Napoli. È andata in onda lo scorso aprile un’anteprima del film-documentario per la televisione Codice Egizio, una pellicola italiana scritta e diretta dal giornalista napoletano e studioso di massoneria e satanismo Mariano Iodice. Il film è stato girato tra Napoli e Salerno anche se alcune delle riprese previste sono state vietate, come all’interno della Cappella San Severo dell’omonimo palazzo nel centro di Napoli, luogo caro agli appassionati di esoterismo. La trama ripercorre la vita del conte di Cagliostro attraverso luoghi misteriosi di Napoli, partendo dalla piazzetta Nilo per svelare un segreto che sarebbe contenuto nel libro di Dan Brown Il Codice Da Vinci.
Secondo Iodice, infatti, «in realtà Dan Brown, che firma un testo “ispirato” da altri, avrebbe realizzato un messaggio destinato a una catena di iniziati sparsi per il mondo che ricevono così lo strumento e il segnale per attuare un progetto che fu stabilito tre secoli or sono e che deve essere organizzato entro il 2025, nel segno dell’età dell’Acquario».
Il regista ricorda che, nel libro di Brown, Jacques Saunière, pochi minuti prima di morire, afferma: «Devo trasmettere il segreto», segreto che, si sostiene nel film, non è certo quello del sacro femminino, o dei templari del Priorato di Sion.
Nelle righe “ermetiche” del Codice Da Vinci si celerebbe dunque ben altro. Per comprenderlo è necessario un salto indietro di tre secoli: il 21 dicembre 1772, il conte di Cagliostro, sotto le false spoglie del marchese Giuseppe Pellegrini, e sua moglie Lorenza arrivano a Napoli. Li accoglie il cavaliere d’Aquino che attendeva l’illustre massone per adempiere al testamento ermetico del principe di Sangro, morto l’anno prima. Il conte di Cagliostro stabiliva proprio in quella circostanza la consacrazione del suo “rito egizio” che avrebbe conquistato gli iniziati d’Europa. Nel palazzo che fu di aimondo di Sangro, si sarebbe dunque compiuto il sogno dell’alchimia che risaliva agli antichi Egizi, i primi a conoscere i segreti di quell’arte e a tramandarli per vie ermetiche a pochi eletti. Il conte porta il suo rito egizio in giro per l’Europa per oltre sedici anni facendo tappa anche a Salerno nel 1775 per recuperare una raccolta di madrigali, Le Villotte del Fiore, tra le quali una di particolare significato per il conte e che qualche secolo prima il giovane Giovanni Azzaiolo aveva composto per la principessa di Salerno. Ed è proprio nello spirito di quella musica che da allora si tramanda ermeticamente il segreto dell’alchimia.
Un salto in avanti ci conduce a un’altra rivelazione: il 21 dicembre 2006 (ossia esattamente 234 anni dopo) il film Codice Egizio è stato presentato per a prima volta alla stampa. Ciò prova, spiega Iodice, che la sua opera è lo strumento attraverso il quale il conte dà gli ultimi ritocchi al suo lavoro, per adempiere – in tempi moderni – al testamento ermetico ponendo fine all’antiquato silenzio diventato inattuale.
Abbiamo chiesto a Mariano Tomatis un commento su questa ennesima scoperta di una presunta, e piuttosto ingarbugliata per la verità, rivelazione contenuta nel Codice di Dan Brown. «È abbastanza tipico che, dopo l’uscita di romanzi a sfondo esoterico, si scateni la mania di immedesimarsi nei protagonisti e si applichino le stesse regole interpretative al mondo reale: è recente l’annuncio del ritrovamento di un pentagramma musicale nascosto in alcuni elementi architettonici della Cappella di Roslyn. Nonostante la notizia sia di grandissimo interesse per storici e archeologi, trattandosi – se confermato – di un evento insolito e senza precedenti, è impossibile conoscere i dettagli della scoperta senza aver acquistato un libro venduto a caro prezzo dai due scopritori; nonostante questa operazione di marketing, però, la stessa ipotesi non è mai stata sottoposta al vaglio della comunità dei ricercatori né alle critiche degli esperti, ed è difficile valutarne la credibilità. C’è infatti spesso una notevole sproporzione tra l’importanza dei segreti rivelati e l’autorevolezza dei mezzi attraverso cui gli stessi vengono divulgati: si affida a siti web personali, opuscoli autoprodotti e documentari amatoriali materiale che – se confermato – sconvolgerebbe decenni di consolidate ricerche storiche.
L’altro elemento ricorrente è l’assoluta assenza di riferimenti ai lavori pubblicati in precedenza nello stesso campo: fuori dal proprio contesto, molte notizie possono sembrare verosimili agli occhi di chi non ha mai approfondito gli stessi argomenti. È una conseguenza del suo successo il fatto che un romanzo a sfondo esoterico possa indurre i lettori nella tentazione di cercare un senso nella forma delle nuvole, nel dipinto di ogni chiesa, nelle iscrizioni di ogni lapide e nei chiaroscuri di ogni mappa geografica, moltiplicando a dismisura le teorie sul Segreto dei Segreti, sull’Apocalisse e sull’avvento di una Nuova Era. Ma la Storia è un’altra cosa...»
