La statua di Steven Spielberg al Museo delle Cere di Londra. In un'intervista il regista ha raccontato del suo interesse per gli extraterrestri ma ha anche avanzato alcuni dubbi sul fenomeno.
«Negli anni Settanta ero un fan degli Ufo e tutto quello che leggevo al riguardo non faceva che confermarmi nel mio convincimento. Per me era scienza. Oggi ho rivisto la mia opinione. Col passare degli anni ho cominciato a chiedermi: ma con tutte le videocamere in funzione nel mondo, come mai gli avvistamenti di Ufo sono diminuiti? Prima dell’avvento delle fotocamere, gli avvistamenti erano numerosissimi; ecco perché oggi sono un po’ più scettico di quanto lo fossi negli anni Settanta, quando feci Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo. Ma allora ci credevo fermamente e il mio fu un lavoro di ricerca, lettura di libri sull’argomento e finalmente l’incontro con la persona decisiva. Quando dico “persona decisiva” mi riferisco a colui che non ha scritto con me la sceneggiatura, ma ha ispirato il titolo, il Dr. J. Allen Hynek, che aveva fatto da consulente civile per le forze armate indagando a tutto campo su tutte le storie di Ufo e trovando spiegazioni astronomiche, naturali e logiche per quello che la gente percepiva come straordinario o extraterrestre. Aveva ricondotto ogni cosa a un livello terrestre, finendo per trovare inspiegabili non più del dieci per cento di avvistamenti. Ma proprio quel dieci per cento inspiegabile si rivelò dirompente, al punto da indurlo a dare le dimissioni per proseguire le indagini e scrivere molto sul fenomeno Ufo. Avevo letto il suo libro e lo chiamai ed è a lui che devo il titolo del film, che si intitola infatti Incontri ravvicinati del terzo tipo. Inizialmente, i miei amici della produzione pensarono che fossi matto. Dicevano: non ha senso, cosa vuol dire? Incontri ravvicinati del terzo tipo? Ma che vuol dire? La mia battaglia più accanita non fu quella per ottenere il finanziamento, perché dopo Lo squalo erano tutti pronti a investire nel mio film successivo, ma per avere l’ok per il titolo dalla direzione marketing della Columbia Pictures. L’immagine che ho sempre portato con me, direi quasi a letto, come un flash da Incontri ravvicinati, l’immagine che sempre mi torna in mente è quella del ragazzino che apre la porta e di tutta quella luce arancione e gialla che si diffonde su di lui. Quando ho ideato la ripresa e l’ho inserita nella sceneggiatura, l’ho fatto perché era altamente simbolica di ciò che solo un bambino può fare, cioè fidarsi della luce».
Questo succedeva negli anni ’70. E ora cosa pensa Steven Spielberg degli Ufo? È ancora curioso e guarda alle stelle con molte domande. Ecco perché l’ultima voce da Hollywood ci racconta che il regista voglia aprire una community per ufologi ed appassionati dove studiare avvistamenti di oggetti non identificati ed altri fenomeni. Sembra che diversi sviluppatori siano al lavoro per completare questo bizzarro progetto. Il network potrebbe essere online tra pochi mesi e molti si stanno chiedendo come potrebbe chiamarsi. I fan si sono sbizzarriti con le proposte: SpaceBook,YouFo, MyGhost, AfterLife, OuterSpace, Spookster, Abductr.