Omeopatia: polemiche su un articolo "scientifico"

  • In Articoli
  • 05-04-2003
  • di Massimo Albertin

Una rivista di pediatria ha pubblicato, in un recente articolo (The Pediatric Infectious Disease Journal 2003; 22(3):229-234), risultati apparentemente favorevoli al trattamento omeopatico di una patologia infantile.

Poiché la rivista è seria e l'articolo si riferisce a studi effettuati su bambini, vale la pena di esaminarlo con una certa attenzione, vista l'affermazione ricorrente che le ricerche su animali e bambini sarebbero più "valide" in quanto questi soggetti non subirebbero il famoso effetto placebo.

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L'articolo si intitola: "Omeopatia per la diarrea infantile: risultati combinati e metaanalisi da tre ricerche cliniche controllate e randomizzate". Bisogna dire i trials clinici controllati e randomizzati sono considerati oggi in medicina i migliori metodi di studio per sperimentare nuovi trattamenti terapeutici; e che le metaanalisi (in pratica la raccolta e l'assemblaggio di più ricerche) sono considerati fra i mezzi statistici più potenti a disposizione. Dobbiamo allora rassegnarci e riconoscere la validità delle conclusioni del lavoro citato? Esso infatti dice: "I risultati di questi tre studi confermano che il trattamento omeopatico individualizzato riduce la durata della diarrea acuta infantile e suggerisce di utilizzare campionature più numerose, in future ricerche omeopatiche, per fornire un adeguato potere statistico. L'omeopatia andrebbe presa in considerazione per l'uso aggiuntivo alla reidratazione orale per questo tipo di patologia" Cerchiamo di capire se le cose stanno proprio così.

La prima riflessione da fare riguarda la scelta dei tre studi da cui si è ricavata la metaanalisi: le tre ricerche utilizzate in questo caso sono state effettuate tutte dallo stesso gruppo di lavoro; ciò contrasta con quanto avviene di solito; di solito infatti vengono raccolti studi di centri differenti che non sono riusciti d accumulare, ciascuno per sè, quei grossi numeri che sono indispensabili per una seria ricerca statistica; i tre studi in esame invece sono stati cioè effettuati dallo stesso gruppo di ricercatori in tre periodi successivi. E ciò contraddice anche il principio logico che afferma che scoperte così clamorose andrebbero ripetute e confermate da gruppi e da ricerche indipendenti.

La seconda considerazione riguarda la qualità delle riviste in cui sono state pubblicate le ricerche originali utilizzate per costruire la metaanalisi: due di queste sono infatti riviste specializzate in medicine alternative e solo una è una rivista medica qualificata (Pediatrics). Le riviste "alternative" infatti non godono del prestigio delle riviste scientifiche più note, e la qualità dei lavori da esse pubblicati non viene considerata alla stessa stregua.

Una terza considerazione fa riferimento alle cosiddette citazioni. Infatti, quanto più un articolo descrive una scoperta importante e clamorosa, tanto più esso viene citato dai lavori di ricerca successivi che mirano a verificare, in maniera indipendente e magari con metodologie alquanto diversificate, la fondatezza della scoperta annunciata. Ebbene, l'unico dei tre studi pubblicati su una rivista "seria" (quello del 1994 su Pediatrics) ha ricevuto in quasi 10 anni solo 3 citazioni, di cui una dagli stessi autori (un'autocitazione) e due da articoli non di carattere sperimentale, ma solo di tipo editoriale o descrittivo. Come dire che nessun ricercatore ha più preso in seria considerazione quello studio, nessuno lo ha più replicato, nessuno gli ha dato peso. Eppure i pediatri di tutto il mondo avrebbero dovuto felicitarsi nel sapere che esiste un metodo efficace per ridurre i tempi e la gravità della diffusa, fastidiosa e spesso pericolosa diarrea infantile!

In definitiva, mi pare lecito concludere sottolineando che, al di là delle conclusioni troppo ottimistiche a cui giungono gli autori dell'articolo qui considerato, le evidenze di una verificata fondatezza scientifica di una qualsiasi delle tante applicazioni dell'omeopatia sono ancora di là da venire. E se ricerche di questo tipo vorranno in futuro essere prese sul serio, dovranno avere una solidità e un'evidenza scientifica ben più valide di quelle che attualmente vengono presentate ed utilizzate per tentare di dare corpo alle speranze dei "fedeli" dell'alternativo.

Massimo Albertin

 

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