La trasmissione Voyager ha riproposto, in una puntata recente, la tesi che Nostradamus (1503-1566) previde gli attentati dell'11 settembre 2001. Colgo dunque l'occasione per rispolverare un classico che gira ormai da otto anni.
Ecco il testo che circolò subito dopo gli attentati, sia su Internet (per esempio nel newsgroup soc.culture.palestine), sia sui giornali (il Resto del Carlino):
«Nella città di Dio ci sarà un grande tuono, / due fratelli verranno straziati dal caos. / Mentre la fortezza regge, i grandi capi soccomberanno. / La terza grande guerra inizierà mentre la città brucerà». (Nostradamus 1654.)
Quattro versi che fecero esclamare a molti, con malcelata soddisfazione, che "Nostradamus l'aveva previsto" e che gli scettici del grande veggente avrebbero finalmente dovuto ricredersi di fronte all'evidenza. I "due fratelli" erano chiaramente le Torri Gemelle, "la fortezza" era il Pentagono (che fu colpito ma crollò solo in una piccola parte e quindi resse).
Certo, i "grandi capi" dei governo statunitense salvarono la pelle, nonostante la profezia, e non si capisce perché mai New York sarebbe la "città di Dio", ma fa niente: per i seguaci dell'astrologo francese, queste righe erano una previsione straordinariamente precisa. E naturalmente nessuno si soffermò a notare che nel 1654 Nostradamus aveva smesso da tempo di scrivere profezie per una ragione molto prosaica: era morto. Da quasi un secolo.
Potete immaginare l'imbarazzo dei tifosi di Nostradamus quando saltò fuori che l'azzeccatissima quartina nostradamiana in realtà era stata inventata di sana pianta nel 1997 da Neil Marshall, uno studente della Brock University, nello stato canadese dell'Ontario. L'aveva scritta in un saggio per dimostrare proprio il fatto che per qualunque "profezia" sufficientemente vaga prima o poi capita un evento calzante. Calzante, s'intende, se si decide di ignorare tutti i dettagli che non calzano. Non c'è nessuna chiaroveggenza, insomma: siamo noi che tendiamo ad adattare arbitrariamente parole vaghe a un contesto che ci coinvolge emotivamente.
L'originale della finta profezia, nel saggio di Marshall, era «In the City of God there will be a great thunder, Two brothers torn apart by Chaos, while the fortress endures, the great leader will succumb»: i "grandi capi" erano uno solo e non c'era l'ultima riga di annuncio della "terza grande guerra", aggiunta da mano ignota.
Ma altre quartine, effettivamente scritte da Nostradamus, preannunciano gli attentati dell'11 settembre, almeno secondo alcuni studiosi delle sue profezie, come Renuccio Boscolo (citato su ArcadiaClub.com):
«Cinque e quaranta gradi il cielo brucerà / fuoco si approssimerà sulla città nuova / nell'istante grande fiamma espanse brucerà / quando si vedrà dei Normanni fare l'esperimento».
È una traduzione della novantasettesima quartina del sesto libro o centuria (Nostradamus scrisse dodici libri, ciascuno di cento quartine). C'è chi dice che "cinque e quaranta gradi" è la latitudine di New York, ma in realtà questa città si trova a quaranta gradi di latitudine. A 45 gradi ci sono semmai città come Montreal, Ottawa, Lione, Milano e Torino. Con quale criterio, allora, questa sarebbe un'identificazione precisa di New York? E che c'entrano i Normanni? Non si sa.
«Un terremoto di fuoco dal centro del mondo / farà tremare attorno alla Città Nuova: / i due grandi blocchi lungo tempo guerra si faranno / quindi Aretusa di nuovo il fiume arrossirà».
Questa è l'ottantasettesima quartina della prima centuria. La "città nuova" sarebbe New York: e perché non New Delhi, per esempio, oppure Napoli, visto che il nome greco Neapolis significa appunto "città nuova"? Il "centro del mondo" può essere qualunque cosa, i "grandi blocchi" possono essere l'Occidente e il Medio Oriente o qualunque altra coppia di fazioni contrapposte, e fin qui con qualche stiracchiatura l'interpretazione regge abbastanza bene. Ma che c'entra Aretusa, che è un personaggio mitologico greco il cui unico pregio era di fare il bagno nuda, attirando le voglie del dio Alfeo, per poi scappare in Sicilia, dove la dea Artemide la trasformò in fonte? Non c'entra assolutamente niente, neanche con il più grande sforzo di fantasia: ma è sufficiente ignorare il verso scomodo e tutto va bene.
