Le superstizioni sono diffusissime, anche tra le persone più insospettabili. C’è chi cambia strada se incrocia un gatto nero, chi esegue strani gesti scaramantici se per caso versa il sale o l’olio, chi non compie mai certe azioni in determinati giorni dell’anno e chi non indossa mai un abito viola. Molti di questi comportamenti possono fare sorridere, ma l’atteggiamento superstizioso può anche avere conseguenze drammatiche come il razzismo, il fondamentalismo o veri e propri crimini come per esempio gli stupri e le stragi perpetrati in Africa ai danni dei soggetti albini, considerati portatori di poteri magici. Analizzare le superstizioni più comuni, individuarne l’origine e soprattutto comprendere perchè la mente umana sia così facilmente vittima di false credenze rappresenta il primo passo per cercare di difendersene. Molte discipline possono fornire importantissimi contributi in tal senso: l’antropologia, l’etnologia, la sociologia, la psicologia, le neuroscienze e le scienze cognitive. In definitiva, tutte le scienze che ci aiutano a capire meglio come funziona la nostra mente e i rapporti che intercorrono tra gli individui, possono essere estremamente utili nel gettare luce sugli aspetti più oscuri di noi stessi e quindi sulle superstizioni.
Il volume di Silvano Fuso, oltre a rintracciare le reali origini storiche delle più note superstizioni, con un approfondita catalogazione suddivisa per argomenti, offre anche un approfondimento sui motivi per cui siamo portati a credere alla jella, alla sfortuna o al malocchio.