Che la psicologia sia alla base della magia e dell'illusionismo è ormai chiaro a tutti. Da sempre, i prestigiatori utilizzano tecniche e stratagemmi psicologici per rendere più efficaci, e dunque più ingannevoli, i propri prodigi.
E lo fanno, spesso, anche senza rendersi conto dei meccanismi psicologici coinvolti: solo perché si sono resi conto che dire o fare le cose in un certo modo è straordinariamente più efficace che non farlo.
Da qualche tempo, però, anche le neuroscienze si interessano a quello che succede nel nostro cervello quando ci troviamo ad assistere a un gioco di prestigio. Su Magia, la rivista di cultura magica pubblicata dal CICAP, se ne parla spesso. Di recente, sul numero 9, abbiamo pubblicato uno studio di tre neuroscienziati (uscito in precedenza su Trends in Cognitive Science) che sostengono che sia arrivato il momento di creare una branca delle scienze cognitive dedicata proprio alla magia.
Sono tre i campi su cui si sono concentrati, in particolare: l'abilità di controllare l'attenzione, di distogliere la percezione e di influenzare le scelte. In tal modo, hanno cercato di dimostrare come tali conoscenze possono aiutare a sviluppare nuovi strumenti e indicare nuove vie di ricerca sulla percezione e la cognizione umana. Questo numero di Scienza & Paranormale torna sull'argomento perché un altro gruppo di studiosi, che accanto agli scienziati vede anche celebri prestigiatori come James Randi, Teller, John Thompson, Mac King e Apollo Robbins, ha di recente pubblicato un lavoro analogo su Nature Reviews Neuroscience. Ed è proprio di questo lavoro che vi daremo conto nelle prossime pagine.
Coincidenza vuole, poi, che nei giorni in cui scriviamo, sia finalmente entrato a far parte del CICAP, in veste di Socio Emerito, anche un grande illusionista che da sempre sostiene il nostro lavoro, e cioè Silvan. Anche lui, dal punto di vista di un professionista, riflette in questo numero sulla natura dell'inganno prestidigitatorio. Chi non ha mai seguito il mondo dell'illusionismo e della prestigiazione, però, potrà trovare utile un'introduzione all'argomento dal punto di vista psicologico come quella che segue.
Con il termine "illusionismo" si intende, molto genericamente, l'arte consistente nel far apparire come reali illusioni ottiche e sensorie in genere. Sono sinonimi il termine magia e "prestidigitazione". Quest'ultimo, in particolare, è un termine di origine francese coniato nel 1815 da Jules de Rivère per significare destrezza di mano; oggi è raramente utilizzato e gli si preferisce il più semplice "prestigiazione". Robert-Houdin, padre dell'illusionismo moderno, era contrario all'uso di un neologismo per indicare l'arte che, fino ad allora, era sempre stata chiamata "prestigiazione" (dal latino praestigiae) e l'artista "prestigiatore" (creatore di prestigi). Molti pensano che i giochi di prestigio funzionino perché la mano è più veloce dell'occhio, o grazie ad attrezzi truccati e giochi di specchi. Oggi sappiamo che non è così. L'80 per cento dei numeri di un bravo illusionista si basa sull'uso della psicologia. Non basta infatti sapere come funziona un trucco per creare un'illusione convincente; è necessario, piuttosto, capire come funziona la mente umana.
Tutti, per esempio, ricorriamo a "scorciatoie cognitive": arriviamo cioè a conclusioni (spesso esatte) con dati insufficienti. A chi non è capitato di riconoscere un amico soltanto vedendolo da lontano o di spalle? Eppure proprio le scorciatoie mentali, che pure hanno permesso all'uomo di diventare ciò che è, sono causa di errore. Vi è poi un altro meccanismo che aiuta il prestigiatore, l'idea cioè che la frase: "L'ho visto con i miei occhi" equivalga a: "Ho visto tutto quello che c'era da vedere". «Per diventare un grande prestigiatore» dice James Randi «non basta conoscere il trucco, serve anche la capacità di usare a proprio vantaggio gli errori di ragionamento, i limiti dei sensi, le abitudini mentali, gli automatismi che caratterizzano il normale modo di pensare delle persone».
