La Luna è il più visibile e familiare di tutti i corpi celesti. La osserviamo da sempre a occhio nudo, illumina le nostre notti, ha fornito ispirazione a poeti e artisti, è servita per scandire il tempo e le stagioni ed è presente nella mitologia di ogni paese e nelle favole che si raccontano ai bambini. Non sorprende, quindi, che nel corso dei secoli la Luna sia stata oggetto di tante leggende, e che oltre ad avere un ruolo importante nelle liturgie (per fare solo un esempio, la data della Pasqua è collegata al primo plenilunio di primavera), abbia anche dato origine a moltissime superstizioni, alcune delle quali resistono tuttora.
La convinzione più diffusa e pervasiva probabilmente è quella basata sull’idea che la Luna e le sue fasi esercitino qualche sorta di influsso sugli eventi terrestri, dalla nascita dei bambini alla crescita dei capelli e soprattutto delle piante. Basti ricordare a questo proposito il ruolo centrale del nostro satellite nelle pratiche della cosiddetta agricoltura biodinamica di ispirazione steineriana, così di moda di questi tempi, che regola semine e raccolti in base al calendario lunare, chiamando in causa le “forze formatrici cosmiche”. Per esempio, come si legge su uno dei siti dedicati a propagandarne i principi, «il passaggio della Luna in perigeo, ovvero della massima vicinanza della Luna alla Terra, ha un effetto indurente e negativo», ma un effetto contrario in apogeo, ragion per cui «in perigeo sono sfavorite le semine, in apogeo la produzione è abbondante e i semi saranno più sani». Ma attenzione: guai a non tenere conto della posizione della Luna rispetto allo zodiaco. Le influenze lunari, infatti, si esercitano «a seconda del segno zodiacale, sulle quattro parti costitutive della pianta (radice, foglia, fiore, frutto)».
Tuttavia, la Luna è soprattutto la protagonista indiscussa di una delle bufale più longeve e persistenti dell’era moderna, che sopravvive ormai da più di cinquant’anni ed è un po’ la “madre” dei complottismi di oggi: la Moon Hoax, la “truffa lunare”, secondo cui l’impresa dell’Apollo 11 sarebbe stata soltanto una gigantesca messa in scena organizzata dalla NASA e dal governo degli Stati Uniti in piena guerra fredda per rispondere ai successi spaziali dell’Unione Sovietica, e nessun essere umano avrebbe mai messo piede sul suolo del nostro satellite.
Che sia ancora in auge può suonare assurdo, ma in questo momento storico, quando molte nazioni, tra cui la Cina, hanno intensificato le missioni robotiche di esplorazione del nostro satellite naturale, e in particolare mentre ci si prepara a farvi scendere nuovamente un equipaggio umano con il progetto Artemis della NASA, le fake news sulle missioni Apollo sono tornate a emergere e a diffondersi: a dispetto di una montagna di prove indipendenti, incluse migliaia di fotografie dei siti di allunaggio riprese dalle navicelle spaziali di diversi paesi, e di innumerevoli confutazioni basate sulla scienza e sulla logica.
La prima obiezione ai sostenitori della truffa è di puro e semplice buon senso, e riguarda le dimensioni stesse del progetto. Il programma di esplorazione lunare è stato gestito e condotto dalla NASA tra il 1961 e il 1972 (nel programma a volte viene inserito, con il nome di Apollo 18, anche il rendez-vous Apollo-Soyuz del 1975, che però aveva altri obiettivi), e benché le missioni Apollo siano state numerate fino al 17, in realtà sono state 12, con e senza equipaggio; escludendo lo sfortunato volo dell’Apollo 13, sei di esse si sono concluse con uno sbarco, portando sul suolo lunare altrettante coppie di astronauti. Inoltre, il programma fu preceduto, oltre che da vari altri lanci di prova che non si identificano con il codice Apollo, dai programmi Mercury e Gemini: parliamo quindi di anni e anni di ricerche e di test che hanno richiesto l’impegno di imponenti risorse umane, e soprattutto finanziarie, già a partire dal 1958.
La conquista della Luna nel 1969, insomma, e tutto ciò che ha comportato il successo di questa grande missione scientifica e tecnologica, ha coinvolto centinaia di migliaia di persone per decenni: tutte complici dell’inganno, come sostengono i complottisti? Senza contare l’evidente difficoltà di riuscire a imbastire, non uno, ma ben sette falsi allunaggi in appena tre anni, e sempre ovviamente garantendo che tutti i partecipanti all’inganno mantengano il segreto per tutta la vita e anche oltre.
Ma la realtà dei fatti non ha mai turbato le convinzioni granitiche dei sostenitori del falso sbarco, che hanno tirato in ballo un po’ di tutto: dalla bandiera piantata sul suolo lunare che sventola anche senza vento al modo “sbagliato” in cui si proiettano le ombre dei corpi, dall’assenza di stelle nelle fotografie a quella di un cratere d’impatto sotto il modulo, fino a una “misteriosa” lettera C incisa su una roccia o addirittura alle luci di una fila di riflettori cinematografici sul visore dei caschi degli astronauti.
