Bentornati!
In questa puntata di "Ecco com'è andata!" vi regaliamo un'altra occasione per conoscere meglio il MicroCICAP. Ma non solo! Perché, a raccontare com'è andata una delle ultime avventure del gruppo locale CICAP Cuneo, c'è Sofia Lincos, caporedattrice di Query online , la "spalla" web di Query , la rivista ufficiale del CICAP. Potete incontrare Sofia nella puntata di "Detto da noi" dedicata proprio al mondo di Query online. Eccone un estratto: "Tutti siamo irrazionali su qualche argomento, chi più chi meno, tutti abbiamo dubbi, speranze e paure, tutti siamo esseri umani che possono essere ingannati. Io credo che possa esistere uno scetticismo che parte dalla comprensione per gli altri, e non dal giudizio. Per me il CICAP vuol dire anche questo." Ed è proprio lo spirito che si ritrova in Query online dove Sofia Lincos, con il resto della preziosa redazione, lavora incessantemente per offrire articoli che coprono sempre più argomenti su cui è necessario informare e far chiarezza per capire, scritti alla portata di tutti con la speranza di essere utili anche a chi di solito purtroppo non raggiungiamo o comunque raggiungiamo meno.
Ora non ci resta che ringraziare Sofia e tutti coloro che aiutano il CICAP a compiere al meglio la propria opera e... partire per una nuova avventura!
L’arrivo dell’estate e la situazione pandemica più stabile hanno permesso ad alcuni gruppi locali il ritorno alle attività “dal vivo”, specie quelle all’aperto. E così, domenica 20 giugno, il CICAP Cuneo ha condotto un’escursione guidata tra i boschi di Peveragno (CN), alla scoperta delle ex miniere di uranio della zona. Sofia Lincos ci racconta com'è andata.
Sulle tracce di Curie: ecco com’è andata!
In Val Fredda, nel Cuneese, tra il 1949 e il 1962 fu attiva una miniera di uranio. Erano gli anni della rinascita, dopo la Seconda Guerra Mondiale: la bomba atomica aveva già mostrato tutto il potenziale della fissione nucleare e il suo possibile impiego nella produzione di energia. Partì così la caccia all’uranio in tutta l’Italia, e anche nel Cuneese. Fu la Montecatini a scoprire il prezioso minerale: forte della sua esperienza nell’estrazione dello zolfo, impiantò una piccola industria mineraria nella frazione San Giovenale di Peveragno. Alla sua massima espansione, la struttura era formata da tre discenderie e parecchie gallerie che seguivano i percorsi della vena di uranio, fino a una profondità di circa 200 metri sotto il livello del suolo.
Ora di tutto questo è rimasto ben poco: quando la miniera fu dismessa (l’estrazione era diventata poco conveniente), gli ingressi vennero fatti saltare in modo che nessuno potesse più entrarci.Restano alcuni pannelli informativi, le strutture che dovevano reggere l’argano, qualche muretto e molti racconti. Vi si accede tramite un percorso nei boschi della lunghezza di circa un chilometro e mezzo. È un posto quasi sconosciuto, anche per chi abita nella zona. Ed è bello tornare a scoprirlo.
Preparare un’escursione non significa solo preoccuparsi del percorso da seguire. Significa prima di tutto studiare l’argomento: scandagliare le biblioteche alla ricerca di notizie, frugare negli archivi dei giornali locali per riscoprire aneddoti, capire la mentalità di chi era lì oltre sessant’anni fa. La fatica però è ben ripagata: dal passato emergono frammenti di storia curiosa, vicende dimenticate, spaccati di un mondo che ormai non esiste più.
Forti di tutto questo, è quindi possibile passare alle questioni più tecniche: accompagnare alcune persone nei boschi richiede anche un po’ di logistica, nonché una serie di requisiti legali. Nel CICAP Cuneo abbiamo la fortuna di avere Stefano Macchetta, che è accompagnatore escursionistico abilitato: durante il percorso, ci ha mostrato alcune particolarità della flora e della geologia del posto. Occorre poi stabilire un percorso (utilissima una ricognizione prima della gita vera e propria), raccogliere le iscrizioni, comunicare in modo chiaro la difficoltà e i requisiti fisici per la passeggiata a chi chiede informazioni, preparare i fogli per le firme di inizio e fine gita, pubblicizzare l’evento, pensare a una data alternativa in caso di cattivo tempo.
