Il mito di Torino Magica ha forse radici antiche, ma è solo negli ultimi decenni che si è quasi trasformato in un genere letterario; praticamente ogni piccolo editore torinese ha in catalogo almeno un libro sull'argomento, spesso sotto forma di vera e propria "guida". Le sfumature, tuttavia, si sono evolute nel tempo. I vari elementi che compongono il mito (le origine egizie della città, le supposte tradizioni esoteriche con la presenza del Santo Graal e delle fantomatiche Grotte Alchemiche, i misteri "ufologici" di moda negli anni Settanta, il satanismo e le messe nere, le più tradizionali storie di fantasmi fino alle più recenti commistioni di sapore New Age) hanno avuto pesi relativi che si sono modificati negli anni.
L'idea di una città particolarmente magica non era forse così popolare agli inizi: Dino Buzzati, nella sua celebre inchiesta Misteri d'Italia del 1965 viene a Torino per incontrare Gustavo Rol, ma nell'articolo non fa alcun accenno ad una particolare vocazione al mistero della città. È di poco successiva la fortunata serie delle Guide ai Misteri e Segreti delle regioni d'Italia di Sugar Editore, collana a cura di Mario Spagnol e Luciano Zeppegno. Un volume è dedicato a Torino e al Piemonte ed anche qui non si nota una particolare attenzione al mito: è una raccolta di aneddoti e curiosità, solo talvolta macabre o soprannaturali, come ne vengono pubblicate su molte città o regioni.
Il mito va finalmente delineandosi mentre la bibliografia si arricchisce negli anni Settanta per opera di piccoli editori piemontesi, primo fra tutti Piemonte in Bancarella. Sono gli anni di Peter Kolosimo, ma se i suoi proseliti mostrano lo stesso sprezzo del maestro per la coerenza documentale e per le prove, non tutti sono alla sua altezza per capacità di affabulazione e, in alcuni casi, padronanza della lingua italiana.
Se in quegli anni prevale forse un'immagine di Torino misteriosa e brumosa, con le più tradizionali storie di fantasmi, di antichi delitti e tesori nascosti, cominciano anche ad acquisire importanza le leggende circa le origini egizie della città e gli aspetti più esoterici. L'autore più prolifico del periodo è Alberto Fenoglio, scrittore dagli interessi multiformi: la biografia nel risvolto di copertina di I misteri di Torino (Piemonte in Bancarella, s.d.) lo presenta come «esperto di missilismo, volo spaziale e aeronautica» e «studioso di scienze occulte».
Ma è alla fine del decennio che il mito si consolida definitivamente: i capitoli dei libri non si riferiscono più a remoti episodi di epoca sabauda ma a personaggi viventi, società esoteriche operanti in città e "forze" che sarebbero tuttora all'opera sopra e sotto terra. Esce L'altra Torino di Gianni Toninelli (Piemonte in Bancarella, 1978), con un'inattesa e vagamente imbarazzata prefazione di Piero Bianucci («Perché la chiedete proprio a me, che sono pubblicamente uno scettico, un razionale, un nemico aperto di tanta ciarlataneria da rotocalco?»)
Quasi contemporaneamente esce il libro di maggior successo: Torino città magica (L'Ariete, 1978), della giornalista Giuditta Dembech, che già un paio di anni prima aveva "lanciato" il mito del monte Musinè (di cui si parla in un articolo di Massimo Polidoro a pag. 62 in questo stesso numero). Tutto fa brodo: l'autrice è cultrice di astrologia e altri esoterismi alla moda e ben lontana dalle suggestioni tecnologiche dell'ufologia, ma non manca di dedicare un capitolo alla contattista Germana Grosso, in comunicazione telepatica con esseri di altri mondi. È la Dembech a rendere popolare l'idea di una città in qualche modo "magica" e non soltanto misteriosa o "satanica".
Da allora molti altri si sono cimentati sul tema, dagli specialisti del genere mysterioso come Renzo Rossotti (ad esempio con Piemonte magico e misterioso, Newton Compton, 1994) a personaggi più curiosi come Edoardo Garello, autore di Enigmi e misteri della Torino Magica (Gribaudo, 1991). In quarta di copertina apprendiamo che l'autore è «Creatore e studioso dell'"Enigmologia", la nuova scienza, che con l'ausilio di ogni altra disciplina scientifico-culturale cerca di risolvere i grandi enigmi storici».
Torino, secondo Garello, ospiterebbe 33 punti magici divisi in undici "terne": la terna divina, la terna sacrale, tre vette, tre passi, tre emanazioni, tre simboli stellari, tre luoghi ascosi, tre lance e tre dorsi. Un po' come il celebre bollito misto: sette tagli di carne, sette "ammennicoli", sette bagnetti o salse...
