Malati che parlano con la mente. Così il cervello comunica dal coma. Dallo stato vegetativo si può comunicare. Sono titoli comparsi il 5 febbraio 2010 su tre importanti quotidiani, nell'ordine, Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa. Gli articoli anticipavano i risultati di uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine nell'edizione del 18 febbraio sotto un titolo molto cauto: "Willfull Modulation of Brain Activity in Disorders of Consciousness", traducibile alla lettera, ma abbastanza fedelmente, come "Modulazione volontaria dell'attività cerebrale nei disturbi dell'autocoscienza".
In sostanza, alcuni ricercatori dell'Università di Cambridge (UK) e dell'ospedale universitario di Liegi (Belgio) hanno posto una domanda a 54 pazienti in stato vegetativo sottoponendoli nello stesso tempo a Risonanza magnetica funzionale e in un caso hanno osservato l'attivazione di aree cerebrali interpretabile come una risposta sì o no del paziente. Va ricordato che lo "stato vegetativo" o "coma vigile", (talvolta reversibile), non deve essere confuso con la morte cerebrale (sempre irreversibile), equivoco assai diffuso.
La vicenda è interessante come esempio di una ricerca scientifica che, trasformata in notizia per il grande pubblico genera come prodotto finale "malascienza". Tentiamo una rapida analisi.
Fonti. La fonte della notizia è citata ed è autorevole ma nessuno dei giornalisti vi ha avuto accesso se non in modo indiretto, considerando che la pubblicazione dell'articolo originale avviene 13 giorni dopo. Qui tocchiamo con mano i danni della corsa allo scoop. Meglio dare una notizia sbagliata ma subito che una notizia giusta ma dopo il concorrente: ecco la logica che ispira molti direttori dei nostri giornali.
Titoli. Puntano soprattutto a far vibrare le corde del meraviglioso, del mistero ("parlare con la mente"). Il lettore viene subito indirizzato verso i casi Welby ed Englaro, benché molto diversi, e si insinua l'idea che la scienza, in qualche modo sia arrivata al cospetto del paranormale. Infine la fantasia vola fino all'ipotesi di consultare un "morto vivente" per fargli scegliere la propria sorte.
Testi. Le imprecisioni, anche grossolane, abbondano. L'articolo principale de La Stampa non cita neppure la Risonanza magnetica funzionale (fMR) ma parla di "scanner", quasi fosse quello degli aeroporti. Il Corriere della Sera scrive che la risonanza magnetica "ha spedito delle frecce al cervello per verificare le attività che sovraintendono alla gestione del movimento e dello spazio". Che cosa avrà capito, e che cosa vorrà dire il giornalista del Corriere? La fMR funziona rilevando lo spin (moto di rotazione) di protoni immersi un potente campo magnetico, e lo spin è indicato per convenzione con un freccia, ma l'autore dell'articolo non sembra conoscere queste cose, tant'è vero che parla di "frecce" come se si trattasse di un tiro al bersaglio, mentre ovviamente i protoni di cui si misura lo spin fanno parte del flusso sanguigno nel cervello del paziente: se proprio vogliamo parlare di frecce, dobbiamo immaginarle come metaforiche e associate ai protoni.
Contesto. Nell'informazione scientifica il contesto è essenziale per far percepire al lettore valore e limiti di una ricerca. In questo caso nessuno si preoccupa di classificare i diversi tipi di coma e di far notare che la fMR, pur essendo una tecnica diagnostica di grande interesse, misura un dato indiretto (flusso sanguigno) e con una modesta risoluzione spaziale e temporale. Nel processo di comunicazione sono andate perdute tutte le cautele e le distinzioni della ricerca originale (un solo caso su 54, incertezza dell'interpretazione diagnostica ecc.) per passare ad affermazioni sensazionali ed esenti da dubbi.
