente rafforzare la Sua posizione? Lei ci avrà senza dubbio pensato, ma non credo sia male che io ci torni su brevemente. E non dimentichi che il contesto attuale mi dà modo di prendere nettamente le Sue parti, e più di quanto non potessi fare in precedenza. Penso non si verificherà nessuna emergenza che richieda di rendere pubblico questo fatto, ma se fosse il caso, sarà gestita.
(SENZA FIRMA)
Lettera 2
Più tardi: Ho appena visto dei ritagli dei giornali di Hearst, il Journal e il Mirror. In entrambi, il titolo di testa, e il tema centrale, è "Houdini impedisce a Margery di ottenere il premio da 2.500 dollari". Naturalmente, non ce ne importa un accidente di cosa dicano i giornali – Non so se il giornale di Hearst a Boston sia sufficientemente disprezzato dalla gente per bene, perché possa servire da paragone per ciò che tali persone pensano dei giornali di Hearst a N[ew] Y[ork]. Pochi minuti fa ho ricevuto la visita del cugino di Margery, Carl (Gray). Quando mi è stato annunciato, per cognome, avevo in mente Alfred. Assomigliava ad Alfred nella foto, quanto basta perché ne rimanessi ancora ingannato quando ha fatto il suo ingresso. Voleva sapere cosa ne pensassi del caso, e gliel'ho detto. Comunque: quanto sarebbe disposto a sborsare quel certo membro del Comitato per una foto dell'assegno in bianco di Margery emesso a mio nome? Giusto per misura di sicurezza, l'ho prudentemente incassato qui in ufficio, dimodoché quando arriverà si vedrà che reca la girata di Munn & Co.
(SENZA FIRMA)
AC: No, ma sicuramente posso informarmi. Confesso che quando ho letto il documento che mi hai dato, in un primo momento ho avuto uno shock perché praticamente riassume tutto quello che ho io. Mia nonna ha cominciato a liberarsi di alcune cose nella fase senile (tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90), e infatti ho pensato subito che potesse essere stata lei a dar via questi oggetti. Però, mi rendo conto che tutti i protagonisti principali dello Scientific American avevano album di ritagli simili (ad esempio Bird), quindi è probabile che arrivasse da uno di loro. O forse è stato Prince? Magari quando si è trasferito a Boston visto che la persona che le ha vendute abitava proprio lì vicino. Ma mi interessa molto saperne di più – è certamente una collezione singolare – ti ringrazio davvero tanto per la segnalazione!
MP: Nella vostra famiglia si era mai parlato di Houdini e dell’inchiesta dello Scientific American?
AC: Prima di leggere il libro di Ken, non sapevo nulla dell’episodio dello Scientific American, se non che era stato uno scandalo. Il nome di Houdini era rispettato in casa, ma emanava anche un’aura di tristezza e di vergogna. Quando il Boston Globe aveva dichiarato che secondo Houdini Mina era una simulatrice, mio nonno era uscito a comprare tutte le copie del giornale che trovava, in modo che lei non potesse leggerlo. Ricordo che fu mia madre a parlarmene. Concordo con Houdini sul fatto che le sedute spiritiche possano essere definite un misto di teatro e autosuggestione di pubblico, ma quelle a cui intervenne lui erano piuttosto semplici.
Vorrei davvero sapere come facevano a gestire le sedute più complesse. Credo che lo stesso Houdini non fosse proprio franco in proposito – dava anzi l’impressione di celare le sue intenzioni. Comunque, a mio avviso, il modo terribile in cui veniva trattato dal Dr. Crandon e da altri autorizzava ampiamente Houdini a comportarsi come meglio credeva.
MP: Mina vi ha lasciato in eredità qualche cimelio, lettere o altri ricordi?
AC: Secondo me, una delle cose più strane è che gli album di ritagli, la corrispondenza e gli appunti di Mina che ora possiedo contengono pochi, pochissimi scritti di suo pugno. Spesso il Dr. Crandon arrivava al punto di rispondere alle lettere dei fan per conto di Mina. Ciò che lei ha lasciato alla sua famiglia non è molto diverso da quello che ha lasciato agli altri: tante domande e pochissime risposte soddisfacenti. Mi rimangono una sua collana (che porto sempre durante le sedute), la fede nuziale, una delle sue gonne, e poco altro. Mina (come poi mia nonna) aveva dato via molte cose prima di morire, talvolta a gente che viveva per strada e che neppure conosceva.
MP: Hai detto che, presumibilmente, il Dr. Crandon non dava più credito a Margery dopo il 1926. Cosa pensi di lui? Che l’avesse aiutata a montare qualcuna delle sue messinscene, o che davvero avesse creduto ciecamente in lei?