Anche la seriosa libreria editrice Cortina, che generalmente pubblica austeri manuali per il Politecnico, segue la moda e nel 1984 pubblica Mistici e maghi… a Torino di Marisa Di Bartolo, con i puntini di sospensione nel titolo e una delle copertine più brutte di questa collezione. Il libro presenta (naturalmente mai in tono critico) una ancor più ricca carrellata di personaggi curiosi, dall'eccentrico Gianluigi Marianini, esoterista e demonologo reso famoso per la sua storica partecipazione a Lascia o raddoppia? ai più pittoreschi maghi e guaritori, passando per il pittore "satanico" Lorenzo Alessandri e per lo stesso Edoardo Garello. Il cerchio si chiude, ma si sa che Torino non è una metropoli tentacolare ed è facile incontrare in giro qualcuno che si conosce.
Successivamente Giuditta Dembech pubblica un secondo volume di Torino città magica (L'ariete, 1993), meno incentrato sui personaggi: dall'esoterismo parapsicologico un po' alla Giornale dei Misteri del primo volume, si sposta infatti su tematiche più "acquariane" e New Age, recuperando però anche il pittoresco delle più tradizionali storie di fantasmi e soprattutto il personaggio di Gustavo Rol, che in ogni caso può vantare per conto suo una ricca letteratura agiografica.
Continuano ad uscire quasi ogni anno variazioni sul tema, con il new Age a farla da padrone (come nel caso di alcuni titoli pubblicati per iniziativa di Damanhur, una setta neopagana che ha la sua sede nei dintorni di Torino), ma cominciano anche ad apparire i primi studi sull'argomento. Tra questi merita di essere richiamato quello di Massimo Centini, intitolato Il fantasma dell'occulto. Viaggio nel mito della Torino Magica (Ananke, 1998). L'autore, da buon antropologo, ha un atteggiamento poco critico verso i "fenomeni" per cercare di risalire alle origini del mito, lasciandosi magari qui e là prendere la mano dal pittoresco. Bisogna aspettare il nuovo millennio per avere finalmente un libro di impostazione dichiaratamente scettica: Piemonte magico. Gente e luoghi del mistero visti con gli occhi di uno scettico (Priuli&Verlucca, 2003) di Enrico Bassignana, recensito sul numero 55 (maggio-giugno 2004) di S&P.
Questa parziale rassegna (i titoli sono in realtà molti di più) mostra come una città ricca di fascino come Torino possa essere interpretata e fantasticata seguendo suggestioni diverse, nelle quali il mito si evolve anche assimilando gli argomenti di volta in volta più alla moda. Allo stesso tempo però resta nel lettore una piccola delusione. Perché la trasformazione di quella sensazione di mistero provata da De Chirico a Torino in un vero genere letterario, diventato poi negli ultimi anni attrazione turistica ha tristemente trasformato il mito di Torino, ormai diventato soprattutto un sistema per far soldi.
L'idea di una città particolarmente magica non era forse così popolare agli inizi: Dino Buzzati, nella sua celebre inchiesta Misteri d'Italia del 1965 viene a Torino per incontrare Gustavo Rol, ma nell'articolo non fa alcun accenno ad una particolare vocazione al mistero della città. È di poco successiva la fortunata serie delle Guide ai Misteri e Segreti delle regioni d'Italia di Sugar Editore, collana a cura di Mario Spagnol e Luciano Zeppegno. Un volume è dedicato a Torino e al Piemonte ed anche qui non si nota una particolare attenzione al mito: è una raccolta di aneddoti e curiosità, solo talvolta macabre o soprannaturali, come ne vengono pubblicate su molte città o regioni.
Il mito va finalmente delineandosi mentre la bibliografia si arricchisce negli anni Settanta per opera di piccoli editori piemontesi, primo fra tutti Piemonte in Bancarella. Sono gli anni di Peter Kolosimo, ma se i suoi proseliti mostrano lo stesso sprezzo del maestro per la coerenza documentale e per le prove, non tutti sono alla sua altezza per capacità di affabulazione e, in alcuni casi, padronanza della lingua italiana.
Se in quegli anni prevale forse un'immagine di Torino misteriosa e brumosa, con le più tradizionali storie di fantasmi, di antichi delitti e tesori nascosti, cominciano anche ad acquisire importanza le leggende circa le origini egizie della città e gli aspetti più esoterici. L'autore più prolifico del periodo è Alberto Fenoglio, scrittore dagli interessi multiformi: la biografia nel risvolto di copertina di I misteri di Torino (Piemonte in Bancarella, s.d.) lo presenta come «esperto di missilismo, volo spaziale e aeronautica» e «studioso di scienze occulte».