Proviamo con la quartina 49 della decima centuria, che secondo gli studiosi nostradamiani è un'altra profezia calzante dell'11 settembre:
«Giardino del mondo vicino a Nuova Città / nella strada delle montagne vuote / catturato e nel tino immerso verrà / costretto velenose acque solforose berrà».
Ecco ancora una volta la "Nuova Città", per la quale valgono le stesse considerazioni di prima. E cos'è il "giardino del mondo"? Non si sa: facciamo finta di niente. La "strada dalle montagne vuote" sarebbe, secondo alcuni, New York senza le Torri Gemelle. Come faccia una strada a essere una città, non è dato saperlo. Se anche volessimo essere generosi e dire che i grattacieli di oggi sarebbero delle montagne cave per un uomo del Cinquecento, una strada con dei grattacieli c'è un po' ovunque nel mondo, mica solo a New York.
E chi è il "catturato"? Osama bin Laden è ancora a spasso. Ma con un po' di fantasia possiamo dire che si tratta di Khalid Sheikh Mohammad, l'organizzatore degli attentati, catturato alcuni anni fa e sottoposto alla tortura dell'annegamento simulato o waterboarding ("nel tino immerso"). Fa niente se il waterboarding non immerge il torturato in un tino. Per le "velenose acque solforose" mi arrendo: non so cosa inventarmi. A meno di non interpretarlo come un riferimento al crollo delle Torri Gemelle, visto che in effetti le macerie contenevano zolfo (presente per esempio nel cartongesso delle tramezze), che si sarebbe mescolato alle enormi quantità d'acqua usate per spegnere gli incendi sotterranei successivi al crollo. Insomma, con un po' di inventiva l'accostamento giusto si trova.
Ci sono anche altre quartine di Nostradamus che vengono presentate come previsioni straordinariamente accurate, ma ormai il principio dovrebbe essere chiaro: le quartine sono scritte per essere interpretabili in mille modi e adattabili a qualunque avvenimento.
La cosa più assurda è che quando Nostradamus, una volta tanto, dà delle indicazioni precise, queste vengono scartate dai suoi fan, come in quest'altro caso, che sarebbe anch'esso riferito agli attentati dell'11 settembre 2001:
«L'anno millenovecentonovantanove al settimo mese / Dal cielo un gran re del terrore calerà / D'Angumese il gran re risusciterà / Per tempo prima e dopo Marte regnerà».
Perbacco, una data precisa: luglio del 1999. Ma un momento, gli attentati avvennero nel 2001, non nel 1999, e a settembre, non a luglio. Come risolvere quest'errorino? Facile. Ecco come fanno i credenti nostradamiani: "La data, che potrebbe sembrare la cosa più importante, va invece tralasciata poiché è l'unica presente nell'intera opera delle Centurie; probabilmente indica l'inizio di un periodo storico" (http://www.arcadiaclub.com/occulto/nostradamus_11_settembre_2001.htm ).
Visto come funziona? L'unica volta che Nostradamus s'è sbilanciato dando dati precisi, li ha sbagliati, e così i suoi seguaci rimediano alla figuraccia dicendo che la data "va invece tralasciata". Siamo insomma di fronte all'ammissione del metodo usato da chi crede alle giacobbesche fantasie di sfiga cosmica: prendere una vasta collezione di parole vaghe e ambigue (ben milleduecento quartine senza alcun ordine cronologico) e stiracchiarle fino a dar loro una parvenza di significato, scartando senza pietà tutto quello che non si riesce ad adattare nonostante enormi sforzi d'immaginazione.
A fare i veggenti così, son bravi tutti.
Paolo Attivissimo
Scrittore e informatico, responsabile del Servizio Antibufala
Testo tratto da http://http://attivissimo.blogspot.com