AC: Penso che quegli esperimenti dovessero aver convinto il Dr. Crandon. Nessuno, penso, sarebbe capace di scrivere con tanta costanza ad amici intimi, e per così tanti anni, in merito a qualcosa che considera una menzogna. Per quanto strano possa sembrare adesso, ritengo che Conan Doyle (la cui amicizia era tenuta in gran conto dai miei bisnonni) e il Dr. Crandon fossero davvero persuasi di esplorare le frontiere della scienza. Il fatto che ancora oggi in famiglia ci riferiamo a lui chiamandolo “Dr. Crandon”, benché fosse il mio bisnonno, la dice lunga sulla sua personalità – ho idea che fosse capace di grandi collere. Non che fosse cattivo, ma era davvero pieno di imperfezioni. Mio nonno, pur essendone terrorizzato, lo amava e lo ammirava – credo che lo apprezzasse per tutte le opportunità che gli aveva offerto (mio nonno era diventato un chirurgo molto conosciuto e stimato, per poi riprendere l’attività del Dr. Crandon). Sapeva anche che l’ira del Dr. Crandon poteva essere devastante (come ho già detto, aveva diseredato sua figlia biologica perché non gli andava a genio il marito). E dato che il Dr. Crandon aveva già all’attivo parecchi divorzi al momento di sposare Mina, immagino che lei tenesse molto a far regnare la pace in casa. Questa è una delle ragioni per le quali non prendo alla lettera la dichiarazione di Bird riguardante le sue relazioni sessuali. Mi pare che Bird fosse una persona piuttosto affascinante ma squilibrata, e non completamente degna di fiducia – anche tragica, direi, per come è scomparso (a quanto ne so) in seguito. Probabilmente non era uomo col quale sarebbe stato saggio avere una relazione troppo intima. Mina avrebbe davvero osato farsi coinvolgere da una persona così, se ciò a cui teneva più di tutto era far contento il Dr. Crandon? Certo, non sempre una relazione ha senso, ma Bird fa suonare il campanello d’allarme pure a me, a distanza di 80 anni.
MP: Come molti di coloro che hanno esaminato la storia di Margery e l’inchiesta dello Scientific American, mi pare che tu non abbia una grande opinione di Malcolm Bird.
AC: Penso fosse una persona alquanto ipocrita. Praticamente si trasferì a Lime Street 10, e ho il sospetto che i miei bisnonni possano avergli dato del denaro (anche se non posso provarlo – c ’è solo un riferimento a un assegno in bianco inviatogli da Mina, e che poi lui usa per provocarla: «Come potrebbero interpretarlo certe persone se lo vedessero?»). Le ragioni che li hanno portati a stancarsi gli uni degli altri possono essere tante. Comunque, sarei curiosa di sapere cosa è successo a Bird – mi sembra che in più fosse un infelice, non del tutto in grado di gestire gli imperativi della situazione in cui si è trovato. Anche se suppongo che la situazione stessa abbia avuto la meglio sulle persone coinvolte.
Anna non conosceva il mio libro, ma riesce poi a procurarsene una copia.
AC: Leggo con piacere il tuo libro, ne apprezzo molto lo stile, ed è bello vedere con quanto equilibrio e con quanta lucidità si possa discutere dell’argomento in questione. Immagino che scrivere a proposito della corrispondenza sia stata una sfida – si vuole che una lettera parli da sé, però al tempo stesso non si può pretendere che il lettore faccia da solo tutti i collegamenti; comunque, hai trattato la cosa in modo magnifico. Vorrei renderti partecipe di qualche mia considerazione riguardo alle domande e ai punti che sollevi. Fra l’altro, la foto di Mina di fronte all’ingresso pubblicata nel libro è la stessa a cui mi riferivo prima. Credo sia stata scattata da Houdini, al quale lei chiese di non rivelare questo particolare (durante una delle “Sedute Houdini”, organizzate da Radner, un collezionista mi mostrò la stessa foto, spiegandomi che era stata fatta da Houdini; ho anche la copia di una lettera nella quale Mina chiede a Houdini di non dire a nessuno che era stato lui a fotografarla).
MP: Dopo aver letto di questa storia a partire da alcuni dei documenti originali, cosa pensi ora del ruolo e del carattere del Dr Crandon?
AC: Sono quasi sicura di sapere quali fossero i problemi del Dr. Crandon in ospedale: le donne. Era un donnaiolo. Ma ho come il sospetto che, oltre a concedersi troppe scappatelle con il personale femminile, il Dr. Crandon fosse anche polemico con i suoi colleghi. In più, penso che Ken Silverman abbia accennato al fatto che il Dr Crandon non fosse così benestante come sembrava: anche ciò mi pare logico, dato che è assai probabile che fosse soggetto a pressioni da parte delle tante mogli precedenti – il che, alla fine, potrebbe avere complicato le cose. Mentre cercavo di saperne di più sul mio bisnonno, ho avuto parecchie delusioni. Era razzista e sessista (due caratteristiche trasmesse in eredità a mio nonno. Comunque tutti e due son riusciti a nasconderle bene dietro la facciata delle buone maniere delle classi superiori. Ma se stuzzicati o in collera, le lasciavano apparire, e non era un bel vedere).