Ma è alla fine del decennio che il mito si consolida definitivamente: i capitoli dei libri non si riferiscono più a remoti episodi di epoca sabauda ma a personaggi viventi, società esoteriche operanti in città e "forze" che sarebbero tuttora all'opera sopra e sotto terra. Esce L'altra Torino di Gianni Toninelli (Piemonte in Bancarella, 1978), con un'inattesa e vagamente imbarazzata prefazione di Piero Bianucci («Perché la chiedete proprio a me, che sono pubblicamente uno scettico, un razionale, un nemico aperto di tanta ciarlataneria da rotocalco?»)
Quasi contemporaneamente esce il libro di maggior successo: Torino città magica (L'Ariete, 1978), della giornalista Giuditta Dembech, che già un paio di anni prima aveva "lanciato" il mito del monte Musinè (di cui si parla in un articolo di Massimo Polidoro a pag. 62 in questo stesso numero). Tutto fa brodo: l'autrice è cultrice di astrologia e altri esoterismi alla moda e ben lontana dalle suggestioni tecnologiche dell'ufologia, ma non manca di dedicare un capitolo alla contattista Germana Grosso, in comunicazione telepatica con esseri di altri mondi. È la Dembech a rendere popolare l'idea di una città in qualche modo "magica" e non soltanto misteriosa o "satanica".
Da allora molti altri si sono cimentati sul tema, dagli specialisti del genere mysterioso come Renzo Rossotti (ad esempio con Piemonte magico e misterioso, Newton Compton, 1994) a personaggi più curiosi come Edoardo Garello, autore di Enigmi e misteri della Torino Magica (Gribaudo, 1991). In quarta di copertina apprendiamo che l'autore è «Creatore e studioso dell'"Enigmologia", la nuova scienza, che con l'ausilio di ogni altra disciplina scientifico-culturale cerca di risolvere i grandi enigmi storici».
Torino, secondo Garello, ospiterebbe 33 punti magici divisi in undici "terne": la terna divina, la terna sacrale, tre vette, tre passi, tre emanazioni, tre simboli stellari, tre luoghi ascosi, tre lance e tre dorsi. Un po' come il celebre bollito misto: sette tagli di carne, sette "ammennicoli", sette bagnetti o salse...
Anche la seriosa libreria editrice Cortina, che generalmente pubblica austeri manuali per il Politecnico, segue la moda e nel 1984 pubblica Mistici e maghi… a Torino di Marisa Di Bartolo, con i puntini di sospensione nel titolo e una delle copertine più brutte di questa collezione. Il libro presenta (naturalmente mai in tono critico) una ancor più ricca carrellata di personaggi curiosi, dall'eccentrico Gianluigi Marianini, esoterista e demonologo reso famoso per la sua storica partecipazione a Lascia o raddoppia? ai più pittoreschi maghi e guaritori, passando per il pittore "satanico" Lorenzo Alessandri e per lo stesso Edoardo Garello. Il cerchio si chiude, ma si sa che Torino non è una metropoli tentacolare ed è facile incontrare in giro qualcuno che si conosce.
Successivamente Giuditta Dembech pubblica un secondo volume di Torino città magica (L'ariete, 1993), meno incentrato sui personaggi: dall'esoterismo parapsicologico un po' alla Giornale dei Misteri del primo volume, si sposta infatti su tematiche più "acquariane" e New Age, recuperando però anche il pittoresco delle più tradizionali storie di fantasmi e soprattutto il personaggio di Gustavo Rol, che in ogni caso può vantare per conto suo una ricca letteratura agiografica.
Continuano ad uscire quasi ogni anno variazioni sul tema, con il new Age a farla da padrone (come nel caso di alcuni titoli pubblicati per iniziativa di Damanhur, una setta neopagana che ha la sua sede nei dintorni di Torino), ma cominciano anche ad apparire i primi studi sull'argomento. Tra questi merita di essere richiamato quello di Massimo Centini, intitolato Il fantasma dell'occulto. Viaggio nel mito della Torino Magica (Ananke, 1998). L'autore, da buon antropologo, ha un atteggiamento poco critico verso i "fenomeni" per cercare di risalire alle origini del mito, lasciandosi magari qui e là prendere la mano dal pittoresco. Bisogna aspettare il nuovo millennio per avere finalmente un libro di impostazione dichiaratamente scettica: Piemonte magico. Gente e luoghi del mistero visti con gli occhi di uno scettico (Priuli&Verlucca, 2003) di Enrico Bassignana, recensito sul numero 55 (maggio-giugno 2004) di S&P.
Questa parziale rassegna (i titoli sono in realtà molti di più) mostra come una città ricca di fascino come Torino possa essere interpretata e fantasticata seguendo suggestioni diverse, nelle quali il mito si evolve anche assimilando gli argomenti di volta in volta più alla moda. Allo stesso tempo però resta nel lettore una piccola delusione. Perché la trasformazione di quella sensazione di mistero provata da De Chirico a Torino in un vero genere letterario, diventato poi negli ultimi anni attrazione turistica ha tristemente trasformato il mito di Torino, ormai diventato soprattutto un sistema per far soldi.