«Per realizzare alcune delle sue illusioni più potenti» spiega lo psicologo inglese Richard Wiseman, che è anche stato un prestigiatore professionista, «il prestigiatore sfrutta l'abilità della mente di giungere a una conclusione con un numero incompleto di informazioni. È una cosa che facciamo di continuo, basandoci su esperienze passate e sull'idea che il mondo non dovrebbe essere cambiato molto dall'ultima volta che lo abbiamo verificato in quella specifica condizione». Ecco un esempio. Il prestigiatore estrae dalla giacca un mazzo di carte sigillato. Chiede a uno spettatore di aprirlo e di mescolare le carte; quindi, lo invita a rimettere il mazzo nella giacca. Senza guardare, estrae poi 5 o 6 carte annunciando prima quali sono. Tolto di tasca il mazzo si vedrà che mancano proprio quelle carte. In realtà, il mazzo viene aperto e richiuso prima dell'esibizione, senza rovinare la sigillatura, per togliere le carte e nasconderle nella giacca. Questo gioco sfrutta una "scorciatoia cognitiva": per il semplice fatto di vedere un mazzo ancora sigillato, pensiamo che non possa essere stato manipolato.
Un'altra arma del prestigiatore è il "depistaggio" (misdirection in inglese). Consiste nel dirigere l'attenzione dello spettatore verso particolari insignificanti, distraendola da quelli che potrebbero svelare il trucco. Ad esempio, il prestigiatore chiede a uno spettatore di tenere una moneta diversa in ogni mano, quindi si gira di spalle e invita la persona a "pensare" a una delle due monete, portandola alla fronte. Dopo qualche istante il prestigiatore si volta, chiede allo spettatore di mostrargli le monete e indovina quella giusta. In realtà, osserva le mani dello spettatore: quella che è stata alzata alla fronte è più bianca, perché è fluito meno sangue. Il prestigiatore non ha però detto: "Alza una mano e io la indovinerò", perché così facendo lo spettatore avrebbe potuto capire il trucco.
Due illusioni famose, il coniglio che esce dal cilindro e la donna tagliata in due, sfruttano le informazioni erronee trasmesse dal nostro senso della vista al cervello. Nel primo caso, il prestigiatore mostra un cilindro vuoto e addirittura lo capovolge per confermare che non contiene niente. Ma poi ne estrae un coniglio. Nell'illusione della donna tagliata in due, una ragazza viene fatta coricare in una scatola e poi, apparentemente, segata in due pezzi e, in seguito, "ricomposta". Qui entrano in gioco i limiti dei nostri sensi: se il prestigiatore dicesse: "Il cilindro è vuoto", infatti, non gli crederemmo sulla parola. Invece crediamo ai nostri occhi: quando il cappello viene capovolto, lo vediamo vuoto. In realtà, è presente un doppio fondo di stoffa, sotto cui è nascosto il coniglio. L'illusione è aiutata dal fatto che i conigli usati, grazie al pelo folto, appaiono più grandi di quello che sono in realtà. Con la donna tagliata accade qualcosa di simile: la forma svasata del tavolo fa sembrare impossibile che vi si nasconda una seconda persona. Ma solo perché diamo per scontato che il tavolo sia fatto come quelli cui siamo abituati (ci sono poi versioni di questo gioco che utilizzano tavoli sottilissimi, dove è impossibile che si nasconda qualcun altro: in questi casi il trucco è ancora diverso).