Però mi sorprendo io stessa a dire che ci sono state anche due cose che mi rendono orgogliosa. La prima è che da ateo convinto il Dr Crandon non ha mai permesso che le convenzioni lo spingessero a credere a certe cose. Suppongo che il suo credere nello spiritismo fosse autentico, basato com’era su un misto di speranza e di scienza, ma non sulla religione. Il che deve aver fatto sì che in seguito la sua delusione fosse ancora più cocente. La seconda cosa di cui vado fiera è citata nell’ultimo capitolo del tuo libro, Massimo, la pratica dell’aborto. Non ne sono assolutamente certa, ma ne avevo già sentito parlare in precedenza e mi pare plausibile. Mi inorgoglisce pensare che uno dei miei antenati abbia fatto una cosa simile, specialmente in un’epoca in cui per le donne esistevano così poche alternative. Per quanto riguarda il sessismo, non trovo che in lui fosse una qualità preponderante, anche se era presente in una certa misura. Benché io creda che il Dr. Crandon considerasse le donne meno capaci degli uomini, penso anche che ritenesse dovessero disporre con una certa autonomia del loro corpo o della loro mente. Va tutto a suo onore aver accolto calorosamente in seno alla famiglia mia nonna – divenuta medico a sua volta, e l’unica donna ad avere ottenuto una laurea alla McGill Medical School nel 1939.
MP: Grazie, Anna, per aver voluto condividere con i nostri lettori le tue considerazioni, e i tuoi commenti così interessanti su uno dei più grandi personaggi della storia delle ricerche parapsicologiche.
Il caso Margery è stato ampiamente affrontato e analizzato da Massimo Polidoro nei suoi libri "Viaggio tra gli spiriti" (Sugarco), "Il grande Houdini" (Piemme) e "Final Séance" (Prometheus Books).
Il fatto che il mago Houdini fosse un membro del Comitato dello SA aveva però spaventato i malintenzionati disposti a imbrogliare pur di vincere il premio.
La storia delle indagini dello Scientific American e i successivi scontri tra Houdini e Margery sono diventati leggendari tra gli studiosi di storia della ricerca psichica. Per questo motivo molti sono sempre alla ricerca di vicende o informazioni “nuove” che possano riguardare tali avvenimenti.
Sapevo che Margery aveva avuto un figlio e che probabilmente era ancora vivo, ma, nonostante avessi provato più volte a contattarlo, non ho mai ricevuto risposta. Alla fine, quando arrivò il giorno della consegna, terminai il libro senza avere le informazioni che mi sarebbe piaciuto aggiungere.
Poi, nel marzo del 2002, ricevetti una e-mail da Anna Thurlow, che si presentò così: «Sono la pronipote di Margery, lei era mia bis-nonna». Prego? Era vero o era forse uno scherzo di qualche amico burlone? No, era proprio vero e lo scoprii presto. Anna mi scriveva perché aveva letto una mia recensione per lo Skeptical Inquirer del libro di Ken Silverman dedicato a Houdini (Polidoro, 1997 -. Vol. 21, 3 - maggio / giugno). Mi disse che riteneva il libro “eccezionale”, anche se tenne a «precisare che non era mai stato dimostrato se Mina avesse effettivamente offerto “favori sessuali” ai membri del circolo delle sedute spiritiche. Lo stesso Ken lo sottolinea accuratamente. Era stato Bird (Malcolm Bird, Segretario della Commissione dello Scientific American) a dirlo, ma secondo me un uomo disposto a fare commenti su faccende personali nel disperato tentativo di salvare la propria reputazione, forse non è una fonte di informazioni molto attendibile».
Ero emozionato all’idea di potere parlare con la nipote di Margery e credevo che sarebbe stato molto interessante conoscere il punto di vista di un membro della famiglia che non fosse coinvolto nel caso quanto il dottor Crandon. Sembrava quasi che, 80 anni dopo, i “rappresentanti” contemporanei di Margery e di Houdini avessero l’occasione di incontrarsi e parlare di ciò che era successo durante quelle famose sedute spiritiche di Boston. Era come fare un passo indietro nel tempo e ascoltare una conversazione tra due persone che erano state molto vicine a questi due grandi personaggi.
Massimo Polidoro: Anna, devo ammettere di essere un ammiratore di Margery e credo che la sua idea di falsificare i fenomeni fosse più che altro dovuta alla difficile relazione con suo marito piuttosto che a un tentativo di ingannare il pubblico. Cosa ne pensi?
Anna Crankshaw: Innanzitutto, non avere timore di offendermi in merito alla sua "autenticità" o meno – io non credo nei fenomeni soprannaturali anche se mi affascinano le loro rappresentazioni fastose e rituali. Qualsiasi sia stato il motivo che l’abbia spinta a iniziare (e sono d’accordo con te, neanche io credo che volesse raggirare le persone, ma piuttosto credo ci fossero motivi psicologici più seri), alla fine si è trovata coinvolta mentalmente. Dopo la morte del dottor Crandon (anche se lui era il mio bisnonno lo abbiamo sempre chiamato "Dottor Crandon") ha continuato la scrittura automatica da sola, come se fosse la sua unica compagnia, cosa che ritengo sia abbastanza triste.
MP: Hai mai avuto modo di conoscere Mina personalmente da bambina?
