Paolo Vecchia è a capo della Sezione per le Radiazioni Non Ionizzanti dell'Istituto Superiore di Sanità di Roma. Ha condotto attività di ricerca scientifica in diversi settori del bioelettromagnetismo, è attualmente presidente dell'European Bioelectromagnetics Association, inoltre è membro del Comitato Scientifico consultivo del progetto internazionale CEM (Campi Elettromagnetici) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, dell'International Commission on Non Ionizing Radiation e del Comitato di coordinamento del progetto europeo COST281 "Potential Health Implications from Mobile Communication Systems". Il Sito del Progetto internazionale CEM dell'OMS: http://www.who.int/emf
Perché, secondo lei, la percezione del rischio legato ai campi EM è così alta?
I sociologi hanno studiato a fondo i meccanismi alla base della percezione del rischio, identificando una serie di fattori che accentuano questa percezione; ad esempio, si possono citare la scarsa familiarità con l'agente in questione, la difficoltà di comprensione dei processi biologici coinvolti, il fatto che i danni temuti riguardino i bambini piuttosto che gli adulti. Purtroppo, la maggior parte di questi fattori gioca un ruolo importante nel caso dei CEM. Per questi ultimi bisogna anzi aggiungere alla lista "classica" alcuni elementi peculiari, come l'impercettibilità dei campi, la confusione con le radiazioni ionizzanti (i campi elettromagnetici vengono spesso chiamati "radiazioni non ionizzanti") e, non ultimo, l'alone di magia o superstizione che sin dall'antichità avvolge tutto quello che è "magnetico". Infine, non si può tacere il ruolo di un'informazione troppo spesso parziale, distorta e allarmistica. Si deve tenere presente a questo proposito che l'informazione non è veicolata solo attraverso articoli giornalistici e trasmissioni radiotelevisive; esistono messaggi "indiretti", generalmente più rapidi ed efficaci. La rimozione di un'antenna per telefonia cellulare dal tetto di una scuola, nonostante l'edificio costituisca la zona di minima esposizione, viene inevitabilmente interpretata come un implicito riconoscimento di pericolosità. Anche le normative di precauzione, se non giustificate (o giustificabili) dal punto di vista logico e scientifico creano lo stesso effetto. L'esempio del decreto italiano per i campi a radiofrequenza (il DM 381 del 1998) che ha esasperato, anziché sedarle, le preoccupazioni e le contestazioni dei cittadini, è significativo a questo riguardo.
Che risultati ha raggiunto nei suoi studi?
Per quanto riguarda gli studi di laboratorio ed epidemiologici, i risultati sono stati prevalentemente negativi, nel senso che non hanno indicato effetti sanitari di rilievo, anche se abbiamo osservato alcuni effetti biologici di un certo interesse. Le stime di rischio ci hanno portato a concludere, già diversi anni fa, che nel caso in cui i campi magnetici a frequenza di rete fossero effettivamente cancerogeni, l'intera rete degli elettrodotti italiani sarebbe responsabile di qualche unità di casi di leucemia infantile, sui circa 470 che si manifestano ogni anno nel nostro paese. Queste stime, del tutto coerenti con quelle di altri paesi (Gran Bretagna, Svezia, Olanda) sono state corrette verso il basso in seguito alle più recenti analisi dei dati epidemiologici: oggi stimiamo in circa un caso incidente ogni 2 anni il carico aggiuntivo di leucemia infantile ipoteticamente attribuibile alle linee ad alta tensione.
Quali conseguenze personali ha avuto per questi studi? Di cosa è stato accusato, e cosa è cambiato nella sua vita professionale?
Più che per i miei studi personali, ho pagato un prezzo carissimo per essermi sforzato, per anni, di riportare le valutazioni e gli orientamenti della comunità scientifica e delle massime organizzazioni internazionali (Organizzazione Mondiale della Sanità, Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti, Commissione Europea). Sono stato accusato di falso ideologico e di collusione con l'industria; ho subito indagini giudiziarie e amministrative che mi hanno profondamente segnato, anche se si sono concluse non solo con il mio proscioglimento ma con il più ampio apprezzamento per il mio lavoro. Anche le conseguenze sulla mia attività professionale sono state notevoli: nulla è cambiato nel mio modo di intendere la ricerca, la protezione, la dignità e l'onestà professionale, ma molto è cambiato nella mia collocazione. Oggi sono pienamente inserito nella comunità internazionale, ho un ruolo in tutte le organizzazioni che ho già citato e ho l'onore di presiedere l'Associazione Europea di Bioelettromagnetismo; per contro, sono stato per anni completamente isolato in Italia. Nemo propheta in patria85 n
e-mail: [email protected]
L'intervista continua su :www.cicap.org