La psicologia delle bufale approda a Superquark

Piero Angela dialoga con Massimo Polidoro in una nuova rubrica

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Chiusi in camere dell’eco reciprocamente impermeabili, discutiamo, condividiamo contenuti e scambiamo opinioni solo con chi la pensa come noi, convinti di essere informatissimi e sempre “sul pezzo”. Gli studi di Walter Quattrociocchi, di cui si è fatto un gran parlare, dipingono una realtà quasi distopica, dominata da isole abitate da persone che hanno le stesse idee, che si rafforzano a vicenda nei loro pregiudizi. C’è poca speranza per divulgatori e debunker, che sembrerebbero destinati a parlare ai convertiti. A parte il limite oggettivo di questo genere di studi che, per loro stessa natura, non tengono conto di quella massa che legge e osserva senza interagire, le riflessioni che ne scaturiscono sono un importante richiamo per chi fa comunicazione della scienza, perché si eviti questa polarizzazione del dibattito.

Maestro indiscusso della divulgazione, Piero Angela, con il suo Superquark, ha fornito un modello anche da questo punto di vista, a partire dalla serenità d’animo alla quale dispone l’ascolto dell’Aria sulla quarta corda. Una scelta che, come Piero ha ricordato in una recente intervista per il Corriere della Sera, si distaccava nettamente dalla moda delle sigle trionfanti della TV dei primi anni Ottanta del secolo scorso, e che invitava lo spettatore a soddisfare le proprie curiosità scientifiche in un clima di serena pacatezza.

Niente urla o proclami assoluti, niente acritica esaltazione delle «magnifiche sorti e progressive», nessuno spazio per il dileggio di chi la pensa diversamente. Qui la polarizzazione non è di casa e se c’è qualcuno che può bucare le camere dell’eco questo è proprio Piero Angela.

In questa stagione di Superquark gli spettatori hanno avuto la gradita sorpresa di trovare una nuova rubrica, dal titolo “Psicologia delle bufale”, in cui il conduttore è affiancato dal segretario nazionale del CICAP Massimo Polidoro. L’argomento sono bufale, fake news e tematiche affini, di cui si parlerà in sei puntate non consecutive, nelle quali si affronteranno una serie di casi significativi (uno fra tutti, quello del bomb-detector, di cui si è occupato anche James Randi).

Quali sono le ragioni che hanno portato all’ideazione di questa rubrica? «La motivazione principale è la sua attualità», ricorda Massimo Polidoro. «Sono temi su cui il CICAP sta lavorando in varie direzioni, compresi il tavolo di lavoro alla Camera di cui abbiamo già raccontato e l’impegno con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per costruire iniziative didattiche da portare nelle scuole».

Una scelta senz’altro in continuità con l’impegno per la promozione del senso critico che ha sempre caratterizzato Superquark e il CICAP, ma con scelte narrative differenti. «Superquark e in generale i programmi di Piero Angela sono sempre stati attenti a questo tema», sottolinea Polidoro. «Ricordiamo la serie dedicata alla parapsicologia negli anni Settanta; i vari servizi dedicati nel corso degli anni alle indagini di Randi e ad alcune esperienze del CICAP; i tanti servizi per mettere in guardia contro le pseudo-medicine e anche una precedente rubrica, sulla psicologia dell’insolito, che avevo avuto modo di curare diversi anni fa. Direi che la peculiarità di quest’anno sta nel fatto che una rubrica fissa è dedicata proprio al tema delle bufale e del perché crediamo all’incredibile. Il fatto poi che non sia un servizio registrato, ma una discussione in studio con Piero Angela, permette a questo spazio di avere una visibilità e un’attenzione particolari».

Il dialogo aperto e il rispetto da sempre portato alle opinioni altrui rappresentano il punto di forza per tentare di uscire dal proprio coro, per allontanarsi dalle camere dell’eco di cui si parlava.

Nel frattempo, i segnali che provengono dal paese in rapporto a queste tematiche sembrano presentare una certa ambivalenza. «Da un lato – soggiunge Polidoro – mi fa piacere vedere che finalmente ci si è resi conto che il problema delle pseudoscienze, che il CICAP contrasta da quasi trent’anni, non è qualcosa di buffo o marginale, ma può avere conseguenze molto serie per la vita delle persone. Dall’altro, non è ancora molto chiaro come si intenda affrontare il problema. Da parte nostra sosteniamo che, al di là di verificare e smentire i singoli casi, sia molto più importante educare le nuove generazioni, fornendo loro gli strumenti critici indispensabili per discernere il vero dal probabile falso. È in questa direzione che ci stiamo sempre più muovendo e ci auguriamo di non essere i soli a farlo».

Si tratta di un auspicio che non si può non condividere e che estendiamo con piacere ai nostri lettori: il CICAP ha bisogno dell’impegno di tutti coloro che ne condividono gli ideali e lo spirito. Magari la rubrica di Superquark sarà anche l’occasione per conoscerci meglio e decidere, di conseguenza, di donare a questa causa bella e importante un po’ del proprio tempo libero.
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