La ricerca di una fonte, di un elisir o di una pozione capaci di garantire l’eterna giovinezza è un sogno che a più riprese ha scandito la storia dell’uomo. Secondo la leggenda l’acqua della fonte della giovinezza, le cui sorgenti si troverebbero nel giardino dell’Eden, aveva il potere di guarire dalla malattia e di ringiovanire chi ci si bagnava.
Nella Grecia antica, Erodoto parlava di una fonte di lunga vita, sita non nell’Olimpo ma in un luogo teoricamente più facile da raggiungere, l’Etiopia. Si credeva infatti che gli etiopi fossero particolarmente longevi, ed Erodoto era convinto che ciò dipendesse appunto dalla presenza nella loro terra di una fonte miracolosa. Che nessuno, però, localizzò mai.
Nel Medioevo si credeva che ai tempi di Alessandro Magno fosse stata trovata l’Acqua della vita, una fontana mitica raggiungibile solo dopo avere vinto mostri e spiriti delle Terre oscure dell’Abkhazia. Lo stesso Santo Graal, ricercato da Re Artù e dai suoi Cavalieri, era considerato donatore di vita eterna e guaritore di ferite.
In Cina, dove l’elisir era noto come “Quintessenza della vita”, diversi imperatori impegnarono loro uomini nel tentativo di trovarlo ma, in qualche caso, i risultati furono catastrofici. L’Imperatore Jiajing, della dinastia Ming, morì per l’ingestione di una dose letale di mercurio, elemento principale dell’elisir che gli era stato presentato come autentico.
L’idea di una sostanza capace di garantire una lunga vita è presente anche nella mitologia indiana, dove prende il nome di Amrit, il nettare dell’immortalità.
Durante la colonizzazione delle Americhe, l’esploratore spagnolo Juan Ponce de León partì da Cuba dirigendosi a nord. Secondo una leggenda era alla ricerca proprio della fonte dell’eterna giovinezza. Scoprì invece la Florida.
Per gli alchimisti, poi, la ricerca dell’elisir di lunga vita rappresentava uno dei principali obiettivi, insieme alla scoperta della pietra filosofale. Anche quest’ultima, oltre alla possibilità di trasmutare il metallo in oro, avrebbe garantito l’immunità da ogni malattia e l’immortalità. La leggenda vuole che nel Settecento il Conte di Saint Germain avrebbe trovato la pietra filosofale divenendo immortale.
In tempi più recenti, abbandonato il miraggio di un luogo mitico che nascondesse elisir o fonti prodigiose, si è cercato di capire se fosse possibile combattere l’invecchiamento per via farmacologica.
Si parte dall’estratto di testicoli animali proposto come antietà nel 1899 e si arriva all’estratto di cellule embrionali del professor Nians, passando attraverso la placenta per arrivare al Gerovital della romena Ana Arslan. Nessuna di queste sostanze ha mai dato prova di alcun effetto reale, ma la speranza, è il caso di dire, è l’ultima a morire. E così, ultimamente si è andati alla ricerca di molecole, prodotte naturalmente dall’organismo e sospettate di favorire la giovinezza, che potessero essere assunte à gogo: dalla melatonina alla DHEA, dagli Antiossidanti in pillole al Ginkgo Biloba. Nessuna di queste sostanze, però, ha mantenuto le promesse.
Nella Grecia antica, Erodoto parlava di una fonte di lunga vita, sita non nell’Olimpo ma in un luogo teoricamente più facile da raggiungere, l’Etiopia. Si credeva infatti che gli etiopi fossero particolarmente longevi, ed Erodoto era convinto che ciò dipendesse appunto dalla presenza nella loro terra di una fonte miracolosa. Che nessuno, però, localizzò mai.
Nel Medioevo si credeva che ai tempi di Alessandro Magno fosse stata trovata l’Acqua della vita, una fontana mitica raggiungibile solo dopo avere vinto mostri e spiriti delle Terre oscure dell’Abkhazia. Lo stesso Santo Graal, ricercato da Re Artù e dai suoi Cavalieri, era considerato donatore di vita eterna e guaritore di ferite.
In Cina, dove l’elisir era noto come “Quintessenza della vita”, diversi imperatori impegnarono loro uomini nel tentativo di trovarlo ma, in qualche caso, i risultati furono catastrofici. L’Imperatore Jiajing, della dinastia Ming, morì per l’ingestione di una dose letale di mercurio, elemento principale dell’elisir che gli era stato presentato come autentico.
L’idea di una sostanza capace di garantire una lunga vita è presente anche nella mitologia indiana, dove prende il nome di Amrit, il nettare dell’immortalità.
Durante la colonizzazione delle Americhe, l’esploratore spagnolo Juan Ponce de León partì da Cuba dirigendosi a nord. Secondo una leggenda era alla ricerca proprio della fonte dell’eterna giovinezza. Scoprì invece la Florida.
Per gli alchimisti, poi, la ricerca dell’elisir di lunga vita rappresentava uno dei principali obiettivi, insieme alla scoperta della pietra filosofale. Anche quest’ultima, oltre alla possibilità di trasmutare il metallo in oro, avrebbe garantito l’immunità da ogni malattia e l’immortalità. La leggenda vuole che nel Settecento il Conte di Saint Germain avrebbe trovato la pietra filosofale divenendo immortale.
In tempi più recenti, abbandonato il miraggio di un luogo mitico che nascondesse elisir o fonti prodigiose, si è cercato di capire se fosse possibile combattere l’invecchiamento per via farmacologica.
Si parte dall’estratto di testicoli animali proposto come antietà nel 1899 e si arriva all’estratto di cellule embrionali del professor Nians, passando attraverso la placenta per arrivare al Gerovital della romena Ana Arslan. Nessuna di queste sostanze ha mai dato prova di alcun effetto reale, ma la speranza, è il caso di dire, è l’ultima a morire. E così, ultimamente si è andati alla ricerca di molecole, prodotte naturalmente dall’organismo e sospettate di favorire la giovinezza, che potessero essere assunte à gogo: dalla melatonina alla DHEA, dagli Antiossidanti in pillole al Ginkgo Biloba. Nessuna di queste sostanze, però, ha mantenuto le promesse.