AC: Né io né mia madre l’abbiamo mai conosciuta perché Mina morì molto giovane, a causa del suo alcolismo. Mina ha avuto una grande influenza su mio nonno, John Crandon (figlio di Mina e padre di mia madre) e lo ha plasmato molto. Mio nonno era un uomo molto infelice, ossessionato da sua madre, della quale provava vergogna. In famiglia se ne parlava raramente, ma nonostante questo mia madre sapeva molte cose e me le ha raccontate. Mi incuriosiva sapere se queste storie fossero vere, e in alcuni casi sono riuscita a dimostrare che lo erano. In ogni caso, l'impatto psicologico dovuto alle stranezze dei miei bisnonni e il conflitto con Houdini avevano profondamente segnato la mia famiglia.
MP: John è ancora vivo?
AC: Sì, mio nonno è ancora vivo anche se mentalmente incapace. Anche prima, comunque, ha sempre respinto qualsiasi richiesta di contatto con la famiglia – ecco perché non saresti mai riuscito a trovarci. Mia madre, invece, era affascinata da Mina e si stava preparando per scrivere un libro sulle donne, sulla spiritualità e sulla società di Boston, in cui Mina aveva un ruolo centrale. Mia madre è morta di cancro nel 1995, poco prima dell’uscita del libro di Ken che avrebbe letto con entusiasmo perché l’avrebbe aiutata a scoprire molte cose in più di quelle che già sapeva. Sono grata a Ken per avermi fornito risposta a molte domande alle quali mio nonno non ha mai voluto rispondere.
MP: Credi di portare a termine il libro di tua madre?
AC: Ci ho pensato (ad essere sincera mia madre mi aveva fatto promettere che lo avrei finito io al suo posto). Purtroppo, il mio lavoro non mi lascia molto tempo libero. Sono risk-manager di una grande banca privata. Mi piacerebbe sfruttare questa attività come diversivo per liberare la mente da cose abbastanza noiose sulle quali lavoro tutto il giorno. Al momento sono ancora nella fase di smistamento del materiale che mia madre mi ha lasciato. Cerco di partecipare alla seduta annuale di Houdini, che trovo molto interessante, ed è proprio grazie alla possibilità che ho avuto di assistere sia a sedute interessanti che a sedute poco coinvolgenti, che adesso apprezzo la capacità che aveva Mina di creare l’atmosfera giusta.
MP: Quali altri membri della tua famiglia sono ancora vivi?
AC: Siamo rimasti solo io e il fratello di mia madre, Alan. Alan è sposato e ha un bambino e si prende cura di mio nonno a Boston. Ha vissuto tra Singapore e il Vietnam negli ultimi 25 anni quindi non è stato così coinvolto in questa situazione anche se gli avrebbe fatto piacere parlare con te.
MP: Mi puoi aiutare a tracciare un quadro più preciso di Mina e della tua famiglia?
AC: Con piacere. Ti avviso, sarà una risposta lunga! Inizierò spiegando il mio albero genealogico perché mi rendo conto che può creare confusione. Allora, Mina era sposata con il signor Rand, un droghiere appartenente alla classe operaia di Boston e hanno avuto un figlio di nome Alan Rand. Quando Mina fu operata di appendicite, si innamorò del suo chirurgo, il dottor Leroi Crandon. Divorziò da suo marito e sposò il dottor Crandon. Anche il dottor Crandon era sposato e aveva già divorziato una volta, prima di incontrare Mina. Il dottor Crandon aveva una figlia di nome Mary che a un certo punto ha diseredato e nessuno della mia famiglia ha mai più saputo cosa le fosse successo. Quando Mina e il dottor Crandon si sposarono, Alan aveva più o meno 9 o 10 anni. Il suo nome fu cambiato in John Crandon e fu adottato legalmente dal dottor Crandon, che aveva sempre desiderato un figlio maschio.
John Crandon sposò Dorothy Tebbe e insieme hanno avuto due bambini, Mary e Alan. John Crandon seguì le orme del dottor Crandon, proprio come lui desiderava, e divenne chirurgo. Mary è mia madre, ha sempre odiato il suo nome e per questo tutti, tranne i miei nonni, la chiamavano “Libbet”. Alan è mio zio e attualmente vive a Boston con mio nonno (mia nonna è morta nel 1991). Sua moglie si chiama Van e hanno un bambino di nome Randy Crandon.
Non credo sia stata una decisione consapevole quella di ripetere i nomi di generazione in generazione. Il mio nome non appartiene a nessun componente della mia famiglia, mia madre lo ha scelto perché era il nome della tata che lei e lo zio hanno avuto da bambini.
MP: Non deve essere stato facile per un bambino come tuo nonno John vivere in una casa in cui accadevano tutte queste cose strane. Cosa pensava della celebrità di sua madre?
AC: L’idea di parlare di Mina lo innervosiva molto (la famiglia dalla parte di Rand la conosceva solo come Mina, mentre le persone al di fuori della famiglia o gli studiosi di Houdini l’hanno sempre chiamata Margery, io e mia madre usiamo entrambi i nomi). Qualche anno fa gli chiesi cosa ne pensasse di tutta questa faccenda, e lui mi rispose di essersi reso conto che quando iniziò le sedute spiritiche c’era qualcosa in lei che non andava, a livello mentale. Ma pochi minuti dopo si volse verso di me dicendomi in un modo che mi fece rizzare i capelli: "Non sapevano con cosa avevano a che fare. Il gioco era molto pericoloso”. La sua stanza di Lime Street 10 era proprio accanto alla sala della seduta, e lui sentiva tutto. Lo chiudevano nella stanza ogni notte (così come facevano con i domestici) per dimostrare ai partecipanti che il gruppo della seduta era tenuto sotto controllo. Penso che avesse dodici anni all’incirca. Quindi credo che, per quanto lui fosse razionale, deve essere stato veramente orribile. Vederlo rivivere quei momenti per me è stato agghiacciante al punto che non ho più fatto simili domande.