Una regola fondamentale perché un trucco appaia credibile è utilizzare, dove possibile, oggetti di uso quotidiano. L'idea, in questo caso, è che un oggetto che siamo abituati a usare ogni giorno non dà adito a sospetti. Non a caso, molti giochi di prestigio si possono presentare a tavola: il prestigiatore, per esempio, prende una banana e finge di tagliarla in tre pezzi con la mano. Uno spettatore sbuccia la banana e vedrà che il frutto è stato effettivamente tagliato in tre parti. La banana va preparata prima del pranzo con ago e filo. Si infila l'ago in uno degli spigoli naturali del frutto e lo si fa uscire dallo spigolo accanto; si rientra con l'ago in quest'ultimo forellino e lo si fa uscire dallo spigolo accanto e così via fino al punto di partenza. Alla fine non resta che tirare i due capi del filo contemporaneamente perché questo tagli la banana e fuoriesca dalla buccia senza lasciare segni... purché non si aspetti troppo tempo: dopo qualche ora i buchi anneriscono. Anche qui, dunque, il successo del trucco si basa sul fatto che la mente, a partire da un'informazione incompleta ("quella è una banana, un frutto che conosco bene") tende a raggiungere una conclusione errata ("dunque, non può essere truccato"). Per rinforzare l'illusione, talvolta, il prestigiatore può anche farsi prestare gli oggetti truccati da un complice tra il pubblico. Per esempio può chiedere che gli si porti un uovo in un portauovo. A questo punto, copre l'uovo con un foulard, quindi lo tiene a mezz'aria e finge di romperlo addosso a uno spettatore: ma, sorpresa, non succede niente perché l'uovo è scomparso. Il trucco sta nel fatto che nel portauovo non si trova un uovo vero ma un mezzo guscio d'uovo. Quando il prestigiatore lo copre con il fazzoletto, in realtà finge di prendere l'uovo in mano e invece capovolge il mezzo uovo nel portauovo.
Tutti i prestigiatori sanno che non bisogna mai dire in anticipo che cosa si sta per fare: rovinerebbe l'effetto sorpresa. Inoltre, preavvertendo il pubblico, gli si darebbe la possibilità di scoprire il trucco. Il prestigiatore offre invece un numero limitato di informazioni agli spettatori; la conseguenza è quella di indurli a saltare automaticamente alle possibili conclusioni, salvo essere colti di sorpresa quando il finale è diverso da quello atteso. Questa strategia offre anche il vantaggio di poter adattare il finale di un gioco sulla base delle risposte offerte dal pubblico. Vediamo un esempio. Sul tavolo si trovano due mazzetti di carte, il prestigiatore estrae una busta con una "previsione" e invita lo spettatore a scegliere uno dei mazzetti. Aperta la busta, si vedrà che il prestigiatore aveva previsto quale mazzo sarebbe stato scelto.
Ecco qual è il trucco: un mazzetto è composto da sei carte diverse, l'altro da quattro carte dello stesso tipo, i quattro sei del mazzo (di cuori, picche, quadri e fiori). La previsione dice: "Lo spettatore sceglierà il mazzetto di sei". Se sceglie quello con le sei carte ha indovinato: basterà contarle, senza voltarle, per dimostrarlo; se invece sceglie quello con i sei ha indovinato ugualmente: in questo caso si volteranno le carte per mostrare la loro identità, senza contarle.
Consideriamo un altro gioco. Il prestigiatore toglie di tasca un fazzoletto, si asciuga la fronte, quindi fa per lanciare il fazzoletto in aria e questo scompare. Per il trucco occorre uno spago di circa un metro e mezzo che si stringe intorno al braccio sinistro, all'altezza del gomito. Lo spago passa poi dietro la schiena e risale lungo il braccio destro: a questa estremità si trova un piccolo nodo scorsoio. Lo spago è nascosto dalla giacca e il nodo dalla mano destra: per fare scomparire il fazzoletto nella manica basta infilame un capo nel nodo e alzare le braccia.
Se il prestigiatore dicesse all'inizio: "Ora farò scomparire il fazzoletto" molti potrebbero intuire dove va a finire e 1'effetto sorpresa sarebbe perduto.
A questo punto, alcuni tra i lettori potrebbero chiedersi: ma come si fa a diventare prestigiatori? «La risposta» come dice Silvan, «non può che essere una: prestigiatori si nasce (o quasi). Mi rendo conto che detta così può sembrare poco incoraggiante e, se volete, la posso modificare in questo modo: "Prestigiatori si diventa: artisti si nasce". La realtà, però, rimane la stessa: l'illusionismo esige un lungo, paziente e faticoso tirocinio, essendo un'arte che si impara sul campo, affinando la propria personalità, che non è mai disgiunta da quello che si è realmente nella vita. Come amo dire sempre: conoscere un gioco è niente, saperlo fare è già qualcosa, saperlo presentare è tutto. Ecco il vero, grande segreto del prestigiatore: saper creare l'atmosfera giusta in cui il gioco deve avvenire. E qui, più che mai, occorre uno studio psicologico di chi vi sta di fronte e occorre dimostrare quello che voi sapete fare stupendoli».