Un contatore Geiger ha permesso di misurare la radioattività alla partenza e quella, ben più alta, all’ingresso della prima discenderia. La presenza di Alfio, il cui padre lavorò per alcuni anni in quelle miniere, ha infine permesso di condividere alcuni ricordi di quegli anni: il lavoro a cottimo, la selezione delle rocce fatte a mano, all’uscita dalle gallerie, fra quelle più ricche di uranio e quelle meno; la difficile presa di coscienza sui rischi di quel lavoro...
L’escursione guidata alle miniere di Val Fredda è anche un viaggio antropologico nel nostro rapporto con la radioattività e su come è cambiato nel tempo. A inizio Novecento, le nuove scoperte di Henri Becquerel, Marie Curie e del marito Pierre portarono una rivoluzione nel mondo della fisica: elementi come il radio e l’uranio sembravano trasmettere un’energia sconosciuta e infinita. In poco tempo vennero considerati una cura per tutte le malattie e una fonte di vita e giovinezza: furono inseriti in beni di consumo quali dentifrici, creme, occhiali , cioccolato, vini . Le acque minerali facevano a gara nel pubblicizzarsi come radioattive, mentre centri termali e di benessere si dotavano di apposite stanze per l’inalazione del radon o l’esposizione a piccole quantità di radio.
Ancora negli anni Cinquanta, la caccia all’uranio era stata accolta con grande entusiasmo nel Cuneese. Si pensava che avrebbe fatto accorrere frotte di turisti, pronti a beneficiare della salubre radioattività dei luoghi. L’uranio era onnipresente nelle pubblicità e sulla stampa: l’elezione di Miss Uranio, le processioni di santa Barbara adornata di rocce radioattive, le pubblicità delle rinomate “fragole all’uranio” di Peveragno riempivano le cronache dei giornali.
Nelle miniere, non c’era consapevolezza della pericolosità delle estrazioni: spesso le perforazioni erano fatte a secco, sollevando grandi quantità di polveri di uranio, che finivano nelle vie respiratorie dei lavoratori. Una targa lo ricorda ancora oggi: “Qui si estraeva l’uranio. Qui molti uomini lasciarono la loro salute”.
Ecco com'è andata!
Sofia Lincos
Oltre alle due “guide” (la sottoscritta e Stefano Macchetta), tutto il CICAP Cuneo ha partecipato alle ricognizioni preliminari. Per la pubblicità, inoltre, i gruppi locali hanno la fortuna di potersi interfacciare con due gruppi tematici “di supporto”: il gruppo grafica e il gruppo stampa. Il loro contributo (con la realizzazione del volantino e l’invio di un comunicato ai giornali della zona) è stato fondamentale per far conoscere l’iniziativa, che ha visto la partecipazione di circa 25 persone.
Per saperne di più: [email protected]
Bello, vero?
Stiamo ripartendo con le attività in cui ci si può incontrare di persona che hanno un incommensurabile valore aggiunto. Proprio qualche giorno fa si è tenuto il CICAP Fest , il Festival della Scienza e della Curiosità!
"È stata una bellissima festa e, da sopra le mascherine, gli occhi di tutti, relatori, organizzatori e partecipanti, svelavano una grande felicità per essere riusciti finalmente a ritrovarsi insieme. Un’emozione che sarà difficile dimenticare tanto presto."
Queste le parole del direttore del Festival, Massimo Polidoro.
Trovate tutto l'articolo qui.