Mia madre mi disse che vi fu un moto di indignazione pubblica per questa situazione e che fu tale da costringere Mina a mandare via mio nonno ad Andover (un collegio). Quando una volta gli chiesi come facevano, lui mi rispose, «Trucchi con gli specchi». Ma non ha aggiunto altro.
MP: Hai avuto altre occasioni per parlare di Mina con John?
AC: Ho chiesto molte volte a mio nonno di raccontarmi di Mina, ma lui detestava davvero parlarne. La conversazione di cui ti dicevo ebbe luogo nel 1997, credo, poco prima del suo crollo mentale, lui avrà avuto poco più di 80 anni, mentre io ne avevo quasi 30. La faccenda degli specchi venne fuori quello stesso giorno. Gli ho chiesto se credeva che Mina fosse una medium (mi rispose di no), come facevano (disse che usavano gli specchi) e cosa si provava a stare nella stanza accanto (su questo ha preferito non esprimersi). Era molto scosso e l'infermiera mi ha detto che aveva avuto degli incubi durante tutta quella notte. Sid Radner (un fan di Houdini e il più grande collezionista al mondo di cimeli che gli erano appartenuti, sostiene di riuscire a mettersi in contatto con il grande illusionista grazie a delle sedute spiritiche N.d.R.) era molto desideroso di parlare con lui, ma dopo quell’episodio, ebbi la netta impressione che i ricordi di mio nonno non sarebbero stati sufficienti a giustificare il profondo turbamento emotivo che la conversazione avrebbe certamente provocato.
MP: Il dottor Crandon morì nel 1939 (a proposito, sai come è morto?) e Mina nel 1941, ma sappiamo che era in depressione e che beveva molto. Come ha vissuto questi ultimi due anni da sola?
AC: Dopo la morte del dottor Crandon (non so come sia morto, forse per cause naturali), Mina ebbe una relazione con il loro avvocato, il signor Button e credo che si sia trasferita da lui a New York. Ma mia madre e mia nonna (mia nonna era piuttosto inorridita da tutto ciò e non sapeva davvero come comportarsi con Mina) lo hanno sempre odiato. Non so perché, forse mio nonno credeva che Button le rubasse i soldi o comunque che si approfittasse di lei. Sicuramente Button appoggiava i suoi continui "esperimenti" quindi non mi stupirebbe scoprire che lui sperava di ricreare la stessa notorietà avuta nel passato. Ad ogni modo, non sono mai riuscita a trovare nulla che confermasse che fosse una cattiva persona, quindi non posso sbilanciarmi. Mina comunque beveva moltissimo ed è per questo che è morta poco più che cinquantenne (anche se l’alcol e la depressione, da quanto ho capito, la facevano sembrare molto più vecchia). Comunque sì, mio nonno si vergognava moltissimo di lei, come penso la maggior parte dei figli di alcolisti, anche senza che tutto il mondo conoscesse i suoi fatti privati. Quando è morta, mio nonno era già sposato.
Un test per determinare se, con la bocca così impegnata, la voce di "Walter" si sarebbe manifestatalo stesso. Sembra di no
AC: Hai ragione! Sono rimasta sconvolta quando mi sono resa conto che Button era il presidente della ASPR – mia madre pensava fosse un avvocato. Button ha sistemato, archiviato e messo da parte tutti i documenti dell’ultimo periodo della vita di Mina – tutte le buste hanno il suo nome e il suo indirizzo. Sono proprio curiosa di sapere quando ha iniziato l'archiviazione rispetto al dottor C – non ci ho mai pensato, ma i documenti del dottor C sembrano esaurirsi intorno al 1926 (probabilmente nel periodo in cui il dottor Crandon non credeva più in Margery?) sebbene egli non morisse prima del 1938. Mi chiedo se la loro relazione non sia iniziata proprio perché Button “prese a cuore la questione". Si era trasferita a New York per stare con lui. Per inciso, ha vissuto nella 116ma strada ovest, e naturalmente Houdini aveva vissuto nella 113ma strada ovest. Anche io e mia madre abbiamo vissuto nella 113ma ovest, per quasi 15 anni, a 2 soli isolati di distanza!
MP: Dal momento che si parla di case... Durante la ricerca di materiale e informazioni per il mio libro mi sono recato a Boston e ha cercato di individuare la casa in cui Mina ha vissuto e dove hanno avuto luogo le famose sedute spiritiche con Houdini e il team dello Scientific American. Ma non sono riuscito a trovarla, anche per mancanza di tempo. Mi chiedevo se la casa esiste ancora.
