Il settimanale britannico di divulgazione scientifica New Scientist dedica un altro articolo e un editoriale a Sergio Canavero, il neurochirurgo torinese che progetta il trapianto di testa. Del personaggio e dei suoi progetti si è occupato anche Edoardo Rosati nel libro Il cervello immortale (Sperling & Kupfer, 2015). Sono legato a Edoardo Rosati da vecchia e solida amicizia, oltre che stima, e ciò mi rende più semplice, da amico, avere a volte idee differenti dalle sue.
Sono affascinato da sempre dalla ricerca medica, specie quella delle neuroscienze, ma questa storia non mi entusiasma. Anzi, più la approfondisco e più mi disturba (evitando però di farmi influenzare dalla personalità strabordante di Canavero). Sergio Canavero, un personaggio senza dubbio alla ricerca di pubblicità, lavora con un team di colleghi cinesi non necessariamente allineati con i nostri standard (qualsiasi comitato etico occidentale gli rifiuterebbe il trapianto di testa che, in realtà, tecnicamente, sarebbe un trapianto di corpo alla testa), è definito da New Scientist un mix tra Dr Strange e dottor Frankenstein.
La prima “anastomosi cefalosomatica” su paziente umano (o, con un pizzico di ironia canaveriana, tecnica Heaven: head anastomosis venture), come la definisce Canavero e come ha già preannunciato due anni fa, dovrebbe avvenire entro la fine di quest’anno. Vi sono parecchie riserve, dubbi e critiche in ambito scientifico sulla fattibilità e soprattutto sulla legittimità di eseguire tale tipo di intervento. Sui lavori pubblicati in merito, riguardanti interventi sperimentali murini, ma pure su cani e scimmie (anche questi non autorizzati in Occidente), ci si chiede come sia possibile riconnettere non solo i vari organi, ma pure gangli e vie nervose. A ciò il team di Canavero risponde che tutto ciò sarà reso possibile grazie a una “colla”: il polietilenglicole (un polimero noto anche con la sigla Peg) che contribuirà a fondere le terminazioni promuovendo il grasso nelle cellule adiacenti per unirle assieme. La stimolazione con elettrodi appositamente impiantati contribuirebbe a rafforzare le connessioni nervose.
Fosse vero, non solo si salverebbe la vita a un sacco di gente. Ma se la colla cefalosomatica funzionasse potrebbe pure riattaccare il midollo spinale di migliaia di traumatizzati ogni anno. Ed è proprio qui che si appuntano le principali critiche e riserve. «Non c’è modo di sapere, da quanto pubblicato, cosa permetterebbe la fusione del midollo spinale», dice José Oberholzer, direttore del Charles O. Stickler Transplant Center presso l’Università della Virginia, Charlottesville. «Il resto, incluso il ricollegamento dei vasi sanguigni e delle vie respiratorie, è teoricamente possibile ma molto impegnativo e comporta grandi rischi di complicazioni e rigetto del sistema immunitario».
New Scientist mette le mani avanti parlando di Canavero e delle sue teorie trapiantologiche, dichiarando di essere perfettamente consapevole di dare ulteriore pubblicità a qualcosa ancora di là dal fornire prove credibili. Tuttavia, dice sempre la rivista britannica, il giornalismo scientifico deve riferire quanto oggi non è tecnicamente possibile, ma lo potrebbe diventare in futuro, in base a ricerche in corso. Per quanto criticabile e discutibile. Canavero sarebbe quindi un pioniere in tale settore, come lo fu del resto il chirurgo statunitense Robert J. White a partire dagli anni Sessanta del Novecento. Non essendo possibile allora, come oggi, ripristinare le connessioni nervose, White ipotizzò che fosse possibile riconnettere la testa a un nuovo corpo (dunque, sostenne, con la «possibilità di curare qualsiasi malattia del corpo», ma non del cervello aggiungo io), creando però degli individui tetraplegici, paralizzati dalla testa in giù.
Staremo a vedere cosa si inventerà Canavero per la fine di quest’anno. Che non sia soltanto un colpo di testa. Trapiantata o no. L’articolo più recente di New Scientist su Canavero per la verità ci va giù più pesante: «con la scena passata dal palcoscenico alla sala operatoria, la carnevalata di Canavero rischia di trasformarsi in uno spettacolo dell’orrore. Con i pazienti della vita reale in gioco, nessuno riderebbe più».
