Il mistero incendia Canneto, frazione di Caronia, in provincia di Messina, il 15 gennaio scorso: impianti elettrici ed elettrodomestici prendono fuoco per motivi che nessuno riesce a spiegare.
All'inizio si tratta di qualche guasto che si verifica in casa del signor Ninio Pezzino, poi però i danni dilagano anche nelle case circostanti e ai primi di febbraio, visto che non si riesce a delimitare il fenomeno e ci sono rischi per l'incolumità degli abitanti, è costretta a intervenire la Protezione Civile. Il sindaco Pedro Spinnato dispone l'evacuazione per le 39 persone del caseggiato.
Arrivano tecnici dell'Enel, della Telecom e funzionari della rete ferroviaria. All'inizio, infatti, si pensa che i problemi siano dovuti a possibili dispersioni elettriche della linea ferroviaria Messina-Palermo che passa a pochi metri dalle case.
Il 10 febbraio il caso scoppia sui media, prima nazionali e poi internazionali. Immediatamente, i giornali parlano di "fenomeni di autocombustione" (La Sicilia), "fenomeni dovuti al geomagnetismo... e alle reti di Hartmann" (Rainet news), di "poltergeist" (Panorama) fino al "satanismo" (Il Foglio) e alla "infestazione demonica" (Padre Amorth su tutti i giornali).
L'ingegnere Tullio Martella, dirigente generale del Dipartimento regionale della Protezione Civile, si sbilancia in TV e sui giornali dicendo: "Quello che si sta verificando in questa zona è un fenomeno inspiegabile, certamente un caso anomalo, posso dire con certezza che non si hanno precedenti del genere, neppure a livello nazionale".
Forse il fenomeno è "inspiegato", ma non inspiegabile. Quanto ai precedenti, in effetti si registra almeno un caso simile, verificatosi nel 1990 a Zovencedo, piccola frazione di San Gottardo (Vicenza) mentre, su scala più piccola, di casi del genere (in genere attribuiti a "poltergeist" finché si scopre la mano di qualcuno dietro i fenomeni) se ne registrano diversi solo in Italia.
Gli abitanti hanno poca voglia di scherzare, non credono a fantasmi, spiriti o diavoli e chiedono di sapere perché sono costretti a restare fuori dalle loro case. Quando un esorcista annuncia che sarebbe andato nel paese per scacciare il demonio gli viene fatto capire che non è aria e non si fa vedere.
È a questo punto che il mensile Focus mi chiede di recarmi sul posto per farmi un'idea di cosa è accaduto e raccontarlo poi ai lettori della rivista (il mio articolo è poi uscito nel numero di aprile del 10 marzo).
Così, venerdì 13 febbraio (non si poteva scegliere giorno più indicato) sono in Sicilia con l'amico fotografo Roberto Spampinato. L'unico albergo di Caronia è assediato dai giornalisti. Sono venuti da tutte le parti, addirittura dalla Danimarca "per filmare il diavolo".
Gli abitanti non ne possono più dei giornalisti, che insistono a voler parlare di paranormale o che pretendono di farli recitare a copione. Come l'inviato del TG regionale che ha sentito una signora dire "Ci hanno trattati come cani!" e vuole a tutti i costi che la donna ripeta la battuta in favore di telecamera. Lei cerca di accontentarlo, si mostra indispettita dal disagio ma la battuta non le viene più spontanea come prima e il giornalista perde anche la pazienza.
Caronia è transennata, ma i responsabili della Protezione Civile ci permettono di passare e di fare un sopralluogo lungo la stradina delle case coinvolte nel mistero. Innanzitutto, notiamo che a differenza di quanto scritto sui giornali non si tratta di un "paese" andato a fuoco, ma di una decina di case ravvicinate, di persone quasi tutte parenti tra di loro, che hanno riportato una serie di danni. Dai più leggeri (cavi e contatori bruciati) ai più gravi (un incendio che ha incenerito vari mobili in un appartamento).
I Vigili del Fuoco stazionano nelle case e ci invitano a restare fuori, nella stradina, dove sono accatastati tutti gli oggetti anneriti dal fuoco.
Non c'è molto altro da vedere qui. I fenomeni sono cessati dal momento in cui la zona è stata evacuata e l'unico episodio avvenuto dopo è il sospetto annerimento della suola di una scarpa di un giovane residente, tornato in casa per prendere qualcosa.
"Per ora non è emerso nulla di rilevante" dice Giuseppe Maschio, ordinario di Impianti chimici a Messina, incaricato dalla Protezione Civile di coordinare i vari esperti. "Il ministero delle Telecomunicazioni ha misurato i fenomeni elettromagnetici, i tecnici dell'Enel e delle Ferrovie hanno cercato eventuali dispersioni. Non hanno trovato nulla di anormale. Si è anche proceduto a un controllo del campo magnetico a bassa frequenza e a misure del campo magnetico a ridosso della linea ferroviaria, ma non si sono riscontrate alterazioni sostanziali nei parametri misurati". I carabinieri del NOE (Nucleo operativo ecologico) hanno anche compiuto una serie di rilevamenti che hanno permesso di escludere anche eventuali tracce di radioattività.