AC: Sì, 10 Lime Street è ancora là. Si trova a sud di Charles street vicino a Walnut street e ad altre strade con nomi di cibi. Non è una casa molto interessante. Ho scritto ai proprietari per chiedere se potevo incontrarli ma non hanno mai risposto. Non ho neanche nominato Mina – ho solo detto che mia madre è nata lì e mi sarebbe piaciuto visitare la casa per motivi personali – ma non ci sono riuscita. So che recentemente è stata ristrutturata e morivo dalla voglia di sapere se avevano trovato passaggi segreti o cose simili. Un piccolo particolare, una delle foto più conosciute di mia madre (quella in cui è in piedi davanti ad un portone) in realtà è stata scattata nella casa vicina. Il 10 di Lime Street non ha ingressi rientranti. So che la foto è stata scattata da Houdini e ho letto una nota da qualche parte in cui gli si chiedeva di mantenere questo fatto segreto per via della loro "reputazione" – credo che siano riusciti ad andare d’accordo per così tanto tempo solo perché dovevano mantenere il segreto della foto! Secondo me li accomunava il fatto di provenire dalla stessa classe sociale, quella operaia, e di essere riusciti a surclassare tanta gente soddisfatta di sé nonostante la loro provenienza. E poi avevano entrambi qualcosa che la società respingeva – lui era ebreo e lei era una donna. Nessuna di queste due cose era tenuta in gran considerazione dalla maggior parte dei partecipanti, per quanto ne so io. Riguardo a mia madre, invece, credo che fosse nata lì, ma sul suo certificato di nascita l'indirizzo è diverso - comunque si trasferirono da Lime Street 10 proprio in quel periodo. Mio zio forse è nato lì. Sono rimasti a Lime Street 10 fino a quel momento (inizi degli anni ’40). Speravo che il mio fosse un buon motivo per voler vedere la casa, senza dover tirare fuori tutta la storia delle sedute, visto che spesso l’argomento tende a innervosire la gente.
MP: Parlando di immagini e documenti antichi, nel settembre 2000 venne messa all’asta su eBay una collezione molto interessante: era un archivio su Margery che comprendeva 350 fotografie originali (di cui 6 di Houdini mai viste prima) e molte altre scattate durante l’esperienza allo Scientific American. E poi c’erano molti libri rari e opuscoli, probabilmente tutto ciò che esisteva su Margery. Quando ho inviato la mia offerta, la collezione era già stata venduta! Sai qualcosa a riguardo? Sembrava appartenere a un membro molto vicino alla famiglia di Mina.
Lettere
Anna mi ha anche spedito un paio di lettere di Malcolm Bird, dalle quali il carattere di quest’ultimo sembra emergere in modo piuttosto eloquente.AC: Ecco la lettera di Bird a cui mi riferivo (in realtà, si tratta di due lettere, nessuna delle quali datata. Sono apparentemente consecutive, anche se non sono certa dell’ordine in cui vadano lette). Quando scriveva lettere formali ai miei bisnonni, Bird utilizzava la carta da lettera intestata di Scientific American. Includeva spesso appunti personali dattiloscritti, destinati sia al Dr LRG che a Mina, su fogli particolari, di carta gialla, il cui formato era grande la metà di quello normale da lettera. Quelle che vedi sono proprio due di quelle annotazioni. Mi interesserebbe molto sapere cosa ne pensi. C’è qualcosa, nel tono, nella presentazione, che mi disturba alquanto (un indizio relativo al tradimento di Houdini nella Lettera n°1; un promemoria del fatto che è lui stesso in condizione di tradire Mina, nella lettera n°2). Forse tutta quella pubblicità gli aveva dato un po’ alla testa. Comunque, non ho idea di chi sia “il cugino Carl”. E ignoro anche chi sia Alfred Grey.
Lettera 1
Caro Dottore: Mi pare che il punto successivo da tenere in considerazione sia come sono messe le cose per Lei, con il Comitato, e come intende procedere con loro. Ha qualche richiesta da fare, di qualsiasi genere (riguardante la decisione, le sedute, o qualsiasi altra cosa); o vuole stare tranquillo fino a che il Comitato non farà la prossima mossa? Vuole presentare una dichiarazione formale contro Houdini, mettere in discussione la sua presenza o la sua qualità di membro, o qualcos'altro del genere? In questo caso, non crede sia meglio attendere che l'ingaggio di Houdini a Boston gli dia modo di dire o fare qualcosa di sconveniente che possa ulteriormente rafforzare la Sua posizione? Lei ci avrà senza dubbio pensato, ma non credo sia male che io ci torni su brevemente. E non dimentichi che il contesto attuale mi dà modo di prendere nettamente le Sue parti, e più di quanto non potessi fare in precedenza. Penso non si verificherà nessuna emergenza che richieda di rendere pubblico questo fatto, ma se fosse il caso, sarà gestita.
