Tra il 1346 e il 1353, la peste nera dilagò in Europa, diffondendosi a macchia d’olio e uccidendo circa il 30% della popolazione del tempo. Si sa che l’epidemia arrivava da Oriente, ma da dove esattamente? Una ricerca pubblicata di recente su Nature ne ha finalmente individuato il possibile punto di origine: una zona ai piedi dei monti Tian Shan, nell’odierno Kirghizistan, posta sull’antica via della seta[1].
Qui, nei cimiteri di Kara-Djigach e Burana, erano infatti presenti diverse lapidi datate 1338 e 1339. Philip Slavin, storico presso l’Università di Stirling e coautore dello studio, ha rintracciato a San Pietroburgo (Russia) i resti provenienti dal cimitero kirghiso, che era stato oggetto di una campagna di scavi negli anni 1880-1890.
Con l’aiuto di un team di paleogenetisti dell’Istituto Max Planck per l’Antropologia evolutiva di Lipsia e di alcuni archeologi dell’Università di Tubinga (guidati rispettivamente da Johannes Krause e Maria Spyrou, e a cui ha partecipato anche l’italiano Guido Alberto Gnecchi-Ruscone), gli scheletri kirghisi sono stati esaminati per confermare la presenza di Yersinia pestis, responsabile della malattia. Il batterio è stato individuato in tre sepolture di Kara-Djigach, confermando quindi che gli individui seppelliti lì erano morti di peste nera.
Ma non è tutto: il DNA del batterio è stato sequenziato, permettendo di concludere che il suo genoma era all’origine dei diversi ceppi di Yersinia pestis diffusi in Europa (tra cui quello rinvenuto su un individuo morto a Londra che il team di Krause aveva studiato nel 2011). Con il diffondersi dell’epidemia, infatti, il batterio ha accumulato parecchie mutazioni, diversificandosi in numerosi ceppi. «Abbiamo scoperto che gli antichi ceppi del Kirghizistan si collocano esattamente nel nodo di questo enorme evento di diversificazione. In altre parole, abbiamo trovato il ceppo di origine della Morte Nera e conosciamo persino la sua data esatta: l’anno 1338», ha dichiarato Maria Spyrou all’Associated Press.
Infine, la somiglianza tra il genoma del ceppo di Kara-Djigach e quello che si trova ancora oggi in marmotte e altri roditori dell’Asia centrale fornisce un ulteriore indizio sul fatto che la peste nera possa aver avuto origine proprio in quella zona, tramite uno spillover (cioè un salto di specie) dall'animale-serbatoio all’uomo.
Ovviamente, è anche possibile che questo passaggio sia avvenuto altrove, e che il batterio sia arrivato a Kara-Djigach senza accumulare grosse mutazioni. Le sepolture kirghise però sono le più antiche di morti di peste mai trovate e gli indizi a supporto di un’origine in quella zona sono abbastanza forti.
«Non possiamo davvero dire che sia quel villaggio o quella valle», ha spiegato Krause a Nature, «ma è probabile che la regione sia quella».
Ulteriori sequenziamenti di resti provenienti da sepolture in Cina e in altri paesi dell’Asia centrale potrebbero aiutare a capire meglio la diffusione della peste nera in Oriente e a confermare le ipotesi sull’origine del batterio.
Qui, nei cimiteri di Kara-Djigach e Burana, erano infatti presenti diverse lapidi datate 1338 e 1339. Philip Slavin, storico presso l’Università di Stirling e coautore dello studio, ha rintracciato a San Pietroburgo (Russia) i resti provenienti dal cimitero kirghiso, che era stato oggetto di una campagna di scavi negli anni 1880-1890.
Con l’aiuto di un team di paleogenetisti dell’Istituto Max Planck per l’Antropologia evolutiva di Lipsia e di alcuni archeologi dell’Università di Tubinga (guidati rispettivamente da Johannes Krause e Maria Spyrou, e a cui ha partecipato anche l’italiano Guido Alberto Gnecchi-Ruscone), gli scheletri kirghisi sono stati esaminati per confermare la presenza di Yersinia pestis, responsabile della malattia. Il batterio è stato individuato in tre sepolture di Kara-Djigach, confermando quindi che gli individui seppelliti lì erano morti di peste nera.
Ma non è tutto: il DNA del batterio è stato sequenziato, permettendo di concludere che il suo genoma era all’origine dei diversi ceppi di Yersinia pestis diffusi in Europa (tra cui quello rinvenuto su un individuo morto a Londra che il team di Krause aveva studiato nel 2011). Con il diffondersi dell’epidemia, infatti, il batterio ha accumulato parecchie mutazioni, diversificandosi in numerosi ceppi. «Abbiamo scoperto che gli antichi ceppi del Kirghizistan si collocano esattamente nel nodo di questo enorme evento di diversificazione. In altre parole, abbiamo trovato il ceppo di origine della Morte Nera e conosciamo persino la sua data esatta: l’anno 1338», ha dichiarato Maria Spyrou all’Associated Press.
Infine, la somiglianza tra il genoma del ceppo di Kara-Djigach e quello che si trova ancora oggi in marmotte e altri roditori dell’Asia centrale fornisce un ulteriore indizio sul fatto che la peste nera possa aver avuto origine proprio in quella zona, tramite uno spillover (cioè un salto di specie) dall'animale-serbatoio all’uomo.
Ovviamente, è anche possibile che questo passaggio sia avvenuto altrove, e che il batterio sia arrivato a Kara-Djigach senza accumulare grosse mutazioni. Le sepolture kirghise però sono le più antiche di morti di peste mai trovate e gli indizi a supporto di un’origine in quella zona sono abbastanza forti.
«Non possiamo davvero dire che sia quel villaggio o quella valle», ha spiegato Krause a Nature, «ma è probabile che la regione sia quella».
Ulteriori sequenziamenti di resti provenienti da sepolture in Cina e in altri paesi dell’Asia centrale potrebbero aiutare a capire meglio la diffusione della peste nera in Oriente e a confermare le ipotesi sull’origine del batterio.
Note
1) Spyrou, M.A., Musralina, L., Gnecchi Ruscone, G.A. et al., 2022. “The source of the Black Death in fourteenth-century central Eurasia”. Nature. https://tinyurl.com/247bwve8 .