In questa puntata di "Ecco com'è andata!" vi regaliamo un'altra occasione per conoscere meglio il MicroCICAP. Ma non solo! Perché, a raccontare com'è andata una delle ultime avventure del gruppo locale CICAP Cuneo, c'è Sofia Lincos, caporedattrice di Query online , la "spalla" web di Query , la rivista ufficiale del CICAP. Potete incontrare Sofia nella puntata di "Detto da noi" dedicata proprio al mondo di Query online. Eccone un estratto: "Tutti siamo irrazionali su qualche argomento, chi più chi meno, tutti abbiamo dubbi, speranze e paure, tutti siamo esseri umani che possono essere ingannati. Io credo che possa esistere uno scetticismo che parte dalla comprensione per gli altri, e non dal giudizio. Per me il CICAP vuol dire anche questo." Ed è proprio lo spirito che si ritrova in Query online dove Sofia Lincos, con il resto della preziosa redazione, lavora incessantemente per offrire articoli che coprono sempre più argomenti su cui è necessario informare e far chiarezza per capire, scritti alla portata di tutti con la speranza di essere utili anche a chi di solito purtroppo non raggiungiamo o comunque raggiungiamo meno.
Ora non ci resta che ringraziare Sofia e tutti coloro che aiutano il CICAP a compiere al meglio la propria opera e... partire per una nuova avventura!
L’arrivo dell’estate e la situazione pandemica più stabile hanno permesso ad alcuni gruppi locali il ritorno alle attività “dal vivo”, specie quelle all’aperto. E così, domenica 20 giugno, il CICAP Cuneo ha condotto un’escursione guidata tra i boschi di Peveragno (CN), alla scoperta delle ex miniere di uranio della zona. Sofia Lincos ci racconta com'è andata.
Sulle tracce di Curie: ecco com’è andata!
Indice |
IL LUOGO
In Val Fredda, nel Cuneese, tra il 1949 e il 1962 fu attiva una miniera di uranio. Erano gli anni della rinascita, dopo la Seconda Guerra Mondiale: la bomba atomica aveva già mostrato tutto il potenziale della fissione nucleare e il suo possibile impiego nella produzione di energia. Partì così la caccia all’uranio in tutta l’Italia, e anche nel Cuneese. Fu la Montecatini a scoprire il prezioso minerale: forte della sua esperienza nell’estrazione dello zolfo, impiantò una piccola industria mineraria nella frazione San Giovenale di Peveragno. Alla sua massima espansione, la struttura era formata da tre discenderie e parecchie gallerie che seguivano i percorsi della vena di uranio, fino a una profondità di circa 200 metri sotto il livello del suolo.
Ora di tutto questo è rimasto ben poco: quando la miniera fu dismessa (l’estrazione era diventata poco conveniente), gli ingressi vennero fatti saltare in modo che nessuno potesse più entrarci.Restano alcuni pannelli informativi, le strutture che dovevano reggere l’argano, qualche muretto e molti racconti. Vi si accede tramite un percorso nei boschi della lunghezza di circa un chilometro e mezzo. È un posto quasi sconosciuto, anche per chi abita nella zona. Ed è bello tornare a scoprirlo.
Immagine storica della miniera. Fonte: https://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-3h030-0000940/?view=soggetti&offset=1470&hid=108&sort=sort_int
DIETRO LE QUINTE
Preparare un’escursione non significa solo preoccuparsi del percorso da seguire. Significa prima di tutto studiare l’argomento: scandagliare le biblioteche alla ricerca di notizie, frugare negli archivi dei giornali locali per riscoprire aneddoti, capire la mentalità di chi era lì oltre sessant’anni fa. La fatica però è ben ripagata: dal passato emergono frammenti di storia curiosa, vicende dimenticate, spaccati di un mondo che ormai non esiste più.
Forti di tutto questo, è quindi possibile passare alle questioni più tecniche: accompagnare alcune persone nei boschi richiede anche un po’ di logistica, nonché una serie di requisiti legali. Nel CICAP Cuneo abbiamo la fortuna di avere Stefano Macchetta, che è accompagnatore escursionistico abilitato: durante il percorso, ci ha mostrato alcune particolarità della flora e della geologia del posto. Occorre poi stabilire un percorso (utilissima una ricognizione prima della gita vera e propria), raccogliere le iscrizioni, comunicare in modo chiaro la difficoltà e i requisiti fisici per la passeggiata a chi chiede informazioni, preparare i fogli per le firme di inizio e fine gita, pubblicizzare l’evento, pensare a una data alternativa in caso di cattivo tempo.