Secondo Iodice, infatti, «in realtà Dan Brown, che firma un testo “ispirato” da altri, avrebbe realizzato un messaggio destinato a una catena di iniziati sparsi per il mondo che ricevono così lo strumento e il segnale per attuare un progetto che fu stabilito tre secoli or sono e che deve essere organizzato entro il 2025, nel segno dell’età dell’Acquario».
Il regista ricorda che, nel libro di Brown, Jacques Saunière, pochi minuti prima di morire, afferma: «Devo trasmettere il segreto», segreto che, si sostiene nel film, non è certo quello del sacro femminino, o dei templari del Priorato di Sion.
Nelle righe “ermetiche” del Codice Da Vinci si celerebbe dunque ben altro. Per comprenderlo è necessario un salto indietro di tre secoli: il 21 dicembre 1772, il conte di Cagliostro, sotto le false spoglie del marchese Giuseppe Pellegrini, e sua moglie Lorenza arrivano a Napoli. Li accoglie il cavaliere d’Aquino che attendeva l’illustre massone per adempiere al testamento ermetico del principe di Sangro, morto l’anno prima. Il conte di Cagliostro stabiliva proprio in quella circostanza la consacrazione del suo “rito egizio” che avrebbe conquistato gli iniziati d’Europa. Nel palazzo che fu di aimondo di Sangro, si sarebbe dunque compiuto il sogno dell’alchimia che risaliva agli antichi Egizi, i primi a conoscere i segreti di quell’arte e a tramandarli per vie ermetiche a pochi eletti. Il conte porta il suo rito egizio in giro per l’Europa per oltre sedici anni facendo tappa anche a Salerno nel 1775 per recuperare una raccolta di madrigali, Le Villotte del Fiore, tra le quali una di particolare significato per il conte e che qualche secolo prima il giovane Giovanni Azzaiolo aveva composto per la principessa di Salerno. Ed è proprio nello spirito di quella musica che da allora si tramanda ermeticamente il segreto dell’alchimia.
Un salto in avanti ci conduce a un’altra rivelazione: il 21 dicembre 2006 (ossia esattamente 234 anni dopo) il film Codice Egizio è stato presentato per a prima volta alla stampa. Ciò prova, spiega Iodice, che la sua opera è lo strumento attraverso il quale il conte dà gli ultimi ritocchi al suo lavoro, per adempiere – in tempi moderni – al testamento ermetico ponendo fine all’antiquato silenzio diventato inattuale.
Abbiamo chiesto a Mariano Tomatis un commento su questa ennesima scoperta di una presunta, e piuttosto ingarbugliata per la verità, rivelazione contenuta nel Codice di Dan Brown. «È abbastanza tipico che, dopo l’uscita di romanzi a sfondo esoterico, si scateni la mania di immedesimarsi nei protagonisti e si applichino le stesse regole interpretative al mondo reale: è recente l’annuncio del ritrovamento di un pentagramma musicale nascosto in alcuni elementi architettonici della Cappella di Roslyn. Nonostante la notizia sia di grandissimo interesse per storici e archeologi, trattandosi – se confermato – di un evento insolito e senza precedenti, è impossibile conoscere i dettagli della scoperta senza aver acquistato un libro venduto a caro prezzo dai due scopritori; nonostante questa operazione di marketing, però, la stessa ipotesi non è mai stata sottoposta al vaglio della comunità dei ricercatori né alle critiche degli esperti, ed è difficile valutarne la credibilità. C’è infatti spesso una notevole sproporzione tra l’importanza dei segreti rivelati e l’autorevolezza dei mezzi attraverso cui gli stessi vengono divulgati: si affida a siti web personali, opuscoli autoprodotti e documentari amatoriali materiale che – se confermato – sconvolgerebbe decenni di consolidate ricerche storiche.
L’altro elemento ricorrente è l’assoluta assenza di riferimenti ai lavori pubblicati in precedenza nello stesso campo: fuori dal proprio contesto, molte notizie possono sembrare verosimili agli occhi di chi non ha mai approfondito gli stessi argomenti. È una conseguenza del suo successo il fatto che un romanzo a sfondo esoterico possa indurre i lettori nella tentazione di cercare un senso nella forma delle nuvole, nel dipinto di ogni chiesa, nelle iscrizioni di ogni lapide e nei chiaroscuri di ogni mappa geografica, moltiplicando a dismisura le teorie sul Segreto dei Segreti, sull’Apocalisse e sull’avvento di una Nuova Era. Ma la Storia è un’altra cosa...»