Il più importante caso di abduction della storia è quello di Linda Cortile, riconosciuto dalla gran parte degli ufologi come una prova schiacciante del fenomeno extraterrestre. La storia, l'incredibilità e l'assurdità di una vicenda costruita sulle salde fondamenta della credulità altrui.
Il caso di Linda Cortile (pseudonimo di Linda Napolitano) è uno dei fenomeni di abduction (o rapimenti da parte di alieni) più famosi e sensazionali al mondo. Una abduction, per molti sostenitori del fenomeno extraterrestre, è considerata schiacciante prova della presenza di alieni sulla terra nonché della loro interazione con l'uomo. Il rapimento di Linda Cortile confermerebbe, senza ombra di dubbio, queste teorie. Ma qual è la sensazionale storia di Linda? Qual è questo episodio che molti ufologi additano come prova inconfutabile per le loro teorie? Un piccolo riepilogo è assolutamente necessario.
Linda Cortile è una giovane donna che risiede a Manhattan con la sua famiglia. Nell'aprile del 1989 questa donna contatta Budd Hopkins (tra i più rinomati studiosi di abduction esistenti) perché i suoi sospetti di aver subito una abduction all'età di vent'anni vanno concretizzandosi sempre più con il passare del tempo. Sul finire di novembre dello stesso anno, Linda ricontatta, allarmata, il noto studioso in quanto assolutamente convinta di aver subito un'altra esperienza di abduction (risulterà simpatica agli alieni?).
L'episodio descritto da Linda ad Hopkins è abbastanza inquietante. Verso le tre del mattino, Linda si sveglia nella sua stanza completamente paralizzata potendo solo osservare, senza aver possibilità di interagire, l'ambiente circostante. Avvista tre figure umanoidi con pelle grigia e testa molto grande (chi lo avrebbe mai detto?). Improvvisamente si accorge di un'astronave al di fuori della finestra la quale emana un raggio di luce bluastro che trasporta Linda e i tre umanoidi al suo interno oltrepassando così la finestra, rigorosamente chiusa, della stanza. Nello studio di Hopkins e sotto ipnosi, Linda ricorda altri episodi sconcertanti e tipici di ogni rapimento alieno: tornano alla mente atroci immagini di presunti esperimenti condotti sulla sua persona, si rivede in posizione supina su un lettino esaminata crudelmente ed invasivamente da questi umanoidi per poi ritornare, dopo sofferenze psicologiche e terrori difficili da dimenticare, nella sua stanza da letto e riscoprire la sua intera famiglia sotto un effetto sedativo che aveva permesso loro di non accorgersi di nulla. Ma dov'è che il caso di Linda Cortile, a differenza di tutti gli altri casi di rapimenti, sorprende? Semplice: le testimonianze schiaccianti. Dopo più di un anno due poliziotti contattano con una lettera Hopkins. I due agenti, conoscendo lo studioso (che incredibile coincidenza), si decidono a riferirgli quanto accaduto loro proprio la mattina del 30 novembre del 1989. Rimangono anonimi e usano degli pseudonimi per presentarsi a Hopkins (peccato). Lo studioso impiegò poco a collegare il caso Linda Cortile al caso descritto dai due agenti. Di conseguenza, non poteva che trattarsi dello stesso caso! Incredibile, una coincidenza schiacciante anche in virtù del fatto che, dopo verifiche, risultò (per lo stupore di Hopkins) che Linda e i due agenti non si erano mai visti. L'episodio doveva essere, a questo punto, assolutamente certo. Da qui in poi la storia assume i connotati di un romanzo, con tanto di incontro tra le parti, lacrime, pianti liberatori, pedinamenti e così via.Tornando alla storia dei poliziotti, questa risultò sconcertante a Hopkins. Gli uomini erano in servizio di scorta a un importante esponente dell'ONU e, proprio nei pressi del ponte di Brooklyn, quella mattina la loro auto, insieme a quella di molti altri cittadini, era rimasta incredibilmente senza energia. Le luci stradali si spensero all'improvviso senza un apparente motivo. Attoniti, dal basso, assistettero a tutta la scena del rapimento, con tanto di mega astronave che si inabissava nell'East River (il capitano Kirk di certo non sarebbe rimasto a guardare). Dopo molto tempo spuntano come funghi altri testimoni. Si arriva, con il passare degli anni, a un numero di 24 persone, tutte che dicono di aver assistito a quella sensazionale abduction e tutte che descrivono, incredibilmente, gli stessi identici particolari. Addirittura ci si ricorda dell'ingorgo capitato nei pressi del ponte, cosa assai strana a quell'ora del mattino. Senza scendere nei particolari di questa bizzarra storia dalle tinte quasi folcloristiche, basta un'attenta e critica analisi per rendersi conto che le cose non sono così sensazionali come sembrano.