(SENZA FIRMA)
Lettera 2
Più tardi: Ho appena visto dei ritagli dei giornali di Hearst, il Journal e il Mirror. In entrambi, il titolo di testa, e il tema centrale, è "Houdini impedisce a Margery di ottenere il premio da 2.500 dollari". Naturalmente, non ce ne importa un accidente di cosa dicano i giornali – Non so se il giornale di Hearst a Boston sia sufficientemente disprezzato dalla gente per bene, perché possa servire da paragone per ciò che tali persone pensano dei giornali di Hearst a N[ew] Y[ork]. Pochi minuti fa ho ricevuto la visita del cugino di Margery, Carl (Gray). Quando mi è stato annunciato, per cognome, avevo in mente Alfred. Assomigliava ad Alfred nella foto, quanto basta perché ne rimanessi ancora ingannato quando ha fatto il suo ingresso. Voleva sapere cosa ne pensassi del caso, e gliel'ho detto. Comunque: quanto sarebbe disposto a sborsare quel certo membro del Comitato per una foto dell'assegno in bianco di Margery emesso a mio nome? Giusto per misura di sicurezza, l'ho prudentemente incassato qui in ufficio, dimodoché quando arriverà si vedrà che reca la girata di Munn & Co.
(SENZA FIRMA)
AC: No, ma sicuramente posso informarmi. Confesso che quando ho letto il documento che mi hai dato, in un primo momento ho avuto uno shock perché praticamente riassume tutto quello che ho io. Mia nonna ha cominciato a liberarsi di alcune cose nella fase senile (tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90), e infatti ho pensato subito che potesse essere stata lei a dar via questi oggetti. Però, mi rendo conto che tutti i protagonisti principali dello Scientific American avevano album di ritagli simili (ad esempio Bird), quindi è probabile che arrivasse da uno di loro. O forse è stato Prince? Magari quando si è trasferito a Boston visto che la persona che le ha vendute abitava proprio lì vicino. Ma mi interessa molto saperne di più – è certamente una collezione singolare – ti ringrazio davvero tanto per la segnalazione!
MP: Nella vostra famiglia si era mai parlato di Houdini e dell’inchiesta dello Scientific American?
Altre fotografie in esclusiva per "Query": un primo piano di John, figlio di Margery e nonno di Anna Thurlow...
Vorrei davvero sapere come facevano a gestire le sedute più complesse. Credo che lo stesso Houdini non fosse proprio franco in proposito – dava anzi l’impressione di celare le sue intenzioni. Comunque, a mio avviso, il modo terribile in cui veniva trattato dal Dr. Crandon e da altri autorizzava ampiamente Houdini a comportarsi come meglio credeva.
MP: Mina vi ha lasciato in eredità qualche cimelio, lettere o altri ricordi?
AC: Secondo me, una delle cose più strane è che gli album di ritagli, la corrispondenza e gli appunti di Mina che ora possiedo contengono pochi, pochissimi scritti di suo pugno. Spesso il Dr. Crandon arrivava al punto di rispondere alle lettere dei fan per conto di Mina. Ciò che lei ha lasciato alla sua famiglia non è molto diverso da quello che ha lasciato agli altri: tante domande e pochissime risposte soddisfacenti. Mi rimangono una sua collana (che porto sempre durante le sedute), la fede nuziale, una delle sue gonne, e poco altro. Mina (come poi mia nonna) aveva dato via molte cose prima di morire, talvolta a gente che viveva per strada e che neppure conosceva.
...Una foto scattata con il flash al buio di una seduta spiritica di Margery in cui sembrava essersi manifestato dell'ectoplasma...
AC: Penso che quegli esperimenti dovessero aver convinto il Dr. Crandon. Nessuno, penso, sarebbe capace di scrivere con tanta costanza ad amici intimi, e per così tanti anni, in merito a qualcosa che considera una menzogna. Per quanto strano possa sembrare adesso, ritengo che Conan Doyle (la cui amicizia era tenuta in gran conto dai miei bisnonni) e il Dr. Crandon fossero davvero persuasi di esplorare le frontiere della scienza. Il fatto che ancora oggi in famiglia ci riferiamo a lui chiamandolo “Dr. Crandon”, benché fosse il mio bisnonno, la dice lunga sulla sua personalità – ho idea che fosse capace di grandi collere. Non che fosse cattivo, ma era davvero pieno di imperfezioni. Mio nonno, pur essendone terrorizzato, lo amava e lo ammirava – credo che lo apprezzasse per tutte le opportunità che gli aveva offerto (mio nonno era diventato un chirurgo molto conosciuto e stimato, per poi riprendere l’attività del Dr. Crandon). Sapeva anche che l’ira del Dr. Crandon poteva essere devastante (come ho già detto, aveva diseredato sua figlia biologica perché non gli andava a genio il marito). E dato che il Dr. Crandon aveva già all’attivo parecchi divorzi al momento di sposare Mina, immagino che lei tenesse molto a far regnare la pace in casa. Questa è una delle ragioni per le quali non prendo alla lettera la dichiarazione di Bird riguardante le sue relazioni sessuali. Mi pare che Bird fosse una persona piuttosto affascinante ma squilibrata, e non completamente degna di fiducia – anche tragica, direi, per come è scomparso (a quanto ne so) in seguito. Probabilmente non era uomo col quale sarebbe stato saggio avere una relazione troppo intima. Mina avrebbe davvero osato farsi coinvolgere da una persona così, se ciò a cui teneva più di tutto era far contento il Dr. Crandon? Certo, non sempre una relazione ha senso, ma Bird fa suonare il campanello d’allarme pure a me, a distanza di 80 anni.
