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Molte sono le questioni inerenti agli studi clinici realizzati per stabilire l’efficacia di un farmaco. L’attributo di “clinici” non basta però a garantirne l’attendibilità che risulterà convincente solo se si sono rispettate norme ben codificate e sono queste che consentono di definire “controllato” lo studio.
Le principali sono: numerosità adeguata dei soggetti reclutati (non devono essere troppo pochi), l’esistenza di un farmaco di confronto (placebo o altro), randomizzazione (l’inserimento casuale del paziente all’uno o all’altro trattamento) e il “doppio cieco”, ossia la necessità che il conduttore dello studio ignori fino a conclusione dello stesso chi ha ricevuto il farmaco o chi il placebo. Meglio, inoltre, che lo studio sia prospettico più che osservazionale basato su confronti non diretti di soggetti che in passato hanno assunto o no il farmaco.
Per pesare meglio la validità dei risultati di uno studio clinico controllato il British Medical Journal [1] sottolinea come sia doveroso chiedersi chi sia lo sponsor dello studio, un’azienda farmaceutica o un istituto di ricerca senza scopo di lucro. Questo vale in particolar modo per gli studi oncologici riguardanti la verifica del rapporto costo-efficacia. Un antitumorale che risultasse efficace non deve infatti costare cifre esorbitanti, disponibili solo da pochi pazienti affetti da tumore ed è pure opportuno che ogni eventuale conflitto di interessi venga escluso.
L’ultimo numero della rivista Recenti Progressi in Medicina [2] segnala che gli studi di costo-efficacia, specie nel settore oncologico, sono piuttosto scarsi e la rivista JAMA open [3] si è occupata di verificare proprio questo tipo di studi approvati dalla Food and Drug Administration tra il 2015 e il 2020. La ricerca ha messo effettivamente in luce una differenza non marginale nei risultati, a seconda che lo studio fosse stato finanziato o no da una ditta farmaceutica.
Nel 2016 JAMA stilava alcune raccomandazioni per queste ricerche di costo-efficacia [4], nelle quali andrebbero sempre esplicitate le fonti di finanziamento e il potenziale conflitto di interessi. Tali raccomandazioni risultano tuttavia sostanzialmente disattese. Di fatto, oltre il 20% degli studi analizzati e pubblicati ”dopo” l’uscita delle raccomandazioni suddette, non hanno rivelato le fonti di finanziamento e avevano maggiori chances di arrivare a conclusioni favorevoli al farmaco in studio: un rapporto costo-efficacia vantaggioso risultava infatti 40 volte maggiore negli studi supportati dalle aziende farmaceutiche rispetto a quelli supportati o realizzati da organizzazioni “no profit”.
Sia ben chiaro che alla industria farmaceutica siamo debitori di farmaci preziosi o anche salvavita, e ciò vale pure per i vaccini in genere e per quelli anti-COVID in particolare, ma un maggiore controllo istituzionale comunque male non fa. Per non parlare dei parafarmaci!
Bibliografia:
[1]: Miners AH et al. “Comparing estimates of cost effectiveness submitted to the National Institute for Clinical Excellence (NICE) by different organisations: retrospective study” BMJ 2005; 330:65 (https://tinyurl.com/yck2ddr7)
[2]: Recenti Progressi Medicina, Redazionale “L’efficacia dei farmaci oncologici dipende da chi finanzia gli studi” Dicembre 2021, Vol. 112, N.12 (https://www.recentiprogressi.it/archivio/3710/articoli/36997/)
[3]: Haslam A. et al. “Characteristics of Cost-effectiveness Studies for Oncology Drugs Approved in the United States From 2015-2020”, JAMA Netw Open 2021;4: e2135123 (https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2786295)
Consultare anche: Friedberg M et al. “Evaluation of Conflict of Interest in Economic Analyses of New Drugs Used in Oncology” JAMA 1999; 282: 1453 (https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/192011)
[4]: Sanders GD, Neumann PJ, Basu A, et al. “Recommendations for conduct, methodological practices, and reporting of cost-effectiveness analyses: second panel on cost-effectiveness in health and medicine”. JAMA. 2016;316(10):1093-1103. doi:10.1001/jama.2016.12195 (https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2552214)
In breve:
Ci possono essere differenze di risultati fra uno studio costo-efficacia finanziato da una ditta produttrice di farmaci ed uno indipendente? SI'
Molte sono le questioni inerenti agli studi clinici realizzati per stabilire l’efficacia di un farmaco. L’attributo di “clinici” non basta però a garantirne l’attendibilità che risulterà convincente solo se si sono rispettate norme ben codificate e sono queste che consentono di definire “controllato” lo studio.