E lo fanno, spesso, anche senza rendersi conto dei meccanismi psicologici coinvolti: solo perché si sono resi conto che dire o fare le cose in un certo modo è straordinariamente più efficace che non farlo.
Da qualche tempo, però, anche le neuroscienze si interessano a quello che succede nel nostro cervello quando ci troviamo ad assistere a un gioco di prestigio. Su Magia, la rivista di cultura magica pubblicata dal CICAP, se ne parla spesso. Di recente, sul numero 9, abbiamo pubblicato uno studio di tre neuroscienziati (uscito in precedenza su Trends in Cognitive Science) che sostengono che sia arrivato il momento di creare una branca delle scienze cognitive dedicata proprio alla magia.
Sono tre i campi su cui si sono concentrati, in particolare: l'abilità di controllare l'attenzione, di distogliere la percezione e di influenzare le scelte. In tal modo, hanno cercato di dimostrare come tali conoscenze possono aiutare a sviluppare nuovi strumenti e indicare nuove vie di ricerca sulla percezione e la cognizione umana. Questo numero di Scienza & Paranormale torna sull'argomento perché un altro gruppo di studiosi, che accanto agli scienziati vede anche celebri prestigiatori come James Randi, Teller, John Thompson, Mac King e Apollo Robbins, ha di recente pubblicato un lavoro analogo su Nature Reviews Neuroscience. Ed è proprio di questo lavoro che vi daremo conto nelle prossime pagine.
Coincidenza vuole, poi, che nei giorni in cui scriviamo, sia finalmente entrato a far parte del CICAP, in veste di Socio Emerito, anche un grande illusionista che da sempre sostiene il nostro lavoro, e cioè Silvan. Anche lui, dal punto di vista di un professionista, riflette in questo numero sulla natura dell'inganno prestidigitatorio. Chi non ha mai seguito il mondo dell'illusionismo e della prestigiazione, però, potrà trovare utile un'introduzione all'argomento dal punto di vista psicologico come quella che segue.
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Il mondo della magia
Con il termine "illusionismo" si intende, molto genericamente, l'arte consistente nel far apparire come reali illusioni ottiche e sensorie in genere. Sono sinonimi il termine magia e "prestidigitazione". Quest'ultimo, in particolare, è un termine di origine francese coniato nel 1815 da Jules de Rivère per significare destrezza di mano; oggi è raramente utilizzato e gli si preferisce il più semplice "prestigiazione". Robert-Houdin, padre dell'illusionismo moderno, era contrario all'uso di un neologismo per indicare l'arte che, fino ad allora, era sempre stata chiamata "prestigiazione" (dal latino praestigiae) e l'artista "prestigiatore" (creatore di prestigi). Molti pensano che i giochi di prestigio funzionino perché la mano è più veloce dell'occhio, o grazie ad attrezzi truccati e giochi di specchi. Oggi sappiamo che non è così. L'80 per cento dei numeri di un bravo illusionista si basa sull'uso della psicologia. Non basta infatti sapere come funziona un trucco per creare un'illusione convincente; è necessario, piuttosto, capire come funziona la mente umana.
Tutti, per esempio, ricorriamo a "scorciatoie cognitive": arriviamo cioè a conclusioni (spesso esatte) con dati insufficienti. A chi non è capitato di riconoscere un amico soltanto vedendolo da lontano o di spalle? Eppure proprio le scorciatoie mentali, che pure hanno permesso all'uomo di diventare ciò che è, sono causa di errore. Vi è poi un altro meccanismo che aiuta il prestigiatore, l'idea cioè che la frase: "L'ho visto con i miei occhi" equivalga a: "Ho visto tutto quello che c'era da vedere". «Per diventare un grande prestigiatore» dice James Randi «non basta conoscere il trucco, serve anche la capacità di usare a proprio vantaggio gli errori di ragionamento, i limiti dei sensi, le abitudini mentali, gli automatismi che caratterizzano il normale modo di pensare delle persone».