Sono affascinato da sempre dalla ricerca medica, specie quella delle neuroscienze, ma questa storia non mi entusiasma. Anzi, più la approfondisco e più mi disturba (evitando però di farmi influenzare dalla personalità strabordante di Canavero). Sergio Canavero, un personaggio senza dubbio alla ricerca di pubblicità, lavora con un team di colleghi cinesi non necessariamente allineati con i nostri standard (qualsiasi comitato etico occidentale gli rifiuterebbe il trapianto di testa che, in realtà, tecnicamente, sarebbe un trapianto di corpo alla testa), è definito da New Scientist un mix tra Dr Strange e dottor Frankenstein.
La prima “anastomosi cefalosomatica” su paziente umano (o, con un pizzico di ironia canaveriana, tecnica Heaven: head anastomosis venture), come la definisce Canavero e come ha già preannunciato due anni fa, dovrebbe avvenire entro la fine di quest’anno. Vi sono parecchie riserve, dubbi e critiche in ambito scientifico sulla fattibilità e soprattutto sulla legittimità di eseguire tale tipo di intervento. Sui lavori pubblicati in merito, riguardanti interventi sperimentali murini, ma pure su cani e scimmie (anche questi non autorizzati in Occidente), ci si chiede come sia possibile riconnettere non solo i vari organi, ma pure gangli e vie nervose. A ciò il team di Canavero risponde che tutto ciò sarà reso possibile grazie a una “colla”: il polietilenglicole (un polimero noto anche con la sigla Peg) che contribuirà a fondere le terminazioni promuovendo il grasso nelle cellule adiacenti per unirle assieme. La stimolazione con elettrodi appositamente impiantati contribuirebbe a rafforzare le connessioni nervose.
Fosse vero, non solo si salverebbe la vita a un sacco di gente. Ma se la colla cefalosomatica funzionasse potrebbe pure riattaccare il midollo spinale di migliaia di traumatizzati ogni anno. Ed è proprio qui che si appuntano le principali critiche e riserve. «Non c’è modo di sapere, da quanto pubblicato, cosa permetterebbe la fusione del midollo spinale», dice José Oberholzer, direttore del Charles O. Stickler Transplant Center presso l’Università della Virginia, Charlottesville. «Il resto, incluso il ricollegamento dei vasi sanguigni e delle vie respiratorie, è teoricamente possibile ma molto impegnativo e comporta grandi rischi di complicazioni e rigetto del sistema immunitario».
New Scientist mette le mani avanti parlando di Canavero e delle sue teorie trapiantologiche, dichiarando di essere perfettamente consapevole di dare ulteriore pubblicità a qualcosa ancora di là dal fornire prove credibili. Tuttavia, dice sempre la rivista britannica, il giornalismo scientifico deve riferire quanto oggi non è tecnicamente possibile, ma lo potrebbe diventare in futuro, in base a ricerche in corso. Per quanto criticabile e discutibile. Canavero sarebbe quindi un pioniere in tale settore, come lo fu del resto il chirurgo statunitense Robert J. White a partire dagli anni Sessanta del Novecento. Non essendo possibile allora, come oggi, ripristinare le connessioni nervose, White ipotizzò che fosse possibile riconnettere la testa a un nuovo corpo (dunque, sostenne, con la «possibilità di curare qualsiasi malattia del corpo», ma non del cervello aggiungo io), creando però degli individui tetraplegici, paralizzati dalla testa in giù.
Staremo a vedere cosa si inventerà Canavero per la fine di quest’anno. Che non sia soltanto un colpo di testa. Trapiantata o no. L’articolo più recente di New Scientist su Canavero per la verità ci va giù più pesante: «con la scena passata dal palcoscenico alla sala operatoria, la carnevalata di Canavero rischia di trasformarsi in uno spettacolo dell’orrore. Con i pazienti della vita reale in gioco, nessuno riderebbe più».
Riferimenti bibliografici
- Nic Fleming, Dr Strange meets Dr Frankenstein, New Scientist, Volume 236, Issue 3149, 28 October 2017, Pages 39-41
- Sergio Canavero, HEAVEN: The head anastomosis venture Project outline for the first human head transplantation with spinal linkage (GEMINI), Surg Neurol Int. 2013; 4(Suppl 1): S335–S342.doi: 10.4103/2152-7806.113444