La copertina di questo numero è dedicata alla fusione fredda, ma anche a quei tanti casi di errori clamorosi o di vere e proprie frodi che attraversano la storia della scienza. Il tema è interessante perché consente di riflettere sui limiti che caratterizzano la costruzione del sapere scientifico. Limiti personali, come le aspettative dei ricercatori che possono portare a vedere nei dati ciò che in realtà non c’è. O limiti in qualche modo sociali, come il fatto che la distribuzione dei fondi pubblici per la ricerca è sempre più legata alla quantità di articoli che il singolo ricercatore o il suo gruppo pubblica su riviste prestigiose. Una delle conseguenze di questa scelta è infatti che le riviste scientifiche ricevono una quantità di articoli enorme (e crescente), il che ha comportato una diminuzione nella qualità dei referaggi, cioè delle valutazioni anonime che ricercatori competenti fanno degli articoli proposti. Nonostante queste criticità, proprio il fatto che queste frodi scientifiche vengano scoperte evidenzia che il sistema complessivamente funziona. Il principio di competizione che anima la comunità scientifica sembra infatti garantire che i controlli, anche se magari con anni di ritardo, vengano attivati e consentano di separare scienza e pseudoscienza.