Per potere, dunque, stabilire l'efficacia di un farmaco, il procedimento scientifico da tempo in vigore è quello (purtroppo non sempre applicabile) del test a doppio cieco: si somministra a un campione statisticamente significativo la medicina, e a un altro simile una falsa medicina dallo stesso aspetto (fatta magari di zucchero o di farina) e si valuta il decorso delle patologie in entrambi i gruppi. Sia i pazienti che coloro che somministrano la cura devono essere ignari della natura della sostanza somministrata (di qui il termine doppio cieco). Il metodo mostra il potere del cosiddetto "effetto placebo": una buona percentuale di coloro che prendono la falsa medicina o placebo manifestano comunque miglioramenti a causa della convinzione nell'efficacia della cura e si nota che l'effetto è rilevato anche per patologie tutt'altro che psicosomatiche o su soggetti spesso consapevoli dell'esistenza del fenomeno stesso.
Solo i medicinali che curano più del placebo sono quindi sperimentalmente accettati come efficaci. Ma come mai possiamo essere condizionati a tal punto da guarire da malattie oggettivamente diagnosticate? Come mai anche persone istruite e razionali e perfino consapevoli del test si lasciano "influenzare"?
Fabrizio Benedetti, fisiologo dell'università di Torino, nel suo La realtà incantata, non soltanto spiega con chiarezza i meccanismi di questo "autoinganno" che influenza la nostra mente e il nostro organismo, ma prova a interpretare con gli stessi principi molti aspetti della vita quotidiana.
Ne risulta una sorprendente analisi su come molti nostri comportamenti siano a nostra insaputa condizionati da un simile meccanismo. Perché alcuni credono nell'efficacia della psicoterapia? Perché molti credono nei guaritori? Perché crediamo che un abito sia migliore di un altro? Perché il programma elettorale del "nostro" partito ci sembra buono, mentre quello degli oppositori ci pare demagogico, quando questi sono uguali? Perché la nostra squadra del cuore gioca sempre meglio degli avversari? Questo e altro ci viene spiegato in termini a volte inquietanti, ma semplici e chiari che possono aiutare il lettore ad assumere un atteggiamento più critico nei confronti delle proprie stesse credenze. Lo stesso autore, del resto, non si chiama fuori dal fenomeno, né pretende di esserne immune dall'alto della propria razionalità, ma confessa candidamente di essere caduto nella stessa forma di inganno, provando gli effetti benefici di una sorsata di acqua fresca di montagna quando invece beveva comune acqua del rubinetto...