Sulla Stampa del 18 ottobre 2007, Guido Ceronetti pubblica un intenso elogio di Nostradamus la cui opera profetica «non mente e i fatti di cui si parla, nei secoli successivi, sono realmente accaduti». Ceronetti si concede questa affermazione perentoria che cito testualmente: «Nostradamus, ricorderò solo questo, e chi vorrà non crederci è stupido, dà un quadro tutto verificabile, punto per punto, della fuga di Luigi XVI a Varennes e del supplizio di Maria Antonietta».
Sono uno stupido: non credo affatto alla ineffabile infallibilità del profeta francese. La quartina cui fa riferimento Ceronetti, la IX,20, ha intrigato anche Georges Dumezil, che ci ha scritto sopra un saggio, fumoso e un po' fiacco, dal titolo Il monaco nero in grigio a Varennes, apparso nel 1984.
Cosa dice la quartina? Ecco: «De nuict viendra par la foret de Reines/ deux pars voltorte Herne la pierre blanche/ le moine noir en gris dedans Varennes/ esleu cap. cause tempeste feu sang tranche». La traduzione letterale potrebbe essere: «Di notte verrà per la foresta di Reines/ due parti voltorte (?) Herne (?) la pietra bianca/ il monaco nero in grigio dentro Varennes/ eletto cap. (?) causa tempesta fuoco sangue taglio».
La presenza del toponimo Varennes ha convinto i nostradamiani, fra cui Ceronetti si schiera entusiasta, che la quartina anticipi la fuga di Luigi XVI (20 giugno 1791) che si concluse drammaticamente con il riconoscimento e l'arresto della famiglia reale a Varennes.
Ma leggiamo ancora una volta il testo: davvero vi si trova "punto per punto" descritto l'evento? Francamente no.
Anche perché gli altri dettagli presenti nel testo non vengono affatto interpretati. O meglio, lo sono a patto che siano stravolti, manipolati e distillati fino a tirarne fuori ciò che serve. In questo, Fontbrune è un maestro. Per lui quel misterioso Herne è riferito agli Hernutes, che furono – dice – una setta cristiana che si distingueva per purezza dei costumi, e quindi (?) sta a indicare la monarchia di diritto divino... Sarei tentato di non commentare neppure queste capriole, ma non ce la faccio e dico che questo sragionamento si squalifica da sé.
Il Monaco nero in grigio sarebbe, sempre secondo i devoti di Nostradamus, l'immagine di re Luigi che, fuggendo, si sarebbe travestito da monaco. Ciò non è fondato su alcuna testimonianza storica affidabile; secondo i memoriali del tempo Luigi XVI era vestito d'una finanziera scura e portava un grande cappello rotondo; non indossava cappucci o sai o nulla che facesse pensare ad un monaco.
"Esleu cap." significherebbe, per i volenterosi decifratori, "eletto Cap." cioè Capeto e sarebbe riferito sempre al re; ma vanno segnalati due errori: Luigi XVI non fu mai eletto, ma era re per diritto divino. E Capeto, come dichiarò lui stesso con orgoglio durante il suo processo, non era il suo cognome o comunque un nome dinastico. E la pietra bianca? Come considerare questo elemento nel "quadro verificabile, punto per punto" (parola di Ceronetti…) di una profezia esattissima? Non si sa.
Mi stupisce però che ancora nessuno fra i nostradamiani abbia dichiarato che una ruota della carrozza reale colpì una pietra bianca sulla strada, e che Nostradamus aveva "visto" anche questo dettaglio – di evidente importanza – con straordinaria chiarezza.
Roger Prévost, un altro stupido che non crede a Ceronetti né a Nostradamus, ha scritto un prezioso libro per vederci davvero chiaro in quel labirinto oscuro che sono le Propheties. Si intitola Nostradamus: le mythe et la realité (Laffont, Parigi 1998) e vi si leggono cose molto interessanti su quella fatidica quartina.
Consultando un'opera che Nostradamus ben conosceva, usava spesso e non citava mai, La guide des chemins de France (1552) di Charles Estienne, ha scoperto che esisteva un tragitto nell'ovest della Francia che comprendeva alcune tappe: Vautorte (e abbiamo valtorte nel testo della quartina), Hernée (Herne), una località detta Pierre Blanche (eccola, la pietra bianca!) e la foresta di Renne-en-Grenouille, detta anche Raines. Esaminando la storia di uno dei trentuno luoghi che si chiamano Varennes in Francia, Prévost ha anche scoperto che in una località così denominata – nel sud del paese – agì Antoine du Plessis de Richelieu, nominato capitano (esleu cap. si legge in Nostradamus: coincidenza?) d'una compagnia di archibugieri da Francesco II e soprannominato il monaco nero perché si era spretato cinque anni prima. Come si vede, si può spiegare Nostradamus anche senza dover ricorrere a fascinose certo ma fantastiche teorie sul tempo, la storia, sul "remotissimamente e ripetutamente e ciclicamente avvenuto".