Scorciatoie cognitive: il corto circuito della mente
«Per realizzare alcune delle sue illusioni più potenti» spiega lo psicologo inglese Richard Wiseman, che è anche stato un prestigiatore professionista, «il prestigiatore sfrutta l'abilità della mente di giungere a una conclusione con un numero incompleto di informazioni. È una cosa che facciamo di continuo, basandoci su esperienze passate e sull'idea che il mondo non dovrebbe essere cambiato molto dall'ultima volta che lo abbiamo verificato in quella specifica condizione». Ecco un esempio. Il prestigiatore estrae dalla giacca un mazzo di carte sigillato. Chiede a uno spettatore di aprirlo e di mescolare le carte; quindi, lo invita a rimettere il mazzo nella giacca. Senza guardare, estrae poi 5 o 6 carte annunciando prima quali sono. Tolto di tasca il mazzo si vedrà che mancano proprio quelle carte. In realtà, il mazzo viene aperto e richiuso prima dell'esibizione, senza rovinare la sigillatura, per togliere le carte e nasconderle nella giacca. Questo gioco sfrutta una "scorciatoia cognitiva": per il semplice fatto di vedere un mazzo ancora sigillato, pensiamo che non possa essere stato manipolato.
Errori di ragionamento: il depistaggio
Un'altra arma del prestigiatore è il "depistaggio" (misdirection in inglese). Consiste nel dirigere l'attenzione dello spettatore verso particolari insignificanti, distraendola da quelli che potrebbero svelare il trucco. Ad esempio, il prestigiatore chiede a uno spettatore di tenere una moneta diversa in ogni mano, quindi si gira di spalle e invita la persona a "pensare" a una delle due monete, portandola alla fronte. Dopo qualche istante il prestigiatore si volta, chiede allo spettatore di mostrargli le monete e indovina quella giusta. In realtà, osserva le mani dello spettatore: quella che è stata alzata alla fronte è più bianca, perché è fluito meno sangue. Il prestigiatore non ha però detto: "Alza una mano e io la indovinerò", perché così facendo lo spettatore avrebbe potuto capire il trucco.
I limiti dei sensi: quando gli occhi ingannano
Due illusioni famose, il coniglio che esce dal cilindro e la donna tagliata in due, sfruttano le informazioni erronee trasmesse dal nostro senso della vista al cervello. Nel primo caso, il prestigiatore mostra un cilindro vuoto e addirittura lo capovolge per confermare che non contiene niente. Ma poi ne estrae un coniglio. Nell'illusione della donna tagliata in due, una ragazza viene fatta coricare in una scatola e poi, apparentemente, segata in due pezzi e, in seguito, "ricomposta". Qui entrano in gioco i limiti dei nostri sensi: se il prestigiatore dicesse: "Il cilindro è vuoto", infatti, non gli crederemmo sulla parola. Invece crediamo ai nostri occhi: quando il cappello viene capovolto, lo vediamo vuoto. In realtà, è presente un doppio fondo di stoffa, sotto cui è nascosto il coniglio. L'illusione è aiutata dal fatto che i conigli usati, grazie al pelo folto, appaiono più grandi di quello che sono in realtà. Con la donna tagliata accade qualcosa di simile: la forma svasata del tavolo fa sembrare impossibile che vi si nasconda una seconda persona. Ma solo perché diamo per scontato che il tavolo sia fatto come quelli cui siamo abituati (ci sono poi versioni di questo gioco che utilizzano tavoli sottilissimi, dove è impossibile che si nasconda qualcun altro: in questi casi il trucco è ancora diverso).
Abitudini mentali: lo uso tutti i giorni quindi mi fido
Una regola fondamentale perché un trucco appaia credibile è utilizzare, dove possibile, oggetti di uso quotidiano. L'idea, in questo caso, è che un oggetto che siamo abituati a usare ogni giorno non dà adito a sospetti. Non a caso, molti giochi di prestigio si possono presentare a tavola: il prestigiatore, per esempio, prende una banana e finge di tagliarla in tre pezzi con la mano. Uno spettatore sbuccia la banana e vedrà che il frutto è stato effettivamente tagliato in tre parti. La banana va preparata prima del pranzo con ago e filo. Si infila l'ago in uno degli spigoli naturali del frutto e lo si fa uscire dallo spigolo accanto; si rientra con l'ago in quest'ultimo forellino e lo si fa uscire dallo spigolo accanto e così via fino al punto di partenza. Alla fine non resta che tirare i due capi del filo contemporaneamente perché questo tagli la banana e fuoriesca dalla buccia senza lasciare segni... purché non si aspetti troppo tempo: dopo qualche ora i buchi anneriscono. Anche qui, dunque, il successo del trucco si basa sul fatto che la mente, a partire da un'informazione incompleta ("quella è una banana, un frutto che conosco bene") tende a raggiungere una conclusione errata ("dunque, non può essere truccato"). Per rinforzare l'illusione, talvolta, il prestigiatore può anche farsi prestare gli oggetti truccati da un complice tra il pubblico. Per esempio può chiedere che gli si porti un uovo in un portauovo. A questo punto, copre l'uovo con un foulard, quindi lo tiene a mezz'aria e finge di romperlo addosso a uno spettatore: ma, sorpresa, non succede niente perché l'uovo è scomparso. Il trucco sta nel fatto che nel portauovo non si trova un uovo vero ma un mezzo guscio d'uovo. Quando il prestigiatore lo copre con il fazzoletto, in realtà finge di prendere l'uovo in mano e invece capovolge il mezzo uovo nel portauovo.