Per continuare con gli esempi, una tesi apparentemente più “scientifica” chiama in causa la velocità di fuga necessaria per sfuggire al campo gravitazionale terrestre, che è superiore a quella massima di cui era capace il Saturn V, l’enorme razzo usato per i lanci delle missioni Apollo. I sostenitori di questa teoria dimenticano però che l’obiettivo della NASA non era vagare nello spazio ma solo raggiungere l’orbita: e difatti, il termine esatto per definire la velocità raggiunta dal Saturn è quello di “velocità orbitale”. D’altronde, se la Luna si trovasse al di fuori del campo gravitazionale della Terra, come farebbe a orbitarle attorno? Anche in questo caso, un po’ di buon senso basterebbe.
Invece, la razionalità è un’arma del tutto spuntata nel caso di una delle versioni più estreme e fantasiose del nutrito catalogo delle teorie del complotto lunare: secondo alcuni, infatti, gli sbarchi sarebbero effettivamente avvenuti, ma durante i loro giri a bordo dei rover lunari gli astronauti avrebbero finito per incontrare gli extraterrestri, i quali avrebbero intimato all’umanità di andarsene e non tornare mai più, a rischio di terribili ritorsioni: ed ecco spiegato perché dal 1972 in poi nessuno si è azzardato a rimettere piede sul suolo del nostro satellite.
Tenuto conto di quanta fantasia è all’opera, è comprensibile che un importante coprotagonista della “grande truffa lunare” insieme alla NASA sia stato il cinema, in particolare Stanley Kubrick, a cui ancora si attribuisce la regia dei falsi sbarchi, e che l’ipotesi della messa in scena spaziale abbia esercitato un certo fascino sugli sceneggiatori di Hollywood. Un fascino duraturo: all’ormai classico Capricorn One, del 1977 — dove però a essere contraffatto era uno sbarco su Marte — sta infatti per aggiungersi proprio in queste settimane la commedia romantica Fly me to the Moon, in cui un'esperta di marketing viene assunta dalla NASA per preparare un finto sbarco nel caso che quello vero dovesse andare male.
Purtroppo, però, i sostenitori della Moon Hoax sono invece serissimi, e serissimamente convinti di quello che affermano, anche perché c’è chi ci ha costruito sopra redditizie carriere a cui non intende certo rinunciare. Nel 2002, un esasperato Buzz Aldrin, bersagliato da decenni dai complottisti, sferrò un pugno alla mascella a uno dei più insistenti, tale Bart Sibrel, che lo inseguiva agitando una Bibbia perché ci giurasse sopra di essere stato sulla Luna. Non è un esempio da seguire, ma ad Aldrin va tutta la nostra comprensione.
La convinzione più diffusa e pervasiva probabilmente è quella basata sull’idea che la Luna e le sue fasi esercitino qualche sorta di influsso sugli eventi terrestri, dalla nascita dei bambini alla crescita dei capelli e soprattutto delle piante. Basti ricordare a questo proposito il ruolo centrale del nostro satellite nelle pratiche della cosiddetta agricoltura biodinamica di ispirazione steineriana, così di moda di questi tempi, che regola semine e raccolti in base al calendario lunare, chiamando in causa le “forze formatrici cosmiche”. Per esempio, come si legge su uno dei siti dedicati a propagandarne i principi, «il passaggio della Luna in perigeo, ovvero della massima vicinanza della Luna alla Terra, ha un effetto indurente e negativo», ma un effetto contrario in apogeo, ragion per cui «in perigeo sono sfavorite le semine, in apogeo la produzione è abbondante e i semi saranno più sani». Ma attenzione: guai a non tenere conto della posizione della Luna rispetto allo zodiaco. Le influenze lunari, infatti, si esercitano «a seconda del segno zodiacale, sulle quattro parti costitutive della pianta (radice, foglia, fiore, frutto)».
Tuttavia, la Luna è soprattutto la protagonista indiscussa di una delle bufale più longeve e persistenti dell’era moderna, che sopravvive ormai da più di cinquant’anni ed è un po’ la “madre” dei complottismi di oggi: la Moon Hoax, la “truffa lunare”, secondo cui l’impresa dell’Apollo 11 sarebbe stata soltanto una gigantesca messa in scena organizzata dalla NASA e dal governo degli Stati Uniti in piena guerra fredda per rispondere ai successi spaziali dell’Unione Sovietica, e nessun essere umano avrebbe mai messo piede sul suolo del nostro satellite.

