Prodotti omeopatici: la Francia fa retromarcia.

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  • 08-06-2024
  • di Rossana Garavaglia
La rimborsabilità dei prodotti omeopatici è cessata il 31.12.2020 perché, in base al rapporto dell’Autorità Nazionale Francese per la Salute (Has)[1],[2]richiesto dal Ministero della Salute, non vi sono evidenze di efficacia.
La decisione del ritiro della rimborsabilità è stata la conseguenza dei risultati di una approfondita analisi che ha evidenziato:

- assenza della necessità dell’uso di farmaci per la cura di malattie benigne che guariscono spontaneamente
- assenza di efficacia
- assenza di benefici per la salute pubblica o in termini di consumo di farmaci
- assenza di un chiaro ruolo nel percorso terapeutico

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In Francia i prodotti omeopatici rimborsabili erano quei circa 1.200 rimedi commercializzati con procedura semplificata: ciò significa che erano stati immessi in commercio senza fornire i dati di efficacia, come indicato nella direttiva europea CEE 92/73 e successive modifiche.

L’obiettivo del report è stato quello di valutare l’efficacia, gli effetti collaterali, il posto nella strategia terapeutica (soprattutto in relazione ad altri trattamenti disponibili), la gravità delle condizioni cui sono destinati e il loro interesse per la salute pubblica.

L’Autorità Francese afferma di aver voluto raccogliere quanti più dati possibili: in questa ottica ha condotto una verifica della letteratura scientifica degli ultimi 20 anni, rilevando circa 1.000 studi su diversi prodotti omeopatici in 24 diverse indicazioni terapeutiche.

Allo scopo di selezionare tra questi gli studi di qualità sufficiente, si è applicato il metodo PICOT [3], metodo standardizzato e usato da tutte le agenzie di valutazione sanitarie, che ha portato alla selezione di un totale di 37 studi validi, tra i quali compare lo studio denominato EPI-3 [4].

In Italia lo studio EPI-3 era stato molto valorizzato dalla SIOMI (Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata) che, nel 2017, lo definiva “il più importante studio farmaco epidemiologico realizzato nel campo della medicina generale in Francia.” [5].

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Secondo SIOMI i risultati di questo studio “suggeriscono interessanti prospettive per far fronte all’uso improprio di farmaci riscontrato in molte patologie”.

Al contrario, secondo l’Autorità francese, EPI-3 fornisce informazioni interessanti sulle preferenze di prescrizione dei medici, pur tuttavia “non consente di studiare l’efficacia dei medicinali omeopatici”, presenta un “importante pregiudizio (bias) metodologico” e “non supporta la conclusione che i farmaci omeopatici siano direttamente responsabili della diminuzione dell’uso di farmaci convenzionali”[2].

Vale la pena sottolineare che Has ha interpellato anche i 3 maggiori produttori francesi a cui è stato richiesto di fornire dati a sostegno dell’impiego dei prodotti omeopatici. La verifica è stata applicata quindi ai 106 studi messi a disposizione dai produttori e nessuno di questi ha superato la soglia di qualità. Per completare l’opera di raccolta dati, non è stata tralasciata nemmeno l’analisi dei documenti sui prodotti omeopatici emanati da altre autorità sanitarie nazionali straniere [6],[7],[8].
Secondo il rapporto francese, in base alle evidenze, anche Australia, Belgio e Gran Bretagna sono arrivati alle medesime conclusioni[1].
In UK, nel 2019, Il Sistema Sanitario Nazionale (NHS) ha promulgato delle raccomandazioni sulla prescrizione di farmaci con lo scopo di promuovere l’uguaglianza di opportunità e di risolvere le disuguaglianze di accesso ai servizi di qualità. I prodotti omeopatici sono inseriti nella categoria “bassa efficacia clinica, assenza di evidenze robuste di efficacia clinica o con profilo di bassa tollerabilità”. Di conseguenza, il documento raccomanda che non vengano iniziate nuove terapie e che vengano disincentivate quelle in atto. Il razionale alla base delle raccomandazioni è, come successo in Francia, la mancanza di evidenze robuste di efficacia[9].

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Come era prevedibile, l’uscita del report dell’Autorità Sanitaria Francese ha alimentato il dibattito pubblico in Francia [10]. In una trasmissione televisiva, il Dr. Pierre De Bremond ha espresso una legittima perplessità: “Sono disposto ad accettare che il mio paziente non abbia accesso a cure odontoiatriche di qualità e all’opposto io possa prescrivergli 500 euro di zucchero rimborsato al 30%?” [11].

Questa domanda contribuisce al dibattito sollevando la rilevanza etica della scelta prescrittiva. In Italia, gli aspetti etici dell’uso della omeopatia sono stati introdotti nel dibattito sia dal Comitato Etico della Fondazione Veronesi [12] sia dalla Federazione Nazionale Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO)[13].
In conclusione, l’autorità sanitaria francese, ultima di una lunga lista, prendendo atto della mai dimostrata efficacia dei prodotti omeopatici, afferma che tale mancanza ne inficia ogni possibile vantaggio sia per le istituzioni che per i cittadini. Quello che di efficace c’è nella omeopatia è la qualità del rapporto medico-paziente che è proprio della medicina quando inserita in una adeguata organizzazione sanitaria.
Nella prospettiva di una necessaria riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale Italiano, ci auguriamo che anche in Italia si possa procedere ad esclusione dell’utilizzo dell’omeopatia dalle strutture pubbliche.

Crediti immagini

By Dr. Moumita Sahana - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94642637
By Dr. Moumita Sahana - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94772438
By José Manuel Suárez, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4602887


Biografia dell’autrice: Laureata in Medicina e Chirurgia, specializzata in Psichiatria e Master in Patologia Genetico Molecolare. Ha esperienza pluriennale come medico di base, come Psichiatra e nella sperimentazione clinica di farmaci e vaccini. Si veda il profilo Linkedin per maggiori dettagli
Bibliografia
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