Automatismi: tu pensi una cosa, io ne faccio un'altra
Tutti i prestigiatori sanno che non bisogna mai dire in anticipo che cosa si sta per fare: rovinerebbe l'effetto sorpresa. Inoltre, preavvertendo il pubblico, gli si darebbe la possibilità di scoprire il trucco. Il prestigiatore offre invece un numero limitato di informazioni agli spettatori; la conseguenza è quella di indurli a saltare automaticamente alle possibili conclusioni, salvo essere colti di sorpresa quando il finale è diverso da quello atteso. Questa strategia offre anche il vantaggio di poter adattare il finale di un gioco sulla base delle risposte offerte dal pubblico. Vediamo un esempio. Sul tavolo si trovano due mazzetti di carte, il prestigiatore estrae una busta con una "previsione" e invita lo spettatore a scegliere uno dei mazzetti. Aperta la busta, si vedrà che il prestigiatore aveva previsto quale mazzo sarebbe stato scelto.
Ecco qual è il trucco: un mazzetto è composto da sei carte diverse, l'altro da quattro carte dello stesso tipo, i quattro sei del mazzo (di cuori, picche, quadri e fiori). La previsione dice: "Lo spettatore sceglierà il mazzetto di sei". Se sceglie quello con le sei carte ha indovinato: basterà contarle, senza voltarle, per dimostrarlo; se invece sceglie quello con i sei ha indovinato ugualmente: in questo caso si volteranno le carte per mostrare la loro identità, senza contarle.
Consideriamo un altro gioco. Il prestigiatore toglie di tasca un fazzoletto, si asciuga la fronte, quindi fa per lanciare il fazzoletto in aria e questo scompare. Per il trucco occorre uno spago di circa un metro e mezzo che si stringe intorno al braccio sinistro, all'altezza del gomito. Lo spago passa poi dietro la schiena e risale lungo il braccio destro: a questa estremità si trova un piccolo nodo scorsoio. Lo spago è nascosto dalla giacca e il nodo dalla mano destra: per fare scomparire il fazzoletto nella manica basta infilame un capo nel nodo e alzare le braccia.
Se il prestigiatore dicesse all'inizio: "Ora farò scomparire il fazzoletto" molti potrebbero intuire dove va a finire e 1'effetto sorpresa sarebbe perduto.
Come si diventa maghi?
A questo punto, alcuni tra i lettori potrebbero chiedersi: ma come si fa a diventare prestigiatori? «La risposta» come dice Silvan, «non può che essere una: prestigiatori si nasce (o quasi). Mi rendo conto che detta così può sembrare poco incoraggiante e, se volete, la posso modificare in questo modo: "Prestigiatori si diventa: artisti si nasce". La realtà, però, rimane la stessa: l'illusionismo esige un lungo, paziente e faticoso tirocinio, essendo un'arte che si impara sul campo, affinando la propria personalità, che non è mai disgiunta da quello che si è realmente nella vita. Come amo dire sempre: conoscere un gioco è niente, saperlo fare è già qualcosa, saperlo presentare è tutto. Ecco il vero, grande segreto del prestigiatore: saper creare l'atmosfera giusta in cui il gioco deve avvenire. E qui, più che mai, occorre uno studio psicologico di chi vi sta di fronte e occorre dimostrare quello che voi sapete fare stupendoli».