Analizzando seriamente l'accaduto, notiamo molti, se non troppi, punti ambigui.
- I due poliziotti, stando a quanto dichiarato da Hopkins, contattano lo studioso 15 mesi dopo il sensazionale evento. Lo stesso Hopkins annovera il fatto come la prima sconcertante testimonianza riconducibile al caso. Ne consegue che tutti i restanti testimoni sono comparsi dopo il quindicesimo mese. Anche se una di queste persone avesse testimoniato, come logica impone, l'accaduto a qualsiasi tipo di testata, Hopkins avrebbe appreso la notizia e collegato i casi sconcertanti. Ma Hopkins ha collegato le testimonianze al caso Cortile soltanto dopo il racconto degli agenti e quindi solo dopo 15 mesi. Di conseguenza, le testimonianze dei due agenti sono le prime del caso. Si potrà giustificare il loro ritardo col fatto che avevano paura di mostrarsi in pubblico, che avevano vergogna dei loro colleghi, che avevano subito minacce da parte dei loro superiori, ma tutto ciò non giustificherebbe il silenzio delle altre decine di persone comuni presenti quel giorno.
- Sviluppiamo ancora il punto primo. Supponiamo che, per assurdo, a qualcuno dei lettori capitasse di assistere a un'esperienza del genere. Supponiamo di avere, come nel nostro caso, addirittura la possibilità di individuare palazzo e piano dove questo incredibile evento sta avvenendo. Nella più normale delle ipotesi, un cittadino su circa quaranta persone (per creare un grosso ingorgo, come dicono le testimonianze, doveva esserci sicuramente un numero elevato di automobilisti che assistettero al tutto) avrebbe sicuramente avvertito le autorità del caso perché conscio di osservare una vita umana in potenziale pericolo. E i tutori della legge? I poliziotti? È un po' difficile riuscire a immaginare un poliziotto che non contatti subito le autorità innanzi a un episodio del genere solo per "la paura" di non essere creduto. Una paura, questa, strana quando si ha il supporto visivo di decine di persone mentalmente sane. Supponiamo, tuttavia, che davvero nessuno abbia voluto (chissà poi su quali fantastiche basi) denunciare il caso alle autorità, ci si aspetterebbe che, in un episodio così sconcertante al quale assistono decine di persone, qualcuno dei presenti abbia raccontato ciò ai familiari, agli amici, ai colleghi (chi di voi non lo avrebbe fatto?). Una piccola voce, così, poteva iniziare velocemente a circolare in città. Invece nulla, buio assoluto. Con tutti i giornalisti affamati di scoop, la folla di fanatici, curiosi, appassionati (e chi più ne ha più ne metta) non ci sarebbe voluto poi molto tempo affinché l'indomani (nella migliore delle ipotesi) l'appartamento di Linda Cortile si riempisse di una folla crescente di curiosi. I giornalisti del settore riescono a riportare nelle loro trasmissioni anche i più sconosciuti episodi del genere e non si fanno sentire in occasione di un evento addirittura "pubblico"? È strano anche notare che tutti i testimoni siano rigorosamente anonimi, a parte qualche nome spuntato qua e là nel corso degli anni.
- Perché questi alieni, così accorti da non mostrarsi al genere umano, dovrebbero commettere un atto del genere davanti agli occhi di decine (e potenzialmente centinaia) di persone? Hopkins ha la sua teoria, fantastica come tutta la storia: gli alieni avevano l'intento di mostrare il loro potere a un esponente dell'ONU che in quel momento transitava per la zona nella sua auto con i due agenti. Ma una razza tecnologicamente così potente, così incredibilmente sviluppata, ha forse necessità di rapire una povera disgraziata per mostrare il proprio immenso potere a un esponente dell'ONU che transita alle tre del mattino nei pressi del ponte di Brooklyn? Perché allora non contattare direttamente i presidenti dei vari governi mondiali? Inutile specificare che il rappresentante dell'ONU, prima rigorosamente anonimo e poi individuato nella persona di Javier Perez de Cuellar, abbia smentito categoricamente e con ironia queste voci.
