Post-verità, fake news, verità alternative... Da qualche tempo il mondo sembra essersi accorto che il problema delle bufale e delle pseudoscienze è tutt’altro che secondario. Se iniziano a circolare notizie false sulla pericolosità dei vaccini, il rischio è che chi ci crede si espone al contagio, ma anche che il suo comportamento finisce per mettere in pericolo tutta la comunità. Se le bufale sui cambiamenti climatici, le scie chimiche o la possibilità di prevedere i terremoti iniziano a essere prese sul serio dalla politica o dalla magistratura, indipendentemente dai fatti scientificamente accertati, le conseguenze riguardano tutti.
Certo, bugie e falsità sono sempre esistite, ma oggi internet ha il potere di diffondere ovunque il falso e di renderlo credibile come mai prima d’ora.
E di questo finalmente ci si sta rendendo conto anche a livello istituzionale.
Tutto ciò naturalmente significa che il parere del CICAP, che da quasi trent’anni ormai si occupa di questi argomenti, sia richiesto sempre più di frequente e che le nostre proposte e richieste siano ora ascoltate da orecchie più attente.
Ne consegue che sono partite, o sono in fase di partenza, una serie di iniziative e progetti a breve, medio e lungo termine che puntano a favorire la diffusione della mentalità scientifica basata sull’evidenza, dell’abitudine all’analisi razionale dei problemi e, in generale, di una cultura e di una mentalità aperte e critiche.
Lo scorso 21 aprile, per esempio, il CICAP è stato invitato a partecipare a uno dei quattro tavoli di lavoro alla Camera dei Deputati (uno sul digitale, uno sull’informazione, uno sulle imprese e uno sulla scuola), incaricati dalla Presidente Laura Boldrini di mettere in campo misure concrete sul tema delle fake-news.
Il CICAP ha preso parte al tavolo dedicato ai temi di Scuola, Università e Ricerca, coordinato da Walter Quattrociocchi, responsabile del Laboratory of Computational Social Science - IMT Institute for Advanced Studies di Lucca, cui hanno preso parte anche Giuseppe Pierro del Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca); Valter Malorni dell’Istituto superiore di Sanità; Massimo Inguscio, presidente del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche); Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi e Donatella Barus, direttrice del sito della Fondazione; Gaetano Manfredi, presidente della Crui (Conferenza dei Rettori delle Università italiane) e Roberta Lanciotti, portavoce del Forum nazionale delle associazioni studentesche.
Al tavolo ciascuno ha portato osservazioni tratte dalla propria esperienza e proposte concrete.
Nel nostro caso, abbiamo fatto notare che uno degli elementi emersi dai 28 anni di attività del CICAP è che ogni tentativo di contrastare pregiudizio, ignoranza e superstizione attraverso la derisione, l’aggressività o il principio di autorità non solo non funziona ma provoca l’effetto opposto.
Chi si sente sbeffeggiato o sminuito a causa di ciò in cui crede, per quanto infondato, non può che reagire convincendosi di essere nel giusto e rinforzando ancora di più le proprie credenze.
Ecco perché abbiamo sottolineato l’esigenza per il CICAP di tenere il nostro lavoro ancorato ai fatti e, oltre all’impegno di smentire le singole bufale e contrastare la loro diffusione, abbiamo ribadito l’importanza sopra ogni altra cosa di favorire la diffusione, a tutti i livelli, degli strumenti di analisi critica.
Poiché è molto difficile fare cambiare idea agli adulti, in particolare, abbiamo sottolineato quanto sia importante investire sulla formazione dei ragazzi.
In particolare, siamo convinti che:
1) capire che ciò che viene pubblicato non è necessariamente autentico;
2) rendersi conto che l’autorità di una persona che stimiamo non rende vero tutto ciò che dice;
3) diventare consapevoli dei nostri stessi limiti quando leggiamo o valutiamo una notizia, riconoscendo i bias che ci inducono in errore;
4) imparare a valutare le fonti, a confrontare i punti di vista, a distinguere chi lavora con serietà da chi è solo in cerca di visibilità o da chi sta facendo propaganda,
sono solo alcune delle competenze di cui non è più possibile fare a meno.
Naturalmente, non si tratta solo di mettere in guardia contro i pericoli del web, che di per sé è anche una ricchissima fonte di informazioni di qualità, ma piuttosto di educare all’uso dello strumento, che significa imparare a riconoscere le fonti scadenti, ma anche ad avvalersi di quelle di qualità.
E il CICAP ha spiegato al tavolo della Camera che lo fa e lo farà anche attraverso le seguenti iniziative.
Sin dalla sua fondazione, il CICAP ha sempre portato il suo lavoro nelle scuole di ogni ordine, dalle elementari all’università. Lo ha fatto attraverso incontri, laboratori, conferenze, mostre, workshop, giochi... ma, finora, è sempre stato un lavoro svolto in maniera occasionale e poco sistematica.
