Effetto Einstein: se lo dice uno scienziato, ci credi di più

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  • 23-05-2022
  • di Sofia Lincos
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©Courtesy Jackie Ramirez da Pixabay
Siamo chiamati a esplorare il cosmo come interfaccia tra la fede e l’empatia.
La discontinuità è l’antitesi dell’ispirazione.
La vita non è altro che una fiorente osmosi di comprensione mitica.

Cosa pensate delle frasi qui sopra? Vi sembrano interessanti, insulse, rivelatrici? Sono state create con il New Age Bullshit Generator, un algoritmo che seleziona casualmente parole «pseudointellettuali» e le combina insieme per creare frasi pseudoprofonde[1].

Un team di ricercatori guidato da Suzanne Hoogeveen, psicologa dell’Università di Amsterdam, ha utilizzato proprio le frasi generate con questo metodo per cercare di rispondere a una domanda: quanto siamo influenzati dall’identità dell’autore di una frase quando decidiamo se considerarla credibile? E quanto dipende questo effetto dalla nostra religiosità? I loro risultati sono stati pubblicati a febbraio sulla rivista Nature Human Behaviour[2].

Lo studio ha coinvolto 10.195 partecipanti provenienti da 24 Paesi (Italia compresa). Ognuno di loro ha risposto a un questionario che comprendeva domande sulla loro adesione a un credo religioso; poi, sono state sottoposte loro alcune frasi pseudoprofonde, presentate come provenienti da uno scienziato o da un leader spirituale. Le affermazioni sono state scelte in modo che fossero fumose e difficili da smentire o confermare; sono anche state escluse le frasi che potevano essere collegate ad argomenti scientifici fortemente controversi o politicizzati (vaccini, cambiamento climatico...). Nello studio, inoltre, gli scienziati sono stati messi a confronto con leader spirituali che non fossero legati a una specifica tradizione religiosa.

I risultati? Le frasi pseudoprofonde sono state in generale giudicate abbastanza credibili (solo una minima parte degli intervistati ha manifestato un radicale scetticismo). Tuttavia, quando l’affermazione era stata presentata come proveniente da uno scienziato, allora veniva considerata più credibile rispetto a quando era attribuita a un leader spirituale (nello specifico, il 76% dei partecipanti allo studio ha valutato come più credibili le affermazioni degli scienziati sopra la media, mentre soltanto il 55% degli intervistati ha ritenuto più credibili le affermazioni dei leader spirituali).

Particolare interessante: anche gli intervistati che si identificano come religiosi sembrano preferire le affermazioni degli scienziati a quelle dei guru, e questo anche se gli individui religiosi ritengono le affermazioni dei leader spirituali un po’ più credibili rispetto al campione generale.

I ricercatori hanno soprannominato questo fenomeno «effetto Einstein»: se non capiamo una frase di un perfetto sconosciuto la giudichiamo poco credibile; se non ne capiamo una di Albert Einstein, beh... gli concederemo almeno il beneficio del dubbio. Siamo tutti vittime del principio di autorità: le informazioni con cui entriamo in contatto vengono valutate credibili anche sulla base della fonte che le emette. Sotto questo profilo, gli scienziati si sono guadagnati un’alta credibilità sociale come fonti di conoscenze autorevoli e affidabili.

I ricercatori vedono questo effetto in una prospettiva evolutiva: «Il rispetto verso autorità credibili come insegnanti, medici e scienziati è una strategia adattiva che permette un apprendimento culturale e una trasmissione della conoscenza efficaci. Pertanto, se la fonte è giudicata degna di fiducia, le persone sono disposte a credere alle sue affermazioni, anche quando non le capiscono pienamente». In qualche caso, è possibile che si creda a una fonte non a dispetto della sua incomprensibilità, ma a causa di essa. In altre parole: il linguaggio fumoso e astruso potrebbe essere giudicato un punto a favore della credibilità della fonte invece che un limite (i ricercatori lo hanno chiamato «effetto guru»).

Ma cosa succede quando non conosciamo direttamente la fonte? In quel caso, la credibilità viene giudicata sulla base di fattori culturali legati alle proprie idee politiche e religiose: «In assenza di metodi per valutare razionalmente un’affermazione e di informazioni affidabili sulla fonte, le persone probabilmente ne deducono la credibilità sulla base di considerazioni sul gruppo a cui appartiene la fonte (per esempio, conservatori scienziati). In questo processo, la somiglianza tra la propria visione del mondo e quella del gruppo a cui appartiene la fonte può servire da sostituto per considerarla una fonte affidabile».

Le frasi provenienti da scienziati, però, sono ritenute più credibili della media da tutti, in modo indipendente dalla propria religione, dalla visione del mondo, o dal paese di origine. In tutte le culture, insomma, la scienza è un’euristica potente e universale che segnala l’affidabilità delle informazioni, molto più di quanto non avviene per le affermazioni provenienti da leader spirituali. Non stupisce, quindi, che la figura dello scienziato venga utilizzata in campagne di sensibilizzazione e di marketing, a volte con l’utilizzo di un linguaggio fintamente scientifico (il cosiddetto «scientifichese»). Sta alla scienza dimostrarsi degna della fiducia del pubblico, denunciando le storture e l’uso strumentale dello «scientifichese»), quando questo si manifesta.

Note

2) Hoogeveen, S., Haaf, J.M., Bulbulia, J.A. et al. “The Einstein effect provides global evidence for scientific source credibility effects and the influence of religiosity”. Nature Human Behaviour (2022). https://tinyurl.com/3twv7du2
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