L'evoluzione è un fatto. Chi si scaglia contro Darwin non lo fa per amore di verità. Chi vorrebbe insegnare nelle scuole il teorema del "disegno intelligente" ha in mente una società antimoderna, condizionata da valori religiosi pervasivi e dogmatici.
Ha i modi appassionati di un pamphlet d'altri tempi, l'ultimo saggio di Telmo Pievani pubblicato, nella collana "Vele" di Einaudi, con il titolo di Creazione senza Dio.
Pievani, che di professione insegna Filosofia della Scienza all'Università di Milano Bicocca, analizza con lucidità e chiarezza cause e conseguenze della crescente diffusione, nel nostro Paese, del nuovo creazionismo di stampo americano travestito da scienza e aggiustato all'italiana.
E, per farlo, parte da lontano, dal giovane Darwin appassionato di storia naturale, che riporta minuziosamente nel suo diario (i taccuini segreti, da poco tradotti anche in italiano) ogni stranezza, ogni idea balenata in mente, ogni prova a carico di quella che diventerà la sua teoria. Perché per capire la teoria dell'evoluzione bisogna conoscere Darwin e per farlo bisogna intrufolarsi nel suo privato, liberarsi dalle briglie del linguaggio scientifico e andare a vedere che cosa faceva, come metteva insieme i pezzi, qual era il suo modo di pensare. Sapere, ad esempio, che «si accorse che aveva di fronte un esemplare di una specie nuova di nandù, mentre la stava mangiando sul Beagle», non aggiungerà prove scientifiche a carico della teoria dell'evoluzione, ma aiuterà noi a capirla, conoscendo lui e la ricetta che gli ha permesso di formularla: una buona dose di osservazione, deduzione quanto basta e un pizzico di coraggio, necessario per fare quelle «predizioni rischiose» che consentono di andare oltre il già conosciuto. Si può discutere dell'eccessiva centralità della sua figura, ma non lo si può ignorare, perché Darwin, come ripete spesso Pievani, «ci ha consegnato una possibilità radicale: quella di concepire le origini della specie umana in termini esclusivamente naturali e con gli strumenti della scienza, prescindendo completamente da cause trascendenti o finalistiche».
Non stupisce, quindi, che a qualcuno questa possibilità dia fastidio: individui o associazioni di origine culturale e religiosa differenti, tutte accomunate dal timore che la spiegazione naturale dell'evoluzione possa andare a minacciare la dignità umana. Lo stesso Darwin era restio a pubblicare la sua teoria - definita, in una lettera a un amico, un "delitto da confessare" - conscio della conseguenze che le sue scoperte avrebbero avuto.
Pievani presenta i nuovi creazionisti, ne tratteggia le caratteristiche, le strategie comunicative e ribatte, smonta e precisa le loro obiezioni, con passione e giusta dose di pignoleria. Li attacca come loro attaccano la teoria dell'evoluzione e non gliene lascia passare una, su ogni fronte: scientifico, filosofico e teologico. L'autore analizza con gli stessi strumenti anche le strategie di risposta ai neo-creazionisti, presentando le posizioni di chi, come Stephen Jay Gould e Richard Dawkins, decise di non partecipare ai dibattiti con i neo-creazionisti per non dar troppa importanza alla loro posizione; e di chi, come Cavalli-Sforza e lo stesso Pievani, partecipa per non lasciare loro tutta la platea.
Provocato dall'attualità e dalle uscite mediatiche di alcune alte cariche del Vaticano - in particolare dalle recenti dichiarazioni del cardinale Schönborn, aggiustate da monsignor Fiacchini e consolidate da Benedetto XVI - Pievani punta infine l'attenzione sul nuovo creazionismo all'italiana, caratterizzato da quella che definisce "strategia della sponda". Se in Italia l'Intelligent Design "classico", che in America ha tanto successo, non riesce ad attecchire, bisogna cambiare strategia, arrivarci da lontano, colpendo un po' gli uni e un po' gli altri, dimostrarsi neutrali, ottenere fiducia e poi affondare per finire in buca.
Quindi: il "disegno intelligente" non è scienza (sponda), ma anche l'evoluzionismo ha le sue beghe (sponda) e soprattutto diventa ideologia se pretende di diventare l'unica spiegazione dell'origine dell'uomo (buca!).
Pievani sottolinea la pericolosità di questi attacchi, disegnati a tavolino (questi sì in maniera intelligente) da una fede che non sa misurarsi con la modernità e diventare adulta e che al dialogo con la Scienza preferisce lo scontro, lo «spacciare per scienza ciò che scienza non può essere».