La storica foto di Buzz Aldrin mentre saluta la bandiera degli Stati Uniti piantata sul suolo lunare © Neil Armstrong/NASA
La prima obiezione ai sostenitori della truffa è di puro e semplice buon senso, e riguarda le dimensioni stesse del progetto. Il programma di esplorazione lunare è stato gestito e condotto dalla NASA tra il 1961 e il 1972 (nel programma a volte viene inserito, con il nome di Apollo 18, anche il rendez-vous Apollo-Soyuz del 1975, che però aveva altri obiettivi), e benché le missioni Apollo siano state numerate fino al 17, in realtà sono state 12, con e senza equipaggio; escludendo lo sfortunato volo dell’Apollo 13, sei di esse si sono concluse con uno sbarco, portando sul suolo lunare altrettante coppie di astronauti. Inoltre, il programma fu preceduto, oltre che da vari altri lanci di prova che non si identificano con il codice Apollo, dai programmi Mercury e Gemini: parliamo quindi di anni e anni di ricerche e di test che hanno richiesto l’impegno di imponenti risorse umane, e soprattutto finanziarie, già a partire dal 1958.
La conquista della Luna nel 1969, insomma, e tutto ciò che ha comportato il successo di questa grande missione scientifica e tecnologica, ha coinvolto centinaia di migliaia di persone per decenni: tutte complici dell’inganno, come sostengono i complottisti? Senza contare l’evidente difficoltà di riuscire a imbastire, non uno, ma ben sette falsi allunaggi in appena tre anni, e sempre ovviamente garantendo che tutti i partecipanti all’inganno mantengano il segreto per tutta la vita e anche oltre.
Ma la realtà dei fatti non ha mai turbato le convinzioni granitiche dei sostenitori del falso sbarco, che hanno tirato in ballo un po’ di tutto: dalla bandiera piantata sul suolo lunare che sventola anche senza vento al modo “sbagliato” in cui si proiettano le ombre dei corpi, dall’assenza di stelle nelle fotografie a quella di un cratere d’impatto sotto il modulo, fino a una “misteriosa” lettera C incisa su una roccia o addirittura alle luci di una fila di riflettori cinematografici sul visore dei caschi degli astronauti.
Per continuare con gli esempi, una tesi apparentemente più “scientifica” chiama in causa la velocità di fuga necessaria per sfuggire al campo gravitazionale terrestre, che è superiore a quella massima di cui era capace il Saturn V, l’enorme razzo usato per i lanci delle missioni Apollo. I sostenitori di questa teoria dimenticano però che l’obiettivo della NASA non era vagare nello spazio ma solo raggiungere l’orbita: e difatti, il termine esatto per definire la velocità raggiunta dal Saturn è quello di “velocità orbitale”. D’altronde, se la Luna si trovasse al di fuori del campo gravitazionale della Terra, come farebbe a orbitarle attorno? Anche in questo caso, un po’ di buon senso basterebbe.

Mappa del sito di allunaggio dell’Apollo 17 ripreso dal Lunar Reconnaissance Orbiter della Nasa © NASA/GSFC/Arizona State University
Invece, la razionalità è un’arma del tutto spuntata nel caso di una delle versioni più estreme e fantasiose del nutrito catalogo delle teorie del complotto lunare: secondo alcuni, infatti, gli sbarchi sarebbero effettivamente avvenuti, ma durante i loro giri a bordo dei rover lunari gli astronauti avrebbero finito per incontrare gli extraterrestri, i quali avrebbero intimato all’umanità di andarsene e non tornare mai più, a rischio di terribili ritorsioni: ed ecco spiegato perché dal 1972 in poi nessuno si è azzardato a rimettere piede sul suolo del nostro satellite.
Tenuto conto di quanta fantasia è all’opera, è comprensibile che un importante coprotagonista della “grande truffa lunare” insieme alla NASA sia stato il cinema, in particolare Stanley Kubrick, a cui ancora si attribuisce la regia dei falsi sbarchi, e che l’ipotesi della messa in scena spaziale abbia esercitato un certo fascino sugli sceneggiatori di Hollywood. Un fascino duraturo: all’ormai classico Capricorn One, del 1977 — dove però a essere contraffatto era uno sbarco su Marte — sta infatti per aggiungersi proprio in queste settimane la commedia romantica Fly me to the Moon, in cui un'esperta di marketing viene assunta dalla NASA per preparare un finto sbarco nel caso che quello vero dovesse andare male.
Purtroppo, però, i sostenitori della Moon Hoax sono invece serissimi, e serissimamente convinti di quello che affermano, anche perché c’è chi ci ha costruito sopra redditizie carriere a cui non intende certo rinunciare. Nel 2002, un esasperato Buzz Aldrin, bersagliato da decenni dai complottisti, sferrò un pugno alla mascella a uno dei più insistenti, tale Bart Sibrel, che lo inseguiva agitando una Bibbia perché ci giurasse sopra di essere stato sulla Luna. Non è un esempio da seguire, ma ad Aldrin va tutta la nostra comprensione.