I tentativi di intimidire basati sulla superstizione sono duri a morire. Tra questi le catene postali del tipo "catena di S. Antonio" sono probabilmente un residuo di credenze antichissime in una trasmissione magica per contatto di certe "influenze". Nel nostro caso l’influenza è trasmessa dal mittente al destinatario attraverso il sistema postale italiano.
Ma ahimé cambiano i tempi e anche la sensibilità della gente, e le catene postali si adeguano sia al gergo della superstizione corrente sia tendono a diventare, come direbbero gli americani, politicamente corrette. Scopriamo così in una lettera recentemente esaminata che le disgrazie minacciate al temerari che non propagheranno la catena sono notevolmente attenuate: nessuno è morto o ha perso un occhio, solo uno sprovveduto ha perso il lavoro (un tema molto attuale) per essersene dimenticato (non in malafede, naturalmente!) ma ne ha ritrovato prontamente uno, più bello e ben pagato, dopo essersi affrettato a spedire le sue dieci copie.
Gli autori iniziali della lettera devono comunque aver capito di dover affrontare un sacco di risate e sorrisetti: i destinatari sono invitati a mandare in giro le dieci copie: "Anche se non siete superstiziosi". Per gli irremovibili c’è un P. S. finale che li informa che «si tratta solo di mettere in circolo energie positive (naturalmente) legate ad una vicenda di fortuna».
Da ultimo, un tocco di surreale: non è necessaria l’affrancatura. Basta scrivere una sigletta priva di significato dove viene appiccicato il francobollo.
Nonostante la ridicolaggine di tutto quanto esposto, la copia esaminata era notevolmente "segnata", indizio di ripetute fotocopiature, l’indirizzo del destinatario sulla busta era a penna stilografica con calligrafia elegante e giovanile e l’annullo proveniva da una città di medie dimensioni.
Se gli autori iniziali della catena fossero anche dei burloni, dobbiamo pensare che siano pure del burloni le centinaia di persone che la hanno propagata?
Ma ahimé cambiano i tempi e anche la sensibilità della gente, e le catene postali si adeguano sia al gergo della superstizione corrente sia tendono a diventare, come direbbero gli americani, politicamente corrette. Scopriamo così in una lettera recentemente esaminata che le disgrazie minacciate al temerari che non propagheranno la catena sono notevolmente attenuate: nessuno è morto o ha perso un occhio, solo uno sprovveduto ha perso il lavoro (un tema molto attuale) per essersene dimenticato (non in malafede, naturalmente!) ma ne ha ritrovato prontamente uno, più bello e ben pagato, dopo essersi affrettato a spedire le sue dieci copie.
Gli autori iniziali della lettera devono comunque aver capito di dover affrontare un sacco di risate e sorrisetti: i destinatari sono invitati a mandare in giro le dieci copie: "Anche se non siete superstiziosi". Per gli irremovibili c’è un P. S. finale che li informa che «si tratta solo di mettere in circolo energie positive (naturalmente) legate ad una vicenda di fortuna».
Da ultimo, un tocco di surreale: non è necessaria l’affrancatura. Basta scrivere una sigletta priva di significato dove viene appiccicato il francobollo.
Nonostante la ridicolaggine di tutto quanto esposto, la copia esaminata era notevolmente "segnata", indizio di ripetute fotocopiature, l’indirizzo del destinatario sulla busta era a penna stilografica con calligrafia elegante e giovanile e l’annullo proveniva da una città di medie dimensioni.
Se gli autori iniziali della catena fossero anche dei burloni, dobbiamo pensare che siano pure del burloni le centinaia di persone che la hanno propagata?