Ora l’istruzione e la formazione sono diventate nostre priorità. Per questo, abbiamo avviato un protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca per consolidare il nostro impegno verso la scuola, i docenti e gli studenti delle scuole italiane che rappresentano i cittadini di domani.
Il nostro impegno sarà quello di:
1. mettere a disposizione delle scuole italiane percorsi didattici e materiali innovativi per l’analisi razionale delle notizie reperibili in rete, la verifica delle fonti e il fact checking, garantendo la partecipazione attiva dei propri soci e collaboratori;
2. offrire percorsi di formazione al personale docente, dal vivo o da remoto, inerenti il metodo scientifico, le procedure di comunicazione utilizzate dalla comunità scientifica al suo interno e nei confronti dell’esterno, i sistemi di autocorrezione delle affermazioni scientifiche e le dinamiche della loro continua evoluzione;
3. collaborare allo sviluppo di percorsi di alternanza scuola lavoro finalizzati all’applicazione pratica delle competenze apprese a livello teorico, con la partecipazione da parte degli studenti coinvolti all’esame di casi reali, tratti dalla cronaca.
Un’altra esigenza, emersa anche al tavolo di lavoro alla Camera, è che pure nel campo della ricerca occorre lavorare per ridurre la distanza tra scienziati e pubblico. Fino a poco tempo fa, il ricercatore si limitava a comunicare con i suoi colleghi, a discutere di ricerca con chi capiva il suo linguaggio. Oggi, invece, chi lavora in ambito scientifico deve essere in grado di farsi comprendere anche da chi non mastica scienza ogni giorno, deve insomma diventare divulgatore del proprio lavoro. E non è un compito facile, occorre prepararsi.
A questo scopo sta per partire all’Università di Padova un progetto “pilota”, nato da un’idea del corso di Dottorato in Scienze Veterinarie, in collaborazione con il Dipartimento FISPPA (Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata) e il Dipartimento BCA (Biomedicina Comparata e Alimentazione), volto a fornire ai dottorandi una formazione aggiuntiva a quella specialistica e finalizzata a insegnare loro le basi per comunicare e divulgare la scienza anche in “modalità non specialistica”.
Sarò io stesso il docente responsabile del corso, che si prevede di far partire entro l’autunno; se l’esperimento funzionerà e piacerà, la speranza è quella di estenderlo e aprirlo anche ad altre facoltà.
Nella circolazione delle notizie, naturalmente, svolgono ancora un ruolo importante i media tradizionali: giornali, radio e TV. Tuttavia, anche qui si assiste a un proliferare di affermazioni pseudoscientifiche. Da un lato c’è una difficoltà oggettiva per chi fa informazione (dovuta anche alle difficoltà economiche che attraversa il settore) di dedicare tempo e risorse alla verifica dei fatti, all’incrocio delle fonti e a tutto ciò che dovrebbe far parte del bagaglio del buon giornalista.
Dall’altro, molto spesso, mancano strumenti di base per capire quando ci si trova davanti ad affermazioni scientifiche e quando, invece, la notizia è una potenziale bufala.
In collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti di Milano, quindi, abbiamo iniziato a elaborare un corso di aggiornamento che si propone di fornire alcuni elementi per facilitare questo spirito critico. I temi comprendono il funzionamento del metodo scientifico, le differenze tra scienza e pseudoscienza, gli errori più comuni nel descrivere la scienza, come nascono le leggende metropolitane, come si possono riconoscere bufale e pseudoscienze, che cosa significa evidenza, chi ha l’onere della prova...
Anche questo è un primo passo: altri Ordini regionali ci hanno espresso interesse per il progetto e speriamo dunque di affiancare presto ulteriori corsi da portare in altre città italiane.
Potrebbe poi valere la pena di ragionare anche con altri ordini professionali per proporre corsi di aggiornamento simili. Tra l’altro segnaliamo che abbiamo avviato una collaborazione con la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri al fine di realizzare un sito ufficiale, a cui il pubblico si potrà rivolgere, contro le bufale legate alla salute.
Potrei continuare ancora a lungo a elencare le tante iniziative che sempre più spesso vedono il CICAP in prima fila. Tuttavia, a fronte di questa crescita di impegno, deve ora corrispondere una crescita di partecipazione da parte dei nostri soci e di chi condivide i nostri obiettivi.
Saranno necessarie sempre più persone competenti e preparate per portare avanti e far crescere queste e altre iniziative. E saranno necessari fondi per rendere concreti ed efficaci tutti questi progetti. Ci auguriamo di potere presto lanciare un bando per trovare nuovi collaboratori: chi è interessato a partecipare prepari il curriculum e si tenga pronto! Nel frattempo, ricordate che ciascuno può darci un aiuto concreto semplicemente donando il suo 5x1000 al CICAP (c.f. 03414590285).