Le principali sono: numerosità adeguata dei soggetti reclutati (non devono essere troppo pochi), l’esistenza di un farmaco di confronto (placebo o altro), randomizzazione (l’inserimento casuale del paziente all’uno o all’altro trattamento) e il “doppio cieco”, ossia la necessità che il conduttore dello studio ignori fino a conclusione dello stesso chi ha ricevuto il farmaco o chi il placebo. Meglio, inoltre, che lo studio sia prospettico più che osservazionale basato su confronti non diretti di soggetti che in passato hanno assunto o no il farmaco.
Per pesare meglio la validità dei risultati di uno studio clinico controllato il British Medical Journal [1] sottolinea come sia doveroso chiedersi chi sia lo sponsor dello studio, un’azienda farmaceutica o un istituto di ricerca senza scopo di lucro. Questo vale in particolar modo per gli studi oncologici riguardanti la verifica del rapporto costo-efficacia. Un antitumorale che risultasse efficace non deve infatti costare cifre esorbitanti, disponibili solo da pochi pazienti affetti da tumore ed è pure opportuno che ogni eventuale conflitto di interessi venga escluso.
L’ultimo numero della rivista Recenti Progressi in Medicina [2] segnala che gli studi di costo-efficacia, specie nel settore oncologico, sono piuttosto scarsi e la rivista JAMA open [3] si è occupata di verificare proprio questo tipo di studi approvati dalla Food and Drug Administration tra il 2015 e il 2020. La ricerca ha messo effettivamente in luce una differenza non marginale nei risultati, a seconda che lo studio fosse stato finanziato o no da una ditta farmaceutica.
Nel 2016 JAMA stilava alcune raccomandazioni per queste ricerche di costo-efficacia [4], nelle quali andrebbero sempre esplicitate le fonti di finanziamento e il potenziale conflitto di interessi. Tali raccomandazioni risultano tuttavia sostanzialmente disattese. Di fatto, oltre il 20% degli studi analizzati e pubblicati ”dopo” l’uscita delle raccomandazioni suddette, non hanno rivelato le fonti di finanziamento e avevano maggiori chances di arrivare a conclusioni favorevoli al farmaco in studio: un rapporto costo-efficacia vantaggioso risultava infatti 40 volte maggiore negli studi supportati dalle aziende farmaceutiche rispetto a quelli supportati o realizzati da organizzazioni “no profit”.
Sia ben chiaro che alla industria farmaceutica siamo debitori di farmaci preziosi o anche salvavita, e ciò vale pure per i vaccini in genere e per quelli anti-COVID in particolare, ma un maggiore controllo istituzionale comunque male non fa. Per non parlare dei parafarmaci!
Bibliografia:
[1]: Miners AH et al. “Comparing estimates of cost effectiveness submitted to the National Institute for Clinical Excellence (NICE) by different organisations: retrospective study” BMJ 2005; 330:65 (https://tinyurl.com/yck2ddr7)
[2]: Recenti Progressi Medicina, Redazionale “L’efficacia dei farmaci oncologici dipende da chi finanzia gli studi” Dicembre 2021, Vol. 112, N.12 (https://www.recentiprogressi.it/archivio/3710/articoli/36997/)
[3]: Haslam A. et al. “Characteristics of Cost-effectiveness Studies for Oncology Drugs Approved in the United States From 2015-2020”, JAMA Netw Open 2021;4: e2135123 (https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2786295)
Consultare anche: Friedberg M et al. “Evaluation of Conflict of Interest in Economic Analyses of New Drugs Used in Oncology” JAMA 1999; 282: 1453 (https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/192011)
[4]: Sanders GD, Neumann PJ, Basu A, et al. “Recommendations for conduct, methodological practices, and reporting of cost-effectiveness analyses: second panel on cost-effectiveness in health and medicine”. JAMA. 2016;316(10):1093-1103. doi:10.1001/jama.2016.12195 (https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2552214)
In breve:
Ci possono essere differenze di risultati fra uno studio costo-efficacia finanziato da una ditta produttrice di farmaci ed uno indipendente? SI'