Condivido senza riserve quanto scrive Ceronetti: è nostra illusione che "la storia fattuale sia nelle nostre povere mani". Ma perché egli crede che si possa sanare una tragica illusione con una goffa menzogna?
Sono uno stupido: non credo affatto alla ineffabile infallibilità del profeta francese. La quartina cui fa riferimento Ceronetti, la IX,20, ha intrigato anche Georges Dumezil, che ci ha scritto sopra un saggio, fumoso e un po' fiacco, dal titolo Il monaco nero in grigio a Varennes, apparso nel 1984.
Cosa dice la quartina? Ecco: «De nuict viendra par la foret de Reines/ deux pars voltorte Herne la pierre blanche/ le moine noir en gris dedans Varennes/ esleu cap. cause tempeste feu sang tranche». La traduzione letterale potrebbe essere: «Di notte verrà per la foresta di Reines/ due parti voltorte (?) Herne (?) la pietra bianca/ il monaco nero in grigio dentro Varennes/ eletto cap. (?) causa tempesta fuoco sangue taglio».
La presenza del toponimo Varennes ha convinto i nostradamiani, fra cui Ceronetti si schiera entusiasta, che la quartina anticipi la fuga di Luigi XVI (20 giugno 1791) che si concluse drammaticamente con il riconoscimento e l'arresto della famiglia reale a Varennes.
Ma leggiamo ancora una volta il testo: davvero vi si trova "punto per punto" descritto l'evento? Francamente no.
Anche perché gli altri dettagli presenti nel testo non vengono affatto interpretati. O meglio, lo sono a patto che siano stravolti, manipolati e distillati fino a tirarne fuori ciò che serve. In questo, Fontbrune è un maestro. Per lui quel misterioso Herne è riferito agli Hernutes, che furono – dice – una setta cristiana che si distingueva per purezza dei costumi, e quindi (?) sta a indicare la monarchia di diritto divino... Sarei tentato di non commentare neppure queste capriole, ma non ce la faccio e dico che questo sragionamento si squalifica da sé.
Il Monaco nero in grigio sarebbe, sempre secondo i devoti di Nostradamus, l'immagine di re Luigi che, fuggendo, si sarebbe travestito da monaco. Ciò non è fondato su alcuna testimonianza storica affidabile; secondo i memoriali del tempo Luigi XVI era vestito d'una finanziera scura e portava un grande cappello rotondo; non indossava cappucci o sai o nulla che facesse pensare ad un monaco.
"Esleu cap." significherebbe, per i volenterosi decifratori, "eletto Cap." cioè Capeto e sarebbe riferito sempre al re; ma vanno segnalati due errori: Luigi XVI non fu mai eletto, ma era re per diritto divino. E Capeto, come dichiarò lui stesso con orgoglio durante il suo processo, non era il suo cognome o comunque un nome dinastico. E la pietra bianca? Come considerare questo elemento nel "quadro verificabile, punto per punto" (parola di Ceronetti…) di una profezia esattissima? Non si sa.
Mi stupisce però che ancora nessuno fra i nostradamiani abbia dichiarato che una ruota della carrozza reale colpì una pietra bianca sulla strada, e che Nostradamus aveva "visto" anche questo dettaglio – di evidente importanza – con straordinaria chiarezza.
Roger Prévost, un altro stupido che non crede a Ceronetti né a Nostradamus, ha scritto un prezioso libro per vederci davvero chiaro in quel labirinto oscuro che sono le Propheties. Si intitola Nostradamus: le mythe et la realité (Laffont, Parigi 1998) e vi si leggono cose molto interessanti su quella fatidica quartina.
Consultando un'opera che Nostradamus ben conosceva, usava spesso e non citava mai, La guide des chemins de France (1552) di Charles Estienne, ha scoperto che esisteva un tragitto nell'ovest della Francia che comprendeva alcune tappe: Vautorte (e abbiamo valtorte nel testo della quartina), Hernée (Herne), una località detta Pierre Blanche (eccola, la pietra bianca!) e la foresta di Renne-en-Grenouille, detta anche Raines. Esaminando la storia di uno dei trentuno luoghi che si chiamano Varennes in Francia, Prévost ha anche scoperto che in una località così denominata – nel sud del paese – agì Antoine du Plessis de Richelieu, nominato capitano (esleu cap. si legge in Nostradamus: coincidenza?) d'una compagnia di archibugieri da Francesco II e soprannominato il monaco nero perché si era spretato cinque anni prima. Come si vede, si può spiegare Nostradamus anche senza dover ricorrere a fascinose certo ma fantastiche teorie sul tempo, la storia, sul "remotissimamente e ripetutamente e ciclicamente avvenuto".
Condivido senza riserve quanto scrive Ceronetti: è nostra illusione che "la storia fattuale sia nelle nostre povere mani". Ma perché egli crede che si possa sanare una tragica illusione con una goffa menzogna?