«Un uomo si stima per le sue domande, non per le sue risposte».
Voltaire
Voltaire
«La Sandra era un cargo a vapore di forma quadrata, con lo scafo, lungo 107 metri, decorato qua e là da macchie di ruggine. Fornita di radio e con un carico di 300 tonnellate di insetticida, percorreva tranquillamente la sua strada verso sud lungo i frequentatissimi sentieri costieri della Florida nel giugno del 1950. L'equipaggio, di ritorno dalla mensa, raggiunse il ponte di poppa per fumare e riflettere sul tramonto e su quello che il domani avrebbe portato. Nel crepuscolo tropicale che avvolgeva la pacifica costa della Florida gli uomini guardavano l'amichevole occhieggiare del faro di St. Augustine. La mattina seguente non c'era più nulla. Nessuno vide mai più né la nave né l'equipaggio. Erano silenziosamente scomparsi nella notte sotto un cielo stellato. Nessun indizio che possa permettere di risolvere questo sconcertante mistero è mai venuto alla luce». Con questo brano, Massimo Polidoro, nella prefazione al suo libro Grandi misteri della storia, stimola la curiosità del lettore, invitandolo a non farsi trarre in inganno dalle facili apparenze.
Siamo proprio sicuri che un brano del genere, che come scrive Polidoro è un «tipico esempio di quanto si può leggere, in tanti articoli e libri dedicati al cosiddetto Triangolo delle Bermuda, quando arriva il momento di descrivere la misteriosa sparizione di una nave o di un aeroplano», corrisponda a verità, o piuttosto in questo pittoresco resoconto potrebbe esserci qualcosa che non torna?
Se si presenta un resoconto ipotetico come un fatto documentato, è facile essere tratti in inganno e prendere per oro colato le informazioni così come ci vengono presentate. A partire dalle circostanze più banali e dai dettagli più insignificanti, siamo davvero sicuri che tutto corrisponda alla verità e che i fatti non siano stati minimamente alterati? Per esempio a livello istintivo saremmo portati a tralasciare le informazioni più tecniche per concentrarci invece sulle modalità della sciagura. Chiaro che peso, stazza, lunghezza e forma della nave, il suo nome, la data e la rotta, dovrebbero essere stati riportati con esattezza. Se mai ci venisse da dubitare, sarebbe sui dettagli del naufragio che magari la nostra attenzione si focalizzerebbe. E qui già qualche domanda potrebbe iniziare ad agitarsi nella nostra mente, se la nave è davvero scomparsa con tutto l'equipaggio, senza testimoni e se non ci sono indizi sulla sua sorte, allora "chi" ci ha detto cosa stavano facendo gli uomini al momento del disastro? E ancora "chi" ci ha riportato la loro esatta posizione? E di nuovo "chi" assicura che fossero proprio quelle descritte, le reali condizioni meteorologiche? La storia ci insegna che una certa dose di insaziabile curiosità, l'attitudine a porsi delle domande e a trovare a tutti i costi delle risposte, è una delle caratteristiche che, da sempre, ha guidato l'uomo lungo il suo percorso evolutivo. Ecco che allora Polidoro ci mostra come Larry Kusche, il massimo esperto sul Triangolo delle Bermuda, si sia cimentato in un'accurata ricerca per verificare tutti, ma proprio tutti, gli elementi presentati in questo breve brano, scoprendo alcune inquietanti verità. Tanto per cominciare, verificando presso i Lloyd's di Londra, si scopre che la Sandra era lunga solo 56 metri, circa la metà di quanto affermato. Forse non è un errore voluto, ma potrebbe essere determinante in caso di tempesta, sapere la stazza effettiva di un'imbarcazione e la sua dimensione per valutare se era in grado di resistere ai marosi oppure no. Ma proseguiamo con le indagini di Kusche. Appurato che la Sandra era veramente esistita, anche se con stazza differente, rimane da verificare com'era stato il tempo nel mese di giugno del 1950 in quel tratto di mare. Con un controllo all'ufficio meteorologico di zona, quello di Asheville nella Carolina del Nord, si scopre che il tempo in effetti era sereno e tranquillo. Sembrerebbe una prova a favore della scomparsa misteriosa. E se non fossimo ancora soddisfatti? Non rimarrebbe che verificare il reale percorso della Sandra, sempre con accertamenti presso i Lloyd's di Londra. Così fa Kusche e che cosa scopre? Che la partenza non era affatto nel mese di giugno, ma nei primi giorni del mese di aprile. Ecco che allora la cosa cambia. Un ulteriore controllo alla base meteorologica e subito la situazione si trasforma radicalmente, nei giorni in cui il cargo era in navigazione le acque attorno alla costa sudorientale degli Stati Uniti non erano affatto tranquille, ma anzi battute da un forte vento, pari a circa 133 chilometri orari, ancora quattro chilometri in più e sarebbe stato catalogato come "uragano".
Questi elementi, è chiaro, modificano parecchio il quadro che ci era stato prospettato, una nave più piccola, una posizione incerta, nessun testimone, un mare affatto calmo e tranquillo come ci era stato fatto credere. E queste sono ricerche che chiunque di noi, anche solo attraverso il Web, potrebbe svolgere. Perché allora non sono state effettuate dai sedicenti scienziati e ricercatori che hanno per decenni addotto come prova dell'esistenza di un mistero sul Triangolo delle Bermuda, proprio la sparizione della Sandra? Ecco che in questo modo, per mezzo di un semplice riscontro, trova conferma la tesi di Larry Kusche, secondo la quale «quanto meno uno scrittore conosce il proprio argomento di studio, tanto più egli è pronto per ricavarne un mistero». Non è affatto detto che chiunque scriva un libro o si presenti come esperto di un determinato argomento sia degno della massima affidabilità. Attenzione dunque non tanto a trovare le risposte, quanto piuttosto a porsi le domande giuste, o meglio, a porsi sempre delle domande. Sapevate ad esempio che anche James Randi, il celebre illusionista americano investigatore del paranormale, autore del libro Fandonie, edito da Avverbi, ha voluto fare una prova? Esaminando tutti i casi citati da Berlitz, eccezion fatta per quelli mai avvenuti o di cui non fosse certa la localizzazione, ha provato a collocare delle bandierine su una mappa geografica e ha fatto una curiosa scoperta. Alcuni incidenti si erano verificati nell'Oceano Atlantico, altri nel golfo del Messico, altri ancora nell'Oceano Pacifico, o addirittura nei pressi dell'Irlanda o del Portogallo. Solo quattro delle sparizioni alla fine si erano verificate all'interno del famigerato Triangolo. Un rapporto che, non a caso, quadra perfettamente con lo studio effettuato dalla United States Coast Guard.