Noi ci crediamo tantissimo e siamo sicuri che anche voi vorrete fare la vostra parte.
Certo, bugie e falsità sono sempre esistite, ma oggi internet ha il potere di diffondere ovunque il falso e di renderlo credibile come mai prima d’ora.
E di questo finalmente ci si sta rendendo conto anche a livello istituzionale.
Tutto ciò naturalmente significa che il parere del CICAP, che da quasi trent’anni ormai si occupa di questi argomenti, sia richiesto sempre più di frequente e che le nostre proposte e richieste siano ora ascoltate da orecchie più attente.
Ne consegue che sono partite, o sono in fase di partenza, una serie di iniziative e progetti a breve, medio e lungo termine che puntano a favorire la diffusione della mentalità scientifica basata sull’evidenza, dell’abitudine all’analisi razionale dei problemi e, in generale, di una cultura e di una mentalità aperte e critiche.
Un tavolo di lavoro alla Camera
Lo scorso 21 aprile, per esempio, il CICAP è stato invitato a partecipare a uno dei quattro tavoli di lavoro alla Camera dei Deputati (uno sul digitale, uno sull’informazione, uno sulle imprese e uno sulla scuola), incaricati dalla Presidente Laura Boldrini di mettere in campo misure concrete sul tema delle fake-news.
Il CICAP ha preso parte al tavolo dedicato ai temi di Scuola, Università e Ricerca, coordinato da Walter Quattrociocchi, responsabile del Laboratory of Computational Social Science - IMT Institute for Advanced Studies di Lucca, cui hanno preso parte anche Giuseppe Pierro del Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca); Valter Malorni dell’Istituto superiore di Sanità; Massimo Inguscio, presidente del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche); Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi e Donatella Barus, direttrice del sito della Fondazione; Gaetano Manfredi, presidente della Crui (Conferenza dei Rettori delle Università italiane) e Roberta Lanciotti, portavoce del Forum nazionale delle associazioni studentesche.
Al tavolo ciascuno ha portato osservazioni tratte dalla propria esperienza e proposte concrete.
Nel nostro caso, abbiamo fatto notare che uno degli elementi emersi dai 28 anni di attività del CICAP è che ogni tentativo di contrastare pregiudizio, ignoranza e superstizione attraverso la derisione, l’aggressività o il principio di autorità non solo non funziona ma provoca l’effetto opposto.
Chi si sente sbeffeggiato o sminuito a causa di ciò in cui crede, per quanto infondato, non può che reagire convincendosi di essere nel giusto e rinforzando ancora di più le proprie credenze.
Ecco perché abbiamo sottolineato l’esigenza per il CICAP di tenere il nostro lavoro ancorato ai fatti e, oltre all’impegno di smentire le singole bufale e contrastare la loro diffusione, abbiamo ribadito l’importanza sopra ogni altra cosa di favorire la diffusione, a tutti i livelli, degli strumenti di analisi critica.
Poiché è molto difficile fare cambiare idea agli adulti, in particolare, abbiamo sottolineato quanto sia importante investire sulla formazione dei ragazzi.
In particolare, siamo convinti che:
1) capire che ciò che viene pubblicato non è necessariamente autentico;
2) rendersi conto che l’autorità di una persona che stimiamo non rende vero tutto ciò che dice;
3) diventare consapevoli dei nostri stessi limiti quando leggiamo o valutiamo una notizia, riconoscendo i bias che ci inducono in errore;
4) imparare a valutare le fonti, a confrontare i punti di vista, a distinguere chi lavora con serietà da chi è solo in cerca di visibilità o da chi sta facendo propaganda,
sono solo alcune delle competenze di cui non è più possibile fare a meno.
Naturalmente, non si tratta solo di mettere in guardia contro i pericoli del web, che di per sé è anche una ricchissima fonte di informazioni di qualità, ma piuttosto di educare all’uso dello strumento, che significa imparare a riconoscere le fonti scadenti, ma anche ad avvalersi di quelle di qualità.
E il CICAP ha spiegato al tavolo della Camera che lo fa e lo farà anche attraverso le seguenti iniziative.
L’impegno per le scuole
Sin dalla sua fondazione, il CICAP ha sempre portato il suo lavoro nelle scuole di ogni ordine, dalle elementari all’università. Lo ha fatto attraverso incontri, laboratori, conferenze, mostre, workshop, giochi... ma, finora, è sempre stato un lavoro svolto in maniera occasionale e poco sistematica.
Ora l’istruzione e la formazione sono diventate nostre priorità. Per questo, abbiamo avviato un protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca per consolidare il nostro impegno verso la scuola, i docenti e gli studenti delle scuole italiane che rappresentano i cittadini di domani.