- Ma l'episodio forse più divertente è quando Linda Cortile racconta di aver attraversato, all'atto del rapimento, la sua finestra "chiusa", come trapela anche dalle presunte testimonianze. Ma ciò è ampiamente giustificabile. Si potrebbe ipotizzare tranquillamente che, nell'impossibilità di scardinare una tecnologia così avanzata come quella di una serratura di una finestra terrestre, questi alieni abbiano optato per la più semplice delle soluzioni: la smaterializzazione.
- Un altro "assurdo logico" che si ripete in quasi tutti i rapimenti è il fatto che quasi tutti i soggetti che hanno subito una abduction (come la stessa Linda durante la sua prima esperienza) si risvegliano con qualche cicatrice sul corpo. Viene da pensare che se questi presunti alieni cancellano la memoria dei rapiti evidentemente è perché vogliono celare tutto l'accaduto. Ma se volessero celare tutto l'accaduto perché lasciare cicatrici sul corpo delle vittime? Dopotutto noi, tecnologicamente primitivi in confronto, grazie a interventi plastici riusciamo a cancellare i segni di un'operazione, figuriamoci se una razza aliena di millenni più avanzata non potrebbe farlo, ammettendo che siano così arretrati da aver ancora necessità di incidere un corpo ai fini di studiarlo. Allora mettiamoci d'accordo. Cancellano la nostra memoria affinché dimentichiamo tutta la vicenda, eppure lasciano una banalissima cicatrice sul corpo che riconduce alla vicenda, incredibile.
- Alla fine, nessuno potrà mai confermare la storia, e gli unici due testimoni di cui Hopkins ha rivelato i nomi risultano, purtroppo, morti e quindi impossibili da interpellare e analizzare. Essendo pressato da un numero sempre maggiore di critiche e rendendosi conto della mancanza di testimoni "reali" (e forse dell'incongruenza di tutta la storia) Hopkins, per dare credito alla vicenda, inventa anche la simpatica teoria alternativa secondo la quale una probatoria testimonianza deriva da un altro caso di abduction, dove, la rapita, sotto ipnosi, ricorda di Linda e molte altre persone nell'astronave. Ma qui, forse, si pretende davvero troppo dalla credulità delle persone. Vi sono altri particolari, altre giustificazioni e teorie che per la loro così totale mancanza di fondamenta e per la facilità estrema a essere smantellate evito di esporre per non annoiare il lettore.
Analizzando con un occhio leggermente critico un caso come questo è facile anche per un ragazzino far crollare come un castello di carte questo incredibile accumulo di fantasie che, forse, in ben più di un'occasione riesce a rivaleggiare con il più fantascientifico dei telefilm americani. Ci sono i testimoni, ma sono anonimi. Ci sono gli agenti, ma sono anonimi. C'è l'importantissimo membro dell'ONU e tutto tace. C'è un ingorgo stradale nei pressi dell'accaduto e nemmeno una testimonianza giornalistica. Ci sono decine di testimoni e nemmeno una denuncia del caso alle autorità o alla stampa. C'è di tutto e non c'è nulla. Dopotutto i soldi girano e, intorno alla credulità delle persone, girano ancor più velocemente. Un classico caso dove tutto si dà per certo e nulla, semplicemente, esiste. Se questo è davvero il fenomeno di abduction più sensazionale mai avvenuto, lascio ai lettori tirare le conclusioni su altri casi del genere. Tuttavia, un grande merito a Hopkins va riconosciuto ed è quello di esser riuscito a dimostrare, per merito del "più grande caso di abduction della storia", che i rapimenti alieni sono frutto dell'umana e complessissima psicologia grazie a un'involontaria dimostrazione per assurdo.
Vincenzo Ferrara
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Bibliografia
- Hopkins, B. (1992), "The Linda Cortile Abduction Case - parties 1", MUFON UFO Journal (XXIII), 293, pp. 12-16.
- Hopkins, B. (1992), "The Linda Cortile Abduction Case - parties 2, MUFON UFO Journal (XXIII), 296, pp. 5-9.