Allora, da cosa dipenderebbero i vari incidenti registrati nella zona? "L'ipotesi su cui lavoriamo è quella di un incidente tecnico di cui però non si conosce ancora la causa" spiega Maschio.
Altri, come Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, si mostrano meno cauti. "Ho inviato alcuni vulcanologi" dice Boschi "a fare misurazioni tecniche su eventuali movimenti magmatici in profondità, ma non si è trovata alcuna indicazione sulla possibile influenza vulcanica e sismica. Se davvero si trattasse di un'attività vulcanica l'effetto non sarebbe solo la bruciatura di qualche filo elettrico. Quanto al campo magnetico terrestre è troppo debole per generare fughe elettriche così importanti. Le forze interne alla Terra non possono provocare reazioni di questa portata, e soprattutto in un'area così ristretta. Se davvero ci fosse un'attività magmatica le eventuali ripercussioni sarebbero evidenti in aree decisamente più estese. Personalmente mi sembra tutto molto strano. L'area è talmente ristretta che diventa difficile pensare a fenomeni naturali. Non escludo che dietro possa esserci un fatto doloso. Mi limito a sottolineare un dato oggettivo: da quando è stato sgomberato il paese non risulta più alcun fatto straordinario".
Eppure, l'ipotesi del dolo è l'unica che il capitano dei Carabinieri, Emanuele Scarso, si sente di escludere.
Dopo qualche giorno i giornali annunciano trionfalmente che "Il mistero è stato risolto". La spiegazione, dice l'Ing. Tullio Martella, è stata formulata da Giovanni Gregori, primo ricercatore del CNR e docente di fisica terrestre, e sarebbe la seguente: "In base a una modellizzazione del nucleo terrestre definita "a riccio", una grande quantità di energia geotermica è capace di risalire verso la superficie terrestre attraverso vie preferenziali che culminano in punte".
Sarebbe dunque questa energia a provocare "una rottura - ha spiegato Martella - dei legami che costituiscono gli strati del sottosuolo, con un aumento della porosità e un conseguente rilascio di elettroni liberi".
Quindi, "le nubi elettroniche" generate, che godrebbero di una notevole mobilità, risalirebbero in superficie e generando distribuzioni di cariche ad a elevata densità, e con alto contenuto energetico. "Queste, muovendosi liberamente nello spazio, quando entrano in contatto con materiali metallici creano dei condensatori di elevata capacità, e tale fenomeno si realizza soprattutto in presenza di conduttori elettrici".
"Tra le armature di questi condensatori - ha concluso Martella - si localizza una differenza di potenziale tale da creare un campo elettrico che, superando la rigidità dielettrica dell'isolante, lo perfora originando le scariche distruttive che sono causa dei principi di combustione rilevati. Il fenomeno è noto ed è un concetto basilare dell'elettrotecnica",
Se soddisfa alcuni giornalisti e il presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro, questa spiegazione lascia perplessi i fisici, come Tullio Regge e come Adalberto Piazzoli, vice presidente del CICAP e fisico nucleare all'Università di Pavia. "Francamente - dice Piazzoli - l'ipotesi di Gregori, per quanto interessante, mi sembra poco plausibile e, soprattutto, bisognosa di ulteriori dettagli".
"La teoria di Gregori è certamente sensata quando si tratta di spiegare la nascita dei vulcani" aggiunge l'astrofisico Gianni Comoretto, dell'Osservatorio di Arcetri. "Però da quanto ho capito si tratta di "punte" di corrente larghe decine o centinaia di chilometri e che comunque non producono scariche elettriche ma correnti. Queste potrebbero tranquillamente far saltare impianti o elettrodomestici, se venissero intercettate dalle linee elettriche, ma mi sembra difficile abbiano intensità di campo tali da far scoccare fulmini su un chiodo".
Passano infatti poche ore e da Roma, il dipartimento nazionale della Protezione Civile frena. Al momento, dicono, "non ci sono elementi per avvalorare l'una o l'altra ipotesi".
Negli stessi giorni veniamo anche contattati da Sergio Conte, un esperto della Telecom che aveva esaminato gli impianti di Canneto subito dopo le prime segnalazioni. La sua sensazione è che nei guasti ci sia ben poco di "naturale" (vedi box a pag. 7).
Al momento di chiudere questo numero della rivista (25 febbraio) gli abitanti sono ancora evacuati e il "mistero" ancora attende una spiegazione soddisfacente.