MP: Come molti di coloro che hanno esaminato la storia di Margery e l’inchiesta dello Scientific American, mi pare che tu non abbia una grande opinione di Malcolm Bird.
AC: Penso fosse una persona alquanto ipocrita. Praticamente si trasferì a Lime Street 10, e ho il sospetto che i miei bisnonni possano avergli dato del denaro (anche se non posso provarlo – c ’è solo un riferimento a un assegno in bianco inviatogli da Mina, e che poi lui usa per provocarla: «Come potrebbero interpretarlo certe persone se lo vedessero?»). Le ragioni che li hanno portati a stancarsi gli uni degli altri possono essere tante. Comunque, sarei curiosa di sapere cosa è successo a Bird – mi sembra che in più fosse un infelice, non del tutto in grado di gestire gli imperativi della situazione in cui si è trovato. Anche se suppongo che la situazione stessa abbia avuto la meglio sulle persone coinvolte.
Anna non conosceva il mio libro, ma riesce poi a procurarsene una copia.
AC: Leggo con piacere il tuo libro, ne apprezzo molto lo stile, ed è bello vedere con quanto equilibrio e con quanta lucidità si possa discutere dell’argomento in questione. Immagino che scrivere a proposito della corrispondenza sia stata una sfida – si vuole che una lettera parli da sé, però al tempo stesso non si può pretendere che il lettore faccia da solo tutti i collegamenti; comunque, hai trattato la cosa in modo magnifico. Vorrei renderti partecipe di qualche mia considerazione riguardo alle domande e ai punti che sollevi. Fra l’altro, la foto di Mina di fronte all’ingresso pubblicata nel libro è la stessa a cui mi riferivo prima. Credo sia stata scattata da Houdini, al quale lei chiese di non rivelare questo particolare (durante una delle “Sedute Houdini”, organizzate da Radner, un collezionista mi mostrò la stessa foto, spiegandomi che era stata fatta da Houdini; ho anche la copia di una lettera nella quale Mina chiede a Houdini di non dire a nessuno che era stato lui a fotografarla).
MP: Dopo aver letto di questa storia a partire da alcuni dei documenti originali, cosa pensi ora del ruolo e del carattere del Dr Crandon?
AC: Sono quasi sicura di sapere quali fossero i problemi del Dr. Crandon in ospedale: le donne. Era un donnaiolo. Ma ho come il sospetto che, oltre a concedersi troppe scappatelle con il personale femminile, il Dr. Crandon fosse anche polemico con i suoi colleghi. In più, penso che Ken Silverman abbia accennato al fatto che il Dr Crandon non fosse così benestante come sembrava: anche ciò mi pare logico, dato che è assai probabile che fosse soggetto a pressioni da parte delle tante mogli precedenti – il che, alla fine, potrebbe avere complicato le cose. Mentre cercavo di saperne di più sul mio bisnonno, ho avuto parecchie delusioni. Era razzista e sessista (due caratteristiche trasmesse in eredità a mio nonno. Comunque tutti e due son riusciti a nasconderle bene dietro la facciata delle buone maniere delle classi superiori. Ma se stuzzicati o in collera, le lasciavano apparire, e non era un bel vedere).
Però mi sorprendo io stessa a dire che ci sono state anche due cose che mi rendono orgogliosa. La prima è che da ateo convinto il Dr Crandon non ha mai permesso che le convenzioni lo spingessero a credere a certe cose. Suppongo che il suo credere nello spiritismo fosse autentico, basato com’era su un misto di speranza e di scienza, ma non sulla religione. Il che deve aver fatto sì che in seguito la sua delusione fosse ancora più cocente. La seconda cosa di cui vado fiera è citata nell’ultimo capitolo del tuo libro, Massimo, la pratica dell’aborto. Non ne sono assolutamente certa, ma ne avevo già sentito parlare in precedenza e mi pare plausibile. Mi inorgoglisce pensare che uno dei miei antenati abbia fatto una cosa simile, specialmente in un’epoca in cui per le donne esistevano così poche alternative. Per quanto riguarda il sessismo, non trovo che in lui fosse una qualità preponderante, anche se era presente in una certa misura. Benché io creda che il Dr. Crandon considerasse le donne meno capaci degli uomini, penso anche che ritenesse dovessero disporre con una certa autonomia del loro corpo o della loro mente. Va tutto a suo onore aver accolto calorosamente in seno alla famiglia mia nonna – divenuta medico a sua volta, e l’unica donna ad avere ottenuto una laurea alla McGill Medical School nel 1939.
MP: Grazie, Anna, per aver voluto condividere con i nostri lettori le tue considerazioni, e i tuoi commenti così interessanti su uno dei più grandi personaggi della storia delle ricerche parapsicologiche.
Il caso Margery è stato ampiamente affrontato e analizzato da Massimo Polidoro nei suoi libri "Viaggio tra gli spiriti" (Sugarco), "Il grande Houdini" (Piemme) e "Final Séance" (Prometheus Books).