Mentre si lavora per far comprendere al pubblico il concetto di "morte cerebrale" essenziale per il testamento biologico, questo tipo di informazione può fare enormi danni e portare a un crollo delle donazioni di organi che salverebbero migliaia di vite. Immagino con quale soddisfazione avrà accolto articoli così maldestri la "Lega contro la predazione di organi e la morte a cuore battente".
In sostanza, alcuni ricercatori dell'Università di Cambridge (UK) e dell'ospedale universitario di Liegi (Belgio) hanno posto una domanda a 54 pazienti in stato vegetativo sottoponendoli nello stesso tempo a Risonanza magnetica funzionale e in un caso hanno osservato l'attivazione di aree cerebrali interpretabile come una risposta sì o no del paziente. Va ricordato che lo "stato vegetativo" o "coma vigile", (talvolta reversibile), non deve essere confuso con la morte cerebrale (sempre irreversibile), equivoco assai diffuso.
La vicenda è interessante come esempio di una ricerca scientifica che, trasformata in notizia per il grande pubblico genera come prodotto finale "malascienza". Tentiamo una rapida analisi.
Fonti. La fonte della notizia è citata ed è autorevole ma nessuno dei giornalisti vi ha avuto accesso se non in modo indiretto, considerando che la pubblicazione dell'articolo originale avviene 13 giorni dopo. Qui tocchiamo con mano i danni della corsa allo scoop. Meglio dare una notizia sbagliata ma subito che una notizia giusta ma dopo il concorrente: ecco la logica che ispira molti direttori dei nostri giornali.
Titoli. Puntano soprattutto a far vibrare le corde del meraviglioso, del mistero ("parlare con la mente"). Il lettore viene subito indirizzato verso i casi Welby ed Englaro, benché molto diversi, e si insinua l'idea che la scienza, in qualche modo sia arrivata al cospetto del paranormale. Infine la fantasia vola fino all'ipotesi di consultare un "morto vivente" per fargli scegliere la propria sorte.
Testi. Le imprecisioni, anche grossolane, abbondano. L'articolo principale de La Stampa non cita neppure la Risonanza magnetica funzionale (fMR) ma parla di "scanner", quasi fosse quello degli aeroporti. Il Corriere della Sera scrive che la risonanza magnetica "ha spedito delle frecce al cervello per verificare le attività che sovraintendono alla gestione del movimento e dello spazio". Che cosa avrà capito, e che cosa vorrà dire il giornalista del Corriere? La fMR funziona rilevando lo spin (moto di rotazione) di protoni immersi un potente campo magnetico, e lo spin è indicato per convenzione con un freccia, ma l'autore dell'articolo non sembra conoscere queste cose, tant'è vero che parla di "frecce" come se si trattasse di un tiro al bersaglio, mentre ovviamente i protoni di cui si misura lo spin fanno parte del flusso sanguigno nel cervello del paziente: se proprio vogliamo parlare di frecce, dobbiamo immaginarle come metaforiche e associate ai protoni.
Contesto. Nell'informazione scientifica il contesto è essenziale per far percepire al lettore valore e limiti di una ricerca. In questo caso nessuno si preoccupa di classificare i diversi tipi di coma e di far notare che la fMR, pur essendo una tecnica diagnostica di grande interesse, misura un dato indiretto (flusso sanguigno) e con una modesta risoluzione spaziale e temporale. Nel processo di comunicazione sono andate perdute tutte le cautele e le distinzioni della ricerca originale (un solo caso su 54, incertezza dell'interpretazione diagnostica ecc.) per passare ad affermazioni sensazionali ed esenti da dubbi.
Mentre si lavora per far comprendere al pubblico il concetto di "morte cerebrale" essenziale per il testamento biologico, questo tipo di informazione può fare enormi danni e portare a un crollo delle donazioni di organi che salverebbero migliaia di vite. Immagino con quale soddisfazione avrà accolto articoli così maldestri la "Lega contro la predazione di organi e la morte a cuore battente".