Nello scorso numero di S&P avevamo iniziato il discorso sugli istinti dell'uomo. In particolare, eravamo giunti a spiegare come le pulsioni primordiali possono tradursi in espressioni elaborate, come cioè gli istinti si trasformano in cultura. Le pressioni arcaiche, infatti, possono stimolare la corteccia a tradurre queste pressioni istintive in comportamenti molto più sofisticati, intelligenti, creativi, ecc.
Per combattere un nemico, ad esempio, si può usare la penna anziché la clava, si può far più male con una vignetta umoristica che con un pugno. La spinta emotiva, in definitiva, è la stessa:emerge sempre dalla cantina del cervello, grondante di aggressività, ma la porta d'uscita è diversa. Non è più quella del grugnito, ma quella dell'eloquio. Anzi, spesso una gelida (e apparentemente educata) battuta può essere più truce di un insulto. Ma è presentata elegantemente, dalla corteccia, con i nastrini. È come un fiore avvelenato.
Anche le gioie, i dolori, le ansie, le paure possono esprimersi attraverso lo stesso canale. La corteccia svolge così a volte il ruolo di portavoce, di ambasciatore, di avvocato. A volte consiglia al suo cliente di tacere. Altre volte ancora lo imbavaglia e lo lega alla sedia perché stia zitto (provocando magari dei conflitti interni che si "scaricano" sull'organismo e causano disturbi psicosomatici).
È insomma uno scambio continuo nei due sensi; un gioco delle parti in cui, come nelle partite di tennis, il "servizio" cambia spesso di campo.
Scoiattoli e antilopi
Detto questo, quanta parte del nostro comportamento è regolata dagli istinti e quanta invece dalla "sezione" pensante del cervello?Questa domanda se la sono posta da molto tempo ricercatori e studiosi (e a volte ciò ha dato luogo a dibattiti assai polemici); in realtà non c'è una risposta precisa, perché i caratteri innati e quelli acquisiti attraverso l'apprendimento si mescolano sin dalla nascita, formando una cosa sola.
Tuttavia certe osservazioni mostrano che i comportamenti innati possono a volte essere osservati allo stato "puro" e rivelarsi magari sorprendentemente complessi. È classico in proposito l'esempio dello scoiattolo. Ireneus Eibl Eibesfeldt è un etologo tedesco che ha studiato a lungo il comportamento animale:egli ha scoperto che uno scoiattolo, nato e allevato in casa, quando riceve delle noci cerca di "nasconderle", così come fanno gli scoiattoli in libertà alla base degli alberi. Senza mai avere visto o imparato questi gesti egli "scava" il pavimento vicino alle gambe di untavolo, rivelando così un comportamento tipico della specie: un comportamento che non corrisponde più a una necessità, ma che è rimasto come un "tic genetico", come una sequenza automatica innescata dalla presenza di una noce.
È un esempio sorprendente, che mostra come esistono gesti e comportamenti apparentemente complessi che scattano in modo automatico, cioè istintivo, senza bisogno di essere imparati. In natura, del resto, esistono molti comportamenti apparentemente assai complessi dove l'istinto gioca un ruolo certamente molto importante.
C'è un altro esempio molto interessante che è stato studiato da un gruppo di ricercatori in Africa, e che riguarda il comportamento riproduttivo di un antilope, il water bok: anche qui, quale può essere la parte innata e quella acquisita?Giudicate voi stessi.
Queste antilopi hanno degli harem: esiste cioè un maschio dominante che occupa i migliori territori, dove vanno poi a pascolare le femmine. Durante il periodo fertile, quello dell'estro, il maschio deve naturalmente lottare per difendere il suo harem dalle infiltrazioni di giovani maschi che tentano di accoppiarsi con qualche femmina. E spesso, da solo, non ce la fa. "Assolda" allora un altro maschio, che gli funge da sentinella: questi ha il compito di sorvegliare i confini e respingere le scorribande degli intrusi...
Dalle osservazioni fatte, risulta che questo "soldatino" respinge, da solo, il 70% degli attacchi: e come premio ha la possibilità di fecondare ogni tanto qualche femmina. Anche alcuni giovani maschi riescono a volte a infiltrarsi e accoppiarsi con qualche femmina:ma la sentinella, tenuto conto delle proporzioni, ha tre volte più probabilità degli altri.
Non solo, ma periodicamente c'è un ricambio nella leadership dell'harem (il maschio dominante muore, perde il suo predominio, o non torna più sul territorio): in tal caso si è visto che la sentinella ha dodici volte più probabilità degli altri di subentrare come nuovo leader. In altre parole, il suo investimento di "ferma" come soldatino risulta produttivo, a lunga scadenza, perché riesce così a diventare il nuovo proprietario del terreno e delle femmine.
L'imprinting
Questo complesso comportamento in quale misura può essere istintivo o appreso?È ovviamente molto difficile separare le due cose. In certi casi, addirittura, esistono dei comportamenti che potrebbero forse rappresentare delle forme intemedie. Alcuni studiosi, ad esempio, ritengono che l'imprinting possa essere considerato qualcosa a metà strada tra l'innato e l'appreso.
È ormai famosa la storia delle anatre del professor Konrad Lorenz.Lorenz, studiando le sue anatre, si accorse che, appena nate, esse seguivano la madre oppure qualsiasi altra cosa fungesse da madre. In altre parole il comportamento innato era probabilmente solo la tendenza, subito dopo la nascita, a seguire un oggetto in movimento, che di solito era la madre (comportamento naturalmente vantaggioso, perché permetteva di rimanere vicini a chi forniva protezione); ma se invece della madre l'oggetto in movimento era ad esempio il professor Lorenz, l'anatroccolo seguiva ovunque il professor Lorenz. Che diventava così sua madre.
Si potrebbe quindi dire che esistono forse dei comportamenti innati che si "plasmano" sull'ambiente, cioè si adattano alle situazioni (mentre i nostri polmoni, ad esempio, non potrebbero adattarsi a respirare anidride carbonica).
Quello che inoltre emerge da questi studi è che anche l'esistenza di un "periodo sensibile" in cui tali cose possono avvenire. Infatti questo imprinting (e si tratta effettivamente di un'"impronta") ha luogo solitamente solo nel primo o primissimo periodo della vita, e consiste forse nell'attivazione di un circuito nervoso innato. Esso viene così associato allo stimolo scatenante (l'anatra madre, o il professor Lorenz); e le due cose vanno poi insieme, un po' come avveniva nel famoso cane di Pavlov.
Ripetiamo, però, che tutto questo terreno dell'innato e dell'appreso è molto incerto.Specialmenet quando si parla dell'uomo, come vedremo nella prossima puntata. n
Piero Angela, giornalista e scrittore.