Il nostro impegno sarà quello di:
1. mettere a disposizione delle scuole italiane percorsi didattici e materiali innovativi per l’analisi razionale delle notizie reperibili in rete, la verifica delle fonti e il fact checking, garantendo la partecipazione attiva dei propri soci e collaboratori;
2. offrire percorsi di formazione al personale docente, dal vivo o da remoto, inerenti il metodo scientifico, le procedure di comunicazione utilizzate dalla comunità scientifica al suo interno e nei confronti dell’esterno, i sistemi di autocorrezione delle affermazioni scientifiche e le dinamiche della loro continua evoluzione;
3. collaborare allo sviluppo di percorsi di alternanza scuola lavoro finalizzati all’applicazione pratica delle competenze apprese a livello teorico, con la partecipazione da parte degli studenti coinvolti all’esame di casi reali, tratti dalla cronaca.
L’impegno per la ricerca
Un’altra esigenza, emersa anche al tavolo di lavoro alla Camera, è che pure nel campo della ricerca occorre lavorare per ridurre la distanza tra scienziati e pubblico. Fino a poco tempo fa, il ricercatore si limitava a comunicare con i suoi colleghi, a discutere di ricerca con chi capiva il suo linguaggio. Oggi, invece, chi lavora in ambito scientifico deve essere in grado di farsi comprendere anche da chi non mastica scienza ogni giorno, deve insomma diventare divulgatore del proprio lavoro. E non è un compito facile, occorre prepararsi.
A questo scopo sta per partire all’Università di Padova un progetto “pilota”, nato da un’idea del corso di Dottorato in Scienze Veterinarie, in collaborazione con il Dipartimento FISPPA (Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata) e il Dipartimento BCA (Biomedicina Comparata e Alimentazione), volto a fornire ai dottorandi una formazione aggiuntiva a quella specialistica e finalizzata a insegnare loro le basi per comunicare e divulgare la scienza anche in “modalità non specialistica”.
Sarò io stesso il docente responsabile del corso, che si prevede di far partire entro l’autunno; se l’esperimento funzionerà e piacerà, la speranza è quella di estenderlo e aprirlo anche ad altre facoltà.
L’impegno per il giornalismo
Nella circolazione delle notizie, naturalmente, svolgono ancora un ruolo importante i media tradizionali: giornali, radio e TV. Tuttavia, anche qui si assiste a un proliferare di affermazioni pseudoscientifiche. Da un lato c’è una difficoltà oggettiva per chi fa informazione (dovuta anche alle difficoltà economiche che attraversa il settore) di dedicare tempo e risorse alla verifica dei fatti, all’incrocio delle fonti e a tutto ciò che dovrebbe far parte del bagaglio del buon giornalista.
Dall’altro, molto spesso, mancano strumenti di base per capire quando ci si trova davanti ad affermazioni scientifiche e quando, invece, la notizia è una potenziale bufala.
In collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti di Milano, quindi, abbiamo iniziato a elaborare un corso di aggiornamento che si propone di fornire alcuni elementi per facilitare questo spirito critico. I temi comprendono il funzionamento del metodo scientifico, le differenze tra scienza e pseudoscienza, gli errori più comuni nel descrivere la scienza, come nascono le leggende metropolitane, come si possono riconoscere bufale e pseudoscienze, che cosa significa evidenza, chi ha l’onere della prova...
Anche questo è un primo passo: altri Ordini regionali ci hanno espresso interesse per il progetto e speriamo dunque di affiancare presto ulteriori corsi da portare in altre città italiane.
Potrebbe poi valere la pena di ragionare anche con altri ordini professionali per proporre corsi di aggiornamento simili. Tra l’altro segnaliamo che abbiamo avviato una collaborazione con la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri al fine di realizzare un sito ufficiale, a cui il pubblico si potrà rivolgere, contro le bufale legate alla salute.
Potrei continuare ancora a lungo a elencare le tante iniziative che sempre più spesso vedono il CICAP in prima fila. Tuttavia, a fronte di questa crescita di impegno, deve ora corrispondere una crescita di partecipazione da parte dei nostri soci e di chi condivide i nostri obiettivi.
Saranno necessarie sempre più persone competenti e preparate per portare avanti e far crescere queste e altre iniziative. E saranno necessari fondi per rendere concreti ed efficaci tutti questi progetti. Ci auguriamo di potere presto lanciare un bando per trovare nuovi collaboratori: chi è interessato a partecipare prepari il curriculum e si tenga pronto! Nel frattempo, ricordate che ciascuno può darci un aiuto concreto semplicemente donando il suo 5x1000 al CICAP (c.f. 03414590285).
Noi ci crediamo tantissimo e siamo sicuri che anche voi vorrete fare la vostra parte.