Un contatore Geiger ha permesso di misurare la radioattività alla partenza e quella, ben più alta, all’ingresso della prima discenderia. La presenza di Alfio, il cui padre lavorò per alcuni anni in quelle miniere, ha infine permesso di condividere alcuni ricordi di quegli anni: il lavoro a cottimo, la selezione delle rocce fatte a mano, all’uscita dalle gallerie, fra quelle più ricche di uranio e quelle meno; la difficile presa di coscienza sui rischi di quel lavoro...
Esempio di pubblicità d'epoca. Fonte: https://gruppi.cicap.org/piemonte/images/giandujotto-radia-saponetta.jpg
Esempio di pubblicità d'epoca. Fonte: https://nucleareeragionedotorg.files.wordpress.com/2020/05/lurisia2.jpg
LA PILLOLA DI SAGGEZZA
L’escursione guidata alle miniere di Val Fredda è anche un viaggio antropologico nel nostro rapporto con la radioattività e su come è cambiato nel tempo. A inizio Novecento, le nuove scoperte di Henri Becquerel, Marie Curie e del marito Pierre portarono una rivoluzione nel mondo della fisica: elementi come il radio e l’uranio sembravano trasmettere un’energia sconosciuta e infinita. In poco tempo vennero considerati una cura per tutte le malattie e una fonte di vita e giovinezza: furono inseriti in beni di consumo quali dentifrici, creme, occhiali , cioccolato, vini . Le acque minerali facevano a gara nel pubblicizzarsi come radioattive, mentre centri termali e di benessere si dotavano di apposite stanze per l’inalazione del radon o l’esposizione a piccole quantità di radio.
Ancora negli anni Cinquanta, la caccia all’uranio era stata accolta con grande entusiasmo nel Cuneese. Si pensava che avrebbe fatto accorrere frotte di turisti, pronti a beneficiare della salubre radioattività dei luoghi. L’uranio era onnipresente nelle pubblicità e sulla stampa: l’elezione di Miss Uranio, le processioni di santa Barbara adornata di rocce radioattive, le pubblicità delle rinomate “fragole all’uranio” di Peveragno riempivano le cronache dei giornali.
Nelle miniere, non c’era consapevolezza della pericolosità delle estrazioni: spesso le perforazioni erano fatte a secco, sollevando grandi quantità di polveri di uranio, che finivano nelle vie respiratorie dei lavoratori. Una targa lo ricorda ancora oggi: “Qui si estraeva l’uranio. Qui molti uomini lasciarono la loro salute”.
Ecco com'è andata!
Sofia Lincos
IL TEAM
Oltre alle due “guide” (la sottoscritta e Stefano Macchetta), tutto il CICAP Cuneo ha partecipato alle ricognizioni preliminari. Per la pubblicità, inoltre, i gruppi locali hanno la fortuna di potersi interfacciare con due gruppi tematici “di supporto”: il gruppo grafica e il gruppo stampa. Il loro contributo (con la realizzazione del volantino e l’invio di un comunicato ai giornali della zona) è stato fondamentale per far conoscere l’iniziativa, che ha visto la partecipazione di circa 25 persone.
Per saperne di più: [email protected]
TORNARE A RIVEDER IL SORRISO NEGLI OCCHI
Bello, vero?
Stiamo ripartendo con le attività in cui ci si può incontrare di persona che hanno un incommensurabile valore aggiunto. Proprio qualche giorno fa si è tenuto il CICAP Fest , il Festival della Scienza e della Curiosità!
"È stata una bellissima festa e, da sopra le mascherine, gli occhi di tutti, relatori, organizzatori e partecipanti, svelavano una grande felicità per essere riusciti finalmente a ritrovarsi insieme. Un’emozione che sarà difficile dimenticare tanto presto."
Queste le parole del direttore del Festival, Massimo Polidoro.
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